Della Domenica delle Palme.
Passione del
Signore.
Prima lettura.
Non ho sottratto la
faccia agli insulti e
agli sputi, sapendo
di non restare confuso.
Dal libro del profeta
Isaìa (50,4-7)
Il Signore Dio mi ha
dato una lingua da
discepolo, perché io
sappia indirizzare
una parola allo
sfiduciato.
Ogni mattina fa
attento il mio orecchio
perché io ascolti come
i discepoli.
Il Signore Dio mi ha
aperto l'orecchio
e io non ho opposto
resistenza, non mi
sono tirato indietro.
Ho presentato il mio
dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro
che mi strappavano
la barba; non ho
sottratto la faccia agli
insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi
assiste, per questo non
resto svergognato, per
questo rendo la mia
faccia dura come
pietra, sapendo di non
restare confuso.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale dal
Sal 21 (22)
Ripetiamo. Dio
mio, Dio mio,
perché mi hai
abbandonato?
Si fanno beffe di me
quelli che mi vedono,
storcono le labbra,
scuotono il capo:
«Si rivolga al
Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se
davvero lo ama!». R.
Un branco di cani mi
circonda,
mi accerchia una banda
di malfattori;
hanno scavato le mie
mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le
mie ossa. R.
Si dividono le mie
vesti,
sulla mia tunica
gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non
stare lontano,
mia forza, vieni
presto in mio aiuto. R.
Annuncerò il tuo nome
ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo
all'assemblea.
Lodate il Signore, voi
suoi fedeli, gli dia
gloria tutta la
discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la
discendenza d'Israele. R.
Seconda Lettura
Cristo umiliò se
stesso, per questo Dio lo esaltò.
Dalla lettera di san
Paolo apostolo ai Filippési (2,6-11)
Cristo Gesù, pur
essendo nella condizione
di Dio, non ritenne un
privilegio l’essere
come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una
condizione di servo,
diventando simile
agli uomini.
Dall’aspetto
riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente
fino alla morte e a
una morte di croce.
Per questo Dio lo
esaltò e gli donò il nome
che è al di sopra di
ogni nome, perché nel
nome di Gesù
ogni ginocchio si
pieghi nei cieli, sulla
terra e sotto terra, e
ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è
Signore!», a gloria di
Dio Padre.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Lode e onore a te,
Signore Gesù!
Per noi Cristo si è
fatto obbediente fino
alla morte e a una
morte di croce.
Per questo Dio lo
esaltò e gli donò il nome
che è al di sopra di
ogni nome. (Fil 2,8-9)
Lode e onore a te,
Signore Gesù!
Vangelo
La Passione del
Signore.
Passione di nostro
Signore Gesù Cristo
secondo Marco (14,1-15,47)
anno B.
-Cercavano il modo di
impadronirsi
di lui per ucciderlo.
Mancavano due giorni
alla Pasqua e agli
Àzzimi, e i capi dei
sacerdoti e gli scribi
cercavano il modo di
catturare Gesù con
un inganno per farlo
morire.
Dicevano infatti: «Non
durante la festa,
perché non vi sia una
rivolta del popolo».
-Ha unto in anticipo il
mio corpo per la sepoltura
Gesù si trovava a
Betània, nella casa di
Simone il lebbroso.
Mentre era a tavola,
giunse una donna
che aveva un vaso di
alabastro, pieno di
profumo di puro nardo,
di grande valore.
Ella ruppe il vaso di
alabastro e versò il
profumo sul suo capo.
Ci furono alcuni, fra
loro, che si indignarono:
«Perché questo spreco
di profumo?
Si poteva venderlo per
più di trecento
denari e darli ai
poveri!».
Ed erano infuriati
contro di lei.
Allora Gesù disse:
«Lasciatela stare;
perché la infastidite?
Ha compiuto un'azione
buona verso di me.
I poveri infatti li
avete sempre con voi e
potete far loro del
bene quando volete,
ma non sempre avete
me.
