martedì 30 giugno 2020

Il Vangelo del Mercoledì 1 Luglio 2020


Della 13° settimana del Tempo Ordinario.
Prima lettura dal libro del profeta Amos (5,14-15.21-24)
Cercate il bene e non il male, se volete vivere, e solo così il Signore, Dio degli
eserciti, sarà con voi, come voi dite.
Odiate il male e amate il bene e ristabilite nei tribunali il diritto; forse il Signore,
Dio degli eserciti, avrà pietà del resto di Giuseppe.
«Io detesto, respingo le vostre feste solenni e non gradisco le vostre riunioni
sacre; anche se voi mi offrite olocausti, io non gradisco le vostre offerte, e le
vittime grasse come pacificazione io non le guardo.
Lontano da me il frastuono dei vostri canti: il suono delle vostre arpe non
posso sentirlo!
Piuttosto come le acque scorra il diritto e la giustizia come un torrente perenne».
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (8,28-34) anno pari.
In quel tempo, giunto Gesù all'altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati,
uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro; erano tanto furiosi che nessuno
poteva passare per quella strada.
Ed ecco, si misero a gridare: «Che vuoi da noi, Figlio di Dio?
Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?».
A qualche distanza da loro c'era una numerosa mandria di porci al pascolo; e i
demòni lo scongiuravano dicendo: «Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci».
Egli disse loro: «Andate!».
Ed essi uscirono, ed entrarono nei porci: ed ecco, tutta la mandria si precipitò
giù dalla rupe nel mare e morirono nelle acque.
I mandriani allora fuggirono e, entrati in città, raccontarono ogni cosa e anche
il fatto degli indemoniati.
Tutta la città allora uscì incontro a Gesù: quando lo videro, lo pregarono di
allontanarsi dal loro territorio.
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
Quando viviamo nei sepolcri, cioè con una visione mortifera della vita,
lasciamo prevalere le tenebre.
Quando ci lasciamo travolgere dalla furia e dalla violenza, lasciamo prevalere le tenebre.
Quando pensiamo che Dio sia un despota esigente che pretende dei servigi dai
propri figli, lasciamo prevalere le tenebre.
Ma Gesù non si scoraggia e irrompe nella nostra vita, se gli andiamo incontro,
e trova una soluzione.
Il Maestro è Signore anche delle tenebre, nulla lo può sconfiggere, nessuno
lo può far indietreggiare.
Gli sta a cuore la salvezza dei poveracci che hanno visto la loro vita ridursi
ad una sopravvivenza bestiale.
E li salva.
Ben diversa, invece, la reazione dei concittadini dei due malcapitati che,
vista la moria dei maiali, pregano gentilmente Gesù di andarsene.
La fede e l’economia hanno sempre avuto qualche divergenza di vedute!
Certo, fede ed economia, non vanno assolutamente d’accordo, pensiamo
bene a scegliere chi dobbiamo essere o cosa scegliamo, credo che la
preghiera ci possa aiutare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

