domenica 31 maggio 2020

Il Vangelo del Lunedì 1 Giugno 2020


Della 9° settimana del Tempo Ordinario.
Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa.
Prima lettura dal libro della Gènesi (3,9-15.20)
[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò
e gli disse: «Dove sei?».
Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo,
e mi sono nascosto».
Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo?
Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?».
Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero
e io ne ho mangiato».
Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?».
Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu
fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti
schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».
L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Giovanni (19,25-34) anno pari.
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua
madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse
alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!».
Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!».
E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse
la Scrittura, disse: «Ho sete».
Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto,
in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca.
Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!».
E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla
croce durante il sabato–era infatti un giorno solenne quel sabato–, chiesero a
Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via.
Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano
stati crocifissi insieme con lui.
Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe,
ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
Questa memoria liturgica è un invito a rivolgere la nostra attenzione al mistero del
Cuore di Gesù; un cuore di carne, non di pietra come tante volte sono i nostri cuori.
Dalla compassione e dalla commozione di quel cuore ha preso inizio la vita
pubblica di Gesù.
Vediamo che Gesù, andando per le città e i villaggi della Galilea, si commuove sulle
folle che accorrevano a Lui perché erano stanche e sfinite come pecore senza pastore.
E si mise a radunarle e a curarle.
Con Gesù era finalmente giunto il pastore buono di cui parlava il profeta
Ezechiele: “Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura.
Come un pastore passa in rassegna il suo gregge, quando si trova in mezzo alle sue
pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò
da tutti i luoghi; e le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele”.
Questo brano del Vangelo, ci racconta di quel colpo di lancia che squarciò quel
cuore, che in verità era già aperto dall’inizio della sua vita pubblica.
Gesù ha dato tutta la sua vita, tutto se stesso per salvarci dal peccato e dalla morte.
La crudezza della scena, ci richiama certamente la concretezza di un amore che
accetta anche il terribile supplizio della croce, sino a lacerargli il cuore, ma ci
mostra anche la totalità dell’amore di Gesù per noi.
Diciamo che, si è svuotato d’amore, non è rimasta neppure una goccia del suo sangue.
E, stupore; da quella ferita uscirono, “sangue ed acqua”.
È questo il “cuore di uno che non cessa di svuotarsi d’amore per noi”.
Ma il suo sangue non si disperde, il suo amore non esce invano; è riversato sugli
uomini, è riversato nei nostri cuori.
È questo l’amore di Dio che si è riversato nei nostri cuori, per mezzo
dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Che ancora amici, niente, solo pregare.  
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