Ella ha fatto ciò che
era in suo potere, ha
unto in anticipo il
mio corpo per la sepoltura.
In verità io vi dico:
dovunque sarà proclamato
il Vangelo, per il
mondo intero, in ricordo di
lei si dirà anche
quello che ha fatto».
-Promisero a Giuda
Iscariota di dargli denaro
Allora Giuda
Iscariota, uno dei Dodici, si recò
dai capi dei sacerdoti
per consegnare loro Gesù.
Quelli, all'udirlo, si
rallegrarono e promisero
di dargli del denaro.
Ed egli cercava come
consegnarlo al
momento opportuno.
-Dov'è la mia stanza,
in cui io possa
mangiare la Pasqua con
i miei discepoli?
Il primo giorno degli
Àzzimi, quando si
immolava la Pasqua, i
suoi discepoli gli
dissero: «Dove vuoi
che andiamo a
preparare, perché tu
possa mangiare
la Pasqua?».
Allora mandò due dei
suoi discepoli,
dicendo loro: «Andate
in città e vi verrà
incontro un uomo con
una brocca
d'acqua; seguitelo.
Là dove entrerà, dite
al padrone di casa:
"Il Maestro dice:
Dov'è la mia stanza, in
cui io possa mangiare
la Pasqua con i
miei discepoli?".
Egli vi mostrerà al
piano superiore una
grande sala, arredata
e già pronta; lì
preparate la cena per
noi».
I discepoli andarono
e, entrati in città,
trovarono come aveva
detto loro e
prepararono la Pasqua.
-Uno di voi, colui che
mangia con me,
mi tradirà
Venuta la sera, egli
arrivò con i Dodici.
Ora, mentre erano a
tavola e mangiavano,
Gesù disse: «In verità
io vi dico: uno di
voi, colui che mangia
con me, mi tradirà».
Cominciarono a
rattristarsi e a dirgli, uno
dopo l'altro: «Sono
forse io?».
Egli disse loro: «Uno
dei Dodici, colui
che mette con me la
mano nel piatto.
Il Figlio dell'uomo se
ne va, come sta
scritto di lui; ma
guai a quell'uomo, dal
quale il Figlio
dell'uomo viene tradito!
Meglio per quell'uomo
se non fosse
mai nato!».
-Questo è il mio corpo.
Questo è il
mio sangue
dell'alleanza
E, mentre mangiavano,
prese il pane e
recitò la benedizione,
lo spezzò e lo
diede loro, dicendo:
«Prendete, questo
è il mio corpo».
Poi prese un calice e
rese grazie, lo diede
loro e ne bevvero
tutti.
E disse loro: «Questo
è il mio sangue
dell'alleanza, che è
versato per molti.
In verità io vi dico
che non berrò mai più
del frutto della vite
fino al giorno in cui
lo berrò nuovo, nel
regno di Dio».
-Prima che due volte il
gallo canti,
tre volte mi
rinnegherai
Dopo aver cantato
l'inno, uscirono verso
il monte degli Ulivi.
Gesù disse loro:
«Tutti rimarrete
scandalizzati, perché
sta scritto:
"Percuoterò il
pastore e le pecore
saranno
disperse".
Ma, dopo che sarò
risorto, vi precederò
in Galilea».
Pietro gli disse:
«Anche se tutti si
scandalizzeranno, io
no!».
Gesù gli disse: «In
verità io ti dico:
proprio tu, oggi,
questa notte, prima
che due volte il gallo
canti, tre volte
mi rinnegherai».
Ma egli, con grande
insistenza, diceva:
«Anche se dovessi
morire con te, io
non ti rinnegherò».
Lo stesso dicevano
pure tutti gli altri.
-Cominciò a sentire
paura e angoscia
Giunsero a un podere
chiamato Getsèmani,
ed egli disse ai suoi
discepoli: «Sedetevi
qui, mentre io prego».
Prese con sé Pietro,
Giacomo e Giovanni
e cominciò a sentire
paura e angoscia.
Disse loro: «La mia
anima è triste fino
alla morte.
