mercoledì 5 aprile 2023

Il Vangelo del Giovedì 6 Aprile 2023

 

Giovedì Santo; Cena del Signore.

Ti contempliamo, Gesù, mentre nella

Cena pasquale prendi nelle tue mani

il pane e il vino e li distribuisci

tra i discepoli.

Anch’io ho fame di questo pane e sete

di questo vino che hanno in sé la forza

di trasformarmi in Te e mi preparano

a donarmi come Tu ti sei donato.

Ciò che hai fatto Tu è chiamato a farlo

anche il discepolo. 

Grazie per chiamarci a vivere il tuo stesso

dono, la tua stessa vita.

San Pietro da Verona, Sacerdote e martire.

Prima Lettura

Prescrizioni per la cena pasquale.

Dal libro dell'Èsodo (12,1-8.11-14)

In quei giorni, il Signore disse a Mosè

e ad Aronne in terra d'Egitto: «Questo

mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà

per voi il primo mese dell'anno.

Parlate a tutta la comunità d'Israele e dite:

"Il dieci di questo mese ciascuno si procuri

un agnello per famiglia, un agnello per casa.

Se la famiglia fosse troppo piccola per

un agnello, si unirà al vicino, il più

prossimo alla sua casa, secondo il

numero delle persone; calcolerete

come dovrà essere l'agnello secondo

quanto ciascuno può mangiarne.

Il vostro agnello sia senza difetto, maschio,

nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le

pecore o tra le capre e lo conserverete

fino al quattordici di questo mese:

allora tutta l'assemblea della comunità

d'Israele lo immolerà al tramonto.

Preso un po' del suo sangue, lo porranno

sui due stipiti e sull'architrave delle case

nelle quali lo mangeranno.

In quella notte ne mangeranno la carne

arrostita al fuoco; la mangeranno con

àzzimi e con erbe amare.

Ecco in qual modo lo mangerete: con i

fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone

in mano; lo mangerete in fretta.

È la Pasqua del Signore!

In quella notte io passerò per la terra

d'Egitto e colpirò ogni primogenito

nella terra d'Egitto, uomo o animale;

così farò giustizia di tutti gli dèi dell'Egitto.

Io sono il Signore!

Il sangue sulle case dove vi troverete

servirà da segno in vostro favore: io vedrò

il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra

voi flagello di sterminio quando io

colpirò la terra d'Egitto.

Questo giorno sarà per voi un memoriale;

lo celebrerete come festa del Signore:

di generazione in generazione lo

celebrerete come un rito perenne"».

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 115 (116)

Ripetiamo. Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.

 

Che cosa renderò al Signore,

per tutti i benefici che mi ha fatto?

Alzerò il calice della salvezza

e invocherò il nome del Signore. R.

 

Agli occhi del Signore è preziosa

la morte dei suoi fedeli.

Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:

tu hai spezzato le mie catene. R.

 

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento

e invocherò il nome del Signore.

Adempirò i miei voti al Signore

davanti a tutto il suo popolo. R.

 

Seconda Lettura

Ogni volta che mangiate questo pane e

bevete al calice, voi annunciate la

morte del Signore.

Dalla prima lettera di san Paolo

apostolo ai Corìnzi (11,23-26)

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello

che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore

Gesù, nella notte in cui veniva tradito,

prese del pane e, dopo aver reso grazie,

lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo,

che è per voi; fate questo in memoria di me».

Allo stesso modo, dopo aver cenato,

prese anche il calice, dicendo: «Questo

calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue;

fate questo, ogni volta che ne bevete,

in memoria di me».

Ogni volta infatti che mangiate questo

pane e bevete al calice, voi annunciate

la morte del Signore, finché egli venga.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore!

 

Vi do un comandamento nuovo, dice

il Signore: come io ho amato voi,

così amatevi anche voi gli uni gli altri.

 

Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore!

 

Vangelo

Li amò sino alla fine.

Dal Vangelo secondo Giovanni (13,1-15) anno dispari.

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo

che era venuta la sua ora di passare da

questo mondo al Padre, avendo amato i

suoi che erano nel mondo, li amò

sino alla fine.

Durante la cena, quando il diavolo aveva

già messo in cuore a Giuda, figlio di

Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù,

sapendo che il Padre gli aveva dato tutto

nelle mani e che era venuto da Dio e a

Dio ritornava, si alzò da tavola, depose

le vesti, prese un asciugamano e se lo

cinse attorno alla vita.

Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò

a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli

con l'asciugamano di cui si era cinto.

Venne dunque da Simon Pietro e questi gli

disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?».

Rispose Gesù: «Quello che io faccio,

tu ora non lo capisci; lo capirai dopo».

Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i

piedi in eterno!».

Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò,

non avrai parte con me».

Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo

i miei piedi, ma anche le mani e il capo!».

Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno,

non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed

è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti».

Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo

disse: «Non tutti siete puri».

Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le

sue vesti, sedette di nuovo e disse loro:

«Capite quello che ho fatto per voi?

Voi mi chiamate il Maestro e il Signore,

e dite bene, perché lo sono.

Se dunque io, il Signore e il Maestro,

ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete

lavare i piedi gli uni agli altri.

Vi ho dato un esempio, infatti, perché

anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Giovedì Santo è giornata grandissima nella

storia degli uomini, perché Cristo Gesù,

sul punto di lasciarci, inserì nella civiltà

umana il segreto della totale salvezza,

ossia l’Eucaristia.

Dobbiamo desiderare di capire con

profonda chiarezza, questo grande

mistero, perché esso è la salvezza

dell’umanesimo in questo mondo.

