sabato 30 marzo 2024

Il Vangelo del Sabato Notte 30 Marzo 2024

 

Notte della Vigilia della Risurrezione.

Prima lettura.

Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco,

era cosa molto buona.

Dal libro della Gènesi (1,1.16-31)

In principio Dio creò il cielo e la terra.

Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra

immagine, secondo la nostra somiglianza:

dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli

del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali

selvatici e su tutti i rettili che strisciano

sulla terra».

E Dio creò l’uomo a sua immagine;

a immagine di Dio lo creò: maschio

e femmina li creò.

Dio li benedisse e Dio disse loro: «Siate

fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra

e soggiogatela,

dominate sui pesci del mare e sugli uccelli

del cielo e su ogni essere vivente che

striscia sulla terra».

Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che

produce seme e che è su tutta la terra,

e ogni albero fruttifero che produce seme:

saranno il vostro cibo.

A tutti gli animali selvatici, a tutti gli

uccelli del cielo e a tutti gli esseri che

strisciano sulla terra e nei quali è alito

di vita, io do in cibo ogni erba verde».

E così avvenne.

Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco,

era cosa molto buona.

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 103 (104)

Ripetiamo. Manda il tuo Spirito, Signore,

a rinnovare la terra.

 

Benedici il Signore, anima mia!

Sei tanto grande, Signore, mio Dio!

Sei rivestito di maestà e di splendore,

avvolto di luce come di un manto. R.

 

Egli fondò la terra sulle sue basi:

non potrà mai vacillare.

Tu l’hai coperta con l’oceano come una veste;

al di sopra dei monti stavano le acque. R.

 

Tu mandi nelle valli acque sorgive

perché scorrano tra i monti.

In alto abitano gli uccelli del cielo

e cantano tra le fronde. R.

 

Dalle tue dimore tu irrighi i monti, e con

il frutto delle tue opere si sazia la terra.

Tu fai crescere l’erba per il bestiame

e le piante che l’uomo coltiva

per trarre cibo dalla terra. R.

 

Quante sono le tue opere, Signore!

Le hai fatte tutte con saggezza;

la terra è piena delle tue creature.

Benedici il Signore, anima mia. R.

 

Seconda lettura.

Il sacrificio di Abramo, nostro padre nella fede.

Dal libro della Gènesi (22,1-2.9a.10-13.15-18)

In quei giorni, Dio mise alla prova

Abramo e gli disse: «Abramo!».

Rispose: «Eccomi!».

Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito

che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria

e offrilo in olocausto su di un monte che

io ti indicherò».

Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva

indicato; qui Abramo costruì l’altare,

collocò la legna, legò suo figlio Isacco

e lo depose sull’altare, sopra la legna.

Poi Abramo stese la mano e prese il

coltello per immolare suo figlio.

Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal

cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!».

Rispose: «Eccomi!».

L’angelo disse: «Non stendere la mano

contro il ragazzo e non fargli niente!

Ora so che tu temi Dio e non mi hai

rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».

Allora Abramo alzò gli occhi e vide un

ariete, impigliato con le corna in un cespuglio.

Abramo andò a prendere l’ariete e lo

offrì in olocausto invece del figlio.

L’angelo del Signore chiamò dal cielo

Abramo per la seconda volta e disse:

«Giuro per me stesso, oracolo del Signore:

perché tu hai fatto questo e non hai

risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito,

io ti colmerò di benedizioni e renderò

molto numerosa la tua discendenza,

come le stelle del cielo e come la sabbia

che è sul lido del mare; la tua discendenza

si impadronirà delle città dei nemici.

Si diranno benedette nella tua discendenza

tutte le nazioni della terra, perché tu hai

obbedito alla mia voce».

Parola di Dio.

 

Canto al Vangelo.

Ripetiamo. Alleluia, alleluia, alleluia.

 

Rendete grazie al Signore perché è buono,

perché il suo amore è per sempre.

Dica Israele: «Il suo amore è per sempre». R.

 

La destra del Signore si è innalzata,

la destra del Signore ha fatto prodezze.

Non morirò, ma resterò in vita

e annuncerò le opere del Signore. R.

 

La pietra scartata dai costruttori

è divenuta la pietra d’angolo.

Questo è stato fatto dal Signore:

una meraviglia ai nostri occhi. R.

