giovedì 30 aprile 2020

Il Vangelo del Venerdì 1 Maggio 2020


Della 3° settimana di Pasqua.
San Giuseppe lavoratore.
Prima lettura dagli Atti degli Apostoli (9,1-20)
In quei giorni, Sàulo, spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del
Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe
di Damàsco, al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme
tutti quelli che avesse trovato, uomini e donne, appartenenti a questa Via.
E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damàsco,
all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce
che gli diceva: «Sàulo, Sàulo, perché mi perséguiti?».
Rispose: «Chi sei, o Signore?».
Ed egli: «Io sono Gesù, che tu perséguiti!
Ma tu àlzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare».
Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti,
sentendo la voce, ma non vedendo nessuno.
Sàulo allora si alzò da terra, ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla.
Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damàsco.
Per tre giorni rimase cieco e non prese né cibo né bevanda.
C'era a Damàsco un discepolo di nome Ananìa. Il Signore in una visione
gli disse: «Ananìa!».
Rispose: «Eccomi, Signore!».
E il Signore a lui: «Su, va' nella strada chiamata Diritta e cerca nella casa di Giuda
un tale che ha nome Sàulo, di Tarso; ecco, sta pregando, e ha visto in visione un
uomo, di nome Ananìa, venire a imporgli le mani perché recuperasse la vista».
Rispose Ananìa: «Signore, riguardo a quest'uomo ho udito da molti quanto
male ha fatto ai tuoi fedeli a Gerusalemme.
Inoltre, qui egli ha l'autorizzazione dei capi dei sacerdoti di arrestare tutti
quelli che invocano il tuo nome».
Ma il Signore gli disse: «Va', perché egli è lo strumento che ho scelto per me,
affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli d'Israele; e io gli
mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome».
Allora Ananìa andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Sàulo, fratello,
mi ha mandato a te il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada che
percorrevi, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito Santo».
E subito gli caddero dagli occhi come delle squame e recuperò la vista.
Si alzò e venne battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono.
Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damàsco, e subito
nelle sinagoghe annunciava che Gesù è il Figlio di Dio.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Giovanni (6,52-59) anno pari.
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può
costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del
Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo
risusciterò nell'ultimo giorno.
Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui.
Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche
colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono
i padri e morirono.
Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
Il discorso che fa Gesù è insostenibile; la folla, in fondo, cercava solo qualche
rassicurazione, sperava di avere trovato una soluzione al quotidiano problema
del cibo, sarebbe stata disposta anche a far incoronare Gesù re d’Israele (chi di
noi non voterebbe un governo che ci regala il cibo e la casa?).
E invece no, Gesù si è infilato in una feroce disputa sul senso della vita,
sull’unico pane che vale la pena di mangiare, altro che.
La folla è stordita, non capisce più; per accedere al Padre che vuole la
salvezza per i suoi figli bisogna credere in Gesù.
E sia. E questo, così dice il Nazareno, ci apre ad una nuova dimensione di
vita eterna che inizia sin da ora. E sia.
E per dimorare in Dio occorre nutrirsi del cibo che è la presenza stessa di Gesù.
No, qui non ci si capisce più.
Cosa chiede il Signore, di diventare tutti dei cannibali?
Di nutrirsi della sua carne e del suo sangue?
La folla ora tentenna e se ne va e, noi con loro. Perché?
Perché non abbiamo ancora capito cosa vuol dire il mistero della S. Messa,
per questo entriamo in crisi a sentire queste cose.
Invece è vero, quando andiamo a ricevere l’Eucaristia, misticamente,
riceviamo il corpo e il sangue di Cristo, tutto qui, vi sembra poco?
A me no, perché, quando durante la S. Messa, come accolito, offro a chi si
accosta all’altare per ricevere l’Ostia consacrata, credetemi amici, mi tremano
ancora dopo tanto tempo le gambe dall’emozione, nel sentire fra le mie mani
il corpo di Cristo, perciò, fatevene una ragione, in quel pezzo di pane c’è proprio
il corpo del Signore, avete ancora dei dubbi, fatevi aiutare dalla preghiera.
Ed adesso che ci viene negata per colpa del coronavirus, dicono, si sente tantissimo
la mancanza di quel corpo e di qual sangue, speriamo di poter aver presto la
possibilità di poterlo gustare, perciò, preghiamo.   
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

