martedì 21 novembre 2023

Il Vangelo del Mercoledì 22 Novembre 2023

 

Della 33° settimana del Tempo Ordinario.

Santa Cecilia, Vergine e martire.

Prima Lettura

Il Creatore dell’universo vi restituirà

di nuovo il respiro e la vita.

Dal secondo libro dei Maccabèi (7,1.20-31)

In quei giorni, ci fu il caso di sette fratelli

che, presi insieme alla loro madre, furono

costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate,

a cibarsi di carni suine proibite.

Soprattutto la madre era ammirevole e

degna di gloriosa memoria, perché,

vedendo morire sette figli in un solo

giorno, sopportava tutto serenamente

per le speranze poste nel Signore.

Esortava ciascuno di loro nella lingua dei

padri, piena di nobili sentimenti e,

temprando la tenerezza femminile con

un coraggio virile, diceva loro: «Non so

come siate apparsi nel mio seno; non io

vi ho dato il respiro e la vita, né io ho

dato forma alle membra di ciascuno di voi.

Senza dubbio il Creatore dell’universo,

che ha plasmato all’origine l’uomo e ha

provveduto alla generazione di tutti, per

la sua misericordia vi restituirà di nuovo

il respiro e la vita, poiché voi ora per le

sue leggi non vi preoccupate di voi stessi».

Antioco, credendosi disprezzato e

sospettando che quel linguaggio fosse

di scherno, esortava il più giovane che

era ancora vivo; e non solo a parole, ma

con giuramenti prometteva che l’avrebbe

fatto ricco e molto felice, se avesse

abbandonato le tradizioni dei padri,

e che l’avrebbe fatto suo amico e gli

avrebbe affidato alti incarichi.

Ma poiché il giovane non badava per

nulla a queste parole, il re, chiamata la

madre, la esortava a farsi consigliera di

salvezza per il ragazzo.

Esortata a lungo, ella accettò di persuadere

il figlio; chinatasi su di lui, beffandosi

del crudele tiranno, disse nella lingua

dei padri: «Figlio, abbi pietà di me, che

ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho

allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho

condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento.

Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo

e la terra, osserva quanto vi è in essi e

sappi che Dio li ha fatti non da cose

preesistenti; tale è anche l’origine del

genere umano.

Non temere questo carnefice, ma,

mostrandoti degno dei tuoi fratelli,

accetta la morte, perché io ti possa

riavere insieme con i tuoi fratelli nel

giorno della misericordia».

Mentre lei ancora parlava, il giovane

disse: «Che aspettate?

Non obbedisco al comando del re, ma

ascolto il comando della legge che è stata

data ai nostri padri per mezzo di Mosè.

Tu però, che ti sei fatto autore di ogni male

contro gli Ebrei, non sfuggirai alle mani di Dio».

Parola di Dio.

Vangelo

Perché non hai consegnato il mio

denaro a una banca?

Dal Vangelo secondo Luca (19,11-28) anno dispari.

In quel tempo, Gesù disse una parabola,

perché era vicino a Gerusalemme ed essi

pensavano che il regno di Dio dovesse

manifestarsi da un momento all’altro.

Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia

partì per un paese lontano, per ricevere il

titolo di re e poi ritornare.

Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò

loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele

fruttare fino al mio ritorno”.

Ma i suoi cittadini lo odiavano e

mandarono dietro di lui una delegazione

a dire: “Non vogliamo che costui venga

a regnare su di noi”.

Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli

ritornò e fece chiamare quei servi a cui

aveva consegnato il denaro, per sapere

quanto ciascuno avesse guadagnato.

Si presentò il primo e disse: “Signore,

la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”.

Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti

sei mostrato fedele nel poco, ricevi il

potere sopra dieci città”.

Poi si presentò il secondo e disse: “Signore,

la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”.

Anche a questo disse: “Tu pure sarai a

capo di cinque città”.

Venne poi anche un altro e disse: “Signore,

ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto

nascosta in un fazzoletto; avevo paura

di te, che sei un uomo severo: prendi

quello che non hai messo in deposito e

mieti quello che non hai seminato”.

Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti

giudico, servo malvagio!

Sapevi che sono un uomo severo, che

prendo quello che non ho messo in

deposito e mieto quello che non ho

seminato: perché allora non hai

consegnato il mio denaro a una banca?

Al mio ritorno l’avrei riscosso con

gli interessi”.

Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta

d’oro e datela a colui che ne ha dieci”.

Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”.

“Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a

chi non ha, sarà tolto anche quello che ha.

E quei miei nemici, che non volevano che

io diventassi loro re, conduceteli qui e

uccideteli davanti a me”».

Dette queste cose, Gesù camminava

davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Riprendiamo, in forma leggermente diversa,

la parabola dei talenti letta qualche giorno fa.

Ma la lezione è la stessa, un invito ai

discepoli a far fruttare le proprie qualità.

Troppe volte mi sento dire dalle

persone ‘Non valgo a niente’.

È un paradosso, ma in eguale misura, nella

mia vita semplice di accolito, trovo gente

che si esalta e si nasconde dietro

un’apparenza pesante e sciocca e

altrettante persone che si macerano

amplificando a dismisura la propria fragilità.

Dire che non si vale a niente, non è

umiltà, ma depressione.

Il padrone di oggi contesta duramente

questo atteggiamento vittimista che

produce, come unico risultato,

l’inabilità permanente.

Ognuno ha dei talenti, ognuno ha dei

doni, a ciascuno di scoprire quali sono

per metterli a servizio del Signore e

del Regno, smettiamola di pensare che

la nostra vita è inutile e che siamo

una specie di sbaglio della Creazione!

Certo, forse il dono che possiedo non è

evidente o clamoroso, ma c’è, garantito.

Forse ho il dono dell’ascolto degli altri,

o della pazienza, o di potare le rose.

Credete forse che queste cose valgano

meno di un premio Nobel?

Animo allora, amici, Dio ci ha donato

dei doni da mettere a servizio della

comunità, non lasciamo perdere ciò

che siamo nel profondo!

La nostra giornata sia vissuta all’insegna

della preghiera e del lasciar crescere i

doni che il Signore ci ha dato, lasciando

crescere anche quelli degli altri!

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato

il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta

la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

rimetti a noi i nostri debiti come anche

noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia,

il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e

benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per

noi peccatori, adesso e nell'ora della

nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e

allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e

sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

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