giovedì 14 aprile 2022

Il Vangelo del Venerdì 15 Aprile 2022

 

Venerdì Santo.

Prima Lettura

Egli è stato trafitto per le nostre colpe.

Dal libro del profeta Isaìa (52,13-53,12)

Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.

Come molti si stupirono di lui-tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo aspetto

e diversa la sua forma da quella dei figli dell'uomo-, così si meraviglieranno di

lui molte nazioni; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un

fatto mai a essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito.

Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?

A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?

È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida.

Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per

poterci piacere.

Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire,

come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne

avevamo alcuna stima.

Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori;

e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato.

Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità.

Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi

siamo stati guariti.

Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua

strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti.

Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello

condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non

aprì la sua bocca.

Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per

la sua posterità?

Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu

percosso a morte.

Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene

non avesse commesso violenza  né vi fosse inganno nella sua bocca.

Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.

Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza,

vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.

Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza;

il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità.

Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché

ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre

egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli.

Parola di Dio.

Seconda Lettura

Cristo imparò l'obbedienza e divenne causa di salvezza per tutti coloro

che gli obbediscono.

Dalla lettera agli Ebrei (Eb 4,14-16; 5,7-9)

Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso

i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede.

Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre

debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.

Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere

misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.

[Cristo, infatti,] nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche,

con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno

abbandono a lui, venne esaudito.

Pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne

causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

Parola di Dio.

Vangelo.

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

Dal Vangelo secondo Giovanni (18,1-19,42) anno dispari.

-Catturarono Gesù e lo legarono.

In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove

c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli.

Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era

trovato là con i suoi discepoli.

Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie

fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi.

Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi

e disse loro: «Chi cercate?».

Gli risposero: «Gesù, il Nazareno».

Disse loro Gesù: «Sono io!».

Vi era con loro anche Giuda, il traditore.

Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra.

Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?».

Risposero: «Gesù, il Nazareno».

Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io.

Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la

parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato».

Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del

sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro.

Quel servo si chiamava Malco.

Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre

mi ha dato, non dovrò berlo?».

-Lo condussero prima da Anna.

Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù,

lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa,

che era sommo sacerdote quell’anno.

Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo

uomo muoia per il popolo».

Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo.

Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù

nel cortile del sommo sacerdote.

Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta.

Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla

portinaia e fece entrare Pietro.

E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli

di quest’uomo?».

Egli rispose: «Non lo sono».

Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo,

e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.

Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al

suo insegnamento.

Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato

nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai

detto nulla di nascosto.

Perché interroghi me?

Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che

cosa ho detto».

Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù,

dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?».

Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male.

Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?».

Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.

-Non sei anche tu uno dei suoi discepoli? Non lo sono!

Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi.

Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?».

Egli lo negò e disse: «Non lo sono».

Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva

tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?».

Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

-Il mio regno non è di questo mondo.

Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio.

Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e

poter mangiare la Pasqua.

Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro

quest’uomo?».

Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato».

Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!».

Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno».

Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte

doveva morire.

Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re

dei Giudei?».

Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?».

Pilato disse: «Sono forse io Giudeo?

La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».

Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo

mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai

Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».

Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?».

Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re.

Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare

testimonianza alla verità.

Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».

E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui

colpa alcuna.

Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà

per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?».

Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!».

Barabba era un brigante.

-Salve, re dei Giudei!

Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare.

E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero

addosso un mantello di porpora.

Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!».

E gli davano schiaffi.

Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché

sappiate che non trovo in lui colpa alcuna».

Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora.

E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!».

Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!».

Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa».

Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire,

perché si è fatto Figlio di Dio».

All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura.

Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?».

Ma Gesù non gli diede risposta.

Gli disse allora Pilato: «Non mi parli?

Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?».

Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato

dato dall’alto.

Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».

-Via! Via! Crocifiggilo!

Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà.

Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare!

Chiunque si fa re si mette contro Cesare».

Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale,

nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà.

Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno.

Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!».

Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!».

Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?».

Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare».

Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

-Lo crocifissero e con lui altri due.

Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio,

in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno

dall’altra, e Gesù in mezzo.

Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù

il Nazareno, il re dei Giudei».

Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso

era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco.

I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re

dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”».

Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».

-Si sono divisi tra loro le mie vesti.

I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero

quattro parti-una per ciascun soldato-, e la tunica.

Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo.

Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca».

Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e

sulla mia tunica hanno gettato la sorte».

E i soldati fecero così.

-Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre

di Clèopa e Maria di Màgdala.

Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse

alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!».

Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!».

E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse

la Scrittura, disse: «Ho sete».

Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto,

in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca.

Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!».

E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

(Qui si genuflette e di fa una breve pausa)

-E subito ne uscì sangue e acqua.

Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce

durante il sabato-era infatti un giorno solenne quel sabato-, chiesero a Pilato

che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via.

Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati

crocifissi insieme con lui.

Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe,

ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.

Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice

il vero, perché anche voi crediate.

Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato

alcun osso».

E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui

che hanno trafitto».

-Presero il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli insieme ad aromi.

Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto,

per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù.

Pilato lo concesse.

Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo-quello che in

precedenza era andato da lui di notte-e portò circa trenta chili di una mistura di

mirra e di áloe.

Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi,

come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura.

Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un

sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto.

Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro

era vicino, posero Gesù.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Silenzio, Dio muore.

Silenzio, Dio è appeso a una croce, ha dato tutto, ha donato tutto.

Silenzio; le nostre Chiese, spoglie, senza fiori né tovaglie né candele, vedono

sfilare persone che, nella penombra, si accostano a una croce.

Silenzio; tacciono le campane, la Chiesa intera si ferma alle soglie del Mistero. E tace.

Nessuna Messa oggi viene celebrata.

