Giuseppe il grande e il giusto.
Parliamo un pò, amici, di Giuseppe uomo giusto.
Colui che ha saputo donarci una grande pagina poetica di fiducia
e abbandono nel Signore.
Giuseppe sta organizzando casa per accogliere Maria.
È un bravo ragazzo, un onesto lavoratore ed è sufficientemente devoto,
insomma; un buon partito.
È contento di accogliere Maria, che è una ragazza timida ma decisa, gentile
e di bell'
aspetto; molti lo considerano fortunato di avere in sposa la piccola
adolescente di Nazareth.
In questo clima di festa matrimoniale, arriva la doccia fredda.
Matteo, tutela della privacy, non ci spiega come Giuseppe sia venuto a
conoscenza della gravidanza di Maria.
Dubito che si siano incontrati, forse è stata la madre Anna a comunicargli
la notizia, chissà.
Possiamo, però immaginare la notte insonne di Giuseppe, la peggiore della sua vita.
Ma come? Maria?
La mia piccola Maria?
E chi sarà il padre?
Io che pensavo fosse una così brava ragazza!
Che stupido sono stato!
Ma ci sarà una ragione, qualcuno avrà abusato della sua gentilezza.
Giuseppe non riesce a prendere sonno, si gira e si rigira sul giaciglio, come
fa la porta sui cardini.
Ma, oltre alla profonda ferita di un amore tradito, Giuseppe deve
affrontare l’incubo del futuro.
Cosa deve fare?
A norma di legge (Dt 22,21), Giuseppe deve svegliarsi e radunare altri uomini della
comunità dicendo che quel bambino non è suo, e subito Maria sarà lapidata a morte.
Per essere un buon credente e un devoto, deve uccidere Maria.
(Non è folle che, a volte, gli uomini compiano cose orribili in nome di Dio?).
Giuseppe deve informare il rabbino del fattaccio e ripudiare la futura sposa,
che rimarrà a casa dei propri genitori piena di vergogna, segnata per tutta la vita.
E, a questo punto, succede l’incredibile.
Giuseppe, che è un giusto, trova una soluzione.
Mentirà.
Dirà che si è stancato di Maria, la ripudierà, salvandole l’onore.
Certo, nessuno prenderà più in sposa una donna che ha avuto un figlio da un
altro uomo, ma, almeno, girerà a testa alta nelle strade di Nazareth.
Giuseppe è grandioso; non rispetta la Legge attribuita a Dio e decide di mentire.
Matteo ci dice che Giuseppe è giusto.
A volte la legge di Dio, quella autentica, passa attraverso la trasgressione della
legge degli uomini, quella attribuita a Dio.
Giusto è un titolo straordinario, in Israele.
È, forse, il più bel complimento che si possa fare ad un ebreo.
Giuseppe è giusto come Dio è giusto, perché non giudica secondo le
apparenze, perché si sacrifica, supera il suo orgoglio di maschio ferito (terribile!),
e salva Maria e Dio.
Immenso Giuseppe, falegname abituato a riconoscere l’essenza di un legno,
a piallare un asse, non ad inseguire fini ragionamenti che lo mettono in crisi!
Ha deciso, anche se continua a non prendere sonno.
E, proprio quando ha scelto di salvare Maria, quando si è dato pace, quando ha
superato il proprio orgoglio, arriva, in sogno, un angelo che lo rassicura.
Va tutto bene, gli dice l’angelo, hai a che fare col mistero.
Fai bene a fidarti di Maria, è prodigioso ciò che le è capitato, colui che porta
in grembo non è il figlio di un altro uomo, ma di Dio stesso.
Caspita, mica una barzelletta!
Maria lo partorirà e tu, Giuseppe, gli darai il nome, cioè l’identità, il carattere, l’educazione.
A Maria l’angelo chiede di collaborare.
A Giuseppe l’angelo chiede di insegnare a Dio a diventare uomo.
Anche lui, Giuseppe, deve cambiare la sua vita, i suoi desideri, le sue scelte,
adeguarli all’evento improvviso di un Dio che decide di diventare uomo.
Giuseppe obbedisce; è grande!
Si sveglia e prende con sé Maria.
Leggo e rileggo questa conclusione sconcertante.
Non si arrabbia Giuseppe, non mette le mani addosso a Maria per punirla
del suo tradimento; NO.
Si alza e obbedisce; fantastico!
Non fa commenti, non approfondisce ulteriormente, si fida e basta, accetta,
accoglie, l’ho sempre detto io, per imparare non dobbiamo andare dai sapienti,
ma dagli umili giusti.
La sua vita, ora, è radicalmente cambiata, ma va bene così; ha a che fare
con il mistero di Dio.
Grandioso Giuseppe; uomo giusto, e noi?
Speriamo, la speranza non deve mai mancare.
Impariamo da Giuseppe a fidarci; ad avere fiducia in Dio, a credere che Lui
è venuto a farsi uomo, perché tutti noi imparassimo ad essere uomini.
Fidiamoci ciecamente, come ha fatto Giuseppe, magari non riceveremo da
custodire suo Figlio, ma di farlo conoscere ed amare, quello sì.
Ed in questo terribile momento che stiamo vivendo; rimango in attesa, allora,
come spero tutti voi amici, dell’aiuto del Signore per capire i suoi progetti,
per capire le nostre fragilità, ma soprattutto, per comprendere in questo particolare
momento, il vero valore della famiglia e cosa vuol dire essere padre, per questo
chiedo l’aiuto ad un grande (san Giuseppe); un Augurio a tutti i papà del mondo,
ed anche a tutti quelli che ora riposano in Cielo, Fausto.
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