mercoledì 29 aprile 2020

Il Vangelo del Giovedì 30 Aprile 2020


Della 3° settimana di Pasqua.
S. Pio 5°, papa.
Prima lettura dagli Atti degli Apostoli (8,26-40)
In quei giorni, un angelo del Signore parlò a Filippo e disse: «Àlzati e va' verso
il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta».
Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etìope, eunùco, funzionario di
Candàce, regina di Etiòpia, amministratore di tutti i suoi tesori, che era venuto per
il culto a Gerusalemme, stava ritornando, seduto sul suo carro, e leggeva il profeta Isaìa.
Disse allora lo Spirito a Filippo: «Va' avanti e accòstati a quel carro».
Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaìa, gli disse: «Capisci
quello che stai leggendo?».
Egli rispose: «E come potrei capire, se nessuno mi guida?».
E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui.
Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: "Come una pecora egli fu
condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così
egli non apre la sua bocca.
Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, la sua discendenza chi potrà descriverla?
Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita".
Rivolgendosi a Filippo, l'eunùco disse: «Ti prego, di quale persona il profeta dice questo?
Di se stesso o di qualcun altro?».
Filippo, prendendo la parola e partendo da quel passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù.
Proseguendo lungo la strada, giunsero dove c'era dell'acqua e l'eunùco disse: «Ecco,
qui c'è dell'acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato?».
Fece fermare il carro e scesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunùco, ed egli lo battezzò.
Quando risalirono dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunùco non
lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva la sua strada.
Filippo invece si trovò ad Azoto ed evangelizzava tutte le città che attraversava,
finché giunse a Cesarèa.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Giovanni (6,44-51) anno pari.
In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo
attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: "E tutti saranno istruiti da Dio".
Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me.
Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto
il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita.
I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane
che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.
Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia
carne per la vita del mondo».
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
Il pane di cui abbiamo bisogno è la scoperta di essere inseriti in un
grande progetto in cui Dio si manifesta come colui che salva.
E, dice Gesù, il fatto di essere affascinati, attirati dal Signore, è già segno
della bontà del Padre.
Cerchiamo colui che ci cerca, cercando la felicità, senza saperlo, siamo già
orientati verso Dio.
La vita dell’Eterno è già cominciata per ciascuno di noi, siamo già immortali;
scoprire il vero volto di Dio ci fa stare su questa terra con lo sguardo rivolto
alle cose invisibili, quelle più vere, quelle autentiche.
Chi si converte e orienta la propria vita al Vangelo vive già questa beatitudine;
la sua vita è uguale a quella degli altri, ma il suo modo di viverla e di goderla
è già impregnato di eternità e di luce sfolgorante.
E in questo percorso abbiamo un nutrimento che ci sostiene, un cibo che
ci permette di andare avanti, un pane spirituale che è la presenza stessa
di Gesù e della preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

martedì 28 aprile 2020

Il Vangelo del Mercoledì 29 Aprile 2020


D
ella 3° settimana di Pasqua.
S. Caterina da Siena, vergine e dottore della Chiesa, patrona d’Italia e d’Europa.
Prima lettura dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1,5-2,2)
Figlioli miei, questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi
annunciamo: Dio è luce e in lui non c'è tenebra alcuna.
Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo
bugiardi e non mettiamo in pratica la verità.
Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli
uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato.
Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi.
Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati
e purificarci da ogni iniquità.
Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola
non è in noi.
Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno
ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto.
È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri,
ma anche per quelli di tutto il mondo.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (11,25-30) anno pari.
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra,
perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.
Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre,
e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile
di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita.
Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
Il Padre rivela i suoi segreti d’amore solo al Figlio e a coloro a cui questi
vuole comunicarli.
I santi sono proprio questi amici di Gesù i quali ricevono tale intima rivelazione.
Per essere parte di tale numero e ricevere queste confidenze da parte del
Maestro non bisogna fare chissà quali cose, ma essere umili.
Infatti Dio non rivela i suoi segreti a chi è orgoglioso e pieno di sé.
Caterina da Siena ebbe a che fare con i nobili, i potenti e i papi del suo tempo;
eppure rimase sempre umile.
È proprio l’umiltà che ci rende disponibili ai piani di Dio, e ci rende come
creta malleabile tra le sue mani.
Queste sono le persone di cui Egli ha bisogno.
Se comprendiamo questo, la strada verso la nostra santificazione diventa
più chiara e pronta per essere percorsa con gioia.
Ma attenzione amici, lungo la strada ci sono anche i sassi, ed è facile inciampare,
per questo dobbiamo sempre farci aiutare dalla preghiera per non cadere.  
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

