domenica 31 ottobre 2021

Il Vangelo del Lunedì 1 Novembre 2021

 

Della 31° settimana del Tempo Ordinario.

Festa di tutti i Santi.

Prima Lettura

Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno

poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua.

Dall'Apocalisse di san Giovanni Apostolo (7,2-4.9-14)

Io, Giovanni, vidi salire dall'oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente.

E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la

terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo

impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».

E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila

segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d'Israele.

Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare,

di ogni nazione, tribù, popolo e lingua.

Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti

candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani.

E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul

trono, e all'Agnello».

E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri

viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono

Dio dicendo: «Amen!

Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio

nei secoli dei secoli. Amen».

Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di

bianco, chi sono e da dove vengono?».

Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai».

E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le

loro vesti, rendendole candide nel sangue dell'Agnello».

Parola di Dio.

Seconda Lettura

Vedremo Dio così come egli è.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (3,1-3).

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati

figli di Dio, e lo siamo realmente!

Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.

Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato

ancora rivelato.

Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui,

perché lo vedremo così come egli è.

Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

Parola di Dio.

Vangelo

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

Dal Vangelo secondo Matteo (5,1-12a) anno dispari.

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si

avvicinarono a lui i suoi discepoli.

Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.

Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo,

diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Come sono contento!

Si potesse (ma sarebbe poco serio!), inonderei questa pagine di faccine

sorridenti degli emoticon!

Contento perché, oggi è la stupenda Solennità dei Santi e non dei morti.

Lo so, lo so, purtroppo per molti oggi resta la “festa dei morti” che, invece,

è domani, e i santi, probabilmente, saranno cacciati alla celebrazione della

vigilia e quella disertata della mattina.

Tant’è, questa cosa rivela quanto poco siamo legati alla gioia che deriva dalla

santità e che ci è necessaria per fare memoria dei nostri defunti.

Santi e defunti vanno assieme, li celebriamo di fila (non insieme!) per fare il

pieno di speranza prima di riflettere sulla morte.

Lasciamo i crisantemi sul tavolo della cucina e i lumini ecologici nel sacchetto

della spesa e, prima di fare un salto al Cimitero, fermiamoci a meditare sulla

monumentale festa di oggi.

Oggi è la festa dei santi, la festa del nostro destino, della nostra chiamata.

Noi crediamo che ogni uomo nasce per realizzare il sogno di Dio e che il nostro

posto è insostituibile.

Il santo è colui che ha scoperto questo destino e l’ha realizzato, che si è lasciato

fare, ha lasciato che il Signore prendesse possesso della sua vita.

La nostra generazione è chiamata a riappropriarsi dei santi, a tirarli giù dalle

nicchie della devozione in cui li abbiamo esiliati per farli diventare nostri amici

e consiglieri, nostri fratelli e maestri.

Quanti dispetti facciamo ai santi quando li teniamo nelle nicchie delle nostre

Chiese e cerchiamo di convincerli ad esaudirci a suon di ceri accesi!

Loro che vorrebbero scendere per insegnarci a credere, come hanno saputo fare.

La santità che celebriamo-in verità-è quella di Dio e avvicinandoci a Lui ne

siamo prima sedotti, poi contagiati.

La Bibbia parla spesso di Dio e della sua santità, la sua perfezione d’amore,

di equilibrio, di luce di pace.

Lui è il Santo, il totalmente altro ma, ci rivela la Scrittura, Dio desidera

fortemente condividere la sua santità con il suo popolo.

Dio ci vede già santi, vede in noi la pienezza che noi neppure osiamo

immaginare, accontentandoci delle nostre mediocrità.

E non c’è che una tristezza; quella di non essere santi.

Attendo Io Spirito Santo che è il Fuoco di Dio.

Sono fatto per attendere continuamente e per rodermi nell’attesa.

Da oltre mezzo secolo non sono stato capace di fare altro.

Quant’è vero!

Il santo è tutto ciò che di più bello e nobile esiste nella natura umana,

in ciascuno di noi esiste la nostalgia alla santità, a ciò che siamo chiamati

a diventare; ascoltiamola.

Tiriamo giù dalle nicchie i fratelli santi, riportiamoli nella quotidianità della

nostra vita, ascoltiamoli mentre ci suggeriscono i percorsi che ci portano

verso la pienezza della felicità.

I santi non sono persone strane, uomini e donne macerati dalla penitenza,

ma discepoli che hanno creduto nel sogno di Dio.

