sabato 13 gennaio 2024

Il Vangelo di Domenica 14 Gennaio 2024

 

Della 2° Domenica del Tempo Ordinario.

San Felice da Nola, confessore e martire.

Prima lettura.

Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta.

Dal primo libro di Samuèle (3,1-10.19-20)

In quei giorni, il giovane Samuèle serviva

il Signore alla presenza di Eli.

La parola del Signore era rara in quei

giorni, le visioni non erano frequenti.

E quel giorno avvenne che Eli stava

dormendo al suo posto, i suoi occhi

cominciavano a indebolirsi e non

riusciva più a vedere.

La lampada di Dio non era ancora spenta

e Samuèle dormiva nel tempio del Signore,

dove si trovava l'arca di Dio.

Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed

egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli

e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!».

Egli rispose: «Non ti ho chiamato,

torna a dormire!».

Tornò e si mise a dormire.

Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»;

Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo:

«Mi hai chiamato, eccomi!».

Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho

chiamato, figlio mio, torna a dormire!».

In realtà Samuèle fino ad allora non aveva

ancora conosciuto il Signore, né gli era

stata ancora rivelata la parola del Signore.

Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!»

per la terza volta; questi si alzò nuovamente

e corse da Eli dicendo: «Mi hai

chiamato, eccomi!».

Allora Eli comprese che il Signore

chiamava il giovane.

Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire

e, se ti chiamerà, dirai: "Parla, Signore,

perché il tuo servo ti ascolta"».

Samuèle andò a dormire al suo posto.

Venne il Signore, stette accanto a lui

e lo chiamò come le altre volte:

«Samuèle, Samuèle!».

Samuèle rispose subito: «Parla, perché

il tuo servo ti ascolta».

Samuèle crebbe e il Signore fu con lui,

né lasciò andare a vuoto una sola

delle sue parole.

Perciò tutto Israele, da Dan fino a

Bersabea, seppe che Samuèle era stato

costituito profeta del Signore.

 

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 39 (40)

Ripetiamo. Ecco, Signore, io vengo

per fare la tua volontà.

 

Ho sperato, ho sperato nel Signore,

ed egli su di me si è chinato,

ha dato ascolto al mio grido.

Beato l'uomo che ha posto la sua

fiducia nel Signore e non si volge

verso chi segue gli idoli

né verso chi segue la menzogna. R.

 

Sacrificio e offerta non gradisci,

gli orecchi mi hai aperto,

non hai chiesto olocausto né

sacrificio per il peccato.

Allora ho detto: «Ecco, io vengo. R.

 

Nel rotolo del libro su di me è scritto

di fare la tua volontà:

mio Dio, questo io desidero;

la tua legge è nel mio intimo». R.

 

Ho annunciato la tua giustizia

nella grande assemblea;

vedi: non tengo chiuse le labbra,

Signore, tu lo sai. R.

 

Seconda lettura

I vostri corpi sono membra di Cristo.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo

ai Corìnzi (6,13c-15a.17-20)

Fratelli, il corpo non è per l'impurità, ma

per il Signore, e il Signore è per il corpo.

Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà

anche noi con la sua potenza.

Non sapete che i vostri corpi sono

membra di Cristo?

Chi si unisce al Signore forma con lui

un solo spirito.

State lontani dall'impurità!

Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori

del suo corpo; ma chi si dà all'impurità,

pecca contro il proprio corpo.

Non sapete che il vostro corpo è tempio

dello Spirito Santo, che è in voi?

Lo avete ricevuto da Dio e voi non

appartenete a voi stessi.

Infatti siete stati comprati a caro prezzo:

glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

«Abbiamo trovato il Messia»:

la grazia e la verità vennero per

mezzo di lui. (Gv 1,41.17b)

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo

Videro dove dimorava e rimasero con lui.

Dal Vangelo secondo Giovanni (1,35-42) anno B.

In quel tempo Giovanni stava con due dei

suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù

che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!».

E i suoi due discepoli, sentendolo parlare

così, seguirono Gesù.

Gesù allora si voltò e, osservando che essi

lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?».

Gli risposero: «Rabbì-che, tradotto, significa

maestro-dove dimori?».

Disse loro: «Venite e vedrete».

Andarono dunque e videro dove egli

dimorava e quel giorno rimasero con lui;

erano circa le quattro del pomeriggio.

Uno dei due che avevano udito le parole di

Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea,

fratello di Simon Pietro.

Egli incontrò per primo suo fratello Simone

e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia»-che

si traduce Cristo-e lo condusse da Gesù.

Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse:

«Tu sei Simone, il figlio di Giovanni;

sarai chiamato Cefa»-che significa Pietro.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Il Battista è scosso da quello che è successo.

Tutta la vita si è preparato per quel momento,

eppure Dio è riuscito a spiazzarlo.

Ha faticato a riconoscerlo, mischiato fra

la folla dei penitenti; mai si sarebbe

aspettato di vederlo in mezzo ai peccatori.

E invece.

È turbato Giovanni, e comincia a cogliere

l’assoluto, l’inatteso, l’inaudito di Dio.

Lui, uomo divorato dallo Spirito, forgiato

dall’ascesi, consacrato alla profezia,

ha imparato una cosa nuova.

Dio c’è.

Lo vede passare accanto a sé e lo indica

ai suoi due discepoli, Giovanni e Andrea;

ecco, è Lui l’agnello.

Ma per riconoscerlo non basta guardare,

occorre fissare lo sguardo, fermarsi

lungamente su Cristo.