lunedì 27 aprile 2020

Il Vangelo del Martedì 28 Aprile 2020


Della 3° settimana di Pasqua.
S. Pietro Chanel, sacerdote e martire.
S. Luigi Maria Grignon de Montfort, sacerdote.
Prima lettura dagli Atti degli Apostoli (7,51-8,1a)
In quei giorni, Stefano [diceva al popolo, agli anziani e agli scribi:] «Testardi
e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza
allo Spirito Santo.
Come i vostri padri, così siete anche voi.
Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato?
Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi
ora siete diventati traditori e uccisori, voi che avete ricevuto la Legge mediante
ordini dati dagli angeli e non l'avete osservata».
All'udire queste cose, erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano.
Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che
stava alla destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio
dell'uomo che sta alla destra di Dio».
Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme
contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo.
E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Sàulo.
E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito».
Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato».
Detto questo, morì.
Saulo approvava la sua uccisione.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Giovanni (6,30-35) anno pari.
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché
vediamo e ti crediamo?
Quale opera fai?
I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: "Diede
loro da mangiare un pane dal cielo"».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato
il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero.
Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame
e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
Ha appena sfamato cinquemila famiglie a partire dalla merenda di un
generoso adolescente.
Non basta il segno grandioso appena compiuto?
Di quanti segni abbiamo bisogno per credere, infine?
Quanti segni dobbiamo riceve per convertire il nostro cuore?
A me amici, ne serve uno al giorno!
Perché Dio deve fare il saltimbanco e superare continuamente gli esami
a cui lo sottoponiamo?
Credo sia perché, per natura, siamo sospettosi.
La folla e noi, alza il tiro; certo, hanno visto il prodigio, ma Mosè, dice
la Scrittura, ha sfamato il popolo nel deserto con la manna per decenni.
Sperano di convincere Gesù a fare lo stesso, vagheggiano una sistemazione
definitiva, sognano la risoluzione del quotidiano problema della fame.
Cosa credono, di blandire Dio?
Di sfidarlo? Di giocare al rialzo?
Certo, sì!
Come facciamo noi, purtroppo.
Dio ha manifestato la sua potenza, nella nostra vita, ma il rischio concreto
è quello di chiedere di più, di volere ancora e ancora, di chiedere a Dio di
piegarsi alla nostra volontà, visto che noi non riusciamo a piegarci alla sua.
È un rischio concreto, io ne ho fatto esperienza, ma alla fina ho dovuto
cedere, facendomi aiutare dalla preghiera. 
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

domenica 26 aprile 2020

Il Vangelo del Lunedì 27 Aprile 2020


Della 3° settimana di Pasqua.
Prima lettura dagli Atti degli Apostoli (6,8-15)
In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi
e segni tra il popolo.
Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenèi, degli Alessandrini
e di quelli della Cilìcia e dell'Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non
riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava.
Allora istigarono alcuni perché dicessero: «Lo abbiamo udito pronunciare parole
blasfeme contro Mosè e contro Dio».
E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso,
lo catturarono e lo condussero davanti al sinedrio.
Presentarono quindi falsi testimoni, che dissero: «Costui non fa che parlare
contro questo luogo santo e contro la Legge.
Lo abbiamo infatti udito dichiarare che Gesù, questo Nazareno, distruggerà
questo luogo e sovvertirà le usanze che Mosè ci ha tramandato».
E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro
il suo volto come quello di un angelo.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Giovanni (6,22-29) anno pari.
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, vide che c'era soltanto
una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi
discepoli erano partiti da soli.
Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato
il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli,
salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù.
Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete
visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.
Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita
eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà.
Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?».
Gesù rispose loro: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
La folla vuole seguire Gesù perché le ha riempito la pancia.
Allora Gesù prova a far ragionare le persone, con esiti disastrosi.
Certo, è importante potersi cibare, importante avere di che vivere, ma è ben
altro il cibo che ci è necessario per colmare il cuore.
Necessitiamo di un cibo spirituale, della risposta al senso della vita, di una
prospettiva ampia che ci aiuti a capire dove siamo nel grande progetto che
Dio ha sull’umanità.
Questo discorso, per un istante, sembra convincere le persone che chiedono
cosa devono fare per compiere le opere di Dio.
E Gesù risponde; non “fare” ma “credere”.
La fede è anzitutto credere in qualcuno, non in qualcosa, fidarsi di colui che,
solo, ci conduce alla verità piena.
Il senso della vita non consiste nel fare o non fare qualcosa, ma principalmente
nel trovare in noi stessi un percorso di fiducia che da Cristo ci conduce al Padre,
facendoci aiutare dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

