Della 2° Domenica di Pasqua.
Domenica della Divina
Misericordia.
Prima lettura.
Un cuore solo e
un'anima sola.
Dagli Atti degli
Apostoli (4,32-37)
La moltitudine di
coloro che erano
diventati credenti
aveva un cuore solo
e un'anima sola e
nessuno considerava
sua proprietà quello
che gli apparteneva,
ma fra loro tutto era
comune.
Con grande forza gli
apostoli davano
testimonianza della
risurrezione del
Signore Gesù e tutti
godevano di
grande favore.
Nessuno infatti tra
loro era bisognoso,
perché quanti
possedevano campi o case
li vendevano,
portavano il ricavato di
ciò che era stato
venduto e lo deponevano
ai piedi degli
apostoli; poi veniva distribuito
a ciascuno secondo il
suo bisogno.
Così Giuseppe,
soprannominato dagli
apostoli Bàrnaba, che
significa "figlio
dell'esortazione",
un levìta originario di
Cipro, padrone di un
campo, lo vendette
e ne consegnò il
ricavato deponendolo
ai piedi degli apostoli.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale dal
Salmo 117 (118)
Ripetiamo. Rendete
grazie al Signore
perché è buono: il
suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per
sempre».
Dica la casa di
Aronne:
«Il suo amore è per
sempre».
Dicano quelli che
temono il Signore:
«Il suo amore è per
sempre». R.
La pietra scartata dai
costruttori
è divenuta la pietra
d’angolo.
Questo è stato fatto
dal Signore:
una meraviglia ai
nostri occhi.
Questo è il giorno che
ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso
ed esultiamo! R.
Ti preghiamo, Signore:
Dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore:
Dona la vittoria!
Benedetto colui che
viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla
casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli
ci illumina. R.
Seconda Lettura
Chiunque è stato
generato da Dio
vince il mondo.
Dalla prima lettera di
san Giovanni apostolo (5,1-6)
Carissimi, chiunque
crede che Gesù è
il Cristo, è stato
generato da Dio; e chi
ama colui che ha
generato, ama anche
chi da lui è stato
generato.
In questo conosciamo
di amare i figli di
Dio: quando amiamo Dio
e osserviamo
i suoi comandamenti.
In questo infatti
consiste l'amore di
Dio, nell'osservare i
suoi comandamenti; e i
suoi comandamenti
non sono gravosi.
Chiunque è stato
generato da Dio vince
il mondo; e questa è
la vittoria che ha
vinto il mondo: la
nostra fede.
E chi è che vince il
mondo se non chi
crede che Gesù è il
Figlio di Dio?
Egli è colui che è
venuto con acqua e
sangue, Gesù Cristo;
non con l'acqua
soltanto, ma con
l'acqua e con il sangue.
Ed è lo Spirito che dà
testimonianza,
perché lo Spirito è la
verità.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo,
Alleluia, alleluia.
Perché mi hai veduto,
Tommaso, tu hai
creduto; beati quelli
che non hanno
visto e hanno creduto.
(Gv 20,29)
Alleluia, alleluia.
Vangelo
Otto giorni dopo
venne Gesù.
Dal Vangelo secondo
Giovanni (20,19-31) anno B.
La sera di quel
giorno, il primo della
settimana, mentre
erano chiuse le porte
del luogo dove si
trovavano i discepoli
per timore dei Giudei,
venne Gesù, stette
in mezzo e disse loro:
«Pace a voi!».
Detto questo, mostrò
loro le mani e il fianco.
E i discepoli gioirono
al vedere il Signore.
Gesù disse loro di
nuovo: «Pace a voi!
Come il Padre ha
mandato me, anche
io mando voi».
Detto questo, soffiò e
disse loro: «Ricevete
lo Spirito Santo.
A coloro a cui
perdonerete i peccati,
saranno perdonati; a
coloro a cui non
perdonerete, non
saranno perdonati».
Tommaso, uno dei
Dodici, chiamato
Dìdimo, non era con
loro quando
venne Gesù.
Gli dicevano gli altri
discepoli: «Abbiamo
visto il Signore!».
Ma egli disse loro:
«Se non vedo nelle
sue mani il segno dei
chiodi e non metto
il mio dito nel segno
dei chiodi e non metto
la mia mano nel suo
fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i
discepoli erano di nuovo
in casa e c'era con
loro anche Tommaso.
