sabato 16 settembre 2023

Il Vangelo di Domenica 17 Settembre 2023


Della 24° Domenica del Tempo Ordinario.

San Roberto Bellarmino,

vescovo e dottore della Chiesa.

Prima Lettura

Perdona l'offesa al tuo prossimo e per la

tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.

Dal libro del Siracide (27,33-28,9)

Rancore e ira sono cose orribili, e il

peccatore le porta dentro.

Chi si vendica subirà la vendetta del

Signore, il quale tiene sempre presenti

i suoi peccati.

Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la

tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.

Un uomo che resta in collera verso un

altro uomo, come può chiedere la

guarigione al Signore?

Lui che non ha misericordia per l’uomo

suo simile, come può supplicare per

i propri peccati?

Se lui, che è soltanto carne, conserva

rancore, come può ottenere il perdono

di Dio?

Chi espierà per i suoi peccati?

Ricòrdati della fine e smetti di odiare,

della dissoluzione e della morte e resta

fedele ai comandamenti.

Ricorda i precetti e non odiare il

prossimo, l’alleanza dell’Altissimo

e dimentica gli errori altrui.

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 102 (103)

Ripetiamo. Il Signore è buono e grande nell'amore.

 

Benedici il Signore, anima mia, quanto

è in me benedica il suo santo nome.

Benedici il Signore, anima mia,

non dimenticare tutti i suoi benefici. R.

 

Egli perdona tutte le tue colpe,

guarisce tutte le tue infermità,

salva dalla fossa la tua vita,

ti circonda di bontà e misericordia. R.

 

Non è in lite per sempre,

non rimane adirato in eterno.

Non ci tratta secondo i nostri peccati

e non ci ripaga secondo le nostre colpe. R.

 

Perché quanto il cielo è alto sulla terra,

così la sua misericordia è potente su

quelli che lo temono; quanto dista

l’oriente dall’occidente, così egli

allontana da noi le nostre colpe. R.

 

Seconda Lettura

Sia che viviamo, sia che moriamo,

siamo del Signore.

Dalla lettera di san Paolo

apostolo ai Romani (14,7-9)

Fratelli, nessuno di noi vive per se stesso

e nessuno muore per se stesso, perché se

noi viviamo, viviamo per il Signore, se

noi moriamo, moriamo per il Signore.

Sia che viviamo, sia che moriamo,

siamo del Signore.

Per questo infatti Cristo è morto ed è

ritornato alla vita: per essere il Signore

dei morti e dei vivi.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Vi do un comandamento nuovo, dice

il Signore: come io ho amato voi, così

amatevi anche voi gli uni gli altri. (Gv 13,34)

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo

Non ti dico fino a sette volte,

ma fino a settanta volte sette.

Dal Vangelo secondo Matteo (18,21-35) anno A

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù

e gli disse: «Signore, se il mio fratello

commette colpe contro di me, quante

volte dovrò perdonargli?

Fino a sette volte?».

E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a

sette volte, ma fino a settanta volte sette.

Per questo, il regno dei cieli è simile a un

re che volle regolare i conti con i suoi servi.

Aveva cominciato a regolare i conti, quando

gli fu presentato un tale che gli doveva

diecimila talenti.

Poiché costui non era in grado di restituire,

il padrone ordinò che fosse venduto lui con

la moglie, i figli e quanto possedeva, e così

saldasse il debito.

Allora il servo, prostrato a terra, lo

supplicava dicendo: “Abbi pazienza con

me e ti restituirò ogni cosa”.

Il padrone ebbe compassione di quel servo,

lo lasciò andare e gli condonò il debito.

Appena uscito, quel servo trovò uno dei

suoi compagni, che gli doveva cento denari.

Lo prese per il collo e lo soffocava,

dicendo: “Restituisci quello che devi!”.

Il suo compagno, prostrato a terra, lo

pregava dicendo: “Abbi pazienza con

me e ti restituirò”.

Ma egli non volle, andò e lo fece gettare

in prigione, fino a che non avesse

pagato il debito.

Visto quello che accadeva, i suoi compagni

furono molto dispiaciuti e andarono a riferire

al loro padrone tutto l’accaduto.

Allora il padrone fece chiamare quell’uomo

e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho

condonato tutto quel debito perché tu

mi hai pregato.

Non dovevi anche tu aver pietà del tuo

compagno, così come io ho avuto

pietà di te?”.

Sdegnato, il padrone lo diede in mano

agli aguzzini, finché non avesse restituito

tutto il dovuto.

