lunedì 5 giugno 2023

Il Vangelo del Martedì 6 Giugno 2023

 

Della 9° settimana del Tempo Ordinario.

San Roberto di Newminster,

vescovo e abate cistercense. 

Prima Lettura

Rimasi cieco.

Dal libro di Tobìa (2,9-14)

Io, Tobi, in quella notte di Pentecoste,

dopo aver seppellito il morto, mi lavai,

entrai nel mio cortile e mi addormentai

sotto il muro del cortile.

Per il caldo che c’era tenevo la faccia

scoperta, ignorando che sopra di me,

nel muro, stavano dei passeri.

Caddero sui miei occhi i loro escrementi

ancora caldi, che mi produssero macchie

bianche, e dovetti andare dai medici

per la cura.

Più essi però mi applicavano farmaci,

più mi si oscuravano gli occhi, a causa

delle macchie bianche, finché divenni

cieco del tutto.

Per quattro anni rimasi cieco e ne

soffrirono tutti i miei fratelli.

Achikàr, nei due anni che precedettero

la sua partenza per l’Elimàide, provvide

al mio sostentamento.

In quel tempo mia moglie Anna lavorava

a domicilio, tessendo la lana che rimandava

poi ai padroni, ricevendone la paga.

Ora nel settimo giorno del mese di Distro,

quando tagliò il pezzo che aveva tessuto

e lo mandò ai padroni, essi, oltre la

mercede completa, le fecero dono di

un capretto da mangiare.

Quando il capretto entrò in casa mia,

si mise a belare.

Chiamai allora mia moglie e le dissi: «Da

dove viene questo capretto?

Non sarà stato rubato?

Restituiscilo ai padroni, poiché non

abbiamo nessun diritto di mangiare

una cosa rubata».

Ella mi disse: «Mi è stato dato in

più del salario».

Ma io non le credevo e le ripetevo di

restituirlo ai padroni e per questo mi

vergognavo di lei.

Allora per tutta risposta mi disse: «Dove

sono le tue elemosine?

Dove sono le tue buone opere?

Ecco, lo si vede bene da come sei ridotto!».

Parola di Dio.

Vangelo

Quello che è di Cesare rendetelo a

Cesare, e quello che è di Dio, a Dio.

Dal Vangelo secondo Marco (12,13-17) anno dispari.

In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni

farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo

nel discorso.

Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo

che sei veritiero e non hai soggezione di

alcuno, perché non guardi in faccia a

nessuno, ma insegni la via di Dio s

econdo verità.

È lecito o no pagare il tributo a Cesare?

Lo dobbiamo dare, o no?».

Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse

loro: «Perché volete mettermi alla prova?

Portatemi un denaro: voglio vederlo».

Ed essi glielo portarono.

Allora disse loro: «Questa immagine

e l’iscrizione, di chi sono?».

Gli risposero: «Di Cesare».

Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare

rendetelo a Cesare, e quello che è di

Dio, a Dio».

E rimasero ammirati di lui.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

È una bella domanda, davvero,

quella posta dai farisei.

Sottintende molte questioni spinose;

la collaborazione con l’invasore romano,

il rapporto della religione con l’autorità

civile, la questione morale delle tasse,

c’è di che imbastire un bel talk-show

in prima serata!

Peccato che dietro, però, si nasconde la

perfidia e l’inganno, il desiderio di

mettere in palese difficoltà e

contraddizione il Rabbì di Nazareth.

No, non gliene importa nulla delle tasse,

ai farisei, al solito si arrangeranno,

faranno, come noi, i furbetti per pagarne

meno, si lamenteranno al bar sport del

governo di turno.

Succede un sacco di volte anche a me;

persone che pongono scottanti questioni

etiche e teologiche che, tristemente,

nascondono veemenza e pregiudizio.

Allora non resta che dare risposte inutili

a domande inutili, rifugiarsi in un

comodo sorriso di circostanza dicendo:

«Non conosco bene l’argomento», come

argomentare con chi non vuole sentire?

La riposta che Gesù dà, invece,

è folgorante e gravida di conseguenze:

«Date a Cesare ciò che è di Cesare».

Cioè; siete capaci a valutare le cose

terrene da soli; un cristiano non conosce

magicamente la soluzione ai problemi

quotidiani del cittadino, è chiamato ad

affrontarli con la logica del Vangelo,

confrontandosi con gli altri.

Per poi dare a Dio ciò che gli compete,

cioè l’essenziale; il cuore, l’amore,

la fede e la preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato

il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta

la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

rimetti a noi i nostri debiti come anche

noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia,

il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e

benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per

noi peccatori, adesso e nell'ora della

nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e

allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e

sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

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