sabato 14 marzo 2020

Il Vangelo di Domenica 15 Marzo 2020


Della 3° Domenica di Quaresima.
Prima lettura dal libro dell’Esodo (17,3-7)
In quei giorni, il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo
mormorò contro Mosè e disse: «Perché ci hai fatto salire dall'Egitto per
far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?».
Allora Mosè gridò al Signore, dicendo: «Che cosa farò io per questo popolo?
Ancora un poco e mi lapideranno!».
Il Signore disse a Mosè: «Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni
anziani d'Israele.
Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va'!
Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull'Oreb; tu batterai sulla roccia:
ne uscirà acqua e il popolo berrà».
Mosè fece così, sotto gli occhi degli anziani d'Israele.
E chiamò quel luogo Massa e Merìba, a causa della protesta degli Israeliti e perché
misero alla prova il Signore, dicendo: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?».
Parola di Dio.
Seconda lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (5,1-2.5-8)
Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore
nostro Gesù Cristo.
Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l'accesso a questa grazia
nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio.
La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri
cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi.
Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe
morire per una persona buona.
Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo
ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Giovanni (4,5-42) anno A.
In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina
al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era un
pozzo di Giacobbe.
Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo.
Era circa mezzogiorno.
Giunge una donna samaritana ad attingere acqua.
Le dice Gesù: «Dammi da bere».
I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi.
Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da
bere a me, che sono una donna samaritana?».
I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice:
Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva».
Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da
dove prendi dunque quest'acqua viva?
Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne
bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi
berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno.
Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che
zampilla per la vita eterna». «Signore-gli dice la donna-, dammi quest'acqua,
perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua».
Le dice: «Va' a chiamare tuo marito e ritorna qui».
Gli risponde la donna: «Io non ho marito».
Le dice Gesù: «Hai detto bene: Io non ho marito.
Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo
hai detto il vero».
Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta!
I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a
Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».
Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a
Gerusalemme adorerete il Padre.
Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché
la salvezza viene dai Giudei.
Ma viene l'ora-ed è questa-in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito
e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano.
Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».
Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando
egli verrà, ci annuncerà ogni cosa».
Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse
con una donna.
Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?».
La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite
a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto.
Che sia lui il Cristo?».
Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo
pregavano: «Rabbì, mangia».
Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete».
E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno gli ha forse portato
da mangiare?».
Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato
e compiere la sua opera.
Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura?
Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano
per la mietitura.
Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi
semina gioisca insieme a chi miete.
In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l'altro miete.
Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato
e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna,
che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto».
E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed
egli rimase là due giorni.
Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più
per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito
e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
L’immagine è zero, la sete è tutto. Ascolta la tua sete.
Così recitava un’efficace slogan pubblicitario di una nota bevanda gassata,