Di tentativi per essere uomo riuscito, noi ne

abbiamo già fatti molti nelle nostre civiltà.

Ogni epoca ripropone modelli, speranze,

modi di essere uomini.

Ogni epoca ripropone valori, ci dice che

saremo uomini degni di stare al mondo,

se saremo uomini guerrieri o uomini artisti,

o uomini politici, o uomini tecnici; in

qualche maniera, la ricerca non è mai finita,

ma da soli non possiamo trovare quella

definitiva fisionomia di noi stessi che ci

possa far dire; ecco, ora siamo quelli

che dovevamo essere.

La verità è che non ci riusciremo mai.

È un «altro» l’Uomo perfetto;

è il Dio fatto uomo.

Quando Gesù viene, e vive la sua umanità

ricca di verità e amore, svolgendo in

maniera così diversa il mistero

dell’esistenza, dando tanto rilievo alla

generosità, alla dedizione, all’amore

sconfinato per Dio e per il prossimo;

quando Gesù viene, la sua umanità passa

in mezzo a noi così profondamente diversa,

che ne restiamo ammirati e scoraggiati.

Guai se il Signore fosse passato in mezzo

a noi, lasciandoci soltanto il suo esempio

e la sua Parola!

Egli, in realtà, ci ha lasciato se stesso e la

sua vita, perché, nella sua potenza divina,

ha trovato la meravigliosa soluzione della

comunione personale, profonda, che è

appunto quella che chiamiamo «Eucaristia».

«Io vi dò un pane nuovo» Egli disse.

«Il pane che vi darò è la mia carne

sacrificata per la vita del mondo.

Chi mangia la mia carne e beve il mio

sangue rimane in me e io in lui.

Come io vivo per il Padre, chi mangia

e beve di me vivrà per me».

Questo è un sublime discorso di

trasmissione profonda di vita.

Noi che abbiamo bisogno di vivere, per

imparare a essere veri uomini in questo

mondo, ci vediamo offerta la vita attraverso

la comunione, tanto misteriosa quanto

reale con l’Uomo perfetto che è il

Dio fatto uomo.

Nel mistero del Sacramento, a poco a

poco la sua vita passa in noi, la sua

mentalità, il suo sacrificio profondo

passano in noi.

Che cos’è questo sacrificio che passa in

noi, se non la potenza misteriosa di

dedicarsi totalmente a Dio, al di là di ogni

limite, e a costo di qualunque sofferenza?

Che cos’è questo sacrificio se non la capacità

di servire il prossimo al di là di ogni limite,

e a costo di qualunque sofferenza?

Eucaristia è sacrificio, è atto fondamentale

con cui Cristo si pone tra il Padre e noi,

noi e il Padre, e ci riconcilia nel suo

sconfinato amore che sa tanto soffrire.

Ora, nutrendoci di Lui, diventando

cristiani in Lui, ecco che ci appropriamo

a poco a poco di questa meravigliosa

forza di vita.

Anche noi diventiamo capaci di servire

i fratelli, dando la vita per loro.

Se capissimo l’immensa forza contenuta

nell’Eucaristia, la potenza della comunione

con il Figlio di Dio, davvero potremmo

trasformare questa civiltà in civiltà di amore

e di bontà, di pace e di verità, nonostante tutto.

È dunque grande la riflessione del Giovedì Santo.

È oggi che Gesù disse: «Questo è il mio

corpo; fate questo in memoria di me,

nutritevi di me».

È il giorno in cui Cristo Signore, proprio

per garantire agli uomini la continuità

della sua Eucaristia, fece di alcuni uomini

i sacerdoti, «i capaci» di fare l’Eucaristia.

Così nasceva questo mistero nuovo, questa

Chiesa arcana di Dio, nella quale sempre

il pane di Dio è riproposto, il Cristo si

rioffre come grazia, come vita, come

cibo profondo, come colui che entra in

comunione attiva, dinamica, vera, con

ciascuno di noi, prende la nostra libertà

e la porta nella sua a eseguire i progetti di Dio.

Non c'è mistero più grande nella storia

umana che il mistero dell’Eucaristia.

Beati noi se sappiamo capirlo, viverlo e

trasformarlo in mistero di comunione

e di fraternità!

Infatti, radunandoci attorno al Cristo e

nutrendoci tutti del suo Pane, partecipando

dunque di una sola vita, come potremmo

poi rimanere estranei tra noi, come se quel

banchetto celeste non ci avesse in realtà

fatti «uno solo»?

Di qui nasce il mistero della fraternità,

e di tutte le altre comunioni, la comunione

di ciò che abbiamo, di ciò che sappiamo,

che possiamo, che siamo, perché Colui

che è tutto, può tutto, ha tutto, è tutto,

ci ha già riuniti in sé e ci ha insegnato

che cosa voglia dire entrare in comunione

con gli altri e mettere la propria vita a

disposizione della vita di tutti.

In un giorno come oggi, si impone una

riflessione sulla nostra vita d’Eucaristia,

sulla potenza che la comunione con Cristo

ha nel nostro vivere di ogni giorno.

Entriamo dunque in quel Cenacolo,

sediamoci a quella tavola, lasciamo

che risuonino anche per noi le parole

di Cristo: «Questo è il mio corpo.

Fate questo in memoria di me».

Guardiamo alle nostre Eucaristie, alla

nostra Comunione, alla nostra vita di

cristiani nutriti di Dio.

Questo giorno ci farà ringraziare Dio

per i suoi doni e, probabilmente, ci farà

proporre di viverli meglio per il futuro

che ci rimane attraverso la preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona Cena nel Signore Gesù, amici, Fausto.

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