sabato 6 gennaio 2024

Il Vangelo di Domenica 7 Gennaio 2024

 

Battesimo del Signore.

Prima lettura.

Venite all'acqua: ascoltate e vivrete.

Dal libro del profeta Isaìa (55,1-11)

Così dice il Signore: «O voi tutti assetati,

venite all'acqua, voi che non avete denaro,

venite; comprate e mangiate; venite,

comprate senza denaro, senza pagare,

vino e latte.

Perché spendete denaro per ciò che non

è pane, il vostro guadagno per ciò che

non sazia?

Su, ascoltatemi e mangerete cose buone

e gusterete cibi succulenti.

Porgete l'orecchio e venite a me,

ascoltate e vivrete.

Io stabilirò per voi un'alleanza eterna,

i favori assicurati a Davide.

Ecco, l'ho costituito testimone fra i

popoli, principe e sovrano sulle nazioni.

Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi;

accorreranno a te nazioni che non ti

conoscevano a causa del Signore, tuo Dio,

del Santo d'Israele, che ti onora.

Cercate il Signore, mentre si fa trovare,

invocatelo, mentre è vicino.

L'empio abbandoni la sua via e l'uomo

iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore

che avrà misericordia di lui e al nostro

Dio che largamente perdona.

Perché i miei pensieri non sono i vostri

pensieri, le vostre vie non sono le mie vie.

Oracolo del Signore.

Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le

mie vie sovrastano le vostre vie, i miei

pensieri sovrastano i vostri pensieri.

Come infatti la pioggia e la neve scendono

dal cielo e non vi ritornano senza avere

irrigato la terra, senza averla fecondata

e fatta germogliare, perché dia il seme

a chi semina e il pane a chi mangia,

così sarà della mia parola uscita dalla

mia bocca: non ritornerà a me senza

effetto, senza aver operato ciò che

desidero e senza aver compiuto ciò

per cui l'ho mandata».

Parola di Dio

 

Salmo Responsoriale 12,1-6

Ripetiamo. Attingeremo con gioia

alle sorgenti della salvezza.

 

Ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò

fiducia, non avrò timore, perché

mia forza e mio canto è il Signore;

egli è stato la mia salvezza. R.

 

Rendete grazie al Signore e invocate

il suo nome, proclamate fra i popoli

le sue opere, fate ricordare che il

suo nome è sublime. R.

 

Cantate inni al Signore, perché ha fatto

cose eccelse, le conosca tutta la terra.

Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,

perché grande in mezzo a te

è il Santo d'Israele. R.

 

Seconda Lettura

Lo Spirito, l'acqua e il sangue.

Dalla prima lettera di san

Giovanni apostolo (5,1-9)

Carissimi, chiunque crede che Gesù

è il Cristo, è stato generato da Dio;

e chi ama colui che ha generato, ama

anche chi da lui è stato generato.

In questo conosciamo di amare i figli di

Dio: quando amiamo Dio e osserviamo

i suoi comandamenti.

In questo infatti consiste l'amore di Dio,

nell'osservare i suoi comandamenti; e i

suoi comandamenti non sono gravosi.

Chiunque è stato generato da Dio vince

il mondo; e questa è la vittoria che ha

vinto il mondo: la nostra fede.

E chi è che vince il mondo se non chi

crede che Gesù è il Figlio di Dio?

Egli è colui che è venuto con acqua e

sangue, Gesù Cristo; non con l'acqua

soltanto, ma con l'acqua e con il sangue.

Ed è lo Spirito che dà testimonianza,

perché lo Spirito è la verità.

Poiché tre sono quelli che danno

testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il

sangue, e questi tre sono concordi.

Se accettiamo la testimonianza degli

uomini, la testimonianza di Dio è

superiore: e questa è la testimonianza

di Dio, che egli ha dato riguardo

al proprio Figlio.