sabato 30 maggio 2020

Il Vangelo di Domenica 31 Maggio 2020


Della Domenica di Pentecoste.
Prima lettura dagli Atti degli Apostoli (2,1-11)
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme
nello stesso luogo.
Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso,
e riempì tutta la casa dove stavano.
Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno
di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue,
nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo.
A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare
nella propria lingua.
Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano
non sono forse Galilei?
E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa?
Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia,
del Ponto e dell'Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell'Egitto e delle parti della Libia
vicino a Cirène,
Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle
nostre lingue delle grandi opere di Dio».
Parola di Dio.
Seconda lettura dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (12,3b-7.12-13)
Fratelli, nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l'azione dello Spirito Santo.
Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno
solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.
A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune.
Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo,
pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo.
Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo,
Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Giovanni (20,19-23) anno A.
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del
luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in
mezzo e disse loro: «Pace a voi!».
Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco.
E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi!
Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».
Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo.
A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non
perdonerete, non saranno perdonati».
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
È avvenuta la consegna, il Risorto ha chiesto ai discepoli di annunciarlo a partire
dalla Galilea delle genti, sapendo che Egli è con noi per sempre.
È iniziato il tempo della Chiesa; siamo noi, ora, a rendere visibile il Regno,
in attesa del ritorno glorioso del Signore nella pienezza dei tempi.
Ma sentiamo il peso di questo incarico, l’insufficienza della nostra fede,
la fragilità del nostro annuncio.
No, non scherziamo, non siamo capaci di rendere presente il Signore, abbiamo
bisogno di un aiuto, di un soccorritore.
Abbiamo bisogno dello Spirito Santo.
Shevuot, la festa della mietitura, Pentecoste per i fedeli greci che ricordano la
sua celebrazione cinquanta giorni dopo Pesah (Pasqua), era una festa agricola
che, col passare dei secoli, era stata arricchita da un’altra interpretazione; in quel
giorno si ricordava il dono della Torah sul monte Sinai.
Israele era molto fiero della Legge che Dio gli aveva consegnato; pur essendo
il più piccolo fra i popoli, era stato scelto per testimoniare al mondo il vero
volto del misericordioso.
Proprio in quel giorno, e non casualmente, Luca situa la discesa dello Spirito Santo.
Spirito che era già stato donato, dalla croce il giorno di Pasqua.
Perché ripetere questa effusione?
Perché quel giorno?
Forse Luca vuole dire ai discepoli che la nuova Legge è un movimento dello
Spirito, una luce interiore che illumina il nostro volto e quello di Dio!
Gesù non aggiunge precetti ai tanti (troppi!) presenti nella Legge orale, ma li
semplifica, li riduce, li porta all’essenziale.
Un solo precetto, quello dell’amore, è richiesto ai discepoli.
Fantastico, grazie Gesù!
Ma cosa significa amare nelle situazioni concrete?
Ecco che lo Spirito ci viene in soccorso.
Gesù non dona delle nuove tavole, cambia il modo di vederle, ci cambia il
cuore, radicalmente.
Oggi festeggiamo la Legge che lo Spirito ci aiuta a riconoscere.
Luca descrive l’evento rimandando esplicitamente alla teofania di Dio sul
monte Sinai; i tuoni, le nubi, il fuoco, il vento sono elementi che descrivono la
solennità dell’evento e la presenza di Dio ma che possono anche essere riletti
in una chiave spirituale.
Lo Spirito è tuono e terremoto; ci scuote nel profondo, scardina le nostre presunte
certezze, ci obbliga a superare i luoghi comuni sulla fede (e sul cristianesimo!).
Lo Spirito è nube; la nebbia ci costringe a fidarci di qualcuno che ci conduce
per non perdere la strada della verità.
Lo Spirito è fuoco che riscalda i nostri cuori e illumina i nostri passi.
Lo Spirito è vento; siamo noi a dover orientare le vele per raccogliere la sua
spinta e attraversare il mare della vita!
Lo Spirito diventa l’anti-babele; se l’arroganza degli uomini ha portato alla
confusione delle lingue, a non capirsi più, la presenza dello Spirito ci fa
udire un solo linguaggio, una sola voce.
Invochiamo lo Spirito quando non ci capiamo in famiglia, in parrocchia, sul lavoro.
Invochiamolo quando non riusciamo a spiegarci.
Lo Spirito fa diventare i paurosi apostoli dei formidabili evangelizzatori; ora non
hanno più paura e osano, vanno oltre, dicono senza timore la loro fede è la loro speranza.
È la Pentecoste, la Chiesa si inebria e diventa missionaria.
Lo Spirito è presenza d’amore della Trinità, ultimo dono di Gesù agli apostoli,
invocato da Gesù come vivificatore, consolatore, ricordatore, avvocato difensore,
invocato con tenerezza e forza dai nostri fratelli cristiani d’oriente.
Senza lo Spirito saremmo morti, esanimi, spenti, non credenti e tristi.
Lo Spirito, discreto, impalpabile, indescrivibile, è la chiave di volta della
nostra fede, ciò che unisce tutto.
Lo Spirito, già ricevuto da ciascuno nel Battesimo, è colui che ci rende presente
qui e ora il Signore Gesù.
Colui che ci permette di accorgerci della sua presenza, che orienta i nostri
passi a incrociare i suoi.
Siete soli?
Avete l'impressione che la vostra vita sia una barca che fa acqua da tutte le parti?
Vi sentite incompresi o feriti?
Invocate lo Spirito che è Consolatore che con-sola, fa compagnia a chi è solo.
Ascoltate la Parola e faticate a credere, a fare il salto definitivo?
Invocate lo Spirito che è Vivificatore, rende la vostra fede schietta e vivace
come quella dei grandi santi.
Fate fatica a iniettare Gesù nelle vene della vostra quotidianità, preferendo
tenerlo in uno scaffale bello stirato da tirare fuori di domenica?
Invocate lo Spirito che ci ricorda ciò che Gesù ha fatto per noi.
Siete rosi dai sensi di colpa, la vita vi ha chiesto un prezzo alto da pagare?
La parte oscura della vostra vita vi ossessiona?
Invocate l’avvocato difensore, il Paracleto, che si mette alla nostra destra
e sostiene le nostre ragioni di fronte ad ogni accusa.
Così gli apostoli hanno dovuto essere abitati dallo Spirito, che li ha rivoltati
come un calzino, per essere finalmente, definitivamente, annunciatori e, allora,
solo allora, hanno iniziato a capire, a ricordare col cuore.
Se avete sentito il cuore scoppiare, ascoltando la Parola, state tranquilli; c’era
lo Spirito che, finalmente, era riuscito a forzare la serratura del vostro cuore
e della vostra incredulità!
Certo amici, anche se per forzare il mio cuore ha dovuto sudare e parecchio,
ma alla fine ci è riuscito, perché Lui non molla mai, credetemi,
Santa Domenica dello Spirito Santo Fausto.