qualche anno fa.
Copiando il vangelo, ovvio. E senza diritti d’autore.
La sete è tutto e tremenda.
Lo sa bene chi ha acqua una volta a settimana, nelle proprie case, o chi affronta
cinque piani di scale per portare in casa qualche litro d’acqua in bottiglia.
La sete è tutto; lo sa bene chi abita nei paesi caldi o, chi sale in alta montagna
e ha bisogno di molti liquidi per reidratarsi.
La sete è tutto, quella materiale, fatta d’acqua, l’oro del futuro che sarà l’origine
dei nuovi conflitti fra i popoli, certo, ma anche la sete del cuore, quella che
ti inaridisce la vita, se non incontriamo nulla che possa dissetare il bisogno
di felicità che portiamo nel cuore.
Non ditelo alla Samaritana.
Non ditelo a Dio. Ha sete, Dio.
Stanco, siede al pozzo di Giacobbe, a Sicar, nell’ora più calda della giornata,
nella brulla Samaria.
Ha sete d’acqua, ma, molto di più, ha sete della fede della donna che viene a
prendere acqua in quell’ora improbabile, per non essere vista dai suoi concittadini.
Dio è stanco.
Stanco di cercare un uomo che lo fugge.
Stanco di cercare un uomo che si disseta ad acqua salata, che crede di sapere,
che vaga cercando risposte.
Che muore di sete a pochi metri dalla sorgente chiara e limpida.
È stanco, Dio.
Ma non importa; aspetta la donna, simbolo della Samaria, terra di mezzo, residuo
della gloria del Regno del Nord di Israele, raso al suolo dagli Assiri nel 722 e,
da allora, diventato terra meticcia, dalle molte fedi.
Il Dio dei confini si spinge nella difficile terra dei samaritani, rischiando la vita,
pur di riconquistare la sposa. Riottosa.
Da quando in qua un maschio ebreo rivolge la parola ad una donna samaritana?
La durezza e la diffidenza della samaritana si spiegano per due ragioni storiche
ed una personale; c’è odio fra ebrei e samaritani, una lunga storia fatta di dispetti
e di diffidenza; una donna, poi, non è autorizzata a parlare in pubblico e, infine,
lei non ha voglia di ricevere ulteriori attenzioni da un maschio.
Pensa, la donna, che quest’uomo la stia abbordando.
Ha perfettamente ragione; lo Sposo vuole riconquistare la sposa ferita.
Lo sa, Gesù, e insiste, con delicatezza, proponendo un dialogo che è un
capolavoro di pedagogia.
Lui non è solo un maschio ebreo, dice, è uno che la può dissetare nel profondo.
La donna, diffidente, chiede lumi, e li riceve.
Sì, questo straniero si propone come qualcuno che nasconde un segreto.
L’ambiguità fra l’acqua di fonte e l’acqua interiore permane; Gesù giunge
a dire che invece dell’acqua stagnante può donare acqua di sorgente, anzi,
che la donna può diventare essa stessa una sorgente. Folle. O vero?
Bene, è fatta, la donna chiede l’acqua che disseta.
E Gesù, bruscamente, cambia discorso; torna con tuo marito.
Non ha marito, la donna, vive una vita affettiva frammentata; ha avuto
cinque mariti.
In Israele solo l’uomo può divorziare; questa donna è stata abbandonata quattro volte.
Non è un moralista, il Signore; vuole portare questa donna a capire che ha
cercato di dissetarsi all’acqua salata di un’affettività possessiva ed illusoria,
di rapporti inautentici e frettolosi.
Come facciamo anche noi e questo mondo idiota che pensa che l’amore sia
una merce di scambio, una panacea alle solitudini, una scorciatoia.
Se l’amore non proviene e porta a Dio, spesso diventa un idolo che lo sostituisce.
È scossa, la donna; lo Sposo le chiede ragione del suo tradimento.
E fugge. La butta sul religioso!
Quante volte mi è successo!
Davanti alla fede, preferiamo discutere di religione.
E Gesù ci sta, la asseconda.
No, non è Garizim il luogo dove adorare Dio.
E forse nemmeno Gerusalemme.
Dio va adorato nello spirito e in verità.
Domanda ingenua, quella della Samaritana; il tempio dei samaritani era stato
raso al suolo dagli ebrei un secolo prima.
E, comunque, lei, pubblica peccatrice, non avrebbe potuto mettervi piede.
E Gesù la rassicura; Dio la sta cercando ovunque, anche se non può fare la comunione.
Vacilla, la donna.
Chi è questo maschio ebreo che le promette il dono della felicità, che le offre
rispetto, che esige autenticità assoluta?
La risposta gliela dà Gesù stesso. Io sono. Jahwé.
La brocca resta a terra, vuota.
Il cuore, invece, è pieno.
La pubblica peccatrice, la ragazza fragile, la donna facile, ora corre dalle
persone che fuggiva e il suo limite diventa occasione di annuncio; c’è uno
che mi ha letto la vita, che sia lui il Messia?
I samaritani sono straniti; che dice questa poco di buono?
Vanno, e vedono.
E credono; anche i nostri limiti diventano occasione di annuncio!
Non serve essere dei sapiente, amici, per credere ed annunciare che
Cristo Gesù è Dio, serve solo essere riusciti a riceve amore dal Signore.
Ed in questa Domenica senza Eucaristia per colpa del coronavirus, almeno
cerchiamo di dissetare la nostra sete con il Vangelo, al momento è l’unica
cosa che possiamo avere.
Santa Domenica amanti del Signore, Fausto.

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