Venne Gesù, a porte
chiuse, stette in mezzo
e disse: «Pace a
voi!».
Poi disse a Tommaso:
«Metti qui il tuo
dito e guarda le mie
mani; tendi la tua
mano e mettila nel mio
fianco; e non
essere incredulo, ma
credente!».
Gli rispose Tommaso:
«Mio Signore
e mio Dio!».
Gesù gli disse:
«Perché mi hai veduto,
tu hai creduto; beati
quelli che non hanno
visto e hanno
creduto!».
Gesù, in presenza dei
suoi discepoli, fece
molti altri segni che
non sono stati scritti
in questo libro.
Ma questi sono stati
scritti perché crediate
che Gesù è il Cristo,
il Figlio di Dio,
e perché, credendo,
abbiate la vita
nel suo nome.
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
La mia lettera a mio fratello
Tommaso.
Caro Tommaso, fa strano scriverti
una
lettera, ma ho deciso, dopo tanti
anni,
di schierarmi formalmente e
solennemente
dalla tua parte.
Mi spiego meglio.
Ogni anno, dopo l’ebrezza della
festa
di Pasqua, puntualmente ti
ritroviamo
col Vangelo che ti riguarda.
San Giovanni ci dice che il
fatto, o meglio
il fattaccio, è accaduto otto
giorni dopo
l’apparizione di Gesù a porte
chiuse
nel Cenacolo, la sera di Pasqua.
Ora; sono stufo di vederti
descritto
come un incredulo.
Su te abbiamo addirittura
composto un
proverbio ‘Tommaso, che non ci
crede
se non ci mette il naso’ e, così,
sei arrivato
fino a noi con la falsa nomea di
incredulo.
È il nostro consueto modo di leggere
il
Vangelo, col cervello in
stand-by,
ascoltando come se fosse una pia
ed
edificante favoletta, senza la
voglia di
approfondire ciò che dovrebbe
nutrire
la nostra vita e la nostra fede.
Eppure, Tommaso, leggendo bene il
racconto di Giovanni, si capisce
subito
che tu al Rabbì ci avevi creduto,
fin
troppo, più degli altri.
D’altronde, le uniche due volte
in cui
si parla di te nel Vangelo, hai
dimostrato
fegato ed entusiasmo.
La prima volta Gesù decise di
salire a
Gerusalemme, ignorando la pessima
aria che tirava.
Il rischio era reale; Gesù era
malvisto
dal Sinedrio che già complottava
per
farlo arrestare; malgrado questo,
il Maestro decise di rischiare.
Tu, Tommaso, dicesti: “Andiamo a
morire con Lui!” (Gv 11,16).
Poco dopo, quando Gesù parlò del
suo
destino, e chiese di essere
seguito, tu gli
chiedesti: “Signore, non sappiamo
dove
vai e come possiamo conoscere la
via?”
al che, Gesù ti rispose “Io sono
la via,
la verità e la vita” (Gv 14,5-6).
Poi, quelle maledette quarantotto
ore.
Tutti voi, Tommaso, eravate
impreparati,
straniti, distratti.
La croce vi era piombata addosso
come
un treno in corsa, vi aveva
spezzato
l’anima, aveva travolto tutto.
Non foste capaci di fare il
benché minimo
gesto, nessuna reazione, solo la
paura
e il dolore, la disperazione
senza fine.
Incredulo, tu? Andiamo!
Piuttosto credulone, con
l’entusiasmo
che ti contraddistingueva tra i
dodici.
Sai, Tommaso, mi sono
riconosciuto
molte volte in te; ti ho visto
nel volto di
molti fratelli scoraggiati e
delusi dopo
aver dato l’anima per un sogno,
un progetto.
Più voli in alto e più-cadendo-ti
fai del male.
La croce, per te inattesa, aveva
inchiodato
il tuo Maestro e la tua vita,
messo fine
al tuo sogno.
E ti vedo-sbalordito, attonito-che
ascolti i tuoi compagni.
Le tue ferite sanguinano
copiosamente e
questi-gioiosi-ti raccontano di
averlo
visto vivo, risorto.
Non sai capacitarti di quello che
dicono,
e-soprattutto-di chi te lo dice.