Il santo non è uno nato predestinato, uomini e donne come noi, si sono fidati

e lasciati fare da Dio.

I santi non sono dei maghetti operatori di prodigi; il più grande miracolo

è la loro continua conversione.

I santi non sono perfetti e impeccabili, ma hanno avuto il coraggio, che spesso

noi non abbiamo, di ricominciare, dopo avere sbagliato.

I santi non sono dei solitari; dopo avere conosciuto la gloria e la bellezza di Dio,

non hanno che un desiderio: quella di condividerla con noi.

Chiediamo ai santi un aiuto per il nostro cammino; Pietro ci doni la sua fede

rocciosa, Francesco la sua perfetta letizia, Paolo l’ardore della fede, Teresina

la semplicità dell’abbandonarsi a Dio.

Così, insieme, noi quaggiù e loro che ora sono colmi, cantiamo la bellezza di Dio

in questo giorno che è nostalgia di ciò che potremmo diventare, se solo ci fidassimo!

E noi?

Se la santità è il modello della piena umanità, perché non porci questo obbiettivo?

Santo è chi lascia che il Signore riempia la sua vita fino a farla diventare dono

per gli altri.

Festeggiare i santi significa celebrare una Storia alternativa.

La storia che studiamo sui testi scolastici, la storia che dolorosamente giunge

nelle nostre case, fatta di violenza e prepotenza, non è la vera Storia.

Intessuta e mischiata alla storia dei potenti, esiste una Storia diversa che Dio ha

Inaugurato; il suo regno.

Le Beatitudini ci ricordano con forza qual’è la logica di Dio.

Logica in cui si percepisce chiaramente la diversa mentalità tra Dio e gli uomini;

i beati, quelli che vivono fin d’ora la felicità, sono i miti, i pacifici, i puri, quelli

che vivono con intensità e dono la propria vita, come i santi.

Questo regno che il Signore ha inaugurato e che ci ha lasciato in eredità, sta a noi,

nella quotidianità, renderlo presente e operante nel nostro tempo.

Contemplare il nostro destino, il grande progetto di bene e di salvezza che Dio

ha sull’umanità ci permette di affrontare con speranza la faticosa memoria dei

nostri defunti.

Chi ha amato e ha perso l’amore sa quanto dolore provochi la morte.

Gesù ha una buona notizia sulla morte, su questo misterioso incontro, questo

appuntamento certo per ognuno.

La morte, sorella morte, è una porta attraverso cui raggiungiamo la dimensione

profonda da cui proveniamo, quell’aspetto invisibile in cui crediamo, le cose che

restano perché-come diceva un famoso saggio-l’essenziale è invisibile agli occhi.

Siamo immortali, amici, dal momento del nostro concepimento siamo immortali

e tutta la nostra vita consiste nello scoprire le regole del gioco, il tesoro nascosto,

come un feto che cresce per essere poi partorito nella dimensione della pienezza.

Siamo immensamente di più di ciò che appariamo, più di ciò che pensiamo di essere.

Siamo di più; la nostra vita, per quanto realizzata, per quanto soddisfacente non

potrà mai riempire il bisogno assoluto di pienezza che portiamo nel nostro intimo.

Preghiamo i santi, amici, perché ci aiutino a diventare dei santi come loro.

Santa festa dei Santi a tutti voi, Fausto.

sabato 30 ottobre 2021

Il Vangelo di Domenica 31 Ottobre 2021

 

Della 31° settimana del Tempo Ordinario.

Santa Lucilla di Roma, Vergine e martire.

Prima Lettura

Ascolta Israele: ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore.

Dal libro del Deuteronòmio (6,2-6)

Mosè parlò al popolo dicendo: «Temi il Signore, tuo Dio, osservando per tutti

i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi

e tutti i suoi comandi che io ti do e così si prolunghino i tuoi giorni.

Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica; perché tu sia felice e diventiate

molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio

dei tuoi padri, ti ha detto.

Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore.

Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze.

Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore».

Parola di Dio.

Seconda Lettura

Egli, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.

Dalla lettera agli Ebrei (7,23-28)

Fratelli, [nella prima alleanza] in gran numero sono diventati sacerdoti,

perché la morte impediva loro di durare a lungo.

Cristo invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.

Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio:

egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore.

Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia,

separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli.

Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno,

prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta

per tutte, offrendo se stesso.

La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza;

ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote

il Figlio, reso perfetto per sempre.

Parola di Dio.

Vangelo

Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo.

Dal Vangelo secondo Marco (12,28b-34) anno B.