Alleluia, alleluia, alleluia.

 

Vangelo.

Gesù Nazareno, il crocifisso, è risorto.

Dal Vangelo secondo Marco (16,1-7) anno pari.

Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria

di Giacomo e Salome comprarono oli

aromatici per andare ad ungerlo.

Di buon mattino, il primo giorno della

settimana, vennero al sepolcro al levare

del sole.

Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare

via la pietra dall'ingresso del sepolcro?».

Alzando lo sguardo, osservarono che la

pietra era già stata fatta rotolare, benché

fosse molto grande.

Entrate nel sepolcro, videro un giovane,

seduto sulla destra, vestito d'una veste

bianca, ed ebbero paura.

Ma egli disse loro: «Non abbiate paura!

Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso.

È risorto, non è qui.

Ecco il luogo dove l'avevano posto.

Ma andate, dite ai suoi discepoli e a

Pietro: "Egli vi precede in Galilea.

Là lo vedrete, come vi ha detto».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Correte, presto, correte!

Le campane suonino a distesa, accendiamo

il fuoco fuori delle Chiese, facciamo entrare

quel grande cero che rompe le tenebre,

diciamolo a tutti mi raccomando;

il Nazareno che cercavamo, morto,

è scomparso, non è più qui, è Risorto!

Troppo spesso il Gesù in cui crediamo

è morto, e noi pensiamo di fargli un

piacere portandogli ancora degli

unguenti per imbalsamarlo!

Gesù è morto quando lo teniamo fuori

dalla nostra vita, morto se resta chiuso

nei tabernacoli delle Chiese senza uscire

in strada con noi, morto se la sua Parola

non spacca il mare di ghiaccio che soffoca

il nostro cuore.

Gesù è morto e sepolto quando la nostra

diventa una religione senza fede, un quieto

appartenere alla cultura cristiana senza che

il fuoco della sua presenza contagi la nostra

e l’altrui vita; morto se la fede non cambia

la nostra economia, la nostra politica; morto

quando ci chiudiamo nelle nostre posizioni

di ‘cattolici’ scordando il nostro essere uomini.

Morto, amici, morto!

No, Gesù non è morto. È vivo.

Non rianimato, non vivo nel nostro

pensiero, no, veramente risuscitato e

presente, che ci crediamo o no, che

ce ne accorgiamo o no.

Io amici, in questi ultimi dieci giorni

ne ho avuto la conferma!

E da questa consapevolezza nasce la

gioia cristiana.

Però, la conversione al Risorto è

difficile, difficilissima.

Occorre allontanarsi dal proprio dolore.

Condividere la gioia cristiana significa

superare il dolore che ci rende tristi.

Non c’è che un modo per superare il

dolore; non amarlo, non affezionarvisi.

La gioia cristiana è una tristezza superata.

Ma resistenze, dubbi, mancanze di fede

pesano sul nostro cuore, ad aprirti gli

occhi a volte può essere un medico;

come è successo a me.

Perciò, un’esperienza dolorosa, una serie

di eventi che ci hanno deluso possono

davvero impedirci di entrare nella gioia

cristiana, che non è un’emozione, ma una

scelta consapevole.

Le donne, tornate dagli apostoli, non sono

credute, e le loro parole ‘parvero loro

come un vanneggiamento’!

Vedremo, nelle prossime domeniche, la

fatica immensa fatta dai dodici per

staccarsi definitivamente dal loro dolore

e dalla tragica esperienza della croce

e del loro fallimento!

E pensare che, per loro, Gesù si farà vedere

e li incoraggerà continuamente!

Se hanno tribolato loro, così avvantaggiati!

Animo, cercatori di Dio, la più difficile

conversione (dopo quella dal Dio che

abbiamo nella testa al Dio di Gesù) è

proprio quella da una visione crocifissa

della fede a una risorta!

Gli apostoli dubitano; solo Pietro va a

verificare; guarda, stupito, e torna a

casa meravigliato.

È già qualcosa, ma non è ancora fede;

non bastano un sepolcro vuoto e le bende

per suscitare la fede.

Occorrono un’esperienza personale del

Risorto; come l’ho avuta io.

E Pietro ne sa qualcosa!

Santa Veglia di Pasquale, amici da Fausto.

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