sabato 17 settembre 2022

Il Vangelo di Domenica 18 Settembre 2022

 

Della 25° Domenica del Tempo Ordinario.

San Giuseppe da Copertino, sacerdote.

Prima Lettura

Contro coloro che comprano con denaro gli indigenti.

Dal libro del profeta Amos (8,4-7)

Il Signore mi disse: «Ascoltate questo, voi che calpestate il povero e sterminate

gli umili del paese, voi che dite: “Quando sarà passato il novilunio e si

potrà vendere il grano?

E il sabato, perché si possa smerciare il frumento, diminuendo l’efa e

aumentando il siclo e usando bilance false, per comprare con denaro gli

indigenti e il povero per un paio di sandali?

Venderemo anche lo scarto del grano”».

Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe: «Certo, non dimenticherò mai

tutte le loro opere».

Parola di Dio.

Seconda Lettura.

Si facciano preghiere per tutti gli uomini a Dio il quale vuole che tutti

gli uomini siano salvati.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo (2,1-8)

Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche,

preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che

stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla,

dignitosa e dedicata a Dio.

Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale

vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità.

Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini,

l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti.

Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato

fatto messaggero e apostolo-dico la verità, non mentisco-, maestro dei pagani

nella fede e nella verità.

Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani

pure, senza collera e senza contese.

Parola di Dio.

Vangelo

Non potete servire Dio e la ricchezza.

Dal Vangelo secondo Luca (16,1-13) anno C.

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore,

e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi.

Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te?

Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.

L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi

toglie l’amministrazione?

Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno.

So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione,

ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.

Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto

devi al mio padrone?”.

Quello rispose: “Cento barili d’olio”.

Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”.

Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”.

Rispose: “Cento misure di grano”.

Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.

Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza.

I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché,

quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.

Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è

disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti.

Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera?

E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?

Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà

l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro.

Non potete servire Dio e la ricchezza».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

A me il Dio di Gesù ha cambiato la vita.

O rovinata, fate voi, come mi hanno detto alcune persone che non

condividono quello che scrivo.

È che, frequentandolo, uno impara chi è Lui “dentro”, quale immenso progetto

di amore Dio ha sull’umanità.

E allora tutte le cose, o quasi, cambiano, acquistano una coloritura diversa.

Incontrare Dio, il Dio di Gesù, significa cambiare ordine alle cose, priorità

alla vita, energia alle scelte.

In questo senso i discepoli, in qualche modo, incidono nella storia.

Incidono (o potrebbero) nella storia reale del nostro paese inquieto e alla deriva,

che abbandona la profondità del messaggio Evangelico per lasciarsi sedurre dal

gossip di turno, che scorda l’essenziale trasmesso dai padri, per cedere ad una

logica piccina e opportunista, superficiale ed inquietante.

E uno dei problemi concreti che dobbiamo affrontare è quello di un’economia

(con in testa dei loschi affaristi e causata anche dalla guerra in atto vicino a noi),

che, indifferente ad ogni etica, assetata solo di guadagno, sta mandando al

macero milioni di sogni, di valori e di persone.

Tutti, se seriamente avvinti dal Maestro, se affascinati dal suo Vangelo, portano

una domanda conficcata nel cuore; come cambiare il destino del mondo?

Come arginare la deriva dell’economia che spazza la dignità degli uomini,

come evitare questa spietata e indolore dittatura del capitalismo?

In altri tempi ci sono state altre risposte, da parte dei discepoli del Risorto;

comunità solidali, la carità come dimensione necessaria alla vita interiore,

opere di carità, ospedali.

Altri tempi, ambigui, forse, ma evidenti, leggibili, rintracciabili; un padrone

cristiano era tenuto a comportarsi prima da cristiano e poi da padrone.

Ma ora tutto è complesso, contorto; la new economy, la globalizzazione,

il mercato che impera e divora, un sistema basato sul guadagno, costi quel che

costi, e di lì organizza la politica, le guerre, vediamo quella in atto a due passi

dal nostro paese e pianifica il futuro.

Come fare, noi cittadini del mondo?

Il Vangelo di oggi una traccia ce la lascia, debole, come quella lasciata dalle lumache.

Prima considerazione da fare; la ricchezza, il potere, non sono questioni di

portafoglio ma di cuore, non di quantità, ma di atteggiamento.

Nessuno di noi risulta fra i “grandi” del mondo, e questo potrebbe

falsamente rassicurarci.