lunedì 29 giugno 2020

Il Vangelo del Martedì 30 Giugno 2020


Della 4° settimana del Tempo Ordinario.
SS. primi martiri della Chiesa di Roma.
Prima lettura dal libro del profeta Amos (3,1-8;4,11-12)
Ascoltate questa parola, che il Signore ha detto riguardo a voi, figli d’Israele,
e riguardo a tutta la stirpe che ho fatto salire dall’Egitto: «Soltanto voi ho
conosciuto tra tutte le stirpi della terra; perciò io vi farò scontare tutte le vostre colpe.
Camminano forse due uomini insieme, senza essersi messi d’accordo?
Ruggisce forse il leone nella foresta, se non ha qualche preda?
Il leoncello manda un grido dalla sua tana, se non ha preso nulla?
Si precipita forse un uccello a terra in una trappola, senza che vi sia un’esca?
Scatta forse la trappola dal suolo, se non ha preso qualche cosa?
Risuona forse il corno nella città, senza che il popolo si metta in allarme?
Avviene forse nella città una sventura, che non sia causata dal Signore?
In verità, il Signore non fa cosa alcuna senza aver rivelato il suo piano ai
suoi servitori, i profeti.
Ruggisce il leone: chi non tremerà?
Il Signore Dio ha parlato: chi non profeterà?
Vi ho travolti come Dio aveva travolto Sòdoma e Gomorra, eravate come un
tizzone strappato da un incendio; ma non siete ritornati a me».
Oracolo del Signore.
Perciò ti tratterò così, Israele!
Poiché questo devo fare di te: prepàrati all’incontro con il tuo Dio, o Israele!
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (8,23-27) anno pari.
In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono.
Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca
era coperta dalle onde; ma egli dormiva.
Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore,
siamo perduti!».
Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?».
Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia.
Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il
mare gli obbediscono?».
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
Chi sei, misterioso ospite, desiderio infinito, mistero irrisolto?
Il Signore si alza, placa la tempesta, ma solo quando noi stessi vediamo che non
stiamo più a galla, solo quando vede che stiamo davvero morendo interiormente.
No, non ci toglie dai guai, il Maestro, li condivide, ci aiuta ad avere fiducia,
ad osare, ad attraversare ogni mare.
No, non è un Dio dalle facili soluzioni, il nostro, dalle scorciatoie, dalle
preghiera fatte per corrompere, per convincere, che si lascia sedurre dalle
nostre mielose devozioni.
È adulto, Dio, ci dà tutto quello che ci serve e, ci tratta da adulti, ci sa capaci
di affrontare ogni scoglio.
È tutta in questa traversata la nostra fede, la novità del Vangelo, che ci lascia
liberi di sperimentare, di osare e di salvarci.
Anche se sembra lontano, Gesù è sempre lì, sulla barca, accanto a noi nel Vangelo.
Chi sei, veramente, Nazareno?
Io amici l’ho scoperto chi è, è mio Padre, che in ogni momento posso
chiamarlo per farmi aiutare, attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

domenica 28 giugno 2020

Il Vangelo del Lunedì 29 Giugno 2020


Della 13° settimana del Tempo Ordinario.
SS. Pietro e Paolo, apostoli.
Prima lettura dagli Atti degli Apostoli (12,1-11)
In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa.
Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni.
Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, fece arrestare anche Pietro.
Erano quelli i giorni degli Àzzimi.
Lo fece catturare e lo gettò in carcere, consegnandolo in custodia a quattro
picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti
al popolo dopo la Pasqua.
Mentre Pietro dunque era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente
a Dio una preghiera per lui.
In quella notte, quando Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro,
piantonato da due soldati e legato con due catene, stava dormendo, mentre
davanti alle porte le sentinelle custodivano il carcere.
Ed ecco, gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella.
Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: «Àlzati, in fretta!».
E le catene gli caddero dalle mani. L'angelo gli disse: «Mettiti la cintura e
légati i sandali». E così fece.
L'angelo disse: «Metti il mantello e seguimi!».
Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si rendeva conto che era realtà ciò che
stava succedendo per opera dell'angelo: credeva invece di avere una visione.
Essi oltrepassarono il primo posto di guardia e il secondo e arrivarono alla
porta di ferro che conduce in città; la porta si aprì da sé davanti a loro.
Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l'angelo si allontanò da lui.
Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora so veramente che il Signore ha
mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò
che il popolo dei Giudei si attendeva».
Parola di Dio.
Seconda lettura dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo (4,6-8.17-18)
Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che
io lasci questa vita.
Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.
Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi
consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno
atteso con amore la sua manifestazione.
Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare
a compimento l'annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui
liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo
regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (16,13-19) anno pari.
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai
suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?».
Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa
o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?».
Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né
sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli.
E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa
e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa.
A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà
legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
Pietro e Paolo, così unici, così diversi, così simili.
Unici perché hanno sperimentato la vicinanza di Cristo, la sua compassione,
la sua misericordia.
Unici perché, consumati dall’amore, hanno vissuto la loro vita mettendo il
loro carattere, le loro convinzioni, il loro limite a servizio del Regno.
Affascinati e travolti da Cristo, ci hanno consegnato il suo Vangelo e ci hanno
indicato la via della salvezza.
Così diversi fra loro, a tratti anche contrapposti.
Pietro, discepolo della prima ora, irruento e generoso, ha saputo superare il suo
fallimento mettendo da parte il proprio orgoglio ferito e lasciandosi plasmare.
Paolo, dotto e zelante, ha saputo cambiare radicalmente le sue convinzioni
mettendo tutti i suoi carismi a servizio del Regno.
Nelle scelte pratiche hanno litigato con vigore, ricordandoci che la Chiesa è
anche luogo di confronto, che ci si intende sull’essenziale ma si può dibattere
su come viverlo all’interno delle comunità.
Così simili fra loro perché scelti da Cristo.
Così anche oggi, nella Chiesa, possiamo avere sensibilità diverse ma sempre
l’unica esperienza interiore di Dio ci accumuna.
Ricordiamocelo quando anche nella Chiesa preferiamo sottolineare le diversità,
invece che guardare all’essenzialità, ed invece di puntare il dito, piuttosto, preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

