lunedì 30 settembre 2019

Il Vangelo del Martedì 1 Ottobre 2019


Della 26° settimana del Tempo Ordinario.
S. Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa.
1° Lettura dal libro del profeta Zaccarìa (8,20-23)
Così dice il Signore degli eserciti: Anche popoli e abitanti di numerose città
si raduneranno e si diranno l'un l'altro: "Su, andiamo a supplicare il Signore,
a trovare il Signore degli eserciti.
Anch'io voglio venire".
Così popoli numerosi e nazioni potenti verranno a Gerusalemme a cercare
il Signore degli eserciti e a supplicare il Signore.
Così dice il Signore degli eserciti: In quei giorni, dieci uomini di tutte le
lingue delle nazioni afferreranno un Giudeo per il lembo del mantello e gli
diranno: "Vogliamo venire con voi, perché abbiamo udito che Dio è con voi".
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca (9,51-56) anno dispari.
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù
prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò
messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per
preparargli l'ingresso.
Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme.
Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che
diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?».
Si voltò e li rimproverò.
E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Gesù ha deciso; andrà fino in fondo alla sua missione.
Il volto si indurisce come quello dei profeti; non ha esitazione né ripensamenti.
Tutto sembra perduto.
Perciò Gesù decide in cuor suo di salire a Gerusalemme; nella città santa si
deciderà il suo destino, perciò decide di giocare tutte le sue carte.
In quel gesto già si staglia la croce, somma manifestazione della volontà di
Cristo di svelare il vero volto di Dio.
Quanto stride, in questo contesto l’arrabbiatura di Giacomo e Giovanni; rifiutati
dai samaritani, storici avversari degli ebrei, vogliono scatenare una scenografica
pioggia di fuoco modello “Faraone” per punire questi infedeli.
Sciocchi e tardi di cuore nel credere!
Il Signore è deciso ma mai impositivo.
Così dobbiamo essere noi discepoli in questi fragili tempi; decisi nel testimoniare
il Cristo, ma sempre con mitezza.
Non aspetta a noi giudicare il prossimo, ma solo, cercare di far conoscere il
Signore con semplicità e umiltà, facendoci aiutare dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

domenica 29 settembre 2019

Il Vangelo del Lunedì 30 Settembre 2019


Della 26° settimana del Tempo Ordinario.
S. Girolamo, sacerdote e dottore della Chiesa.
1° Lettura dal libro del profeta Zaccarìa (8,1-8)
La parola del Signore degli eserciti fu rivolta in questi termini: «Così dice
il Signore degli eserciti: Sono molto geloso di Sion, un grande ardore
m’infiamma per lei.
Così dice il Signore: Tornerò a Sion e dimorerò a Gerusalemme.
Gerusalemme sarà chiamata “Città fedele” e il monte del Signore degli
eserciti “Monte santo”.
Così dice il Signore degli eserciti: Vecchi e vecchie siederanno ancora nelle
piazze di Gerusalemme, ognuno con il bastone in mano per la loro longevità.
Le piazze della città formicoleranno di fanciulli e di fanciulle, che giocheranno
sulle sue piazze.
Così dice il Signore degli eserciti: Se questo sembra impossibile agli occhi del
resto di questo popolo in quei giorni, sarà forse impossibile anche ai miei occhi?
Oracolo del Signore degli eserciti.
Così dice il Signore degli eserciti: Ecco, io salvo il mio popolo dall’Oriente
e dall’Occidente: li ricondurrò ad abitare a Gerusalemme; saranno il mio
popolo e io sarò il loro Dio, nella fedeltà e nella giustizia.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca (9,46-50) anno dispari.
In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande.
Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo
mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome,
accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato.
Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande».
Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava
demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue
insieme con noi».
Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Ci sono delle parole di Gesù che ci fanno capire un dato importante; al di là
di tutte le belle intenzioni che possono nascere nel nostro cuore, e di tutti i
sinceri desideri di conversione che possono sorgere in noi, se vogliamo
davvero essere discepoli di Gesù, è necessario operare un’autentica
rivoluzione nel nostro modo di pensare.
Proprio come quella che il Signore chiede ai suoi discepoli.
Affermare che la persona più grande nel regno dei cieli è un bambino era per
i Dodici un’autentico terremoto, e li costringeva a cambiare completamente
punto di vista su ciò che davvero era essenziale se volevano seguire Gesù.
Anche a noi il Signore chiede questo cambiamento di mentalità; si tratta di
capire che le logiche evangeliche sono diametralmente opposte a quelle del
mondo, sicuramente, (tutti i colpevoli dei fatti di Bibbiano a (RE), non hanno
voluto cambiare la loro mentalità e per questo non vorrei essere al loro posto,
quando andranno davanti al giudizio di Dio).
Solo allora si fanno davvero proprie le parole del Cristo.
Proviamoci amici, se non ci riusciamo, facciamoci aiutare dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