Parola di Dio

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Giovanni, vedendo Gesù venire verso

di lui, disse: "Ecco l'agnello di Dio,

colui che toglie il peccato del

mondo!" (Cf. Gv 1,29)

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo

Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho

posto il mio compiacimento.

Dal Vangelo secondo Marco (1,7-11) anno B.

In quel tempo, Giovanni proclamava:

«Viene dopo di me colui che è più forte

di me: io non sono degno di chinarmi

per slegare i lacci dei suoi sandali.

Io vi ho battezzato con acqua, ma egli

vi battezzerà in Spirito Santo».

Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da

Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel

Giordano da Giovanni.

E, subito, uscendo dall'acqua, vide

squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere

verso di lui come una colomba.

E venne una voce dal cielo: «Tu sei il

Figlio mio, l'amato: in te ho posto il

mio compiacimento».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

I magi tornano nel proprio paese dopo

un’entusiasmante avventura interiore;

partiti per verificare la veridicità di una

loro intuizione scientifica, hanno visto

vacillare tutte le loro certezze, giungendo

a fare esperienza di Dio davanti ad un

Neonato che hanno riconosciuto, loro,

pagani, come il volto stesso di Dio.

Tornano, ora, ma con un cuore diverso,

per un’altra strada.

Come i pastori, la notte della nascita,

sono tornati alle loro occupazioni col

cuore pieno della gloria del Signore.

Un mestiere misero, un finale di storia

affatto edificante, ma la quotidianità,

ora, è riempita dei racconti di quella notte.

Anche da noi si torna alla normalità.

Chiudiamo il tempo natalizio, lo chiudiamo

grati al Signore per averci donato dei

giorni in cui la Creazione ha cantato

a squarciagola la gloria di Dio.

Mi auguro che il ritorno sia come quello

compiuto dai magi; per un’altra strada,

e come quello dei pastori, con un cuore

alleggerito dalla consapevolezza della

compagnia di Dio.

Giovanni, vestito da una pelle di animale,

i fianchi cinti da un pezzo di corda,

immerge nel Giordano quanti vengono da lui.

L’acqua gli arriva al ginocchio e rinfresca

lui e i penitenti nell’assolato deserto.

Ogni tanto il profeta leva lo sguardo;

la folla è variegata e numerosa.

Sono giunti dalla capitale e dal Nord per

farsi battezzare, lavare via la vita che

uno non vorrebbe, irrigare quella che

invece desidera, dissetare la sete

infinita di Dio.

Tutti colgono la forza di quel gesto che

chiede autenticità e coraggio.

A un certo punto, guardando i volti, al di

sopra del mormorio della gente che prega,

piange o chiede perdono, Giovanni lo vede.

È in fila come tutti, la tunica arrotolata

ai fianchi, aspetta di essere battezzato.

Lo vede e lo riconosce con lo

sguardo del cuore.

Giovanni si ferma per un istante;

non può essere!

Che buffo; tutta la sua vita si è consumata

ad aspettare quell’incontro, a desiderarlo,

a immaginare il volto di colui a cui

preparava la strada.

Ora Egli è lì; non per insegnare, non per

benedire, non per manifestare la sua vera

natura, ma per farsi battezzare, come

ogni fragile figlio di Adamo.

Gesù si mette in fila per il battesimo.

Non ne ha bisogno, il suo cuore non è

oscurato dalla tenebra, in Lui la presenza

di Dio è assoluta.

Eppure vuole condividere il bisogno

intimo dell’uomo di liberazione e di pace.

Non fa finta, Gesù, non accetta vantaggi,

in tutto è simile all’uomo.

In tutto eccetto nel peccato che,

appunto, è l’anti-umanità.

Questa sua vicinanza all’uomo si manifesterà

ancora durante la sua vita pubblica.

Dio non approfitta del suo essere Dio; vuole

fare esperienza di umanità, senza trucco.

Luca aggiunge una coloritura particolare

a questa pagina.

