sabato 17 dicembre 2022

Voglio, amici, capire meglio un santo che per amore si è messo da parte.















E chi si mette da parte; Giuseppe, appunto.

Domani il Vangelo ci parla di un personaggio

esemplare, un genitore fantastico, un grande

sognatore e, che per amore si è messo da parte.

Amo, amici, questo santo più sfortunato

della Storia; san Giuseppe.

Sfortunato per due ragioni; Dio gli ha rubato

la ragazza e di lui abbiamo conservato un

vaghissimo ricordo, superficiale e quasi offensivo.

Mi arrabbio, e parecchio, quando vedo

rappresentazioni (anche nelle Chiese),

di Maria e il Bambino, senza il legittimo padre.

Questo per non separare ciò che Dio ha unito,

cosa che dovrebbe venirci spontanea, in quanto

cattolici praticanti; (che a scombinare le famiglie

già ci pensano i politici, o presunti tali), cosa

dei giorni nostri, il volere chiamare il papà

e mamma; genitore1 e genitore2, e mi fermo qui!

Giuseppe è giunto a noi come un personaggio

marginale, un’appendice alla grandiosa storia

dell’incarnazione.

Un marito di facciata e un padre putativo

(quanto tempo ci ho messo per capire

cosa significasse!

Alla fine grazie al dizionario; significa che è

ritenuto tale pur senza esserlo veramente),

più semplicemente, uno per finta.

E invece è una delle persone più autentiche

che possiamo incontrare.

Vero marito, vero padre.

Certo non aiuta la sua assoluta discrezione.

Il Vangelo non ha conservato nemmeno una sua parola.

Solo fatti; e che fatti.

Una marginalità talmente stordente da spingere

qualche devoto, nei primi secoli della Chiesa,

a forzare un pò la mano con il racconto, in un

Vangelo tardivo e apocrifo, sarebbe stato un

vedovo anziano che avrebbe deciso di prendere

con sé la giovanissima Maria.

Comunque a me piace la versione ufficiale;

Giuseppe giovane promesso sposo di Maria

la bella di Nazareth.

Non sappiamo molto di Giuseppe, è vero.

Ma quello che ci racconta l’evangelista Marco

di lui è più che sufficiente.

L’annunciazione a Giuseppe va sovrapposta

a quella di Maria.

È una coppia che Dio si rivela e chiede

una collaborazione.

Perché Dio è attento e sensibile alle differenze,

ha un modo maschile e femminile di rivelarsi.

Perché il maschile e il femminile vivono e

manifestano la fede in maniera diversa,

complementare, guai a non tenerne conto.

E, infatti, Dio ne tiene conto benissimo.

Almeno Lui.

Sappiamo come è andata la vicenda; Maria,

tredicenne, e Giuseppe, sono promessi sposi.

Senza convivere, cosa che sarebbe avvenuta

da lì a un anno, e sono vincolati l’uno all’altro

in un patto di fedeltà.

Violare questo patto, per la fidanzata, significa morire.

Un modo brutale per conservare le promesse,

una chiara influenza tribale nelle parole attribuite

a Dio, sempre del Signore le colpe.

Giuseppe è l’unico a sapere che quel Figlio non è suo.

Secondo la Legge, avrebbe dovuto denunciare

il fatto al rabbino, che ne avrebbe poi tratto

le drammatiche conseguenze.

Non sa cosa sia successo, il povero Giuseppe;

osiamo intuire il suo stato d’animo quando

viene a sapere della gravidanza non sua.

Credo gli fosse crollato addosso il mondo, e lo capisco.

Maria? Proprio lei? Sembrava così timida!

Che fare? Bella domanda!

Giuseppe ama Maria.

Ed è, come annota Matteo, un uomo giusto.

Giusto, perché non giudica secondo le apparenze.

Giusto, perché non vuole umiliare e uccidere una ragazza.

Giusto, perché non vuole farlo in nome di Dio.

Quanto è stata lunga la notte insonne di Giuseppe!

Ma, sul fare del mattino, trova una soluzione onorevole.

Forzerà la verità, senza mentire.

Dirà che si è stancato di Maria e la ripudierà.

Pratica orribile ma legittima.

Maria sarebbe da sola con il bambino, a casa

dei suoi; svergognata; ma viva.

La soluzione è trovata, ha messo da parte il

suo orgoglio di maschio ferito.

È solo dopo avere deciso di salvare Maria che

sogna un angelo (l’angelo ritardatario, diremmo noi).

No; Dio interviene ma in conseguenza alla

scelta corretta di Giuseppe.

Quel Figlio è un mistero, lo rassicura l’angelo.

Giuseppe prenderà con sé il Bambino e la Madre.

Fantastico; la sua vita è rovesciata come un calzino.

Tutti i suoi progetti finiti in soffitta in un istante.

A causa di un sogno; attenti, amici a sognare,

il risveglio potrebbe essere tragico.

Lui, invece, quando si sveglia cosa fa?, (io

sinceramente, fossi stato al suo posto, mi sarei

tenuto un pò leggero con la cena, per non fare

strani incubi), Giuseppe no, ovvio, lui è giusto.

Si sveglia e prende con sé Maria e il Bambino.

Immenso Giuseppe.

Da lui, amici, dobbiamo imparare!

Che si mette da parte, che sa rinunciare ai propri

legittimi sogni, per fare spazio alla follia di Dio!

Che ha il coraggio di credere nei sogni (e di

quanti padri che ancora sanno sognare, abbiamo

urgente bisogno) e di seguirli.

Che si assume le sue responsabilità.

Silenzioso ma determinato.

Poche parole, ma fatti che segnano l’umanità.

Sinceramente, come vorrei essere come lui!

Immenso Dio.

Che si mette in mezzo alle relazioni affettive

e le illumina, le porta a un livello più profondo,

offre alle coppie (uomo e donna) prospettive

affatto scontate e banali!

Che ha bisogno di uomini giusti, corretti,

come Giuseppe, in un mondo in cui si esalta

la scaltrezza e la furbizia.

Dio si incarna, ma lo fa in una famiglia normale,

(un uomo e una donna) che deve fare i conti

con la quotidianità, che deve imparare a

rispettare il mistero che ognuno è, il mistero

di un Dio che ci abita.

Un augurio a san Giuseppe e a tutti quelli

che portano il suo nome.

Prototipo del genitore vero e leale, prepariamoci

al Natale, amici, seguendo le orme di san Giuseppe,

il santo dei giusti Fausto.

 

 

Nessun commento:

Posta un commento