giovedì 27 gennaio 2022

Il Vangelo del Venerdì 28 Gennaio 2022

 

Della 3° settimana del Tempo Ordinario.

San Tommaso d'Aquino, Sacerdote e Dottore della Chiesa.

Prima Lettura

Mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Urìa l’Ittita.

Dal secondo libro di Samuele (11,1-4a.5-10a.13-17)

All'inizio dell'anno successivo, al tempo in cui i re sono soliti andare in

guerra, Davide mandò Ioab con i suoi servitori e con tutto Israele a

compiere devastazioni contro gli Ammoniti; posero l'assedio a Rabbà,

mentre Davide rimaneva a Gerusalemme.

Un tardo pomeriggio Davide, alzatosi dal letto, si mise a passeggiare sulla

terrazza della reggia.

Dalla terrazza vide una donna che faceva il bagno: la donna era molto

bella d'aspetto.

Davide mandò a informarsi sulla donna.

Gli fu detto: «È Betsabea, figlia di Eliàm, moglie di Urìa l'Ittita».

Allora Davide mandò messaggeri a prenderla.

La donna concepì e mandò ad annunciare a Davide: «Sono incinta».

Allora Davide mandò a dire a Ioab: «Mandami Urìa l'Ittita».

Ioab mandò Urìa da Davide.

Arrivato Urìa, Davide gli chiese come stessero Ioab e la truppa e come

andasse la guerra.

Poi Davide disse a Urìa: «Scendi a casa tua e làvati i piedi».

Urìa uscì dalla reggia e gli fu mandata dietro una porzione delle vivande del re.

Ma Urìa dormì alla porta della reggia con tutti i servi del suo signore e non

scese a casa sua.

La cosa fu riferita a Davide: «Urìa non è sceso a casa sua».

Davide lo invitò a mangiare e a bere con sé e lo fece ubriacare; la sera Urìa

uscì per andarsene a dormire sul suo giaciglio con i servi del suo signore

e non scese a casa sua.

La mattina dopo Davide scrisse una lettera a Ioab e gliela mandò per mano di Urìa.

Nella lettera aveva scritto così: «Ponete Urìa sul fronte della battaglia più

dura; poi ritiratevi da lui perché resti colpito e muoia».

Allora Ioab, che assediava la città, pose Urìa nel luogo dove sapeva che c'erano

uomini valorosi.

Gli uomini della città fecero una sortita e attaccarono Ioab; caddero parecchi

della truppa e dei servi di Davide e perì anche Urìa l'Ittita.

Parola di Dio.

Vangelo

L'uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce.

Come, egli stesso non lo sa.

Dal Vangelo secondo Marco (4,26-34) anno pari.

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un

uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno,

il seme germoglia e cresce.

Come, egli stesso non lo sa.

Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco

pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce,

perché è arrivata la mietitura».

Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola

possiamo descriverlo?

È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più

piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato,

cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami così grandi

che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».

Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come

potevano intendere.

Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli

spiegava ogni cosa.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Di cosa dobbiamo preoccuparci?

Perché fatichiamo ancora a fidarci del Signore?

Quanto scoraggiamento vedo negli sguardi affaticati dei nostri preti!

Quanto dolore nelle loro parole!

La Chiesa sembra perdere consensi, nubi fosche si addensano all’orizzonte.

Ma anche al di fuori della fede le cose non vanno meglio, anzi.

Guardandoci intorno rischiamo davvero di lasciarci cadere le braccia; il mondo

non cambia, la violenza e l’indifferenza sembrano inarrestabili, assistiamo

impotenti al dilagare della dittatura, dell’economia rovinata, dell’ignoranza

e dell’arroganza dei super pagati politici, come in questi giorni che devono

votare per eleggere il presidente della nostra nazione e non riescono a mettersi

d’accordo, ed è tutta settimana che fanno incontro notturni come facevano

i carbonari, dopo che hanno avuto sei mesi di tempo per decidere chi eleggere,

sono veramente dei pagliacci.

Ma per fortuna il Signore, oggi, ci incoraggia; il Regno cresce anche se non

ce ne accorgiamo, come il seme gettato dal seminatore si fa strada fra le zolle

della terra e diventa spiga e grano.

Bando all’ansia, amici!

Smettiamola di ragionare da piccoli manager ossessionati dai risultati

o di misurare la validità della nostra pastorale!

Entriamo, infine, nella logica di Dio, crediamo (almeno noi!) alle parole del Maestro.

Le nostre comunità cristiane sono diventate una piccola e disarmata realtà nel

caos delle opinioni; siamo un piccolo drappello, come il granello di senapa.

Non spaventiamoci, allora, e ancora, lieti, mettiamo la nostra vita al servizio

del Vangelo, facendoci aiutare dalla preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

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