Dio celebra la sua Messa, appeso a una croce.

Gesù viene a svelare il vero volto di Dio, il volto del Padre.

Questo evento è l’ultimo tassello di un’entusiasmante e originale storia d’amore

fra Dio e il suo popolo, storia vissuta in prima persona da Israele, tra alti e bassi.

Un Dio che si racconta, che entra in relazione, che ama, che sostituisce

quell’immagine innata e oscura della divinità che portiamo nell’inconscio.

Questa relazione vive momenti esaltanti (da Abramo, attraverso Mosè e Davide,

fino ai profeti) e momenti deprimenti, caratterizzati dalla fatica dell’uomo a

restare fedele all’immagine che Dio svela di sé attraverso i profeti.

Stanco; Dio diventa uomo.

Gesù è il vero volto di Dio, il raccontatore del Padre.

Lo racconta con la sua vita, la sua serena Parola, le sue vibranti provocazioni.

Gesù sceglie (ricordate?) all’inizio della sua missione, nel deserto di Giuda,

quale Messia diventare.

Il demonio, con arguto buon senso, lo invita a usare la forza, lo stupore,

il miracolo, l’alleanza col potere, per essere efficace.

Ha ragione, in fondo; se Gesù avesse galleggiato nel vuoto sorretto da angeli,

non sarebbe forse stato riconosciuto come Messia?

Invece no, Gesù sceglie di essere un Messia di basso profilo, un Dio sottotono, mediocre.

Non userà la forza né compirà prodigi eclatanti, non userà le armi della seduzione,

rifiuterà i trucchi del politico.

Perché Dio vuole essere amato per ciò che è, perché “È”, e non per ciò che dà.

Tutto in Dio, Gesù difende il Padre contro la visione meschina e approssimativa

che ne abbiamo.

Ma non bastano i miracoli (ambigui) né la tenerezza (fragile) né la predicazione

(controversa) degli anni di vita pubblica.

Gesù arriva alla dei suoi intensi tre anni con un pugno di mosche in mano;

l’umanità non ha capito.

I suoi discepoli, preziosi e amati, e noi con loro, sono fermi alla contraddizione del

potere e della gloria e inchiodati al proprio (evidente) limite; i capi religiosi ne

avvertono la forza destabilizzante; la folla (e noi con loro) segue il vento della moda.

Gesù non ha alcuna possibilità di farcela, la sua scommessa è persa.

Non è servito, non è bastato, non è sufficiente tutto l’amore che ha donato.

Forse aveva ragione l’avversario, là nel deserto; troppo ingenuo questo modo

di operare.

Davvero Dio pensava di trattare con gli uomini alla pari?

Di aprire il loro cuore col sorriso?

Di presentarsi vulnerabile?

La scelta da fare, ormai, è una sola; andarsene, rinunciare, gettare la spugna.

Occuparsi-chissà-di un altro mondo. Oppure!

Oppure lasciarsi travolgere, sparire, morire.

Lasciare che le tenebre vincano, lasciare che le cose prendano la loro piega, osare.

Osare fino a morire appeso a una croce, fino all’eccesso.

Altro è dire: “Dio vi ama!”, altro morire.

Altro dire: “Il Padre vi perdona!”, altro pendere, nudo, da un palo.

Una cosa parlare, un’altra morire. Urlando.

Una cosa predicare, un’altra vivere fino in fondo ciò che si è predicato.

Capiranno gli uomini? Capiremo noi?

O Dio sarà uno dei tanti sconfitti della storia, dimenticati?

La posta in gioco è immensa; l’esistenza stessa di Dio.

Quanti crocifissi sono morti nella storia antica?

Tantissimi!

Di quanti di loro ricordiamo il nome e la vita?

Di nessuno!

Il rischio che Dio corre in quell’ultimo gesto è quella di scomparire per sempre.

L’uomo avrebbe (forse) continuato a immaginarsi Dio con un volto identico

ai propri desideri e alle proprie paure.

Gesù accetta, rischia, si dona.

Forse sarà tutto inutile, come insinua l’avversario nell’orto degli ulivi.

Forse!

L’agonia di Gesù, nell’orto degli ulivi, l’agonia che lo fa sudare sangue,

è tutta lì, in quella scelta.

Non nel dolore che Gesù deve affrontare, non nel senso di abbandono da

parte dei suoi, no.

Francamente; conosco persone che hanno sofferto molto più e molto più

a lungo di Gesù.

Io credo che il dolore, inaudito, che Gesù prova, nasca dal dubbio dell’inutilità

della sua scelta definitiva.

L’avversario, che torna ora che è giunta l’ora, cerca di scoraggiarlo: “È tutto inutile”.

Inutile; non vedi che ti stanno venendo a prendere per arrestarti?

Inutile; i tuoi stanno dormendo, non hanno capito la gravità della situazione.

Inutile, l’uomo non cambierà mai.

Gesù accetta, corre il rischio, si dona. Morirà.

Lì, appeso alla croce, Dio è evidente, inequivocabile, non vi è alcuna possibilità

di ambiguità.

Il cuore della Passione di Cristo è l’amore, non la violenza.

Gesù muore affidando al Padre il proprio cuore, e donando a noi lo Spirito.

Dio è evidente; osteso, mostrato, nudo.

Dio è così, amici, arreso.

A noi, ora, la prossima mossa.

Se abbiamo avuto dei dubbi, tutto questo dovrebbe aiutarci a farci capire quanto

è grande il suo amore per tutti noi, perciò, ora, l’unica cosa da fare è andare in

Chiesa e inginocchiarci davanti alla Croce in silenziosa preghiera.        

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