Giovanni, che c’era, ha scritto
solo la
prima parte di ciò che hai detto;
la frase
durissima del ‘non crederò’-per
pudore,
Giovanni è cortese e delicato-e
non ha
riportato le tue altre frasi,
dette con la
voce rotta dalla rabbia e dalla
voglia
di piangere.
Ma io le conosco e riporto la
parte
censurata: “Tu Pietro? Tu Andrea?;
e tu
Giacomo? Voi mi dite che Lui è
vivo?
Siamo scappati tutti, come
conigli; siamo
stati deboli, non abbiamo
creduto!
Eppure, Lui ce l’aveva detto, ci
aveva avvisati.
Lo sapevamo che poteva finire
così, e non gli
siamo stati vicini, non ne siamo
stati capaci.
Ora, proprio voi, venite a dirmi
di averlo
visto, vivo?
No, non è possibile; come faccio
a credervi?”.
Sai, Tommaso; hai ragione.
Incontro spesso cristiani come te,
feriti
dalla pessima testimonianza di
noi
discepoli, scandalizzati dal
baratro che
mettiamo tra la nostra fede e la
nostra vita,
increduli a causa della nostra
piccolezza.
Noi, discepoli del Maestro, che
invece di
essere trasparenza del Risorto,
diventiamo
filtro, e facciamo emergere le
nostre
fragilità, piuttosto che la luce
luminosa
che ci ha avvolti e cambiati.
Quanti ne conosco come te,
Tommaso!
Brava gente scossa
dall’atteggiamento
di un prete despota, giovani
turbati dalle
nostre comunità fiacche,
cercatori di Dio
scoraggiati dal nostro poco
entusiasmo.
Ma-e questo è stupefacente-Giovanni
ci dice che otto giorni dopo eri
ancora
con loro.
Non li hai mollati come a volte
vedo fare,
non ti sei sentito superiore,
migliore, a parte.
Hai voluto condividere la tua
amarezza
con loro, non hai pensato di fare
una
Chiesa alternativa, non ti sei
sentito
molto ‘liberal’ e
all’avanguardia.
Come frate Francesco poverello
farà,
hai voluto convertire la Chiesa
dal di
dentro, senza uscirne.
E hai fatto benissimo; apposta
per te è
venuto il Maestro; vedi come ti
ama?
Lo vedi ora; è lì, apposta per
te.
Ti mostra le sue piaghe, il
costato.
Poi sorride e ti parla.
Lo so bene, Tommaso, e scusa se
noi
facciamo dei commenti discutibili;
quella
frase bellissima non è un
rimprovero,
Gesù non ti sta rinfacciando la
tua
incredulità, macché.
Le sue parole sono un immenso
gesto d’amore.
Mostrando le palme delle mani trafitte,
ti sussurra: “Tommaso, so che hai
sofferto tanto.
Guarda; anch’io ho sofferto”!
E ti sei arreso, finalmente.
Hai lasciato la diga del pianto
rompere
gli argini, ti sei lasciato
travolgere
dall’amore e dalla fede, ti sei
buttato in
ginocchio e tu, primo tra i
dodici, hai
osato dire ciò che nessuno prima
aveva
osato neppure pensare; Gesù è
Dio.
Senti, Tommaso, io ti voglio un
sacco di
bene e ti ringrazio per la tua
fede cristallina.
Non credo sia un caso il fatto
che il nostro
comune amico Giovanni ti abbia
soprannominato ‘didimo’, cioè
gemello;
davvero mi assomigli.
Voglio affidarti, caro mio
gemello, tutti
quelli che-come te-non si sono
ancora
arresi al Signore; Carlo, che si
occupa
dei tossici e che a volte
vorrebbe mollare
tutto; Caterina, che vuole
restare in
missione e che l’ennesima
guerriglia ha
costretto a scappare; il mio
amico parroco
in Palestina, che parla di pace
tra le fucilate;
tutti quelli, insomma, bastonati
come te.
E anche gli
scandalizzati da noi cristiani;
che guardino a Cristo
piuttosto che ai suoi
fragili discepoli.
Santa Domenica di san
Tommaso, amici, Fausto.
P.S. i nomi sopra
menzionati sono di fantasia.
Nessun commento:
Posta un commento