sabato 28 settembre 2019

Il Vangelo di Domenica 29 Settembre 2019


Della 26° Domenica del Tempo Ordinario.
1° Lettura dal libro del profeta Amos (6,1a.4-7)
Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri
sulla montagna di Samaria!
Distesi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani mangiano gli agnelli del
gregge e i vitelli cresciuti nella stalla.
Canterellano al suono dell’arpa, come Davide improvvisano su strumenti
musicali; bevono il vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più
raffinati, ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano.
Perciò ora andranno in esilio in testa ai deportati e cesserà l’orgia dei dissoluti.
Parola di Dio.
2° Lettura dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo (6,11-16)
Tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla
fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza.
Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla
quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede
davanti a molti testimoni.
Davanti a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua
bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti ordino di conservare senza
macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione
del Signore nostro Gesù Cristo, che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da
Dio, il beato e unico Sovrano, il Re dei re e Signore dei signori, il solo che
possiede l’immortalità e abita una luce inaccessibile: nessuno fra gli uomini
lo ha mai visto né può vederlo.
A lui onore e potenza per sempre. Amen.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca (16,19-31) anno C.
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava
vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti.
Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso
di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che
venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo.
Morì anche il ricco e fu sepolto.
Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo,
e Lazzaro accanto a lui.
Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro
a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro
terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni,
e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in
mezzo ai tormenti.
Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui
vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio
padre, perché ho cinque fratelli.
Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo
luogo di tormento”.
Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”.
E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da
loro, si convertiranno”.
Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi
neanche se uno risorgesse dai morti”».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Facciamoci due conti in tasca, così come mettiamo molto impegno nelle cose
della terra, e nella gestione dei soldi, in particolare.
Investiamo in ciò che davvero può colmare il nostro cuore, senza lasciarci
riempire la testa dall’ansia dell’accumulo.
Così diceva la Parola domenica scorsa e oggi, a degna conclusione, Luca ci
lascia una tragica parabola che ci scuote nel profondo, la storia di Lazzaro
e il ricco epulone (che ho scoperto essere un soprannome che potremmo
tradurre: “festaiolo e mangione”).
Un storia che potrebbe ben descrivere la stridente contraddizione del nostro
mondo attuale, che costringe alla morte per fame centinaia di migliaia di persone,
mentre per molti la preoccupazione è quella di perdere di peso.
Dio conosce per nome il povero Lazzaro (Il nome in Israele è manifestazione
dell’intimo; Dio conosce la sofferenza di questo mendicante!) mentre non ha
nome il ricco epulone che-peraltro-non è descritto come una persona
particolarmente malvagia, ma solo troppo assorbita dalle sue cose per
accorgersi del povero che muore davanti a causa sua.
Dio non conosce il ricco epulone, egli è bastante a se stesso, non ha bisogno
di Dio, non si pone, all’apparenza, alcun problema religioso, è saldamente
indifferente e si tiene debitamente lontano dalla sua interiorità.
E Dio rispetta questa distanza.
Il cuore della parabola non è la vendetta di Dio che ribalta la situazione tra
il ricco e il povero, come a noi farebbe comodo pensare, in una sorta di pena
del contrappasso.
Il senso della parabola, la parola chiave per capire di cosa parliamo, è; abisso.
C’è un abisso fra il ricco e Lazzaro, c’è un burrone incolmabile.
La vita del ricco, non condannato perché ricco, ma perché indifferente, è tutta
sintetizzata in questa terribile immagine; è un abisso la sua vita.
Probabilmente buon praticante (come causticamente dice Amos condannando
i potenti del Regno del sud indifferenti al crollo del Regno del Nord, avvenuto ad
opera degli Assiri nel 722 a.C.), non si accorge del povero che muore alla sua porta.
L’abisso invalicabile è nel suo cuore, nelle sue false certezze, nella sua
immaginazione delle sue piccole e inutili preoccupazioni.
In altri tempi, quest’atteggiamento veniva chiamato “omissione”, atteggiamento
che descrive un cuore che si accontenta di stagnare, senza valicare l’abisso e
andare incontro al fratello.
Abisso di chi pensa di essere sufficientemente buono, e devoto e normale rispetto
