Giovedì Santo; Cena del Signore.
Ti contempliamo, Gesù,
mentre nella
Cena pasquale prendi
nelle tue mani
il pane e il vino e li
distribuisci
tra i discepoli.
Anch’io ho fame di
questo pane e sete
di questo vino che
hanno in sé la forza
di trasformarmi in Te e
mi preparano
a donarmi come Tu ti
sei donato.
Ciò che hai fatto Tu è
chiamato a farlo
anche il
discepolo.
Grazie per chiamarci a
vivere il tuo stesso
dono, la tua stessa
vita.
San Pietro da
Verona, Sacerdote e martire.
Prima Lettura
Prescrizioni per la
cena pasquale.
Dal libro dell'Èsodo
(12,1-8.11-14)
In quei giorni, il
Signore disse a Mosè
e ad Aronne in terra
d'Egitto: «Questo
mese sarà per voi
l'inizio dei mesi, sarà
per voi il primo mese
dell'anno.
Parlate a tutta la
comunità d'Israele e dite:
"Il dieci di
questo mese ciascuno si procuri
un agnello per
famiglia, un agnello per casa.
Se la famiglia fosse
troppo piccola per
un agnello, si unirà
al vicino, il più
prossimo alla sua
casa, secondo il
numero delle persone;
calcolerete
come dovrà essere
l'agnello secondo
quanto ciascuno può
mangiarne.
Il vostro agnello sia
senza difetto, maschio,
nato nell'anno;
potrete sceglierlo tra le
pecore o tra le capre
e lo conserverete
fino al quattordici di
questo mese:
allora tutta
l'assemblea della comunità
d'Israele lo immolerà
al tramonto.
Preso un po' del suo
sangue, lo porranno
sui due stipiti e
sull'architrave delle case
nelle quali lo
mangeranno.
In quella notte ne
mangeranno la carne
arrostita al fuoco; la
mangeranno con
àzzimi e con erbe
amare.
Ecco in qual modo lo
mangerete: con i
fianchi cinti, i
sandali ai piedi, il bastone
in mano; lo mangerete
in fretta.
È la Pasqua del
Signore!
In quella notte io
passerò per la terra
d'Egitto e colpirò
ogni primogenito
nella terra d'Egitto,
uomo o animale;
così farò giustizia di
tutti gli dèi dell'Egitto.
Io sono il Signore!
Il sangue sulle case
dove vi troverete
servirà da segno in
vostro favore: io vedrò
il sangue e passerò
oltre; non vi sarà tra
voi flagello di
sterminio quando io
colpirò la terra
d'Egitto.
Questo giorno sarà per
voi un memoriale;
lo celebrerete come
festa del Signore:
di generazione in
generazione lo
celebrerete come un
rito perenne"».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale dal
Sal 115 (116)
Ripetiamo. Il
tuo calice, Signore, è dono di salvezza.
Che cosa renderò al
Signore,
per tutti i benefici
che mi ha fatto?
Alzerò il calice della
salvezza
e invocherò il nome
del Signore. R.
Agli occhi del Signore
è preziosa
la morte dei suoi
fedeli.
Io sono tuo servo,
figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie
catene. R.
A te offrirò un
sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome
del Signore.
Adempirò i miei voti
al Signore
davanti a tutto il suo
popolo. R.
Seconda Lettura
Ogni volta che
mangiate questo pane e
bevete al calice,
voi annunciate la
morte del Signore.
Dalla prima lettera di
san Paolo
apostolo ai Corìnzi (11,23-26)
Fratelli, io ho
ricevuto dal Signore quello
che a mia volta vi ho
trasmesso: il Signore
Gesù, nella notte in
cui veniva tradito,
prese del pane e, dopo
aver reso grazie,
lo spezzò e disse:
«Questo è il mio corpo,
che è per voi; fate
questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo
aver cenato,
prese anche il calice,
dicendo: «Questo
calice è la Nuova
Alleanza nel mio sangue;
fate questo, ogni
volta che ne bevete,
in memoria di me».
Ogni volta infatti che
mangiate questo
pane e bevete al
calice, voi annunciate
la morte del Signore,
finché egli venga.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Gloria e lode e
onore a te, Cristo Signore!
Vi do un comandamento
nuovo, dice
il Signore: come io ho
amato voi,
così amatevi anche voi
gli uni gli altri.
