Della 9° settimana del Tempo Ordinario.
San Roberto di
Newminster,
vescovo e abate
cistercense.
Prima Lettura
Rimasi cieco.
Dal libro di Tobìa
(2,9-14)
Io, Tobi, in quella
notte di Pentecoste,
dopo aver seppellito
il morto, mi lavai,
entrai nel mio cortile
e mi addormentai
sotto il muro del
cortile.
Per il caldo che c’era
tenevo la faccia
scoperta, ignorando
che sopra di me,
nel muro, stavano dei
passeri.
Caddero sui miei occhi
i loro escrementi
ancora caldi, che mi
produssero macchie
bianche, e dovetti
andare dai medici
per la cura.
Più essi però mi
applicavano farmaci,
più mi si oscuravano
gli occhi, a causa
delle macchie bianche,
finché divenni
cieco del tutto.
Per quattro anni
rimasi cieco e ne
soffrirono tutti i
miei fratelli.
Achikàr, nei due anni
che precedettero
la sua partenza per
l’Elimàide, provvide
al mio sostentamento.
In quel tempo mia
moglie Anna lavorava
a domicilio, tessendo
la lana che rimandava
poi ai padroni,
ricevendone la paga.
Ora nel settimo giorno
del mese di Distro,
quando tagliò il pezzo
che aveva tessuto
e lo mandò ai padroni,
essi, oltre la
mercede completa, le
fecero dono di
un capretto da
mangiare.
Quando il capretto
entrò in casa mia,
si mise a belare.
Chiamai allora mia
moglie e le dissi: «Da
dove viene questo
capretto?
Non sarà stato rubato?
Restituiscilo ai
padroni, poiché non
abbiamo nessun diritto
di mangiare
una cosa rubata».
Ella mi disse: «Mi è
stato dato in
più del salario».
Ma io non le credevo e
le ripetevo di
restituirlo ai padroni
e per questo mi
vergognavo di lei.
Allora per tutta
risposta mi disse: «Dove
sono le tue elemosine?
Dove sono le tue buone
opere?
Ecco, lo si vede bene
da come sei ridotto!».
Parola di Dio.
Vangelo
Quello che è di
Cesare rendetelo a
Cesare, e quello
che è di Dio, a Dio.
Dal Vangelo secondo
Marco (12,13-17) anno dispari.
In quel tempo,
mandarono da Gesù alcuni
farisei ed erodiani,
per coglierlo in fallo
nel discorso.
Vennero e gli dissero:
«Maestro, sappiamo
che sei veritiero e
non hai soggezione di
alcuno, perché non
guardi in faccia a
nessuno, ma insegni la
via di Dio s
econdo verità.
È lecito o no pagare
il tributo a Cesare?
Lo dobbiamo dare, o
no?».
Ma egli, conoscendo la
loro ipocrisia, disse
loro: «Perché volete
mettermi alla prova?
Portatemi un denaro:
voglio vederlo».
Ed essi glielo
portarono.
Allora disse loro:
«Questa immagine
e l’iscrizione, di chi
sono?».
Gli risposero: «Di
Cesare».
Gesù disse loro:
«Quello che è di Cesare
rendetelo a Cesare, e
quello che è di
Dio, a Dio».
E rimasero ammirati di
lui.
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
È una bella domanda, davvero,
quella posta dai farisei.
Sottintende molte questioni
spinose;
la collaborazione con l’invasore
romano,
il rapporto della religione con l’autorità
civile, la questione morale delle
tasse,
c’è di che imbastire un bel
talk-show
in prima serata!
Peccato che dietro, però, si
nasconde la
perfidia e l’inganno, il
desiderio di
mettere in palese difficoltà e
contraddizione il Rabbì di
Nazareth.
No, non gliene importa nulla
delle tasse,
ai farisei, al solito si
arrangeranno,
faranno, come noi, i furbetti per
pagarne
meno, si lamenteranno al bar
sport del
governo di turno.
Succede un sacco di volte anche a
me;
persone che pongono scottanti
questioni
etiche e teologiche che,
tristemente,
nascondono veemenza e
pregiudizio.
Allora non resta che dare risposte
inutili
a domande inutili, rifugiarsi in
un
comodo sorriso di circostanza
dicendo:
«Non conosco bene l’argomento»,
come
argomentare con chi non vuole
sentire?
La riposta che Gesù dà, invece,
è folgorante e gravida di
conseguenze:
«Date a Cesare ciò che è di
Cesare».
Cioè; siete capaci a valutare le
cose
terrene da soli; un cristiano non
conosce
magicamente la soluzione ai
problemi
quotidiani del cittadino, è
chiamato ad
affrontarli con la logica del
Vangelo,
confrontandosi con gli altri.
Per poi dare a Dio ciò che gli
compete,
cioè l’essenziale; il cuore, l’amore,
la fede e la preghiera.
Padre nostro che sei
nei cieli, sia santificato
il tuo nome, venga il
tuo regno, sia fatta
la tua volontà come in
cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
rimetti a noi i nostri
debiti come anche
noi li rimettiamo ai
nostri debitori,
e non abbandonarci
alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Amen.
Ave, o Maria, piena di
grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e
benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per
noi peccatori, adesso
e nell'ora della
nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e
allo Spirito Santo.
Come era nel
principio, ora, e
sempre, nei secoli dei
secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.
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