Restate qui e
vegliate».
Poi, andato un po'
innanzi, cadde a terra
e pregava che, se
fosse possibile, passasse
via da lui quell'ora.
E diceva: «Abbà!
Padre! Tutto è possibile
a te: allontana da me
questo calice!
Però non ciò che
voglio io, ma ciò
che vuoi tu».
Poi venne, li trovò
addormentati e disse
a Pietro: «Simone,
dormi?
Non sei riuscito a
vegliare una sola ora?
Vegliate e pregate per
non entrare in tentazione.
Lo spirito è pronto,
ma la carne è debole».
Si allontanò di nuovo
e pregò dicendo le
stesse parole.
Poi venne di nuovo e
li trovò addormentati,
perché i loro occhi si
erano fatti pesanti,
e non sapevano che
cosa rispondergli.
Venne per la terza
volta e disse loro:
«Dormite pure e
riposatevi! Basta!
È venuta l'ora: ecco,
il Figlio dell'uomo
viene consegnato nelle
mani dei peccatori.
Alzatevi, andiamo!
Ecco, colui che mi
tradisce è vicino».
-Arrestatelo e
conducetelo via sotto
buona scorta
E subito, mentre
ancora egli parlava,
arrivò Giuda, uno dei
Dodici, e con lui
una folla con spade e
bastoni, mandata
dai capi dei
sacerdoti, dagli scribi
e dagli anziani.
Il traditore aveva
dato loro un segno
convenuto, dicendo:
«Quello che bacerò,
è lui; arrestatelo e
conducetelo via sotto
buona scorta».
Appena giunto, gli si
avvicinò e
disse: «Rabbì» e lo
baciò.
Quelli gli misero le
mani addosso
e lo arrestarono.
Uno dei presenti
estrasse la spada,
percosse il servo del
sommo sacerdote
e gli staccò
l'orecchio.
Allora Gesù disse
loro: «Come se fossi
un brigante siete venuti
a prendermi con
spade e bastoni.
Ogni giorno ero in
mezzo a voi nel tempio
a insegnare, e non mi
avete arrestato.
Si compiano dunque le
Scritture!».
Allora tutti lo
abbandonarono e fuggirono.
Lo seguiva però un
ragazzo, che aveva
addosso soltanto un
lenzuolo, e lo afferrarono.
Ma egli, lasciato
cadere il lenzuolo,
fuggì via nudo.
-Sei tu il Cristo, il
Figlio del Benedetto?
Condussero Gesù dal
sommo sacerdote,
e là si riunirono
tutti i capi dei sacerdoti,
gli anziani e gli
scribi.
Pietro lo aveva
seguito da lontano, fin
dentro il cortile del
palazzo del sommo
sacerdote, e se ne
stava seduto tra i servi,
scaldandosi al fuoco.
I capi dei sacerdoti e
tutto il sinedrio
cercavano una
testimonianza contro Gesù
per metterlo a morte,
ma non la trovavano.
Molti infatti
testimoniavano il falso contro
di lui e le loro
testimonianze non erano
concordi.
Alcuni si alzarono a
testimoniare il falso
contro di lui,
dicendo: «Lo abbiamo udito
mentre diceva:
"Io distruggerò questo
tempio, fatto da mani
d'uomo, e in tre
giorni ne costruirò un
altro, non fatto
da mani d'uomo"».
Ma nemmeno così la
loro testimonianza
era concorde.
Il sommo sacerdote,
alzatosi in mezzo
all'assemblea,
interrogò Gesù dicendo:
«Non rispondi a?
Che cosa testimoniano
costoro contro di te?».
Ma egli taceva e non
rispondeva a.
Di nuovo il sommo
sacerdote lo interrogò
dicendogli: «Sei tu il
Cristo, il Figlio
del Benedetto?».
Gesù rispose: «Io lo
sono!
E vedrete il Figlio
dell'uomo seduto alla
destra della Potenza e
venire con le nubi
del cielo».
