sabato 29 agosto 2020

Il Vangelo di Domenica 30 Agosto 2020


Della 22° Domenica del Tempo Ordinario.
Beato Alfredo Ildefonso Schuster, vescovo.
Prima lettura dal libro del profeta Geremìa (20,7-9)
Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza
e hai prevalso.
Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me.
Quando parlo, devo gridare, devo urlare: «Violenza! Oppressione!».
Così la parola del Signore è diventata per me causa di vergogna e di scherno
tutto il giorno.
Mi dicevo: «Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome!».
Ma nel mio cuore c'era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie
ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo.
Parola di Dio.
Seconda lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (12,1-2)
Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come
sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.
Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il
vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono,
a lui gradito e perfetto.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (16,21-27) anno A.
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare
a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti
e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia,
Signore; questo non ti accadrà mai».
Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va' dietro a me, Satana!
Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me,
rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria
vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero,
ma perderà la propria vita?
O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell'uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i
suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
Povero Pietro!
Ha faticato, e non poco a dichiarare che il falegname di Nazareth è il Messia
atteso da Israele.
Troppo diverso il suo modo di servire il Regno, troppo audace la sua predicazione,
troppo innovativa la sua idea di Dio per poterlo identificare con il nuovo e glorioso re
Davide che avrebbe ricostituito la gloria del passato di Israele e che tutti aspettavano!
Pietro aveva riconosciuto in Gesù il Cristo e Gesù lo aveva riconosciuto come pietra
da costruzione, come pietra viva fondata sulla fede, la pietra che avrebbe sostenuto
altri fratelli nella fede.
Ora, invece, Pietro diventa pietra di inciampo, pietra di scandalo.
Brutta storia.
Ora che Pietro lo ha riconosciuto come Messia, Gesù spiega a tutti cosa
significa per lui essere “Messia”.
Nessuna gloria, nessun potere, nessun compromesso nel suo essere Messia.
Gesù dice di essere disposto ad andare fino in fondo nella sua scelta, è disposto
a morire piuttosto che rinnegare il suo volto di Dio. E così sarà.
I discepoli restano interdetti; fino a poco tempo prima avevano ragionato su chi
sarebbe stato messo a capo del nuovo Regno, ora Gesù parla di dolore e di morte.
Pietro lo prende da parte (è pur sempre il papa!) e lo invita a cambiare linguaggio
a non scoraggiare il morale delle truppe.
Anche lui, come spesso facciamo noi, vuole insegnare a Dio come si fa a fare Dio.
E Gesù reagisce, duramente; cambia mentalità, Pietro, diventa discepolo.
Troppe volte invece di seguire il Signore lo precediamo.
Siamo noi ad indicargli al strada, non seguiamo più la strada che Egli ci indica.
Siamo noi a suggerirgli le soluzioni ai problemi, non ci fidiamo più della sua
presenza, della sua azione.
Pretendiamo che sia Dio a diventare nostro discepolo.
Geremia, nella prima lettura, si lamenta con Dio.
Lui voleva fare il profeta di buone notizie, è diventato un rompiscatole
insostenibile, tutti lo odiamo, anche i suoi famigliari.
Geremia vorrebbe lasciare (come biasimarlo?), ma riflette e ritorna alla
fiamma che l’ha sedotto.
Quando mettiamo noi stessi al posto di Dio, della fiamma, facciamo come
Pietro e ci allontaniamo dal cammino.
Non chiediamoci a che punto siamo nel nostro percorso interiore.
Chiediamoci se siamo ancora dietro a Cristo.
Gesù insiste, ora, si rivolge a tutti, e a noi.
Non blandisce le persone, non cerca facili discepoli, non seduce, non ama il marketing.
La sua proposta è cruda, diretta, atroce, insostenibile.
Pronuncia tre imperativi che risuonano come una sfida.
Vuoi essere mio discepolo?
Rinnega te stesso.
Cioè non mettere te stesso al centro dell’universo, non voler emergere a tutti
i costi, non fare come tutti che, nel mondo, sgomitano per essere visti e notati.
Sei unico, sei prezioso sei un capolavoro, perché devi combattere per
dimostrarlo agli altri?
Il discepolo, come il Maestro, prende a cuore la felicità di chi gli sta accanto,
guarda oltre, mette la sua vita in gioco perché tutti possano appartenere al Regno.
Non mettere sempre te stesso al centro, metti il sogno di Dio al centro, con
libertà, da adulto, da uomo nuovo.
Prendi la tua croce.
Cioè non avere paura di amare fino a soffrire, di amare fino a perderti.
Come Geremia che non riesce a staccarsi dall’amore bruciante di Dio
nonostante le tante delusioni che sta vivendo.
Purtroppo una certa devozione spicciola ha finito con lo stravolgere la simbologia
della croce; nata come misura dell’amore di Dio, è divenuta l’emblema del dolore.
Dio non ama il dolore, sia chiaro, né lo esige (e ci mancherebbe!) ma,
a volte, amare significa anche sopportare e soffrire.
E Gesù ne sa qualcosa.
Seguimi. Condividi la scelta di Gesù, il suo sogno, il suo progetto.
Dio è presente e si manifesta a noi, orienta le nostre scelte con equilibrio e
intelligenza, ascoltando la sua Parola, lasciandoci plasmare dalla sua voce interiore.
Seguire Gesù significa cambiare orizzonte, conoscere la Parola, a lasciare che sia
la fede a motivare e cambiare le nostre scelte, convertire i nostri cuori.
Siamo per sempre discepoli, per sempre cercatori, mai veramente arrivati.
Nuove logiche, nuovo Dio.
Avete perfettamente ragione; come si fa a seguire un Dio così?
Infatti lentamente e inesorabilmente abbiamo annacquato questa pagina,
l’abbiamo resa accettabile, possibile, ragionevole.
Ma l’amore di Dio ha ben poco di ragionevole e, spesso, indica vette altissime
per ribadire che siamo capaci, assieme a Lui, di diventare discepoli.
Vangelo esigente, alla fine di un’estate strana.
Ma un Vangelo che ci spalanca al sogno di Dio e, solo quello ci riscalderà
il cuore dalle tante delusioni, Buona Domenica cercatori di Dio, Fausto.


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