venerdì 29 maggio 2020

Il Vangelo del Sabato 30 Maggio 2020


Della 7° settimana di Pasqua.
Prima lettura dagli Atti degli Apostoli (28,16-20.30-31)
Arrivati a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per conto suo con un soldato di guardia.
Dopo tre giorni, egli fece chiamare i notabili dei Giudei e, quando giunsero, disse
loro: «Fratelli, senza aver fatto nulla contro il mio popolo o contro le usanze dei
padri, sono stato arrestato a Gerusalemme e consegnato nelle mani dei Romani.
Questi, dopo avermi interrogato, volevano rimettermi in libertà, non avendo trovato
in me alcuna colpa degna di morte.
Ma poiché i Giudei si opponevano, sono stato costretto ad appellarmi a Cesare,
senza intendere, con questo, muovere accuse contro la mia gente.
Ecco perché vi ho chiamati: per vedervi e parlarvi, poiché è a causa della speranza
d'Israele che io sono legato da questa catena».
Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso in affitto e accoglieva tutti
quelli che venivano da lui, annunciando il regno di Dio e insegnando le cose
riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Giovanni (21,20-25) anno pari.
In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava,
colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore,
chi è che ti tradisce?».
Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?».
Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che
importa? Tu seguimi».
Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto.
Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che
egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo
che la sua testimonianza è vera.
Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una,
penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
Ora Pietro (e noi con lui) è pronto.
Ha ammesso di non essere capace di amare come avrebbe voluto,
come avrebbe dovuto, come avrebbe potuto.
Ora ha misurato il suo limite, perciò Gesù lo sceglie.
L’ultima parola che gli rivolge è uguale alla prima, rivoltagli molti
anni prima; “seguimi”.
Non c’è mai fine alla chiamata, non si finisce mai di seguire il Signore.
Col passare degli anni pensiamo di essere cresciuti nella fede, di avere
capito i grandi misteri di Dio.
No, non è proprio così.
Siamo (per) sempre viandanti, per sempre cercatori, incessantemente pellegrini.
Ma il Signore ci chiama, al di là delle nostre stanchezze, al di dentro dei nostri
continui fallimenti.
Non si scoraggia, il Risorto, vede in noi il Santo che Egli ha pensato quando
ci ha plasmato dal nulla.
Ora ricomincia tutto, per Pietro e per noi.
La sua e la nostra vita si consumeranno nell’annuncio del Risorto, affrontando
il difficile compito di rassicurare e condurre i fratelli e le sorelle, lui, uomo di
poche parole, abituato alla fatica della pesca.
Si amici, anche noi siamo chiamati come Pietro, a fare i pescatori, ma di anime,
facendoci aiutare dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