Allora il sommo
sacerdote, stracciandosi
le vesti, disse: «Che
bisogno abbiamo
ancora di testimoni?
Avete udito la
bestemmia; che ve ne pare?».
Tutti sentenziarono
che era reo di morte.
Alcuni si misero a
sputargli addosso,
a bendargli il volto,
a percuoterlo e a
dirgli: «Fa' il
profeta!».
E i servi lo
schiaffeggiavano.
-Non conosco quest'uomo
di cui parlate
Mentre Pietro era giù
nel cortile, venne
una delle giovani
serve del sommo
sacerdote e, vedendo
Pietro che stava
a scaldarsi, lo guardò
in faccia e gli disse:
«Anche tu eri con il
Nazareno, con Gesù».
Ma egli negò, dicendo:
«Non so e non
capisco che cosa
dici».
Poi uscì fuori verso
l'ingresso e un gallo cantò.
E la serva, vedendolo,
ricominciò a dire
ai presenti: «Costui è
uno di loro».
Ma egli di nuovo
negava.
Poco dopo i presenti
dicevano di nuovo
a Pietro: «È vero, tu
certo sei uno di loro;
infatti sei Galileo».
Ma egli cominciò a
imprecare e a giurare:
«Non conosco
quest’uomo di cui parlate».
E subito, per la
seconda volta, un gallo cantò.
E Pietro si ricordò
della parola che Gesù
gli aveva detto:
«Prima che due volte il
gallo canti, tre volte
mi rinnegherai».
E scoppiò in pianto.
-Volete che io rimetta
in libertà per
voi il re dei Giudei?
E subito, al mattino,
i capi dei sacerdoti,
con gli anziani, gli
scribi e tutto il sinedrio,
dopo aver tenuto
consiglio, misero in
catene Gesù, lo
portarono via e lo
consegnarono a Pilato.
Pilato gli domandò:
«Tu sei il re dei Giudei?».
Ed egli rispose: «Tu
lo dici».
I capi dei sacerdoti
lo accusavano di
molte cose.
Pilato lo interrogò di
nuovo dicendo:
«Non rispondi nulla?
Vedi di quante cose ti
accusano!».
Ma Gesù non rispose
più a, tanto che
Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era
solito rimettere in
libertà per loro un
carcerato, a loro richiesta.
Un tale, chiamato
Barabba, si trovava in
carcere insieme ai
ribelli che nella rivolta
avevano commesso un
omicidio.
La folla, che si era
radunata, cominciò a
chiedere ciò che egli
era solito concedere.
Pilato rispose loro:
«Volete che io rimetta
in libertà per voi il
re dei Giudei?».
Sapeva infatti che i
capi dei sacerdoti
glielo avevano
consegnato per invidia.
Ma i capi dei
sacerdoti incitarono la folla
perché, piuttosto,
egli rimettesse in libertà
per loro Barabba.
Pilato disse loro di
nuovo: «Che cosa
volete dunque che io
faccia di quello
che voi chiamate il re
dei Giudei?».
Ed essi di nuovo
gridarono: «Crocifiggilo!».
Pilato diceva loro:
«Che male ha fatto?».
Ma essi gridarono più
forte: «Crocifiggilo!».
Pilato, volendo dare
soddisfazione alla
folla, rimise in
libertà per loro Barabba
e, dopo aver fatto
flagellare Gesù, lo
consegnò perché fosse
crocifisso.
-Intrecciarono una
corona di spine
e gliela misero attorno
al capo
Allora i soldati lo
condussero dentro il
cortile, cioè nel
pretorio, e convocarono
tutta la truppa.
Lo vestirono di
porpora, intrecciarono
una corona di spine e
gliela misero
attorno al capo.
Poi presero a
salutarlo: «Salve, re dei Giudei!».
E gli percuotevano il
capo con una canna,
gli sputavano addosso
e, piegando le
ginocchia, si
prostravano davanti a lui.
Dopo essersi fatti
beffe di lui, lo spogliarono
della porpora e gli
fecero indossare le sue
vesti, poi lo
condussero fuori per crocifiggerlo.
