Notte della Vigilia della Risurrezione.
Prima lettura.
Dio vide quanto
aveva fatto, ed ecco,
era cosa molto
buona.
Dal libro della Gènesi
(1,1.16-31)
In principio Dio creò
il cielo e la terra.
Dio disse: «Facciamo
l’uomo a nostra
immagine, secondo la
nostra somiglianza:
dòmini sui pesci del
mare e sugli uccelli
del cielo, sul
bestiame, su tutti gli animali
selvatici e su tutti i
rettili che strisciano
sulla terra».
E Dio creò l’uomo a
sua immagine;
a immagine di Dio lo
creò: maschio
e femmina li creò.
Dio li benedisse e Dio
disse loro: «Siate
fecondi e
moltiplicatevi, riempite la terra
e soggiogatela,
dominate sui pesci del
mare e sugli uccelli
del cielo e su ogni
essere vivente che
striscia sulla terra».
Dio disse: «Ecco, io
vi do ogni erba che
produce seme e che è
su tutta la terra,
e ogni albero
fruttifero che produce seme:
saranno il vostro
cibo.
A tutti gli animali
selvatici, a tutti gli
uccelli del cielo e a
tutti gli esseri che
strisciano sulla terra
e nei quali è alito
di vita, io do in cibo
ogni erba verde».
E così avvenne.
Dio vide quanto aveva
fatto, ed ecco,
era cosa molto buona.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale dal
Sal 103 (104)
Ripetiamo. Manda
il tuo Spirito, Signore,
a rinnovare la
terra.
Benedici il Signore,
anima mia!
Sei tanto grande,
Signore, mio Dio!
Sei rivestito di
maestà e di splendore,
avvolto di luce come
di un manto. R.
Egli fondò la terra
sulle sue basi:
non potrà mai
vacillare.
Tu l’hai coperta con
l’oceano come una veste;
al di sopra dei monti
stavano le acque. R.
Tu mandi nelle valli
acque sorgive
perché scorrano tra i
monti.
In alto abitano gli
uccelli del cielo
e cantano tra le
fronde. R.
Dalle tue dimore tu irrighi
i monti, e con
il frutto delle tue
opere si sazia la terra.
Tu fai crescere l’erba
per il bestiame
e le piante che l’uomo
coltiva
per trarre cibo dalla
terra. R.
Quante sono le tue
opere, Signore!
Le hai fatte tutte con
saggezza;
la terra è piena delle
tue creature.
Benedici il Signore,
anima mia. R.
Seconda lettura.
Il sacrificio di
Abramo, nostro padre nella fede.
Dal libro della Gènesi
(22,1-2.9a.10-13.15-18)
In quei giorni, Dio
mise alla prova
Abramo e gli disse:
«Abramo!».
Rispose: «Eccomi!».
Riprese: «Prendi tuo
figlio, il tuo unigenito
che ami, Isacco, va’
nel territorio di Mòria
e offrilo in olocausto
su di un monte che
io ti indicherò».
Così arrivarono al
luogo che Dio gli aveva
indicato; qui Abramo
costruì l’altare,
collocò la legna, legò
suo figlio Isacco
e lo depose
sull’altare, sopra la legna.
Poi Abramo stese la
mano e prese il
coltello per immolare
suo figlio.
Ma l’angelo del
Signore lo chiamò dal
cielo e gli disse:
«Abramo, Abramo!».
Rispose: «Eccomi!».
L’angelo disse: «Non
stendere la mano
contro il ragazzo e
non fargli niente!
Ora so che tu temi Dio
e non mi hai
rifiutato tuo figlio,
il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli
occhi e vide un
ariete, impigliato con
le corna in un cespuglio.
Abramo andò a prendere
l’ariete e lo
offrì in olocausto
invece del figlio.
L’angelo del Signore
chiamò dal cielo
Abramo per la seconda
volta e disse:
«Giuro per me stesso,
oracolo del Signore:
perché tu hai fatto
questo e non hai
risparmiato tuo
figlio, il tuo unigenito,
io ti colmerò di
benedizioni e renderò
molto numerosa la tua
discendenza,
come le stelle del
cielo e come la sabbia
che è sul lido del
mare; la tua discendenza
si impadronirà delle
città dei nemici.
Si diranno benedette
nella tua discendenza
tutte le nazioni della
terra, perché tu hai
obbedito alla mia
voce».
Parola di Dio.
Canto al Vangelo.
Ripetiamo. Alleluia,
alleluia, alleluia.
Rendete grazie al
Signore perché è buono,
perché il suo amore è
per sempre.
Dica Israele: «Il suo
amore è per sempre». R.
La destra del Signore
si è innalzata,
la destra del Signore
ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò
in vita
e annuncerò le opere
del Signore. R.
