E chi si mette da parte; Giuseppe, appunto.
Domani il Vangelo ci
parla di un personaggio
esemplare, un genitore
fantastico, un grande
sognatore e, che per
amore si è messo da parte.
Amo, amici, questo santo più
sfortunato
della Storia; san Giuseppe.
Sfortunato per due ragioni; Dio
gli ha rubato
la ragazza e di lui abbiamo
conservato un
vaghissimo ricordo, superficiale
e quasi offensivo.
Mi arrabbio, e parecchio, quando
vedo
rappresentazioni (anche nelle
Chiese),
di Maria e il Bambino, senza il
legittimo padre.
Questo per non separare ciò che
Dio ha unito,
cosa che dovrebbe venirci
spontanea, in quanto
cattolici praticanti; (che a scombinare
le famiglie
già ci pensano i politici, o
presunti tali), cosa
dei giorni nostri, il volere
chiamare il papà
e mamma; genitore1 e genitore2, e
mi fermo qui!
Giuseppe è giunto a noi come un
personaggio
marginale, un’appendice alla
grandiosa storia
dell’incarnazione.
Un marito di facciata e un padre
putativo
(quanto tempo ci ho messo per
capire
cosa significasse!
Alla fine grazie al dizionario;
significa che è
ritenuto tale pur senza esserlo
veramente),
più semplicemente, uno per finta.
E invece è una delle persone più
autentiche
che possiamo incontrare.
Vero marito, vero padre.
Certo non aiuta la sua assoluta
discrezione.
Il Vangelo non ha conservato
nemmeno una sua parola.
Solo fatti; e che fatti.
Una marginalità talmente
stordente da spingere
qualche devoto, nei primi secoli
della Chiesa,
a forzare un pò la mano con il
racconto, in un
Vangelo tardivo e apocrifo,
sarebbe stato un
vedovo anziano che avrebbe deciso
di prendere
con sé la giovanissima Maria.
Comunque a me piace la versione
ufficiale;
Giuseppe giovane promesso sposo
di Maria
la bella di Nazareth.
Non sappiamo molto di Giuseppe, è
vero.
Ma quello che ci racconta
l’evangelista Marco
di lui è più che sufficiente.
L’annunciazione a Giuseppe va
sovrapposta
a quella di Maria.
È una coppia che Dio si rivela e
chiede
una collaborazione.
Perché Dio è attento e sensibile
alle differenze,
ha un modo maschile e femminile
di rivelarsi.
Perché il maschile e il femminile
vivono e
manifestano la fede in maniera
diversa,
complementare, guai a non tenerne
conto.
E, infatti, Dio ne tiene conto
benissimo.
Almeno Lui.
Sappiamo come è andata la
vicenda; Maria,
tredicenne, e Giuseppe, sono
promessi sposi.
Senza convivere, cosa che sarebbe
avvenuta
da lì a un anno, e sono vincolati
l’uno all’altro
in un patto di fedeltà.
Violare questo patto, per la
fidanzata, significa morire.
Un modo brutale per conservare le
promesse,
una chiara influenza tribale
nelle parole attribuite
a Dio, sempre del Signore le
colpe.
Giuseppe è l’unico a sapere che
quel Figlio non è suo.
Secondo la Legge, avrebbe dovuto
denunciare
il fatto al rabbino, che ne
avrebbe poi tratto
le drammatiche conseguenze.
Non sa cosa sia successo, il
povero Giuseppe;
osiamo intuire il suo stato
d’animo quando
viene a sapere della gravidanza
non sua.
Credo gli fosse crollato addosso
il mondo, e lo capisco.
Maria? Proprio lei? Sembrava così
timida!
Che fare? Bella domanda!
Giuseppe ama Maria.
Ed è, come annota Matteo, un uomo
giusto.
Giusto, perché non giudica
secondo le apparenze.
Giusto, perché non vuole umiliare
e uccidere una ragazza.
Giusto, perché non vuole farlo in
nome di Dio.
Quanto è stata lunga la notte
insonne di Giuseppe!
Ma, sul fare del mattino, trova
una soluzione onorevole.
Forzerà la verità, senza mentire.
Dirà che si è stancato di Maria e
la ripudierà.
Pratica orribile ma legittima.
Maria sarebbe da sola con il
bambino, a casa
dei suoi; svergognata; ma viva.
La soluzione è trovata, ha messo
da parte il
suo orgoglio di maschio ferito.
È solo dopo avere deciso di
salvare Maria che
sogna un angelo (l’angelo
ritardatario, diremmo noi).
No; Dio interviene ma in
conseguenza alla
scelta corretta di Giuseppe.
Quel Figlio è un mistero, lo
rassicura l’angelo.
Giuseppe prenderà con sé il
Bambino e la Madre.
Fantastico; la sua vita è
rovesciata come un calzino.
Tutti i suoi progetti finiti in
soffitta in un istante.
A causa di un sogno; attenti,
amici a sognare,
il risveglio potrebbe essere
tragico.
Lui, invece, quando si sveglia
cosa fa?, (io
sinceramente, fossi stato al suo
posto, mi sarei
tenuto un pò leggero con la cena,
per non fare
strani incubi), Giuseppe no,
ovvio, lui è giusto.
Si sveglia e prende con sé Maria
e il Bambino.
Immenso Giuseppe.
Da lui, amici, dobbiamo imparare!
Che si mette da parte, che sa
rinunciare ai propri
legittimi sogni, per fare spazio
alla follia di Dio!
Che ha il coraggio di credere nei
sogni (e di
quanti padri che ancora sanno sognare,
abbiamo
urgente bisogno) e di seguirli.
Che si assume le sue
responsabilità.
Silenzioso ma determinato.
Poche parole, ma fatti che
segnano l’umanità.
Sinceramente, come vorrei essere
come lui!
Immenso Dio.
Che si mette in mezzo alle
relazioni affettive
e le illumina, le porta a un
livello più profondo,
offre alle coppie (uomo e donna)
prospettive
affatto scontate e banali!
Che ha bisogno di uomini giusti,
corretti,
come Giuseppe, in un mondo in cui
si esalta
la scaltrezza e la furbizia.
Dio si incarna, ma lo fa in una
famiglia normale,
(un uomo
e una donna) che deve fare i conti
con la quotidianità, che deve
imparare a
rispettare il mistero che ognuno
è, il mistero
di un Dio che ci abita.
Un augurio a san
Giuseppe e a tutti quelli
che portano il suo
nome.
Prototipo del genitore
vero e leale, prepariamoci
al Natale, amici,
seguendo le orme di san Giuseppe,
il santo dei giusti
Fausto.
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