sabato 15 giugno 2024

Il Vangelo di Domenica 16 Giugno 2024

 
Della 11° Domenica del Tempo Ordinario.

Santi Quirico e Giulitta, martiri.

Prima Lettura.

Io innalzo l’albero basso.

Dal libro del profeta Ezechièle (17,22-24)

Così dice il Signore Dio: «Un ramoscello

io prenderò dalla cima del cedro, dalle

punte dei suoi rami lo coglierò e lo pianterò

sopra un monte alto, imponente; lo pianterò

sul monte alto d’Israele.

Metterà rami e farà frutti e diventerà un

cedro magnifico.

Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno,

ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà.

Sapranno tutti gli alberi della foresta che

io sono il Signore, che umilio l’albero alto

e innalzo l’albero basso, faccio seccare

l’albero verde e germogliare l’albero secco.

Io, il Signore, ho parlato e lo farò».

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 91 (92)

Ripetiamo. È bello rendere grazie al Signore.

 

È bello rendere grazie al Signore

e cantare al tuo nome, o Altissimo,

annunciare al mattino il tuo amore,

la tua fedeltà lungo la notte. R.

 

Il giusto fiorirà come palma,

crescerà come cedro del Libano;

piantati nella casa del Signore,

fioriranno negli atri del nostro Dio. R.

 

Nella vecchiaia daranno ancora frutti,

saranno verdi e rigogliosi,

per annunciare quanto è retto il Signore,

mia roccia: in lui non c’è malvagità. R.

 

Seconda Lettura

Sia abitando nel corpo sia andando in esilio,

ci sforziamo di essere graditi al Signore.

Dalla seconda lettera di san Paolo

apostolo ai Corìnzi (5,6-10)

Fratelli, sempre pieni di fiducia e sapendo

che siamo in esilio lontano dal Signore

finché abitiamo nel corpo-camminiamo

infatti nella fede e non nella visione-,

siamo pieni di fiducia e preferiamo

andare in esilio dal corpo e abitare

presso il Signore.

Perciò, sia abitando nel corpo sia andando

in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi.

Tutti infatti dobbiamo comparire davanti

al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno

la ricompensa delle opere compiute quando

era nel corpo, sia in bene che in male.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Il seme è la parola di Dio,

il seminatore è Cristo:

chiunque trova lui, ha la vita eterna.

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo

É il più piccolo di tutti i semi, ma diventa

più grande di tutte le piante dell’orto.

Dal Vangelo secondo Marco (4,26-34) anno B.

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]:

«Così è il regno di Dio: come un uomo

che getta il seme sul terreno; dorma o

vegli, di notte o di giorno, il seme

germoglia e cresce.

Come, egli stesso non lo sa.

Il terreno produce spontaneamente prima

lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno

nella spiga; e quando il frutto è maturo,

subito egli manda la falce, perché è

arrivata la mietitura».

Diceva: «A che cosa possiamo paragonare

il regno di Dio o con quale parabola

possiamo descriverlo?

È come un granello di senape che, quando

viene seminato sul terreno, è il più piccolo

di tutti i semi che sono sul terreno; ma,

quando viene seminato, cresce e diventa

più grande di tutte le piante dell’orto e fa

rami così grandi che gli uccelli del cielo

possono fare il nido alla sua ombra».

Con molte parabole dello stesso genere

annunciava loro la Parola, come

potevano intendere.

Senza parabole non parlava loro ma,

in privato, ai suoi discepoli spiegava

ogni cosa.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Questioni di semi.

Gesù, che ben conosce l’ambiente contadino

da cui proviene, usa spesso immagini

semplici per spiegare le realtà profonde di Dio.

La realtà dello Spirito ha le sue dinamiche,

i suoi ritmi, che vale la pena di conoscere.

E per farlo, conviene mettersi alla scuola

di Colui che conosce ciò che c’è in ogni

uomo; il Signore Gesù.

Il Vangelo di oggi ci propone due

parabole che parlano di semi, a indicare

una duplice realtà; quella della nostra crescita

interiore e quella dello sviluppo del Regno.

La prima parabola c’invita alla pazienza,

a lasciar stare l’ansia, la voglia di tenere

tutto sotto controllo, il voler programmare

e capire tutto nella nostra vita spirituale.

È la nostra vita che ci porta a pensare

che le cose dipendano da noi, dalla nostra

buona volontà; ci tocca programmare

tutto, anche il riposo!

E il rischio di applicare questo schema alle

cose dello Spirito è quanto mai presente.

Entusiasti, ci siamo avviati sulle strade del

Vangelo e vi abbiamo intuito la verità,

magari emotivamente in un’esperienza, in

una comunità, in un percorso di preghiera.

Poi, dopo qualche tempo; maretta.

Fatica a pregare, dubbi e inquietudine.

E abbiamo pensato; starò sbagliando?

Che cosa posso fare?

Gesù risponde con la parabola dell’essere,

del lasciarsi; se il seme è piantato, stai

tranquillo, lascia fare al Signore.

È una prospettiva molto diversa dal nostro

efficientismo; fidarsi e lasciare tutto in

mano a Dio, credere che Dio, se lo lascio

fare, opera e cresce in me.

La vita interiore richiede tempo e ritmo che

non possiamo pretendere di manipolare

e nella fede la priorità è sempre di Dio.

La seconda parabola ci ricorda la

stupefacente proprietà del seme di senapa,

piccolo al punto da rassomigliare alla

polvere, e che pure diventa un arbusto

alto più di un metro.

La realtà del Regno è così, sia in noi

sia intorno a noi.

In noi; un piccolo gesto, un piccolo

impegno, una piccola apertura nei

confronti del Signore può spalancare la

diga della fede che tutto irriga e feconda.

Anche se la nostra vita è colma di

distrazioni, il seme può crescere, nella mia

vita e intorno a me, con piccoli gesti di

testimonianza, talora insignificanti, che

producono risultati sorprendenti.

E il Regno intorno a noi è così; una piccola

comunità di uomini e donne che hanno

solcato bene o male l’oceano della storia,

fecondando il mondo della speranza del Vangelo.

Non si ha l’impressione, a volte, che sia tutto inutile?

Che dopo più di duemila anni dal cristianesimo

il mondo non sia cambiato?

No; allo sguardo della fede non sfugge

il fatto che milioni di uomini e donne si

riconoscono fratelli e figli e cambiano la

storia indirizzandola su sentieri di luce.

Non temiamo, dunque; la nostra comunità,

i nostri gesti, le nostre celebrazioni,

fecondano la realtà, la inseminano,

lasciando al Signore il compito di far

crescere il suo Regno in mezzo a noi.

Diventiamo tutti agricoltori, seminiamo

la semente dell’amore nell’orticello del

nostro cuore e lasciamo che diventi grande.

Buona Domenica seminatori, da Fausto.

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