sabato 24 dicembre 2022

La carovana sta per partire, anch'io mi sono aggregato a loro, anch'io voglio accompagnare Giuseppe e Maria in questo viaggio verso Betlemme, poco importa se è faticoso, poco importa se non c'è posto nell'albergo, dormirò nella stalla anch'io vicino alla culla che ospiterà il Signore Gesù, la mangiatoia.

 

Mettiamoci in viaggio con Giuseppe e Maria.

Siamo solo dei numeri; ma non per Dio!

La notizia giunge fino in Galilea, fra le montagne,

nel piccolo villaggio di Nazareth.

Pare che Roma abbia indetto un censimento;

ognuno deve tornare al proprio villaggio di

origine per farsi registrare.

Forse è un’iniziativa del legato di Siria, forse

dell’imperatore stesso.

Poco importa; bisogna mettersi per strada,

raccogliere il necessario per il viaggio, formare

una carovana, scegliere gli asini e partire.

Un gruppo, insieme a Giuseppe, scenderà

fino a Betlemme.

Maria, certo, non può restare da sola a casa.

Anche lei si muoverà, nonostante la gravidanza

volga al suo termine.

Me lo vedo, l’imperatore.

Quel Cesare Ottaviano Augusto che ha finalmente

portato la pace a Roma, fino ad allora divisa fra

lotte fratricide.

Lui, figlio adottivo di Giulio Cesare, assassinato,

ha avuto l’ardire di immaginare un Impero unito

sotto un’unica potenza.

Scaltrezza politica, determinazione e fortuna lo

hanno portato a diventare l’uomo più potente del

mondo come mai era accaduto, fino ad allora, e

come pochi altri riusciranno a fare, da ora in avanti.

Eppure Augusto vive una vecchiaia colma di amarezza.

Senza i suoi amici di gioventù, ormai tutti morti.

Senza la sua amatissima figlia Giulia, che egli stesso

ha mandato in esilio con l’accusa di cospirazione.

E me lo immagino mentre, con noncuranza, pone il

sigillo su alcuni editti imperiali, fra cui un censimento

da tenersi nelle lontane province d’Oriente.

Bisogna contare i propri sudditi.

Lo fanno spesso, i re e non solo.

Per ricordare a tutti chi comanda e chi ubbidisce,

chi sta sopra e chi sotto, chi decide e chi subisce,

chi chiama e chi risponde, chi impone e chi paga;

nulla cambia al mondo, basta guardare ai giorni

nostri, ai nostri governanti, tutto uguale.

Un censimento per contare, per contarsi, per

imporre tributi e chiamare alle armi.

Non gli ebrei, no.

Sono ritenuti inaffidabili e nessuno di loro può

servire l’Impero come soldato.

Ma Roma ordina, tutti devono rispondere. Registrarsi.

Per essere inseriti in uno schedario, in un gruppo,

in un casellario.

Solo dei numeri.

Poco importa se, fra questi, ci sono delle partorienti

che devono affrontare tre giornate di cammino.

Poco importa se, fra questi c’è Dio.

Così va il mondo, da sempre.

Ci sono coloro che pensano di essere indispensabili,

e che contano Dio fra i propri sudditi.

Che manipolano, Dio, brandendolo come un’arma.

Che lo usano solo per i propri fini.

Il Dio che i politici, ancora oggi, fingono di conoscere

e di avere per amico.

Il Dio che sventolano durante le campagne elettorali

e che scordano quando seggono nei luoghi di potere.

E Dio che fa?

Li asseconda, si mette in strada, sta con il popolo

che subisce.

Come quando, una volta distrutto il Tempio,

ottocento anni prima della nascita di Cristo,

Dio si unì al popolo deportato in Babilonia.

È sempre con i poveri, Dio, con i perdenti,

con gli sconfitti.

Perché non si rassegnino.

Non siamo numeri, agli occhi di Dio.

Egli conta i capelli del nostro capo, siamo preziosi

ai suoi occhi, il nostro nome è scritto sul palmo

della sua mano.

Non si dimentica di noi, Dio, come una madre non

si dimentica del figlio che porta in grembo, mai.

Dio cammina con noi, questo è l’inaudito

messaggio del Natale.

Non sta nei cieli a bearsi della sua immensità

e della sua perfezione.

Non è il Dio che tutto può e che si gode la sua

onnipotenza, bastante a se stesso.

Dio si relaziona, dialoga, incontra, si mette in gioco.

Riempie di stupore questo Dio che, con leggerezza,

spiazza tutti.

I potenti, anzitutto, che fa scendere dai troni per

innalzare gli umili.

Ci ricordiamo di Erode solo perché ha cercato di

far uccide il bambino Gesù.

E di suo figlio Erode Antipa solo perché ha fatto

uccidere un profeta scomodo, Giovanni il battezzatore.

E dello scaltro Pilato perché ha acconsentito a far

crocifiggere un ebreo marginale, un Nazareno

malvisto dal Sinedrio.

Pedine che si credevano semi-dèi.

Questo insegna l’incarnazione di Dio; nulla

mai è come sembra.

E la logica di Dio non è quella degli uomini.

Mettiamoci in strada, amici, camminiamo

assieme al Signore e vedremo la gloria dentro

una mangiatoia, buona attesa Fausto.

 

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