giovedì 29 ottobre 2020

Il Vangelo del Venerdì 30 Ottobre 2020

 

Della 30° settimana del Tempo Ordinario.

San Germano di Capua, Vescovo.

Prima lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (1,1-11)

Paolo e Timòteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono

a Filippi, con i vescovi e i diaconi: grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro,

e dal Signore Gesù Cristo.

Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi.

Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra

cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente.

Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà

a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.

È giusto, del resto, che io provi questi sentimenti per tutti voi, perché vi porto

nel cuore, sia quando sono in prigionia, sia quando difendo e confermo il Vangelo,

voi che con me siete tutti partecipi della grazia.

Infatti Dio mi è testimone del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell'amore

di Cristo Gesù.

E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno

discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e

irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quel frutto di giustizia che si

ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.

Parola di Dio.

Dal Vangelo secondo Luca (14,1-6) anno pari.

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi

stavano a osservarlo.

Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa.

Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no

guarire di sabato?».

Ma essi tacquero.

Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò.

Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà

fuori subito in giorno di sabato?».

E non potevano rispondere nulla a queste parole.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Tutti tacciono; davanti all’immenso buon senso di Gesù c’è poco da dire,

meglio tacere per evitare di fare peggiori figure.

Di nuovo, come qualche giorno fa, Gesù analizza lo stretto rapporto che esiste

tra fede e abitudine, tra norma e libertà, fra regola e Dio.

E questo rapporto non riguarda i non credenti ma proprio noi che abbiamo conosciuto

il rabbì e vogliamo essere suoi discepoli fino in fondo e amarlo e seguirlo.

La fede riguarda più la dimensione dell’intuito, dell’emozione,

dell’abbandonarsi, all’inizio, almeno.

Poi, col passare del tempo, come ogni realtà umana, si organizza, si struttura, si abitua.

È normale, è giusto; serve un contenitore per le emozioni, un percorso per la conversione.

Il rischio, però, è quello di perdere di vista la ragione finale, concentrarmi sulla

norma scordandomi la ragione per cui esiste.

Così la fede, anzi peggio.

Peggio, perché diamo un'aura di religiosità e divinità alle scelte che sono storiche,

passeggere, penultime.

Guarire un malato era ed è un gesto di amore, che dà gloria a Dio, non un lavoro

che vìola il sabato, ma che viene anche attraverso la preghiera!

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri

debitori, e non ci indurre in tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

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