Gloria e lode e
onore a te, Cristo Signore!
Vangelo
Li amò sino alla
fine.
Dal Vangelo secondo
Giovanni (13,1-15) anno dispari.
Prima della festa di
Pasqua, Gesù, sapendo
che era venuta la sua
ora di passare da
questo mondo al Padre,
avendo amato i
suoi che erano nel
mondo, li amò
sino alla fine.
Durante la cena,
quando il diavolo aveva
già messo in cuore a
Giuda, figlio di
Simone Iscariota, di
tradirlo, Gesù,
sapendo che il Padre
gli aveva dato tutto
nelle mani e che era
venuto da Dio e a
Dio ritornava, si alzò
da tavola, depose
le vesti, prese un
asciugamano e se lo
cinse attorno alla
vita.
Poi versò dell'acqua
nel catino e cominciò
a lavare i piedi dei
discepoli e ad asciugarli
con l'asciugamano di
cui si era cinto.
Venne dunque da Simon
Pietro e questi gli
disse: «Signore, tu
lavi i piedi a me?».
Rispose Gesù: «Quello
che io faccio,
tu ora non lo capisci;
lo capirai dopo».
Gli disse Pietro: «Tu
non mi laverai i
piedi in eterno!».
Gli rispose Gesù: «Se
non ti laverò,
non avrai parte con
me».
Gli disse Simon
Pietro: «Signore, non solo
i miei piedi, ma anche
le mani e il capo!».
Soggiunse Gesù: «Chi
ha fatto il bagno,
non ha bisogno di
lavarsi se non i piedi ed
è tutto puro; e voi
siete puri, ma non tutti».
Sapeva infatti chi lo
tradiva; per questo
disse: «Non tutti
siete puri».
Quando ebbe lavato
loro i piedi, riprese le
sue vesti, sedette di
nuovo e disse loro:
«Capite quello che ho
fatto per voi?
Voi mi chiamate il
Maestro e il Signore,
e dite bene, perché lo
sono.
Se dunque io, il Signore
e il Maestro,
ho lavato i piedi a
voi, anche voi dovete
lavare i piedi gli uni
agli altri.
Vi ho dato un esempio,
infatti, perché
anche voi facciate
come io ho fatto a voi».
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Giovedì Santo è giornata
grandissima nella
storia degli uomini, perché
Cristo Gesù,
sul punto di lasciarci, inserì
nella civiltà
umana il segreto della totale
salvezza,
ossia l’Eucaristia.
Dobbiamo desiderare di capire con
profonda chiarezza, questo grande
mistero, perché esso è la
salvezza
dell’umanesimo in questo mondo.
Di tentativi per essere uomo
riuscito, noi ne
abbiamo già fatti molti nelle
nostre civiltà.
Ogni epoca ripropone modelli,
speranze,
modi di essere uomini.
Ogni epoca ripropone valori, ci
dice che
saremo uomini degni di stare al
mondo,
se saremo uomini guerrieri o
uomini artisti,
o uomini politici, o uomini
tecnici; in
qualche maniera, la ricerca non è
mai finita,
ma da soli non possiamo trovare
quella
definitiva fisionomia di noi
stessi che ci
possa far dire; ecco, ora siamo
quelli
che dovevamo essere.
La verità è che non ci riusciremo
mai.
È un «altro» l’Uomo perfetto;
è il Dio fatto uomo.
Quando Gesù viene, e vive la sua
umanità
ricca di verità e amore,
svolgendo in
maniera così diversa il mistero
dell’esistenza, dando tanto
rilievo alla
generosità, alla dedizione, all’amore
sconfinato per Dio e per il
prossimo;
quando Gesù viene, la sua umanità
passa
in mezzo a noi così profondamente
diversa,
che ne restiamo ammirati e
scoraggiati.
Guai se il Signore fosse passato
in mezzo
a noi, lasciandoci soltanto il
suo esempio
e la sua Parola!
Egli, in realtà, ci ha lasciato
se stesso e la
sua vita, perché, nella sua
potenza divina,
ha trovato la meravigliosa
soluzione della
comunione personale, profonda,
che è
appunto quella che chiamiamo
«Eucaristia».
«Io vi dò un pane nuovo» Egli
disse.
«Il pane che vi darò è la mia
carne
sacrificata per la vita del
mondo.