sabato 25 aprile 2020

Il Vangelo di Domenica 26 Aprile 2020


Della 3° Domenica del Tempo di Pasqua.
Prima lettura dagli Atti degli Apostoli (2,14a.22-33)
[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta
parlò così: «Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret-uomo
accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio
stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene-, consegnato a voi
secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani,
l'avete crocifisso e l'avete ucciso.
Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era
possibile che questa lo tenesse in suo potere.
Dice infatti Davide a suo riguardo: Contemplavo sempre il Signore innanzi a me;
egli sta alla mia destra, perché io non vacilli.
Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne
riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi né
permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione.
Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza.
Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide,
che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi.
Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far
sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne
parlò: questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne subì la corruzione.
Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni.
Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo
promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire».
Parola di Dio.
Seconda lettura dalla prima lettera di san Pietro apostolo (1,17-21)
Carissimi, se chiamate Padre colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno
secondo le proprie opere, comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete
quaggiù come stranieri.
Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati
dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo,
agnello senza difetti e senza macchia.
Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi
si è manifestato per voi; e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato
dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza
siano rivolte a Dio.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca (24,13-35) anno A.
Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli]
erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici
chilometri da Gerusalemme,
e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto.
Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò
e camminava con loro.
Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi
lungo il cammino?».
Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu
sei forestiero a Gerusalemme!
Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?».
Domandò loro: «Che cosa?».
Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere
e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre
autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso.
Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò,
sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute.
Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino
alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver
avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo.
Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto
le donne, ma lui non l'hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti!
Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?».
E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò
che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse
andare più lontano.
Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto».
Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.
Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero.
Ma egli sparì dalla loro vista.
Ed essi dissero l'un l'altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre
egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti
gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore
è risorto ed è apparso a Simone!».
Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto
nello spezzare il pane.
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
Sanno che Gesù è risorto; glielo hanno detto alcune discepole.
Ma, si sa, sono donne, emotivamente instabili, facilmente suggestionabili.
E la notizia dell’assenza del cadavere del Maestro è stata confermata da alcuni apostoli.
Ma, si sa, loro sono stati talmente travolti dagli eventi che, probabilmente,
vedono lucciole per lanterne.
Tornano ai loro affari, i due discepoli.
Alle loro occupazioni; hanno pensato che il Nazareno fosse il Messia, quello
