sabato 7 novembre 2020

Il Vangelo di Domenica 8 Novembre 2020

 

Della 32° Domenica del Tempo Ordinario.

Prima lettura dal libro della Sapienza (6,12-16)

La sapienza è radiosa e indefettibile, facilmente è contemplata da chi l'ama

e trovata da chiunque la ricerca.

Previene, per farsi conoscere, quanti la desiderano.

Chi si leva per essa di buon mattino non faticherà, la troverà seduta alla sua porta.

Riflettere su di essa è perfezione di saggezza, chi veglia per lei sarà presto senza affanni.

Essa medesima va in cerca di quanti sono degni di lei, appare loro ben disposta

per le strade, va loro incontro con ogni benevolenza.

Parola di Dio.

Seconda lettura dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi (4,13-18)

Fratelli, non vogliamo lasciarvi nell'ignoranza circa quelli che sono morti, perché

non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza.

Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che

sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui.

Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in

vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti.

Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della

tromba di Dio, discenderà dal cielo.

E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo

rapiti insieme con loro tra le nubi, per andare incontro al Signore nell'aria,

e così saremo sempre con il Signore.

Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.

Parola di Dio.

Dal Vangelo secondo Matteo (25,1-13) anno A.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: "Il regno dei cieli

è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo.

Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma

non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche

dell'olio in piccoli vasi.

Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono.

A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro!

Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.

E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre

lampade si spengono.

Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate

piuttosto dai venditori e compratevene.

Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini

che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.

Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire:

Signore, signore, aprici!

Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.

Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora".

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Ho letto la notizia sui giornali on-line, e mi ha subito incuriosito.

Pare che un reverendo americano di una qualche chiesa evangelica avesse

predetto con assoluta certezza a partire dalla Bibbia che la fine del mondo

sarebbe avvenuta il 21 Ottobre dello scorso anno.

La notizia ha suscitato qualche scetticismo, ovviamente, visto che i Maia

avevano detto che la fine doveva essere, invece, il 21 Dicembre 2012.

Io, per scaramanzia, avevo aspettato a pagare una multa di Equitalia

fino al 22, non si sa mai!

È uno scherzo, il mio, ovviamente, ma è impressionante come continuamente

qualcuno senta l’esigenza di stabilire una fine, e magari lo fa invocando

rivelazioni private e segreti consegnati per la fine dei tempi.

Poco importa che il Signore abbia ripetuto molte volte che nessuno conosce

il giorno e l’ora della sua venuta finale.

In queste ultime settimane dell’anno liturgico, in cui stiamo per salutare Matteo per

incontrare il giovane Giovanni Marco, la Parola si concentra sul dopo, sull’altrove.

La festa dei santi e la memoria dei defunti ci ha aiutato, in questo percorso,

ad imparare a non vivere alla giornata, ma a saper osare la speranza.

Dopo il forte richiamo all’essenziale, l’amore, di due Domeniche fa e l’amara

riflessione sulla religiosità di facciata, oggi ancora parliamo di nozze.

La parabola dello sposo ritardatario ha a che fare con la venuta finale del Messia.

Almeno secondo la versione di Matteo.

Nella sua versione la bella parabola nuziale ha un non so che di lugubre.

Il matrimonio in Israele avveniva per tappe e la prima fase prevedeva che lo

sposo si dirigesse nella casa del futuro suocero per prendere in sposa la figlia.

Ad accoglierlo vi erano tutte le ragazze del villaggio, le amiche della sposa, che

lo conducevano ridendo verso la sua futura moglie e, nel caso l’evento si fosse

svolto all’imbrunire, giungevano ad accompagnarlo munite di lampade ad olio.

Fin qui nulla di strano; la parabola descrive questa usanza, ma probabilmente

Matteo ha preso le parole dette da Gesù aggiungendone altre dette dal Maestro

in altre occasioni, per forzarne il significato.

Visto che Israele nella Bibbia è chiamata la sposa, il significato della parabola

udita dalle labbra di Gesù è evidente; nell’uditorio che si trova dinanzi, alcuni

sono come le vergini sagge ed altri come quelle stolte; alcuni, cioè, accolgono

Gesù come sposo e Messia, altri no.

Niente di originale, insomma.

Perché, allora, la versione di Matteo è così strana?

Le vergini sagge sono delle gran egoiste, lo sposo è perlomeno strano ad arrivare

di notte e pretendere di essere accolto, le vergini stolte sono piuttosto confuse

andando a cercare dell’olio nel cuore della notte!

Ma la cosa paradossale è la conclusione; Gesù invita a vegliare.

Peccato che anche le vergine sagge si siano addormentate! Allora?

Matteo fa per la sua comunità quello che io sto facendo per voi; attualizza la Parola.

Come emerge in filigrana nella lettera di Paolo, le comunità cristiane, euforiche,

attendevano l’arrivo del Messia da un momento all’altro.

Alcuni, addirittura, avevano smesso di lavorare!

Ma, visto che il Signore tardava, una parte dei discepoli tirava i remi in barca,

lasciandosi andare.

A loro, non più ad Israele, è rivolta questa dura parabola.

Noi cristiani, visto che il Signore è in ritardo, e lo è sempre di più, corriamo

il rischio di farci delle solenni dormite.

Il mondo va allo sfascio e noi, invece di insistere e di restare fedeli, cediamo

alle lusinghe del mondo e diventiamo dei cristiani sonnecchianti.

Il rischio resta, lo vediamo bene.

Comunità paralizzate dall’abitudine, che non solo non aspettano la venuta

del Messia, ma che nemmeno si ricordano che deve arrivare!, vivono nel

mondo completamente omologate alla logica mondana.

La fede è ridotta a blanda appartenenza culturale e nessuno trasforma la

propria vita in una profezia di un mondo nuovo.

Così dovrebbe/potrebbe essere la nostra comunità, la nostra Chiesa, fatta

da persone semplici e modeste che sanno ancora tenere la lampada della

speranza accesa in questo gran buio che ha avvolto il mondo. Speriamo.

Si amici, speriamo veramente che in noi ci sia tanta speranza,

Buona Domenica Fausto.

 

 

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