giovedì 28 maggio 2020

Il Vangelo del Venerdì 29 Maggio 2020


Della 7° settimana di Pasqua.
S. Paolo 6°, papa.
Prima lettura dagli Atti degli Apostoli (25,13-21)
In quei giorni, arrivarono a Cesarèa il re Agrippa e Berenìce e vennero a salutare Festo.
E poiché si trattennero parecchi giorni, Festo espose al re le accuse contro Paolo,
dicendo: «C'è un uomo, lasciato qui prigioniero da Felice, contro il quale, durante
la mia visita a Gerusalemme, si presentarono i capi dei sacerdoti e gli anziani dei
Giudei per chiederne la condanna.
Risposi loro che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l'accusato
sia messo a confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di difendersi dall'accusa.
Allora essi vennero qui e io, senza indugi, il giorno seguente sedetti in tribunale e
ordinai che vi fosse condotto quell'uomo.
Quelli che lo incolpavano gli si misero attorno, ma non portarono alcuna accusa
di quei crimini che io immaginavo; avevano con lui alcune questioni relative alla
loro religione e a un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere vivo.
Perplesso di fronte a simili controversie, chiesi se volesse andare a Gerusalemme
e là essere giudicato di queste cose.
Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio di Augusto,
e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare».
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Giovanni (21,15-19) anno pari.
In quel tempo, [quando si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato,
Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?».
Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene».
Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?».
Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene».
Gli disse: «Pascola le mie pecore».
Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?».
Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse "Mi vuoi bene?",
e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene».
Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore.
In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi
dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà
e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio.
E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
Gli evangelisti ci presentano Pietro come l’ultimo fra gli apostoli a convertirsi
alla gioia, (che non è sempre facile, credetemi amici).
Gesù è risorto, certo, e Pietro ha avuto anche la straordinaria esperienza di
un’apparizione privata che non deve essere andata molto bene visto che
nessuno ne parla.
Ma è come se la resurrezione fosse per qualcun altro, non per lui.
Perciò Gesù viene per salvare la pecora che si era smarrita, sul lago di
Tiberiade alla fine di un’ennesima notte infruttuosa.
Perciò lo prende da parte e lo aiuta a riconciliarsi con se stesso.
Pietro è incalzato e ammette di voler bene al Signore.
Ma non è più disposto a fare grandi proclami e grandi promesse.
Troppo il dolore per osare ancora.
Gesù sorride; ora Pietro è pronto.
Poiché ha sperimentato il proprio limite ora è capace di accogliere quello degli
altri, senza giudizio e supponenza, ma con la misericordia che forgia i santi.
Proprio come è successo a Pietro, che sembra proprio la mi stessa vita amici,
quante volte ho sperimentato quello che anche Pietro ha sperimentato e, quante
notti infruttuose e disperate ho avuto, ma che poi, attraverso la preghiera,
Gesù è venuto a consolare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

mercoledì 27 maggio 2020

Il Vangelo del Giovedì 28 Maggio 2020


Della 7° settimana di Pasqua.
Prima lettura dagli Atti degli Apostoli (22,30;23.6-11)
In quei giorni, [il comandante della corte,] volendo conoscere la realtà dei fatti,
cioè il motivo per cui Paolo veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene
e ordinò che si riunissero i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio; fece condurre giù
Paolo e lo fece comparire davanti a loro.
Paolo, sapendo che una parte era di sadducèi e una parte di farisei, disse a gran
voce nel sinedrio: «Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei; sono chiamato in
giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti».
Appena ebbe detto questo, scoppiò una disputa tra farisei e sadducèi
e l'assemblea si divise.
I sadducèi infatti affermano che non c'è risurrezione né angeli né spiriti; i farisei
invece professano tutte queste cose.
Ci fu allora un grande chiasso e alcuni scribi del partito dei farisei si alzarono in
piedi e protestavano dicendo: «Non troviamo nulla di male in quest'uomo.
Forse uno spirito o un angelo gli ha parlato».
La disputa si accese a tal punto che il comandante, temendo che Paolo venisse linciato
da quelli, ordinò alla truppa di scendere, portarlo via e ricondurlo nella fortezza.
La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: «Coraggio!
Come hai testimoniato a Gerusalemme le cose che mi riguardano, così è necessario
che tu dia testimonianza anche a Roma».
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Giovanni (17,20-26) anno pari.
In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Non prego solo
per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola:
perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano
anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano una sola cosa come
noi siamo una sola cosa.
Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu
mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch'essi con me dove sono io,
perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato
prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi
hanno conosciuto che tu mi hai mandato.
E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore
con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
Gesù durante la sua ultima grande preghiera sacerdotale porta nel suo cuore
i suoi discepoli amati e noi.
È preoccupato quasi più per loro che per sé; chiede al Padre di conservarli
nell’amore, di sostenerli nel loro percorso.
Ma non si ferma lì; la sua preghiera si allarga e guarda oltre i confini della
storia, per arrivare fino a noi.
Sì, Gesù prega per noi suoi discepoli di seconda e terza generazione, per noi
che abbiamo creduto (almeno si spera) grazie alla predicazione credibile di
chi ci ha parlato del Signore.
Mi emoziona pensare di essere presente nella preghiera di Cristo.
Di essere anch’io, nelle mie piccole vicende, nell’orto degli Ulivi.
Stiamo a cuore al Signore, siamo preziosi ai suoi occhi, si preoccupa per noi
e innalza la sua preghiera al Padre per ciascuno di noi.
Gesù prega per noi ma non si sostituisce a noi, non fa ciò che siamo in grado di fare,
non opera contro la nostra volontà, ma ci lascia liberi di fare la nostra scelta.
Io amici, ho scelto di restare nella sua preghiera, attraverso la mia preghiera,
spero che anche voi facciate la stessa cosa!
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.