che avrebbe regnato per mille anni su Israele sbaragliando i suoi nemici.
Invece è morto, nel peggiore dei modi.
Si allontanano dalla comunità, come fanno molti di noi, delusi da Dio.
Di uno di loro sappiamo il nome, Cleopa, un personaggio conosciuto nella
primitiva comunità.
L’altro, invece, non ha nome; ognuno metta il suo.
Sono tristi, i discepoli, e parlano delle loro disgrazie.
Tristi, e si caricano a vicenda, facendo a gara a chi si butta più giù, come
si fa, a volte, fra persone scoraggiate.
Come se ci fosse un premio da vincere; lo sfortunato del mese.
Il loro cammino è di reciproca lamentazione, di progressivo affossamento.
Sconcertante.
È terribile avere a che fare con persone che, quando vedono che sei afflitto,
invece di incoraggiarti iniziano anch’esse a fare l’elenco delle loro disgrazie.
Mal comune non fa mai mezzo gaudio.
Spesso, fa doppia tristezza.
Gesù si avvicina e cammina con loro.
Non se ne accorgono, come potrebbero?
Non alzano lo sguardo da loro stessi per incrociare lo sguardo del Signore.
Sono talmente pieni del loro santo dolore da non accorgersi che la ragione
della loro sofferenza non esiste più!
Sono incapaci di uscire dalla gabbia che si sono creati.
E li prende per il naso.
Perché quella faccia? Maleducato!
Sono offesi, ora, i discepoli.
Da dove viene questo buzzurro?
Non si vede a sufficienza che sono tristi?
Non hanno il volto sufficientemente disperato?
Come si permette questo sciocco straniero di interrompere le loro lamentazioni?
Non sa della situazione mondiale? Del coronavirus? Della crisi economica?
Ci rassicura, il dolore, ci dona identità, ci identifica.
A volte, purtroppo, in un percorso insalubre e folle, finiamo col coltivare questa identità.
Finiamo col coltivare il dolore.
Ho perso un figlio. Sono un esodato.
Mio marito mi ha lasciata.
Ho avuto un’infanzia terribile.
Diventiamo il nostro dolore.
Questo diventa il nostro segno di riconoscimento; così ci presentiamo,
così vogliamo che ci riconoscano, sperando, magari, in un cenno di
benevolenza, in un gesto di compassione. Illusi.
Quando capiremo che la gente fugge il dolore come la peste?
È da abbandonare, il sepolcro, da superare, non da usare come segno di riconoscimento.
Sono offesi, i discepoli restati orfani.
Cosa è successo? Chiede il Risorto.
Parlano della sua croce, e Gesù nemmeno se ne ricorda.
E pronunciano la frase più triste dell’intero Vangelo.
Noi speravamo. Che tristezza!
La speranza è sempre rivolta al futuro.
Declinarla al passato significa ammetterne il totale fallimento.
È difficile accettare il fallimento di un progetto, di un’azienda, di un gruppo parrocchiale.
Il fallimento della speranza porta alla morte interiore.
Noi speravamo; che sciocchi siamo stati a seguire il Nazareno, a credere
che fosse lui il Messia! Che ingenui!
Noi speravamo; ci siamo illusi, siamo stati degli idioti abissali, non abbiamo giustificazioni!
La speranza è morta su quella maledetta croce.
È morta e sepolta con Gesù, nel sepolcro regalato da Giuseppe di Arimatea.
Quanti ne conosco di discepoli così, tristi e rassegnati, purtroppo!
Noi speravamo, dicono i discepoli.
E intanto il Signore che credono morto cammina con loro.
Descrivono con dovizia di particolari le vicende che riguardano il Maestro,
i discepoli restati orfani.
Si aspettano comprensione e compassione.
Ottengono uno schiaffo in pieno volto.
Sciocchi e tardi, dice loro lo straniero.
La sua provocazione li scuote, li costringe ad alzare lo sguardo.
Cosa sta dicendo questo maleducato? Come si permette?
Sciocchi a tardi nel credere, insiste.
Gesù spiega il senso di quella sofferenza, della sua sofferenza, e li aiuta a
rileggere tutti gli eventi in una chiave diversa, più ampia, a leggere il dolore
alla luce del grande disegno di Dio.
Sono fermi alla croce, i discepoli del Risorto.
Possiamo continuare a fissare il bruco, senza accorgerci che sta per diventare una farfalla.
Non sempre chi ti dà una carezza ti vuole bene.
Non sempre chi ti dà uno schiaffo ti vuole del male.
A volte una bella scrollata ci distoglie dal dolore e ci aiuta a vedere le cose
in maniera diversa.
Arde, ora, il cuore dei discepoli.
Il loro dolore inutile, paradossalmente gratificante, è spazzato via dalla Parola
che riscalda e illumina.
Tutto acquista senso, una dimensione nuova.
La loro vita, riletta alla luce del grande progetto di Dio, assume un colore
completamente diverso.
Vero amici, andiamocene dal sepolcro per favore, il Signore non è più lì, ma
presente nella nostra vita quotidiana e nell’Eucaristia, nella speranza che ci
permettano presto di celebrarla, Santa Domenica Fausto.