-Condussero Gesù al
luogo del Gòlgota
Costrinsero a portare
la sua croce un tale
che passava, un certo
Simone di Cirene,
che veniva dalla campagna,
padre di
Alessandro e di Rufo.
Condussero Gesù al
luogo del Gòlgota,
che significa «Luogo
del cranio», e gli
davano vino mescolato
con mirra, ma
egli non ne prese.
-Con lui crocifissero
anche due ladroni
Poi lo crocifissero e
si divisero le sue vesti,
tirando a sorte su di
esse ciò che ognuno
avrebbe preso.
Erano le nove del
mattino quando lo crocifissero.
La scritta con il
motivo della sua condanna
diceva: «Il re dei
Giudei».
Con lui crocifissero
anche due ladroni,
uno a destra e uno
alla sua sinistra.
-Ha salvato altri e non
può salvare se stesso!
Quelli che passavano
di là lo insultavano,
scuotendo il capo e
dicendo: «Ehi, tu che
distruggi il tempio e
lo ricostruisci in tre
giorni, salva te
stesso scendendo dalla croce!».
Così anche i capi dei
sacerdoti, con gli scribi,
fra loro si facevano
beffe di lui e dicevano:
«Ha salvato altri e
non può salvare se stesso!
Il Cristo, il re
d’Israele, scenda ora dalla
croce, perché vediamo
e crediamo!».
E anche quelli che erano
stati crocifissi
con lui lo
insultavano.
-Gesù, dando un forte
grido, spirò.
Quando fu mezzogiorno,
si fece buio su
tutta la terra fino
alle tre del pomeriggio.
Alle tre, Gesù gridò a
gran voce: «Eloì,
Eloì, lemà
sabactàni?», che significa: «Dio
mio, Dio mio, perché
mi hai abbandonato?».
Udendo questo, alcuni
dei presenti
dicevano: «Ecco,
chiama Elia!».
Uno corse a inzuppare
di aceto una spugna,
la fissò su una canna
e gli dava da bere,
dicendo: «Aspettate,
vediamo se viene
Elia a farlo scendere».
Ma Gesù, dando un
forte grido, spirò.
Qui ci si genuflette e
si fa una breve pausa.
Il velo del tempio si
squarciò in due,
da cima a fondo.
Il centurione, che si
trovava di fronte a lui,
avendolo visto spirare
in quel modo, disse:
«Davvero quest'uomo
era Figlio di Dio!».
Vi erano anche alcune
donne, che
osservavano da
lontano, tra le quali
Maria di Màgdala,
Maria madre di
Giacomo il minore e di
Ioses, e Salome,
le quali, quando era
in Galilea, lo seguivano
e lo servivano, e
molte altre che erano
salite con lui a
Gerusalemme.
-Giuseppe fece rotolare
una pietra
all’entrata del
sepolcro.
Venuta ormai la sera,
poiché era la
Parasceve, cioè la
vigilia del sabato,
Giuseppe d’Arimatea,
membro autorevole
del sinedrio, che
aspettava anch’egli il
regno di Dio, con
coraggio andò da
Pilato e chiese il
corpo di Gesù.
Pilato si meravigliò
che fosse già morto
e, chiamato il
centurione, gli domandò
se era morto da tempo.
Informato dal
centurione, concesse la
salma a Giuseppe.
Egli allora, comprato
un lenzuolo, lo
depose dalla croce, lo
avvolse con il
lenzuolo e lo mise in
un sepolcro
scavato nella roccia.
Poi fece rotolare una
pietra all’entrata
del sepolcro.
Maria di Màgdala e
Maria madre di Ioses
stavano a osservare
dove veniva posto.
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Il deserto, ormai, volge al
termine.
Abbiamo seguito il Rabbì nei
quaranta
giorni della Quaresima, cercando
di
convertire il nostro cuore,
sforzandoci
di cambiare l’immagine mediamente
orribile di Dio che portiamo nel
cuore.
Vorremmo un Messia muscoloso e
trionfante.