La pietra scartata dai
costruttori
è divenuta la pietra
d’angolo.
Questo è stato fatto
dal Signore:
una meraviglia ai
nostri occhi. R.
Alleluia, alleluia,
alleluia.
Vangelo.
Gesù Nazareno, il
crocifisso, è risorto.
Dal Vangelo secondo
Marco (16,1-7) anno pari.
Passato il sabato,
Maria di Màgdala, Maria
di Giacomo e Salome
comprarono oli
aromatici per andare
ad ungerlo.
Di buon mattino, il
primo giorno della
settimana, vennero al
sepolcro al levare
del sole.
Dicevano tra loro:
«Chi ci farà rotolare
via la pietra
dall'ingresso del sepolcro?».
Alzando lo sguardo,
osservarono che la
pietra era già stata
fatta rotolare, benché
fosse molto grande.
Entrate nel sepolcro,
videro un giovane,
seduto sulla destra,
vestito d'una veste
bianca, ed ebbero
paura.
Ma egli disse loro:
«Non abbiate paura!
Voi cercate Gesù
Nazareno, il crocifisso.
È risorto, non è qui.
Ecco il luogo dove
l'avevano posto.
Ma andate, dite ai
suoi discepoli e a
Pietro: "Egli vi
precede in Galilea.
Là lo vedrete, come vi
ha detto».
Parola del Signore.
Meditazione personale sul
Vangelo di oggi.
Correte, presto, correte!
Le campane suonino a distesa,
accendiamo
il fuoco fuori delle Chiese,
facciamo entrare
quel grande cero che rompe le
tenebre,
diciamolo a tutti mi raccomando;
il Nazareno che cercavamo, morto,
è scomparso, non è più qui, è
Risorto!
Troppo spesso il Gesù in cui
crediamo
è morto, e noi pensiamo di fargli
un
piacere portandogli ancora degli
unguenti per imbalsamarlo!
Gesù è morto quando lo teniamo
fuori
dalla nostra vita, morto se resta
chiuso
nei tabernacoli delle Chiese
senza uscire
in strada con noi, morto se la
sua Parola
non spacca il mare di ghiaccio
che soffoca
il nostro cuore.
Gesù è morto e sepolto quando la
nostra
diventa una religione senza fede,
un quieto
appartenere alla cultura cristiana
senza che
il fuoco della sua presenza
contagi la nostra
e l’altrui vita; morto se la fede
non cambia
la nostra economia, la nostra
politica; morto
quando ci chiudiamo nelle nostre
posizioni
di ‘cattolici’ scordando il
nostro essere uomini.
Morto, amici, morto!
No, Gesù non è morto. È vivo.
Non rianimato, non vivo nel
nostro
pensiero, no, veramente
risuscitato e
presente, che ci crediamo o no,
che
ce ne accorgiamo o no.
Io amici, in questi ultimi dieci
giorni
ne ho avuto la conferma!
E da questa consapevolezza nasce
la
gioia cristiana.
Però, la conversione al Risorto è
difficile, difficilissima.
Occorre allontanarsi dal proprio
dolore.
Condividere la gioia cristiana
significa
superare il dolore che ci rende
tristi.
Non c’è che un modo per superare
il
dolore; non amarlo, non
affezionarvisi.
La gioia cristiana è una
tristezza superata.
Ma resistenze, dubbi, mancanze di
fede
pesano sul nostro cuore, ad
aprirti gli
occhi a volte può essere un
medico;
come è successo a me.
Perciò, un’esperienza dolorosa,
una serie
di eventi che ci hanno deluso
possono
davvero impedirci di entrare
nella gioia
cristiana, che non è un’emozione,
ma una
scelta consapevole.
Le donne, tornate dagli apostoli,
non sono
credute, e le loro parole ‘parvero
loro
come un vanneggiamento’!
Vedremo, nelle prossime
domeniche, la
fatica immensa fatta dai dodici
per
staccarsi definitivamente dal
loro dolore
e dalla tragica esperienza della
croce
e del loro fallimento!
E pensare che, per loro, Gesù si
farà vedere
e li incoraggerà continuamente!
Se hanno tribolato loro, così
avvantaggiati!
Animo, cercatori di Dio, la più
difficile
conversione (dopo quella dal Dio
che
abbiamo nella testa al Dio di
Gesù) è
proprio quella da una visione
crocifissa
della fede a una risorta!
Gli apostoli dubitano; solo
Pietro va a
verificare; guarda, stupito, e
torna a
casa meravigliato.
È già qualcosa, ma non è ancora
fede;
non bastano un sepolcro vuoto e
le bende
per suscitare la fede.
Occorrono un’esperienza personale
del
Risorto; come l’ho avuta io.
E Pietro ne sa qualcosa!
Santa Veglia di Pasquale,
amici da Fausto.
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