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual

è il primo di tutti i comandamenti?».

Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele!

Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il

tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza".

Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso".

Non c'è altro comandamento più grande di questi».

Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico

e non vi è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza

e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli

olocausti e i sacrifici».

Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano

dal regno di Dio».

E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Siamo ciechi e mendicanti.

Ai margini della Storia possiamo passare il tempo a rassegnarci o a piangerci

addosso o, come Bartimèo, gridare a squarciagola il nostro dolore, senza

rassegnazione: “Tempo sprecato” ci dice il mondo attorno a noi.

Il Nazareno, invece, sente il nostro grido e ci manda a chiamare.

Guariti nel profondo, fatta luce nella nostra vita rabbuiata, seguiamo Gesù per la

strada, dicendo agli altri mendicanti: “Coraggio, alzati, il Signore ti chiama”.

Questa è la Chiesa, amici; un popolo di ex ciechi, ma ancora mendicanti, che

gioiscono nel raccontare ad ogni uomo il volto compassionevole del Dio di Gesù.

In questa splendida festa dell’amore, dobbiamo guardato avanti, lasciando

emergere in noi la nostalgia della santità possibile.

E in quella luce abbiamo accolto la buona notizia di Dio riguardante il destino

di chi amiamo, se li amiamo veramente.

Ora Marco, che ci ha accompagnato quest’ anno, ci sta per salutare.

Ma, prima, ancora assesta qualche poderosa zampata.

Qual’è la cosa più importante della vita e della fede?

La domanda del nostro amico scriba è, in fondo, la domanda, l’unica vera

domanda che vale la pena di porsi e a cui rispondere.

Per cosa vale la pena di vivere?

La domanda che portiamo nel cuore, tutti, necessita di una risposta, prima o poi.

Come Bartimèo, cieco, anche noi mendichiamo una risposta e non troviamo il

senso dentro noi stessi, abbiamo bisogno che qualcuno ce la doni.

È il punto di partenza per ogni ricerca, per ogni vita; cercare, chiedere, ammettere

con disarmante semplicità che siamo fragili e non troviamo in noi stessi una

qualche ragione per vivere.

Lo scriba è più interessato a far sfoggio di cultura che a mettersi in discussione,

in lui la Parola si è inaridita ed è diventata ricerca di approvazione, non inquietante

interrogativo.

Non c’è tensione nella sua domanda, ma esercizio di retorica; sa, ma non vive,

conosce, ma non ha ancora spalancato in sé l’amore.

La sua è una discussione teologica, come molti vuole districarsi negli oltre

seicento precetti che il pio israelita era tenuto a vivere quotidianamente.

Qual’è il senso della vita, Maestro Gesù?

E Gesù sorride, benevolo, e spiega: “Lasciati amare, amati, ama”.

Lasciati amare da Dio, anzitutto.

Può l’amore essere un comandamento?

Posso comandare di amare Dio?

È un controsenso!

L’amore è scelta, è libertà, è sentimento, emozione, passione travolgente.

Posso rispettare, temere, ma non amare, se vi sono costretto.

Esiste una verità semplice, un comandamento prima del primo, un comandamento

zero, un comando soggiacente a tutta la Scrittura; lasciati amare.

Dio ci ama, quando lo capiremo?

Ci ama senza condizioni, senza possesso, senza fragilità.

Ci ama non perché meritevoli (che amore è un amore che pone condizioni?),

non ci ama perché buoni ma, amandoci, ci rende buoni.

Gesù è morto per affermare questa certezza, ci ha creduto e ne è morto.

La seconda condizione per cui vivere; ama te stesso.

Quando Gesù afferma di amare il prossimo come se stessi, ci obbliga a guardare

il rapporto che abbiamo col nostro dentro, col nostro intimo.

Amati, cioè accetta ciò che sei, i tuoi limiti, le tue parti oscure.

Un falso cristianesimo ci impedisce di gioire di noi stessi, vedendo in questo

atteggiamento un atto di egoismo.

L’egoismo è, invece, non accettare il proprio limite, volere accaparrare invece

di fare della propria vita un dono.

L’egoista appare, si sforza di vendere un’immagine di sé che gli impedisce

di diventare autentico e di gioire.

Siamo dei capolavori, dei pezzi unici, pensati dall’eternità.

E la vita è l’opportunità per scoprirlo, per vedere i doni che Dio ci ha donato

per i fratelli.

Ma si può fare, sul serio, guardarsi come ci vede Dio, non come il nano delle nostre

paure né il gigante dei nostri sogni, ma come persona che Dio ha pensato e amato.