Gesù è un Messia mite e mediocre.
Abbiamo idea che la fede sia
doverosa
ma mortalmente noiosa.
Gesù ci parla della immensa
bellezza di Dio.
Ci rivolgiamo a Dio come quando
contrattiamo un favore.
Gesù ribalta i banchetti dei
nostri mercati
per svelarci il volto di un Padre
che sa di
cosa hanno bisogno i propri
figli.
A volte pensiamo che Dio sia
misterioso
e incomprensibile, che ci mandi
delle
prove nella vita.
Gesù dice che l’unico desiderio
di Dio
è la nostra salvezza.
Ci avviciniamo alla croce con
superficialità; Gesù morirà in
croce,
Dio nudo e consegnato, per
svelare in
maniera inequivocabile il vero
volto di Dio.
Siamo pronti ormai, alla fine di
questo
percorso, a sederci e guardare lo
scandaloso evento della croce.
Come il giovinetto citato da
Marco nella
sua Passione (14,51),
scandalizzati e
inorriditi siamo chiamati a seguire
il
Maestro nel suo dono d’amore.
L’ultimo. Il più grande.
Una settimana diversa, ‘Santa’.
La settimana che oggi iniziamo,
così
grande, così importante da essere
chiamata Santa, è il gioiello
dell’anno
liturgico, una perla troppo
spesso
dimenticata da noi cristiani, a
vantaggio
di feste forse più sentimentali
ma intrise
di riletture consumistiche (come
il Natale).
Qui no.
Un morto in croce non si vende,
non
suscita sentimenti di bontà.
Anzi; se ne parla poco e male di
questo
Dio che sale sulla croce e muore.
Rimane difficile da capire il
mistero di
una tomba vuota e del significato
profondo della parola ‘Resurrezione’.
Così è; la Chiesa si ferma
stupita a
meditare sulla misura dell’amore
di Dio.
Normalmente l’anno liturgico
sintetizza
la Storia della salvezza in poco
tempo;
in dodici mesi ripercorriamo la
storia di
Israele, la vita di Gesù, gli
inizi della
Chiesa e ci proiettiamo in
avanti,
verso la conclusione dei tempi.
Durante la settimana Santa,
invece, ci si
ferma, giorno per giorno, ora per
ora,
regoliamo i nostri orologi su
quel
momento cruciale per la storia
dell’umanità, ci sediamo,
spettatori,
ad ammirare (ancora e ancora)
il volto di Dio.
Fermi, zitti,
Dio si prepara a morire, Cristo
celebra
la sua presenza nell’ultima
Pasqua,
la nuova, è arrestato,
condannato,
ucciso, sepolto, vive.
In questa preziosa settimana,
qualunque
cosa faremo, in ufficio, a
scuola, a casa,
potremo fermarci, socchiudere gli
occhi
e pensare a Cristo, ai suoi
sentimenti,
alla sua angoscia, alla sua
bruciante
passione, al suo desiderio.
Ora per ora assisteremo, con gli
occhi
della fede, allo spettacolo di un
Dio che
muore per amore.
E questa settimana inizia oggi, Domenica
delle Palme, gravida di ricordi
da bambino,
di rami di ulivo addobbati con
caramelle
e mele (i più fortunati con le
uova di
cioccolato) da sventolare in alto
per
manifestare la gioia dell’incontro
con Dio.
Ironia dell’incoerenza umana; le
stesse
voci, le stesse braccia, non più
con le
palme aperte verso il cielo, ma
con i pugni
serrati, trasformeranno la loro
gioia per
il Messia, figlio di David, in
un’invocazione
terrificante, in un’agghiacciante
grido
di morte:
"Crocifiggilo!".
Uomo sciocco, come sciocchi e
tardi nel
credere siamo noi, ancora
inconsapevoli
del tesoro che abbiamo tra le
mani, così
disposti, anche noi a trasformare
la nostra
preghiera di benedizione in
invocazione di morte!
