sabato 9 luglio 2022

Il Vangelo di Domenica 10 Luglio 2022

 

Della 15° Domenica del Tempo Ordinario.

Sante Rufina e Seconda, martiri di Roma.

Prima lettura.

Questa parola è molto vicina a te, perché tu la metta in pratica.

Dal libro del Deuteronomio (30,10-14)

Mosè parlò al popolo dicendo: "Obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio,

osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge,

e ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l'anima.

Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te.

Non è nel cielo, perché tu dica: "Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo

e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?".

Non è di là dal mare, perché tu dica: "Chi attraverserà per noi il mare, per

prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?".

Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore,

perché tu la metta in pratica".

Parola di Dio.

Seconda lettura.

Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi (1,15-20)

Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione,

perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili

e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze.

Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.

Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono.

Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.

Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia

lui ad avere il primato su tutte le cose.

È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui

e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue

della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli.

Parola di Dio.

Vangelo.

Chi è il mio prossimo?

Dal Vangelo secondo Luca (10,25-37) anno C.

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù

e chiese: "Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?".

Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge?

Come leggi?".

Costui rispose: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua

anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso".

Gli disse: "Hai risposto bene; fa' questo e vivrai".

Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è mio prossimo?".

Gesù riprese: "Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani

dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono,

lasciandolo mezzo morto.

Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo

vide, passò oltre.

Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre.

Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne

ebbe compassione.

Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò

sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui.

Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: "Abbi

cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno".

Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle

mani dei briganti?".

Quello rispose: "Chi ha avuto compassione di lui".

Gesù gli disse: "Va' e anche tu fa' così".

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Chi è il nostro prossimo, amici, me lo chiedo ogni giorno quando sento delle

tante disgrazie che succedono nelle nostre città, nei nostri quartieri dove si

consumano ogni giorno delle tragedie più o meno annunciate.

Come avviene al dotto dottore della legge che pone al falegname diventato

Rabbì una delle tipiche questioni teologico-morali dell’epoca.

Qual è il primo fra i 613 comandamenti?

A tanti erano gonfiate le scarne e asciutte dieci parole che Dio diede a Mosè

sul monte nel deserto.

Domanda semplice, esigenza reale; saper distinguere il centro dalla periferia,

l’essenziale dal relativo.

Opera, questa, in cui gli ebrei eccellono e che-ahimè-i cristiani stanno dimenticando

a causa della pigrizia mentale e di una sconcertante superficialità globale.

Gesù sa che il dottore sa.

È corretto teologicamente; parla di ereditare la vita dell’Eterno sa bene che

non si può meritare!

Sa che la sua fede, però, è ferma al sapere.

E lo invita, con rispetto e ironia, a far sfoggio della propria cultura.

La risposta è esatta, forte, essenziale, presa dalla Parola di Dio, conclusione

di un lungo dibattito fra i rabbini dell’epoca.

Il primo e il secondo tra i comandi sono; ama.

Ama Dio come riesci, esplorando l’ampiezza del tuo limite.

Amalo pensandolo ed emozionandoti, amalo perché sei amato.

E poi scopriti amato per poter amare gli altri, che da avversari divengono fratelli.

Bene; risposta splendida, un applauso. Cioè?

Il dottore è sconcertato.

Sa e sa di sapere e Gesù gli conferma il suo sapere.

Sa ma non ama, sa ma non sa che farsene del sapere, non ha sapore il suo sapere.

Tentenna, ondeggia, poi replica; chi devo amare?

Domanda arguta, ovvio.

Molti Rabbì contemporanei di Gesù sostengono che bisogna amare il povero,

l’orfano e la vedova, pupilla di Dio.

O che bisogna amare tutti.

Ma solo tutti coloro che appartengono al popolo di Israele.

Gesù sorride e si guarda nel cuore, là dove Dio abita.

E in lui Dio è. Non è presente, è sé.

Il racconto della parabola del samaritano spiazza tutti.

Un tale viene rapinato e ferito, l’unico che si occupa di lui è uno straniero,

un extracomunitario, uno che non tira diritto.

Altri due scendono dalla capitale, bazzicano il Tempio, uno è prete e l’altro

un cantore/lettore.

Tirano diritto e fanno bene.

Che ne sanno di chi è quel tale e cosa è successo?

E se fosse un regolamento fra bande?

E se avesse l'AIDS? E se i briganti tornassero?

(Mi raccontava un barelliere che in certe città se si soccorre un ferito da arma da

fuoco bisogna andare calmi; se doveva essere ammazzato è meglio che spiri.

Un suo collega è stato picchiato a sangue per avere salvato uno che non doveva

essere salvato).

Hanno Dio nel cuore, sulle labbra, fanno discorsi sensati.

Gesù non li biasima, né li condanna; sono figli del loro tempo. E del loro Tempio.

Il prossimo è il samaritano.

Un samaritano che scende per caso.

Non va a cercarsi la persona da aiutare, è la vita che ce la mette in mezzo ai

piedi continuamente.

Il samaritano vede un uomo, non un nemico, non uno dell’altra squadra.

Un uomo che ha bisogno.

E il suo è anzitutto un bisogno di compassione.

Di patire insieme. Di condividere.

E Gesù conclude; tu di chi vuoi essere prossimo? A chi vuoi avvicinarti?

Siamo stati pestati a sangue. Tutti.

La vita è così, più o meno faticosa o rigida o dolorosa, ma tutti prima

o poi prendiamo qualche bastonata.

I cristiani sono coloro che sono stati soccorsi da Cristo, buon samaritano, che ha

versato sulle loro piaghe il vino della consolazione e l’olio della speranza e si

sono visti portare alla locanda che è la Chiesa.

La Chiesa, come canta la comunità di Colossi, segue il buon samaritano e lo

imita, lo considera il Capo, cioè la testa e il principale e cerca di imitarlo.

Animo, discepoli del Nazareno, convalescenti della vita; se avete sperimentato

la tenerezza del Signore e la sua consolazione siete resi capaci di consolazione,

di leggere la legge nel cuore, di passare dalla norma(lità) all’eccezione,

dalla testa al cuore.

Per vedere nel volto del fratello il vostro volto, il volto di Cristo.

No, non cambierà la perversa logica del mondo con le parole di Papa Francesco.

Continueranno i disperati a morire, qui o dopo.

Ma sapranno che esiste un Cristo che li ama.

Santa Domenica della fraternità e dell’amore, Fausto.

 

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