Dopo il Battesimo Gesù prega (!) e, nella

preghiera, fa esperienza di essere abitato

dallo Spirito Santo e tutti sentono la voce

del Padre; Tu sei il mio figlio bene-amato,

in te mi sono compiaciuto, come

preferisco tradurre.

Nella preghiera, esperienza interiore di

Dio, scopriamo di essere amati bene.

Nella preghiera, sussurro di Dio, scopriamo

che Dio è proprio contento di noi.

Sin da piccoli siamo invitati a essere buoni

alunni, buoni figli, buoni fidanzati, buoni

sposi, buoni genitori, buoni parroci.

Il mondo premia le persone capaci, che

riescono, e in noi si è insinuata l’idea che

anche Dio ci ami, certo, ma a certe condizioni.

Siamo onesti; a volte ricattiamo i bambini

manifestando loro apprezzamento se

fanno ciò che vogliamo noi!

L’idea finale che ci resta nel cuore è che,

se ci comportiamo bene, come premio

avremo la possibilità di incontrare Dio.

(Se non qui, nell’aldilà)

Che fregatura.

Tutta la nostra vita diventa allora

l’elemosina di un apprezzamento,

di un riconoscimento.

Molte persone diventano ciò che gli

altri si aspettano che loro siano.

Anzi, se una persona ci contraddice, ci

accusa, reagiamo, ma, in fondo, pensiamo

che abbia ragione; ci diciamo: “Devi

arrenderti all’evidenza, tu non vali”.

Il primo impulso potrebbe essere allora

quello di difenderci, di aggredire, di

ignorare le critiche, di dare il massimo,

oppure, a volte, ci assale la disperazione;

non ho meritato l’amore di nessuno,

non sono affatto amabile.

Gesù inizia la sua vita pubblica smentendo

clamorosamente quest’idea; Dio non mi

ama se me lo merito, mi ama e basta.

Dio mi ama gratis poiché egli è la sorgente

stessa dell’amore e ‘Dio non può che amare’,

come dice sant’Isacco di Ninive.

Dio, contraddicendo il mio inconscio,

superando le convenzioni sociali,

forzando le semplificazioni etiche, mi

dice che io sono amato bene, dall’inizio,

prima di agire; Dio non mi ama perché

sono buono ma-amandomi-mi rende buono.

Dio si compiace di me perché vede il

capolavoro che sono, l’opera d’arte che

posso diventare, la dignità di cui egli

mi ha rivestito.

Allora, ma solo allora, potrò guardare al

percorso da fare per diventare opera

d’arte, alle fatiche che mi frenano, alle

fragilità che devo superare, ai legami

malsani da allentare e sciogliere.

Il cristianesimo è tutto qui.

Dio mi ama per ciò che sono, Dio mi svela

in profondità ciò che sono; bene-amato.

È difficile amare ‘bene’.

L’amore è grandioso e ambiguo, può

costruire e distruggere, può far vivere

o tarpare le ali.

Intendiamoci; tutti vorremmo amare

e l’amore è il desiderio assoluto e

intangibile che abita in ciascuno di noi.

Un amore non maturo, un amore che

possiede, un amore che ricatta produce

dolore e frustrazione.

Quanti genitori generano e coltivano nei

figli giganteschi sensi di colpa e pensano

di amarli!

Quanti sposi intendono l’amore come un

legame soffocante che impedisce all’altro

di sbocciare!

Quanti rapporti con Dio e tra cristiani si

sviluppano in un clima malsano, che

vincola invece di liberare, che uccide

invece di far crescere, che mortifica

invece di vivificare!

Dio, al contrario, mi ama ‘bene’: senza

ricatti, senza suscitare sensi di colpa,

desiderando davvero il mio bene e

lavorando per ottenerlo. Magnifico.

Buona Domenica del Battesimo,

amici, ricordando il nostro, Fausto.

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