sabato 27 giugno 2020

Il Vangelo di Domenica 28 Giugno 2020


Della 13° Domenica del Tempo Ordinario.
Prima lettura dal secondo libro dei Re (4,8-11.14-16a)
Un giorno Eliseo passava per Sunem, ove c'era una donna facoltosa,
che l'invitò con insistenza a tavola. In seguito, tutte le volte che passava,
si fermava a mangiare da lei.
Essa disse al marito: "Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che
passa sempre da noi.
Prepariamogli una piccola camera al piano di sopra, in muratura, mettiamoci
un letto, un tavolo, una sedia e una lampada, sì che, venendo da noi, vi si possa ritirare".
Recatosi egli un giorno là, si ritirò nella camera e si coricò.
Eliseo chiese a Giezi suo servo: "Che cosa si può fare per questa donna?".
Il servo disse: "Purtroppo essa non ha figli e suo marito è vecchio".
Eliseo disse: "Chiamala!".
La chiamò; essa si fermò sulla porta.
Allora disse: "L'anno prossimo, in questa stessa stagione, tu terrai in braccio un figlio".
Parola di Dio.
Seconda lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (6,3-4.8-11)
Fratelli, quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati
nella sua morte.
Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte,
perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre,
così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.
Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo
che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui.
Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte;
ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio.
Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (10,37-42) anno A.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: "Chi ama il padre o la madre più
di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di
me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa
mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi
accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.
E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli,
perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
Gridiamo sui tetti che il nostro Dio ha cura anche di un passerotto!
Urliamo con la nostra vita e la nostra speranza che il volto vero di Dio è diverso
da quello che le nostre paure proiettano nel nostro inconscio!
L’appassionata richiesta di Gesù è un invito pressante, uno sprone a fare come
Matteo, a lasciare tutte le nostre presunte certezze per seguire il Rabbì, un monito
ad uscire da un cristianesimo di sacrestia, a superare la troppo diffusa vergogna
del dichiararci cristiani.
Ora, però, dobbiamo armarci di pazienza e capire in profondità uno dei Vangeli
più impegnativi e liberanti della Bibbia.
La classifica dell’amore.
Ricordo un simpatico signore che, alla fine di una Messa in cui si era letto il
Vangelo di oggi, mi disse: “io sono molto evangelico; non sopporto mia suocera!”.
In effetti ciò che Gesù chiede è sconcertante; amarlo almeno come si ama una
moglie, un figlio, un padre.
In un altro spinosissimo punto del Vangelo Gesù dirà; amare Dio di più (che
in ebraico, lingua contorta, si dice: “Amare gli altri di meno”, cioè odiarli).
Io qui non ci capisco nulla; il Vangelo non ci svela forse il volto tenerissimo di
un Dio che ci conosce e ci ama nel profondo?
Un Dio talmente innamorato della vita dal voler diventare uomo?
Come può questo Dio che ci ha svelato la bellezza assoluta dei sentimenti umani,
l’armonia profonda che Egli ha messo nel cuore della Creazione, chiederci di
non vivere l’amore, l’esperienza più bella che possiamo fare su questa terra?
No amici, capiamola bene questa Parola.
Anzitutto Gesù ci dice che avere a che fare con Dio è nell’ordine dell’amore,
non nell’ordine del dovere e della morale.
