Della 22° Domenica del
Tempo Ordinario.
Beato Alfredo Ildefonso Schuster, vescovo.
Prima lettura dal libro
del profeta Geremìa (20,7-9)
Mi hai sedotto,
Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza
e hai prevalso.
Sono diventato oggetto
di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me.
Quando parlo, devo
gridare, devo urlare: «Violenza! Oppressione!».
Così la parola del
Signore è diventata per me causa di vergogna e di scherno
tutto il giorno.
Mi dicevo: «Non
penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome!».
Ma nel mio cuore c'era
come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie
ossa; mi sforzavo di
contenerlo, ma non potevo.
Parola di Dio.
Seconda lettura dalla
lettera di san Paolo apostolo ai Romani (12,1-2)
Fratelli, vi esorto,
per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come
sacrificio vivente,
santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.
Non conformatevi a
questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il
vostro modo di
pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono,
a lui gradito e
perfetto.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo
Matteo (16,21-27) anno A.
In quel tempo, Gesù
cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare
a Gerusalemme e
soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti
e degli scribi, e
venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in
disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia,
Signore; questo non ti
accadrà mai».
Ma egli, voltandosi,
disse a Pietro: «Va' dietro a me, Satana!
Tu mi sei di scandalo,
perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai
suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me,
rinneghi se stesso,
prenda la sua croce e mi segua.
Perché chi vuole
salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria
vita per causa mia, la
troverà.
Infatti quale
vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero,
ma perderà la propria
vita?
O che cosa un uomo
potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio
dell'uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i
suoi angeli, e allora
renderà a ciascuno secondo le sue azioni».
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Povero Pietro!
Ha faticato, e non poco a
dichiarare che il falegname di Nazareth è il Messia
atteso da Israele.
Troppo diverso il suo modo di
servire il Regno, troppo audace la sua predicazione,
troppo innovativa la sua idea di
Dio per poterlo identificare con il nuovo e glorioso re
Davide che avrebbe ricostituito
la gloria del passato di Israele e che tutti aspettavano!
Pietro aveva riconosciuto in Gesù
il Cristo e Gesù lo aveva riconosciuto come pietra
da costruzione, come pietra viva
fondata sulla fede, la pietra che avrebbe sostenuto
altri fratelli nella fede.
Ora, invece, Pietro diventa
pietra di inciampo, pietra di scandalo.
Brutta storia.
Ora che Pietro lo ha riconosciuto
come Messia, Gesù spiega a tutti cosa
significa per lui essere “Messia”.
Nessuna gloria, nessun potere,
nessun compromesso nel suo essere Messia.
Gesù dice di essere disposto ad
andare fino in fondo nella sua scelta, è disposto
a morire piuttosto che rinnegare
il suo volto di Dio. E così sarà.
I discepoli restano interdetti;
fino a poco tempo prima avevano ragionato su chi
sarebbe stato messo a capo del
nuovo Regno, ora Gesù parla di dolore e di morte.
Pietro lo prende da parte (è pur
sempre il papa!) e lo invita a cambiare linguaggio
a non scoraggiare il morale delle
truppe.
Anche lui, come spesso facciamo
noi, vuole insegnare a Dio come si fa a fare Dio.
E Gesù reagisce, duramente;
cambia mentalità, Pietro, diventa discepolo.
Troppe volte invece di seguire il
Signore lo precediamo.
Siamo noi ad indicargli al
strada, non seguiamo più la strada che Egli ci indica.
Siamo noi a suggerirgli le
soluzioni ai problemi, non ci fidiamo più della sua
presenza, della sua azione.
Pretendiamo che sia Dio a
diventare nostro discepolo.
Geremia, nella prima lettura, si
lamenta con Dio.
Lui voleva fare il profeta di
buone notizie, è diventato un rompiscatole
insostenibile, tutti lo odiamo,
anche i suoi famigliari.
Geremia vorrebbe lasciare (come
biasimarlo?), ma riflette e ritorna alla
fiamma che l’ha sedotto.
Quando mettiamo noi stessi al
posto di Dio, della fiamma, facciamo come
Pietro e ci allontaniamo dal
cammino.
Non chiediamoci a che punto siamo
nel nostro percorso interiore.
Chiediamoci se siamo ancora
dietro a Cristo.
Gesù insiste, ora, si rivolge a
tutti, e a noi.
Non blandisce le persone, non
cerca facili discepoli, non seduce, non ama il marketing.
La sua proposta è cruda, diretta,
atroce, insostenibile.
Pronuncia tre imperativi che
risuonano come una sfida.
Vuoi essere mio discepolo?
Rinnega te stesso.
Cioè non mettere te stesso al
centro dell’universo, non voler emergere a tutti
i costi, non fare come tutti che,
nel mondo, sgomitano per essere visti e notati.
Sei unico, sei prezioso sei un
capolavoro, perché devi combattere per
dimostrarlo agli altri?
Il discepolo, come il Maestro,
prende a cuore la felicità di chi gli sta accanto,
guarda oltre, mette la sua vita
in gioco perché tutti possano appartenere al Regno.
Non mettere sempre te stesso al
centro, metti il sogno di Dio al centro, con
libertà, da adulto, da uomo
nuovo.
Prendi la tua croce.
Cioè non avere paura di amare
fino a soffrire, di amare fino a perderti.
Come Geremia che non riesce a
staccarsi dall’amore bruciante di Dio
nonostante le tante delusioni che
sta vivendo.
Purtroppo una certa devozione
spicciola ha finito con lo stravolgere la simbologia
della croce; nata come misura
dell’amore di Dio, è divenuta l’emblema del dolore.
Dio non ama il dolore, sia
chiaro, né lo esige (e ci mancherebbe!) ma,
a volte, amare significa anche
sopportare e soffrire.
E Gesù ne sa qualcosa.
Seguimi. Condividi la scelta di
Gesù, il suo sogno, il suo progetto.
Dio è presente e si manifesta a
noi, orienta le nostre scelte con equilibrio e
intelligenza, ascoltando la sua
Parola, lasciandoci plasmare dalla sua voce interiore.
Seguire Gesù significa cambiare
orizzonte, conoscere la Parola, a lasciare che sia
la fede a motivare e cambiare le
nostre scelte, convertire i nostri cuori.
Siamo per sempre discepoli, per
sempre cercatori, mai veramente arrivati.
Nuove logiche, nuovo Dio.
Avete perfettamente ragione; come
si fa a seguire un Dio così?
Infatti lentamente e
inesorabilmente abbiamo annacquato questa pagina,
l’abbiamo resa accettabile,
possibile, ragionevole.
Ma l’amore di Dio ha ben poco di
ragionevole e, spesso, indica vette altissime
per ribadire che siamo capaci,
assieme a Lui, di diventare discepoli.
Vangelo esigente, alla fine di
un’estate strana.
Ma un Vangelo che ci
spalanca al sogno di Dio e, solo quello ci riscalderà
il cuore dalle tante
delusioni, Buona Domenica cercatori di Dio, Fausto.
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