venerdì 31 dicembre 2021

Il Vangelo del Sabato 1 Gennaio 2022

 

Della 1° settimana di Natale.

Maria santissima Madre di Dio, Regina della Pace.

Prima Lettura

Porranno il mio nome sugli Israeliti, e io li benedirò.

Dal libro dei Numeri (6,22-27)

Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: "Così

benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca.

Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia.

Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace".

Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

Parola di Dio.

Seconda Lettura

Dio mandò il suo Figlio, nato da donna.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati (4,4-7)

Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da

donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché

ricevessimo l'adozione a figli.

E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito

del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre!

Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.

Parola di Dio.

Vangelo

I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino.

Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.

Dal Vangelo secondo Luca (2,16-21) anno pari.

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe

e il bambino, adagiato nella mangiatoia.

E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.

Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori.

Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.

I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che

avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu

messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse

concepito nel grembo.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

A Betlemme il nostro sguardo si posa su Maria e Giuseppe e il loro neonato primogenito.

È stata una settimana faticosa, il tumulto della notte del parto, la visita inattesa

e piena di stupore dei pastori, la fatica dell’avere un neonato che, pur essendo la

presenza stessa di Dio, viene allattato e cambiato come tutti i neonati del mondo.

Ecco Dio, dicevamo.

Inatteso, stupefacente, diverso, inquietante nella sua disarmante fragilità e donato.

Ecco Dio, ci ripetiamo da una settimana intera, quasi scrollandoci la sensazione

di intorpidimento che ci ha dato la festa natalizia.

Rimessi negli armadi i panni di Babbo Natale, digerite le troppe luculliane

pietanze, superato il dolore devastante di chi vive da solo (e male) ogni Natale,

lasciamo spazio alla teologia, mettiamo da parte emozioni e tradizioni e

riappropriamoci della fede.

Dicevamo che Natale è uno schiaffo pacifico ai nostri pregiudizi e alle nostre

convinzioni, che, preso sul serio, ci scomoda e ci obbliga a riflettere.

Siamo convinti che Dio non ci sia, che sia il grande assente della nostra modernità,

che il ritmo forsennato che abbiamo preso (o ci hanno imposto?) non dà spazio

all’interiorità; davanti ai grandi drammi della natura siamo sempre pronti a far

salire sul banco degli imputati Dio (ricordiamo le varie catastrofi?) e scivoliamo

sulle eventuali responsabilità degli uomini (violenza e guerre sono opera nostra,

come pure le catastrofi).

Natale, invece, dice che non è Dio a essere assente, ma che è l’uomo il grande

assente della storia.

Eterno adolescente, come Adamo che si nasconde da Dio che lo cerca, l’uomo

fugge l’inquietudine per non mettersi in gioco; la luce viene nelle tenebre,

ma i suoi non l’hanno accolta!

Siamo convinti che Dio c’è ed è strano, inaccessibile e incomprensibile.

Che è meglio tenerselo buono, semmai ne avessimo bisogno e, quando ne

abbiamo bisogno, chiediamo e invochiamo e imploriamo per avere una grazia,

un favore; Lui che è l’Onnipotente potrebbe (o dovrebbe?) ascoltare noi suoi

figli, noi devoti.

Natale, invece, dice che Dio diventa fragile, che chiede, invece di donare, che

elemosina, invece di dare che, per amore, annienta se stesso, si umilia

abbandonando la sua divinità.

Ma voi, lo volete davvero un Dio così?

Siamo convinti che Dio sia nelle cose del cielo, nei momenti forti, nei luoghi

sacri, nelle lunghe celebrazioni (a volte noiose), nelle settimane di ritiro, nelle

messe domenicali.

E ci lamentiamo di non potere, di non avere il tempo, di non riuscire, i monaci

loro sì, beati loro, i santi loro sì, ma noi poveri cristi, come facciamo, manca il tempo!

(Parlando con una mamma con bimbo problematico, mi diceva che non aveva

neanche più la voglia e la forza per pregare, l’ho invogliata a guardare Maria

e Giuseppe; per loro è stato un pessimo Natale!).

Natale, invece, ci parla dell’incarnazione di Dio, del fatto che, facendosi uomo,

Dio riempie di santità ogni frammento di vita, dallo straccio per lavare i pavimenti,

alla mano unta del meccanico, allo sforzo ripetitivo dell’operaio in fabbrica.

Non esistono più luoghi e tempi sacri.

Esiste un luogo e un tempo santo; la mia vita, quella che Dio sceglie di abitare.

Per accorgerci di questa trasfigurazione abbiamo bisogno di silenzio e preghiera,

come fa Maria la bella di Nazareth.

Luca dice che Maria serbava nel cuore tutti questi eventi, mettendo insieme i pezzi.

Iniziando questo anno nuovo (mi spiace per gli astrologi, ma sarà molto simile a

quello appena passato!), la liturgia ci dice di imitare Maria, di dedicare del tempo

al “dentro”, di accorgerci di Dio.

Manca un centro nella nostra vita, siamo travolti dalla vita vissuta.

Come il bucato ammucchiato nella bacinella, ci serve un filo a cui appendere

tutte le cose ad asciugare.

Questo centro unificatore che è la fede ci è prezioso, indispensabile.

Perché non assumerci l’impegno, in questo anno che oggi inizia, di ripartire da

Dio, di mettere l’ascolto della Parola e la meditazione al centro della nostra giornata?

Solo così ci accorgeremo che Dio ci sorride; “Far splendere il volto” indica

il bellissimo volto di una persona che sorride gioiosa.

Perciò quando sorridiamo il nostro volto si illumina.

Questo vi auguro, cordialmente, amici, qualunque cosa accada in questi mesi,

che possiate cogliere il volto sorridente di Dio.

Dio sorride, certo!

Chi ama, anche nelle avversità, sorride.

Il volto di Dio sorridente ci viene svelato dal neonato Gesù.

Dio sorride, non è imbronciato ne inpenetrabile ne scostante ne innervosito, macchè.

Dio sorride, sempre.

Il problema, semmai, sono io.

Nei momenti di fatica e di dolore non guardo verso Dio, sono travolto

dall’emozione, non riconosco in Dio nessun sorriso.

Non aspettiamo che Dio ci risolva i problemi ne che ci appiani la vita o ce la semplifichi.

La vita è mistero e come tale va accolta e rispettata.

Ma se Dio mi sorride, sempre, significa che esiste un trucco che non vedo,

una ragione che ignoro, e allora mi fido e Lo prego.

Qualunque cosa succeda nella vostra vita, quest’anno,

che Dio vi sorrida sempre, Buon Anno amici Fausto.

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