E vedere in quel penitente senza colpa il

solidale, il compromesso, il totalmente donato.

Come l’agnello donato in olocausto,

l’unico animale che si lascia scannare

senza un gemito.

Se abbiamo incontrato Cristo nella vita,

non superficialmente, ma con forza e

verità, se egli ha segnato la nostra vita,

c’è sempre un qualche battista che ce

lo ha indicato. Sia benedetto.

È sempre qualcuno che ci indica il Signore,

è sempre qualcuno che ce ne ha parlato,

ce lo ha indicato.

Poi sta a noi seguire, scegliere,

diventare discepoli.

Ma la fede si comunica così; da bocca

a orecchio, da vita a vita.

Da cuore a cuore.

Da passione a passione.

Se siete discepoli, amici, qualcuno vi ha

parlato del Rabbì, qualcuno che già

era discepolo.

Se qualcuno conoscerà il Rabbì, sarà

attraverso la vostra esperienza, la

vostra luce interiore.

Giovanni Battista non è un guru che si

specchia nell’adorazione dei suoi seguaci;

si stacca da loro con forza, vuole che essi,

ora, crescano nella conoscenza autentica di Dio.

Il vero pastore conduce al Pastore.

Il vero profeta è talmente libero da sé da

legare al Cristo.

Il Battista rifiuta di essere al centro

dell’attenzione, accetta volentieri di

sparire per nascondersi dietro quella

Parola cui egli ha imprestato la voce.

Perché possiamo essere delle belle

persone e frequentare il tempio o

abitarci (i preti!), senza mai avere

ascoltato e conosciuto il Signore.

Come Samuele che è, sì, nel tempio,

ma per seguire il profeta Eli.

Che, come il Battista, ha l’intelligenza

di capire che è tempo di incontrare Dio

e di insegnare al piccolo Samuele di non

lasciar cadere una sola delle sue parole

per tutta la vita.

Samuele ci insegna che possiamo essere

devoti e credenti senza mai avere

incontrato Dio.

Perché credere è la dimensione di fiducia

che ci permette di metterci in contatto con

Dio per conoscerlo, non la conclusione di

un percorso, ma il suo inizio.

Che volete?

Giovanni, Eli, Paolo, indicano il modo

per raggiungere Dio.

E, così, fra i moltissimi lungo la storia,

Giovanni e Giacomo seguono l’agnello.

Una volta raggiunto Gesù, questi si volta

e, sorprendentemente, chiede ai due

discepoli di Giovanni: “Che cercate?”.

Potremmo a ragione tradurre “Che volete?”.

Cosa cerchiamo quando ci mettiamo

alla ricerca di Gesù?

Chi cerchiamo veramente?

È una domanda che rivela il profondo

rispetto che Gesù ha nei confronti della

nostra umanità.

Può succedere, e lo vediamo, che la fede

non sia ricerca, ma rifugio; che Dio non

diventi Signore ma padrone; che la sua

azione non sia grazia ma supplenza alle

mie difficoltà; esiste, cioè, un modo di

avvicinarsi alla fede che non ci fa crescere

come uomini, ma che ci fa fuggire i problemi.

Il Signore mette a fuoco il senso della

ricerca dei due discepoli, li invita a non

lasciarsi andare al facile entusiasmo, ma

a riflettere sulla propria sequela.

Anche per noi la ricerca della fede può

essere un momento passeggero, euforico,

legato ad un momento particolarmente

carico di emotività.

Il Signore ci scrolla; vuole accanto a sé

degli uomini consapevoli delle loro scelte.

La risposta dei discepoli rivela tutta

l’insicurezza della loro scelta: “Maestro,

dove abiti?”.

Non cogliete una richiesta di certezze

in questa domanda?

Un dire: “Prima di seguirti, facci vedere

dove ci conduci”?.

Quanto bisogno di certezze abbiamo

prima di poterci fidare!

Quanti ‘se’ e ‘ma’ mettiamo prima di

dire il nostro ‘sì’ definitivo al Signore!

E Lui che, allora come oggi, ci

risponde: “Venite a vedere”.

Non chiedere, fidati, muoviti, fà diventare

questa ricerca un’esperienza, investi.

La fede non è ‘fare’, ‘sapere’ ma ‘conoscere’.

Noi per primi siamo chiamati ad andare

a vedere, noi per primi siamo chiamati a

fare l’esperienza della sequela.

Ed essi andarono, videro e restarono con Lui.

Dopo essersi fidati restano, accettano,

si lasciano coinvolgere.

L’annotazione finale di Giovanni è

simpaticissima: “erano circa le quattro

del pomeriggio”.

Quel giorno, quell’istante, è così

importante per lui che segna l’inizio

di una vita nuova.

Sono passati forse sessant’anni da

quell’evento e il discepolo ricorda l’ora

precisa, tutto è cambiato, ormai, per

Giovanni e Andrea; quel giorno è stato

come l’inizio di una nuova Creazione.

Per chi incontra il Signore i giorni non

sono più uguali, ma diventano gravidi

di una luce nuova.

Ciò che ci attende nell’ordinarietà del

nostro tempo è l’incontro con il Signore,

l’esperienza della sequela.

Se sapremo ogni giorno spalancare gli

occhi e riconoscere l’Agnello che passa,

potremo cambiare la nostra esperienza di

vita, senza lasciar cadere neppure una delle

Parole che il Signore ci vorrà ancora donare.

Seguiamo con fiducia il Cristo, amici,

buona Domenica Fausto.

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