Anche con poco possiamo avere un atteggiamento di attaccamento ai beni che

ci distoglie dall’obiettivo della nostra vita che è la pienezza del Regno.

Amos, nella prima lettura, guarda alla situazione del suo tempo con amarezza;

un potere corrotto e un’ipocrisia diffusa osservano le pratiche religiose

permettendo l’oppressione del povero.

Quanto tristemente attuale è questa pagina; davanti alla perfida logica del

capitalismo in cui vince il più forte, la nostra coscienza cristiana deve reagire;

non certo ricorrendo a pie elemosine ma affrontando con onestà la realtà

per proporre nella concretezza un’economia in cui prevalga l’uomo e la

persona sul capitale, una economia meno capitalista e più personalista,

che metta al centro la persona, non il profitto.

Studi economia e commercio?

Perché non discutere una tesi sulla realizzazione dei principi cristiani nell’economia?

Hai un’attività commerciale?

Che relazione hai con l’equità e la giustizia?

Sei chiuso nei tuoi interessi?

Perché non sfogli qualche pagina di stampa alternativa (oggi la stampa che

si allontana dall’ombelico Italia è diventata “alternativa”!) per sapere che un

Nigeriano guadagna in un anno 100 Euro e che in Pakistan il 50% dei bambini

è sfruttato con lavori pesanti e logoranti perché costano meno?

Il nostro è un mondo interconnesso come stiamo vedendo in questi mesi in cui

la crisi energetica ci strangola e dipende dalla guerra e dagli speculatori che

si arricchiscono sulle tragedie altrui.

La conoscenza è il primo passo verso la condivisione!

Occasioni di condivisione, poi esistono continuamente.

Paolo ammonisce a non pensare che la fede si occupi solo del sacro.

Fino a che la fede non diventa contagiosa, illuminante, strumento per costruire

un mondo nuovo, non abbiamo realizzato il Regno.

L’amministratore delegato della parabola è lodato da Gesù per la sua sagacia,

per la sua scaltrezza (non per la sua disonestà!) e Gesù sospira tristemente: “Se

mettessimo la stessa energia nel cercare le cose di Dio!”; se mettessimo almeno

la stessa intelligenza, lo stesso tempo, lo stesso entusiasmo che mettiamo

nell’investire i nostri risparmi anche per le cose di Dio!

La scaltrezza dell’amministratore è l’atteggiamento che manca alle nostre stanche

comunità cristiane; pensiero debole che si adagia su quattro devozioni e un pò di

moralismo senza l’audacia della conversione, del dialogo, della riflessione.

Cerchiamo di capire la Parabola; il proprietario loda l’amministratore.

Perché, visto che gli ha provocato un ulteriore danno?

Non è così; l’amministratore aveva una percentuale sul raccolto del padrone,

era la sua paga.

Ed egli rinuncia alla sua paga per avere in futuro un aiuto da parte dei

debitori del padrone.

Rinuncia alla sua percentuale, e fa bene.

Gesù sta dicendo; investi nell’amicizia, rinuncia a qualcosa di tuo per andare

incontro all’altro.

Tempo, intelligenza, denaro.

Investi dalla parte giusta.

Io, discepolo, posso vivere nella pace, ma anche nella giustizia; libero dall’ansia

del denaro, libero da mammona, per essere discepolo.

Ecco, la sostanza è questa; se sono discepolo di Cristo so quanto valgo, so quanto

valgono gli altri e vado all’essenziale nei miei rapporti, dall’onestà nello svolgere

il mio lavoro, alla solidarietà, ad uno stile di vita retta e consona al Vangelo.

Chi è il padrone dell’umanità? Dio? O la ricchezza?

Ricchezza che oggi ha mille seducenti nuovi volti; mercato, profitto, auto-realizzazione.

Gesù non è moralista; il denaro non è sporco, è solo rischioso perché promette

ciò che non riesce a mantenere e il discepolo, il figlio della luce, ne usa senza

diventarne schiavo.

E la Scrittura ha le idee molto chiare; la ricchezza è sempre dono di Dio e la

povertà è sempre colpa del ricco.

Concludo unendomi a Paolo, mio fratello nella fede.

Rileggete l’invito fatto a Timoteo, preghiamo con fede, alziamo al cielo mani

senza contese, invochiamo il dono della pace per la nostra terra, impegniamoci

a trascorrere una vita tranquilla, con tanta pietà e dignità.

Certo, amici, abbiamo il dovere di invocare la pace, Santa Domenica Fausto.

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