Quando Lui, il Maestro, parla di Dio, sente il suo cuore vibrare nel profondo.
Non ha nulla a che vedere, il Dio di Gesù, con la noiosa e stanca ripetizione di riti
scaramantici, del rispetto acido e rigido di norme che tendono a giustificarmi.
Gesù ci sconcerta togliendo Dio dal vocabolario del Sacro e della Religione, per
piazzarlo in quello morbido e vellutato dell’innamoramento e degli affetti.
Gesù dice che fare esperienza di Lui significa innamorarsi.
Dirà, addirittura, che Egli è capace di dare più gioia della più grande gioia che
un essere umano possa sperimentare.
Gesù pretende di colmare il cuore del discepolo che lo cerca.
Amatevi, amici, cercate di crescere nella difficile arte dell’amore che lascia liberi
e che fa crescere, dell’amore che non possiede ma dona, dello sguardo che non
accaparra ma stima e rispetta.
E in quell’amore troverete la misura con cui Dio ci ama.
Se la tua esperienza di amante, di genitore, di figlio è splendida (e di questo loda
la vita), quanto più grande può diventare l’incontro col Signore!
Ma amare non è facile.
Sentiamo in noi il limite dell’amore, la fragilità del dono che vorremmo
realizzare e che, pure, è ambiguo, doloroso, crocifiggente.
Imparare ad amare costa molta fatica, liberarsi del piccolo dittatore che abita in
noi non è semplice, trovare un equilibrio che mi rende felice di ciò che ho scoperto
di essere, è un impegno che occupa un’intera vita.
La vita è difficile, a volte e, io amici ne so qualcosa.
Gesù ci chiede di affrontarla come viene, senza disperarsi, portando la croce
della contraddizione, pazientando nel saperci capaci di crescere.
Sulla croce si parla spesso a sproposito.
Vorrei chiarire alcune cose semplici.
Dio non manda la croce, e la croce non ci fa del bene.
La croce ce la dà la vita, la salute, gli altri, i nostri giri di testa.
Ma Dio no, non pensa che la croce sia educativa, non diciamo stupidaggini.
E’ come se un padre dicesse: “Visto che il dolore aiuta a crescere, taglio il
braccio a mio figlio!”.
Possiamo, come dice Gesù, far diventare la croce un’occasione di crescita,
una possibilità di andare all’essenziale.
Anche Gesù prenderà una croce, non frutto delle sue scelte, né conseguenza dei
suoi errori, e la trasfigurerà.
Essere discepoli, come Matteo, significa che il tesoro nel campo che egli ha
trovato vale qualsiasi fatica per possederlo e conservarlo…
Gesù dice che trovare Lui è l’esperienza più travolgente della vita e che vale
la pena di lasciare tutto per possederlo.
Che “perdere” la vita nel Signore non significa buttarla ma affidarla alla tenerezza
che guarisce il mondo.
I profeti camminano in mezzo a noi travestiti da operai, col volto anonimo del
mio collega d’ufficio, col volto stanco e provato della mamma di famiglia.
I profeti, spesso, non sanno di essere profeti e non sanno molto di teologia.
Vivono le esperienze della vita con serenità e libera rassegnazione, amando
dell’amore di cui sono capaci.
Persone che hanno dovuto dare tanto alla vita, non si disperano e vivono
cercando un senso al loro percorso.
E’ pieno di profeti, in giro, cercateli.
Chiedete allo Spirito che vi permetta di leggere i cuori, non le firme sui vestiti,
che vi aiuti a scrutare gli occhi, non le frasi ad effetto, che vi faccia cogliere
quanta potenza c’è nella vita di una persona, non quanti cavalli ci sono nel
motore della sua macchina.
E, dopo averli riconosciuti, date loro un bicchiere d’acqua fresca; il vostro
sorriso, un cenno di saluto, una stretta di mano, una battuta.
Così facendo accoglierete questo Dio che, ormai, si diverte a nascondersi
dietro gli occhi stanchi degli uomini autentici.
Doniamo la nostra vita al Signore amici, attraverso l’amore e faremo
esperienza di gioia, buona Domenica Fausto.