Allora posso amare dell’amore che ho ricevuto e che ha trasfigurato il mio cuore,

allora posso davvero vivere riconciliato nel profondo con il fratelli.

Infine il Maestro ci dice; ama.

Ama Dio perché ti scopri teneramente amato, amalo perché te ne innamori,

amalo come riesci, ma tutto, interamente.

Non esiste l’amore puro, non esiste il gesto totale, il nostro amore, spesso,

è vincolato, fragile, appesantito.

Pazienza; tu ama con tutto ciò che riesci, come riesci, ama senza paura.

Eccolo il segreto, amici.

Scoprire di essere amati, di essere amabili, di diventare capaci di amare nel

nostro modo un pò grossolano e fragile.

Dio ci rende capaci di amore, di luce, di pace, di essere segno e dono, di donare,

di contrastare la logica di questo mondo.

Non l’amore possessivo e di fusione, ridotto ad emozione che oggi ci viene venduto.

Ma l’amore adulto e posato, forte e tenace di chi sceglie di farsi carico di sé,

degli altri, del mondo.

Difficile, vero.

Si ha l’impressione di nuotare controcorrente.

Ma nel fiume solo i pesci morti seguono la corrente.

Ed allora, la logica è: “Vivi e ama senza condizioni”, Santa Domenica

dell’amore, Fausto.

 

 

venerdì 29 ottobre 2021

Il Vangelo del Sabato 30 Ottobre 2021

 

Della 30° settimana del Tempo Ordinario.

San Germano di Capua, vescovo.

Prima Lettura

Se infatti il loro essere rifiutati è stata una riconciliazione del mondo,

che cosa sarà la loro riammissione se non una vita dai morti?

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (11,1-2a.11-12.25-29)

Fratelli, Dio ha forse ripudiato il suo popolo? Impossibile!

Anch'io infatti sono Israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino.

Dio non ha ripudiato il suo popolo, che egli ha scelto fin da principio.

Ora io dico: forse inciamparono per cadere per sempre?

Certamente no. Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta alle genti,

per suscitare la loro gelosia.

Se la loro caduta è stata ricchezza per il mondo e il loro fallimento ricchezza

per le genti, quanto più la loro totalità!

Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate

presuntuosi: l'ostinazione di una parte d'Israele è in atto fino a quando non

saranno entrate tutte quante le genti. Allora tutto Israele sarà salvato, come

sta scritto: «Da Sion uscirà il liberatore, egli toglierà l'empietà da Giacobbe.

Sarà questa la mia alleanza con loro quando distruggerò i loro peccati».

Quanto al Vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla

scelta di Dio, essi sono amati, a causa dei padri, infatti i doni e la chiamata

di Dio sono irrevocabili!

Parola di Dio.

Vangelo

Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.

Dal Vangelo secondo Luca (14,1.7-11)

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi

stavano a osservarlo.

Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti:

«Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto,

perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te

e lui venga a dirti: "Cédigli il posto!".

Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto.

Invece, quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché quando

viene colui che ti ha invitato ti dica: "Amico, vieni più avanti!".

Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali.

Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Se siamo troppo pieni di noi stessi non c’è posto per Dio!

Questo Gesù insegna all’attonito fariseo che lo ha coraggiosamente invitato, e a noi.

È vero; se ci sentiamo particolarmente speciali e migliori degli altri rischiamo di

occupare tutto lo spazio a disposizione; ma anche chi vive nella continua svalutazione

di sé, in fondo, occupa tutto lo spazio con una visione negativa.

Possiamo essere pieni del nostro ego spirituale, il più difficile da estirpare!

Gesù ci suggerisce di crescere nell’umiltà, di vivere con la consapevolezza del

limite, senza diventare il gigante dei nostri sogni o il nano delle nostre paure.

L’umiltà è un dono e una conquista, un equilibrio che si raggiunge nella

consapevolezza e con grande senso dell’ironia.

Attenti bene, però; molti pensano di non valere nulla, di essere delle brutte

persone e, pensandolo, credono di essere umili.

Ma quella non è umiltà, è depressione!

L’umiltà è un atteggiamento che richiama la parola che la identifica; l’humus.

L’umiltà è una terra feconda che fa crescere gli alberi.

Terra; segno di concretezza, senza esagerare, senza scoraggiarsi.

Feconda; la consapevolezza dei nostri limiti e delle nostre qualità porta molti

frutti, se accompagnata dalla preghiera!

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.