Così anche il Padre mio celeste farà con

voi se non perdonerete di cuore, ciascuno

al proprio fratello».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Doniamo il perdono ricevuto!

Un Vangelo di quelli che si fa fatica

a mandare giù.

La logica del perdono, chissà perché,

è qualcosa che urta profondamente

la nostra istintualità.

Eppure è ciò che maggiormente caratterizza

la nostra identità cristiana.

Siamo chiamati, quindi, a perdonare sempre.

Riflettiamo bene su questa pagina perché

contagi, un poco almeno, la nostra vita.

A leggere bene, Pietro fa un

gesto straordinario.

Non so voi, ma perdonare già sette

volte è difficile!

Immaginate; un amico si viene a scusare

perché vi ha sparlato alle spalle.

No problem; una pacca sulle spalle,

una stretta di mano, pazienza.

Torna dopo mezz’ora; ha risparlato male

di voi; che fate, lo perdonate di nuovo

o vi sentite presi in giro?

Eppure Gesù rilancia il gioco; occorre

perdonare sempre. Possibile?

La durissima parabola che segue ci spiega

questa esigenza; il cristiano è chiamato a

perdonare quando si rende conto di quanto

a lui è perdonato.

L’accentuata sproporzione del debito

nella parabola centinaia di migliaia

contro pochi centesimi di Euro) rivela

il divario fra il gesto di Dio e il nostro.

Quindi siamo chiamati a perdonare perché

perdonati, perché noi per primi facciamo

quest’esperienza di perdono gratuito,

sproporzionato rispetto al condono

del creditore.

Eppure questo perdono non cambia il

cuore del servo.

L’ha fatta franca, è incredulo, euforico,

non stupìto della misericordia del padrone.

E, infatti, il suo cuore indurito non ha

pietà per l’altro servo.

Siamo chiamati a perdonare perché

perdonati, non perché più buoni.

Quante volte dimentichiamo un’offesa

subita perché, tutto sommato, ci

sentiamo migliori.

Non ti perdono per dimostrare qualcosa,

ma perché ne ho un bisogno assoluto.

Siamo chiamati a perdonare a gratis, non

sperando che il nostro perdono cambi

l’atteggiamento di chi ci ha offeso.

Anzi; come Gesù, rischiamo di essere

ridicolizzati per il nostro gesto, di vedercelo

rinfacciare come debolezza.

Poco importa; chi ha incontrato il grande

perdono non può fare a meno di guardare

all’altro con uno sguardo di comprensione

e verità. E concretezza.

Mi spiego: riuscire a perdonare persone

che mi hanno profondamente ferito non

è cosa semplice.

Spesse volte, poi, giocano un grosso ruolo

fatiche di tipo psicologico.

Nella concretezza di ciò che sono devo

dare il massimo, non aspettare il perdono

perfetto, ma esercitare il perdono possibile.

Sono rimasto colpito da una preghiera che

una vecchia mamma brasiliana, analfabeta,

fece durante una preghiera comunitaria.

Gli squadroni della morte gli avevano

torturato e ucciso due figli sindacalisti

negli anni della dittatura.

Disse: “Signore che ascolti e proteggi le

vedove, fammi vendetta; converti chi

ha ucciso i miei figli!”.

Vi garantisco; fu meglio di mille parole

sul perdono.

L'atteggiamento del perdono lo maturiamo

nella consapevolezza del nostro limite.

Il Signore desidera talmente superare il

nostro limite che ha istituito il

Sacramento della Riconciliazione.

Un momento straordinario, così poco

valorizzato da noi cristiani, quasi timorosi

e vergognandoci del nostro peccato invece

che meravigliarci del perdono gratuito.

Ci presentiamo alla Confessione come

dichiariamo i redditi; meno dichiariamo,

meno paghiamo!

Se sapessimo, se capissimo di quanto

amore il Signore è capace di colmarci!

Se prendessimo più sul serio questa

pagina del Vangelo!

Se riuscissimo a costruire delle comunità

di perdonati!

Il nostro mondo ha smarrito la dimensione

del proprio limite e fatica a trovare il

perdono profondo che solo l’amore

di Dio può dare.

Che le nostre comunità, continuando il

cammino suggeritoci dal Vangelo

Domenica scorsa, diventino luogo di

comunione, di accoglienza di perdono

dato e ricevuto, per diventare testimoni

credibili dell’amore di Dio.

Buona Domenica del perdono, amici, Fausto

Nessun commento:

Posta un commento