venerdì 26 giugno 2020

Il Vangelo del Sabato 27 Giugno 2020


Della 12° settimana del Tempo Ordinario.
S. Cirillo di Alessandria, vescovo e dottore della Chiesa.
Prima lettura dal libro delle Lamentazioni (2,2.10-14.18,-19)
Il Signore ha distrutto senza pietà tutti i pascoli di Giacobbe; ha abbattuto nella
sua ira le fortezze della figlia di Giuda, ha prostrato a terra, ha profanato il suo
regno e i suoi capi.
Siedono a terra in silenzio gli anziani della figlia di Sion, hanno cosparso di cenere
il capo, si sono cinti di sacco; curvano a terra il capo le vergini di Gerusalemme.
Si sono consunti per le lacrime i miei occhi, le mie viscere sono sconvolte; si riversa
per terra la mia bile per la rovina della figlia del mio popolo, mentre viene meno
il bambino e il lattante nelle piazze della città.
Alle loro madri dicevano: «Dove sono il grano e il vino?».
Intanto venivano meno come feriti nelle piazze della città; esalavano il loro respiro
in grembo alle loro madri.
A che cosa ti assimilerò?
A che cosa ti paragonerò, figlia di Gerusalemme?
A che cosa ti eguaglierò per consolarti, vergine figlia di Sion?
Poiché è grande come il mare la tua rovina; chi potrà guarirti?
I tuoi profeti hanno avuto per te visioni di cose vane e insulse, non hanno svelato la
tua colpa per cambiare la tua sorte; ma ti hanno vaticinato lusinghe, vanità e illusioni.
Grida dal tuo cuore al Signore, gemi, figlia di Sion; fa' scorrere come torrente le
tue lacrime, giorno e notte!
Non darti pace, non abbia tregua la pupilla del tuo occhio!
Àlzati, grida nella notte, quando cominciano i turni di sentinella, effondi come
acqua il tuo cuore, davanti al volto del Signore; alza verso di lui le mani per la
vita dei tuoi bambini, che muoiono di fame all'angolo di ogni strada.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (8,5-17) anno pari.
In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che
lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato
e soffre terribilmente».
Gli disse: «Verrò e lo guarirò».
Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio
tetto, ma di soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.
Pur essendo anch'io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: "Va'!",
ed egli va; e a un altro: "Vieni!", ed egli viene; e al mio servo: "Fa' questo!",
ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità
io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!
Ora io vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno
a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del
regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti».
E Gesù disse al centurione: «Va', avvenga per te come hai creduto».
In quell'istante il suo servo fu guarito.
Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre.
Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva.
Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la
parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo
del profeta Isaìa: "Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie".
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
Gesù lascia Nazareth e sceglie di vivere a Cafarnao, capitale della Galilea.
E di qui annuncia che il regno di Dio è vicino, anzi è alle porte.
Alle parole fa seguire i gesti; guarisce i malati e conforta i deboli.
Si avvicina a Lui un centurione, uomo estraneo al culto e alle tradizioni di Israele.
Ha un servo malato.
Per questo viene da Gesù; non sa bene neanche come presentargli il caso.
È sufficiente però che metta un pò del suo cuore nelle mani di Gesù, per essere esaudito.
Gesù, infatti, legge nel cuore di quest’uomo e, con la generosità di chi sa
commuoversi, subito gli risponde che andrà a casa sua per guarire il suo servo.
Noi a questo punto forse avremmo approfittato di una generosità così gratuita.
Quel centurione, no.
Adesso si vergogna ancora di più; si trova davanti a se stesso, alla propria vita,
a un giudizio su di sé e con spontanea verità, dice che non è degno che il
Maestro si rechi da lui.
Si vergogna davanti a un uomo così buono.
E pronuncia quelle splendide parole, che ancora oggi ripetiamo nella
liturgia: “O Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma dì
soltanto una parola e il mio servo sarà guarito”.
E il servo del centurione, guarisce sulla parola di Gesù.
Ma anche quell’uomo guarisce dopo il suo incontro con il Maestro, ha scoperto
di essere indegno, ma ha trovato chi lo ha compreso nel profondo.
Anche noi siamo indegni di riceve attenzione dal Signore, ma Lui ci dice che,
se crediamo alla sua Parola, anche noi saremo compresi nel profondo del nostro
cuore tante volte ferito, facendoci aiutare dalla preghiera 
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.