Chi mangia la mia carne e beve il
mio
sangue rimane in me e io in lui.
Come io vivo per il Padre, chi
mangia
e beve di me vivrà per me».
Questo è un sublime discorso di
trasmissione profonda di vita.
Noi che abbiamo bisogno di vivere,
per
imparare a essere veri uomini in
questo
mondo, ci vediamo offerta la vita
attraverso
la comunione, tanto misteriosa
quanto
reale con l’Uomo perfetto che è
il
Dio fatto uomo.
Nel mistero del Sacramento, a
poco a
poco la sua vita passa in noi, la
sua
mentalità, il suo sacrificio
profondo
passano in noi.
Che cos’è questo sacrificio che
passa in
noi, se non la potenza misteriosa
di
dedicarsi totalmente a Dio, al di
là di ogni
limite, e a costo di qualunque
sofferenza?
Che cos’è questo sacrificio se
non la capacità
di servire il prossimo al di là
di ogni limite,
e a costo di qualunque
sofferenza?
Eucaristia è sacrificio, è atto
fondamentale
con cui Cristo si pone tra il
Padre e noi,
noi e il Padre, e ci riconcilia
nel suo
sconfinato amore che sa tanto
soffrire.
Ora, nutrendoci di Lui, diventando
cristiani in Lui, ecco che ci
appropriamo
a poco a poco di questa
meravigliosa
forza di vita.
Anche noi diventiamo capaci di
servire
i fratelli, dando la vita per
loro.
Se capissimo l’immensa forza
contenuta
nell’Eucaristia, la potenza della
comunione
con il Figlio di Dio, davvero
potremmo
trasformare questa civiltà in
civiltà di amore
e di bontà, di pace e di verità,
nonostante tutto.
È dunque grande la riflessione
del Giovedì Santo.
È oggi che Gesù disse: «Questo è
il mio
corpo; fate questo in memoria di
me,
nutritevi di me».
È il giorno in cui Cristo
Signore, proprio
per garantire agli uomini la
continuità
della sua Eucaristia, fece di
alcuni uomini
i sacerdoti, «i capaci» di fare l’Eucaristia.
Così nasceva questo mistero
nuovo, questa
Chiesa arcana di Dio, nella quale
sempre
il pane di Dio è riproposto, il
Cristo si
rioffre come grazia, come vita,
come
cibo profondo, come colui che
entra in
comunione attiva, dinamica, vera,
con
ciascuno di noi, prende la nostra
libertà
e la porta nella sua a eseguire i
progetti di Dio.
Non c'è mistero più grande nella
storia
umana che il mistero dell’Eucaristia.
Beati noi se sappiamo capirlo,
viverlo e
trasformarlo in mistero di
comunione
e di fraternità!
Infatti, radunandoci attorno al
Cristo e
nutrendoci tutti del suo Pane,
partecipando
dunque di una sola vita, come
potremmo
poi rimanere estranei tra noi,
come se quel
banchetto celeste non ci avesse
in realtà
fatti «uno solo»?
Di qui nasce il mistero della
fraternità,
e di tutte le altre comunioni, la
comunione
di ciò che abbiamo, di ciò che
sappiamo,
che possiamo, che siamo, perché
Colui
che è tutto, può tutto, ha tutto,
è tutto,
ci ha già riuniti in sé e ci ha
insegnato
che cosa voglia dire entrare in
comunione
con gli altri e mettere la
propria vita a
disposizione della vita di tutti.
In un giorno come oggi, si impone
una
riflessione sulla nostra vita d’Eucaristia,
sulla potenza che la comunione
con Cristo
ha nel nostro vivere di ogni
giorno.
Entriamo dunque in quel Cenacolo,
sediamoci a quella tavola,
lasciamo
che risuonino anche per noi le
parole
di Cristo: «Questo è il mio
corpo.
Fate questo in memoria di me».
Guardiamo alle nostre
Eucaristie, alla
nostra Comunione, alla
nostra vita di
cristiani nutriti di
Dio.
Questo giorno ci farà
ringraziare Dio
per i suoi doni e,
probabilmente, ci farà
proporre di viverli
meglio per il futuro
che ci rimane
attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei
nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo
regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo
così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai
nostri debitori, e non
abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Amen.
Ave, o Maria, piena di
grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel
principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli.
Amen.
Buona Cena nel Signore
Gesù, amici, Fausto.
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