Eppure da quella Croce pende il
destino
dell’uomo, con quel sangue è
firmato il
patto dell’Amicizia eterna di
Dio, in quel
pane è conservato il Cuore di
Colui che
desidera ardentemente di mangiare
la
Pasqua con noi.
Ci ritroviamo in questo racconto?
Ci siamo? Dove?
Forse quest’anno ci sentiamo un pò
come gli apostoli paurosi e
sconcertati,
o come Pilato, ossessionato dal
potere,
o ci ritroviamo nella trama
intrigante e
sconclusionata di Giuda, o nella
sofferenza cruenta del Cireneo
che
porta la Croce, o nel desiderio
di
salvezza del ladro o, Dio non
voglia,
ci ritroviamo nell’indifferenza
di quei
pii ebrei che, entrando in città,
affrettando
il passo per l’imminente
temporale,
gettarono uno sguardo di
disprezzo verso
gli ennesimi condannati a morte,
feccia
della società, che venivano
esemplarmente
puniti (era ora, finalmente un pò
di giustizia!).
Tra questi condannati, Dio
moriva.
Su quella croce si consuma la
follia di un
uomo che inchioda Dio perché in
Lui
vede un concorrente, non un
compagno,
la fragilità dell’essere umano
che rifiuta
un Dio così arrendevole è ormai
manifesta.
Che razza di re, amici, che razza
di Dio
ci siamo scelti.
Un re da burla che entra a
Gerusalemme
cavalcando un asinello e non un
cavallo
bianco, un re oltraggiato e preso
in giro
da annoiati soldati romani, un re
che
suscita la compassione e il disprezzo
dell’irrequieto governatore
Pilato.
Che razza di re, senza armate,
senza potere,
senza rabbia, senza delirio di
onnipotenza.
Dio ha scelto di stare dalla
parte degli
sconfitti, dei dimenticati, re-certo-ma
dei perdenti e re senza riscatto,
re senza
trionfi, re senza improbabili
finali da
commedia americana.
Un re nudo, appeso ad una croce,
crudele
trono, cinto da una corona di
spine, un re
talmente sconvolto da avere
necessità di
un cartello che lo identifichi,
che lo
renda riconoscibile almeno alle
persone
che l’hanno amato.
Questa è la non festa che
celebriamo,
che abbandona i trionfalismi per
lasciare
spazio alla meditazione, allo
stupore.
Questo è il nostro re, discepoli
del Nazareno.
Lo vogliamo davvero un Dio così?
Un Dio che rischia, un Dio che-per
amore-accetta di farsi spazzare
via
dall’odio e dalla violenza?
Lo vogliamo davvero un Dio che
rischia
tutto, anche di essere per sempre
dimenticato, pur di mostrare il
suo volto?
Un Dio che accetta di restare
nudo, cioè
leggibile, incontrabile, osteso,
palese,
evidente, perché ogni uomo la
smetta di
costruirsi improbabili devozioni,
scure visioni di Dio?
Questo è il nostro Dio, un Dio
amante,
un Dio ferito, un Dio che fa
dell’amore
l’unica misura, l’ultima ragione,
la sola speranza.
L’augurio caloroso che mi faccio
e che vi
faccio, è di identificarci-un
poco almeno-in
quel Centurione straordinario, di
cui la
storia ha taciuto il nome, che davanti
al
modo di morire di Gesù, di fronte
al dono
di sé fino alla fine, rimane
stupito, turbato,
scosso fino nell’intimo e
riconosce in
Lui il Figlio di Dio.
Ecco la fede, la grande fede, che
può
sgorgare nel cuore di ciascuno di
noi;
davanti all’uomo crocifisso,
davanti alla
sconfitta più assurda, davanti
alla
delusione di un sogno massacrato,
riconoscere la potenza del Dio
immortale.
Allora potremo cantare,
con la liturgia
del Venerdì Santo: “Dio
santo, Dio forte,
Dio immortale, abbi
pietà di noi!”.
Santa Domenica delle
Palme, amici, Fausto.
Nessun commento:
Posta un commento