al mondo esterno, malvagio e corrotto.
Di chi pensa di non essere migliore, ma certo non peggiore dei tanti delinquenti
che si vedono in giro.
L’obiezione “Che ci posso fare?”, di fronte alle immense ingiustizie dei nostri
giorni, qualche offerta caritativa, qualche buona devozione, tacitano e asfaltano
le coscienze, intorpidiscono il cuore.
E l’abisso diventa invalicabile.
Neppure Dio riesce a raggiungerci.
No, non so cosa fare di fronte alle tragedie di questo mondo.
So che non posso rifugiarmi nel caloroso rapporto intimo con Dio; so che se la
mia fede non valica la mia devozione personale e diventa servizio, impegno,
resta sterile.
Come dicevamo domenica scorsa, il Signore loda la scaltrezza, l’arguzia di chi
si siede e riflette, cerca soluzioni.
Là dove viviamo siamo chiamati ad amare nella concretezza.
Se abbiamo già compiuto le nostre scelte, lavorative, affettive, siamo chiamati
a vivere una cittadinanza consapevole, che si fa carico del proprio vicino,
come il Samaritano.
Se sentiamo che questo mondo ci va stretto, che questa vita che altri hanno
scelto per noi e che altri dirigono, possiamo avere il coraggio del dono, partire,
restare, cambiare, l’importante è agire con amore umile e concreto.
Siete una coppia giovane?
Perché non partite per qualche anno di volontariato internazionale?
Hai finito la tua stagione lavorativa?
Perché non apri una cooperativa sociale o ti inventi qualcosa per gli ultimi?
L’ho visto, amici l’ho visto con questi miei occhi.
Giovani coppie partire per il Brasile o la Colombia, per creare cultura, consapevolezza.
Nonni in età di pensione tirar su delle cooperative che danno lavoro a decine
di diversamente abili.
Giovani dedicare l’estate a fare campi di lavoro in Romania e in Albania.
Siamo chiamati a riconoscere Lazzaro, insomma, a riconoscere la sua presenza
in mezzo a noi.
Ma, prima dell’impegno, esiste un atteggiamento che, tutti, possiamo avere,
anche se non siamo in grado o non possiamo fare nulla di diverso da quello
che stiamo già facendo.
Stai serena sorella che lavori e ti occupi di tuo marito e dei tuoi bambini;
quella è la tua Nigeria.
Stà sereno fratello che stai studiando economia; in quel mondo di squali
sei chiamato a disegnare nuovi sentieri di umanizzazione!
Ma tutti, tutti noi, sempre, siamo chiamati a vedere, a capire, a prendere a cuore.
Dio si è chinato sulla sofferenza degli uomini.
Prima del ragionamento sociale o politico, prima dell’arrendersi o del rimboccarsi
le maniche, prima di tutto, siamo chiamati ad avere compassione.
A sentire dentro, a sentire il dolore come Dio lo sente (Quanto dolore in Dio!
Quanto amore, in Lui!).
Questo sì, tutti possiamo viverlo.
Un mondo pieno di compassione adulta (non pietistica, non mielosa, non
rassegnata) cambierebbe il nostro fragile e incarognito mondo, statene certi.
Il Vangelo di oggi, concludendo la riflessione di domenica scorsa, ci dice che
l’anticonsumismo è la solidarietà, la condivisione.
Una condivisione, però, intelligente.
È finito il tempo delle elemosine “una tantum”, dell’Euro sganciato per far
tacere il fastidio dell’insistenza di chi chiede e la coscienza.
Dio chiama per nome Lazzaro, non gli sgancia un Euro.
Si lascia coinvolgere, ascolta le sue ragioni, non accetta gli inganni, aiuta a crescere.
Così la nostra comunità, sempre più, deve lasciare che lo Spirito susciti in mezzo
a noi nuove forme di solidarietà che rispondano alle nuove forme di povertà.
La sete del ricco, finalmente sete di chi ha capito, è una sete che fin d’ora
percepiamo se abbiamo il coraggio di ascoltarci dentro.
L’ammonimento di Amos che condanna gli “spensierati di Sion”, cioè i superficiali
di tutti i tempi, ci aiuta a spalancare gli occhi e vedere i nuovi Lazzaro alla porta.
Infine ci giunge un richiamo forte alla conversione; epulone rimpiange il fatto
di avere vissuto con superficialità i tanti richiami che gli venivano fatti, ed invoca
un miracolo per ammonire i suoi fratelli.
Ma non gli sarà dato alcun miracolo, alcun segno ulteriore; ha avuto sufficienti
occasioni per capire. E per cambiare.
I profeti e la Parola del Vangelo dimorano abbondanti in mezzo a noi,
a noi di accoglierli, non facciamo l’errore del ricco epulone
amici, Santa Domenica Fausto!

venerdì 27 settembre 2019

Il Vangelo del Sabato 28 Settembre 2019


Della 25° settimana del Tempo Ordinario.
1° Lettura dal libro del profeta Zaccarìa (2,5-9.14-15a)
Alzai gli occhi, ed ecco un uomo con una fune in mano per misurare.
Gli domandai: «Dove vai?».
Ed egli: «Vado a misurare Gerusalemme per vedere qual è la sua
larghezza e qual è la sua lunghezza».
Allora l’angelo che parlava con me uscì e incontrò un altro angelo, che
gli disse: «Corri, va’ a parlare a quel giovane e digli: “Gerusalemme sarà
priva di mura, per la moltitudine di uomini e di animali che dovrà accogliere.
Io stesso–oracolo del Signore–le farò da muro di fuoco all’intorno e sarò
una gloria in mezzo ad essa”.
Rallégrati, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te.
Oracolo del Signore.
Nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore e diverranno suo popolo,
ed egli dimorerà in mezzo a te».
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca (9,43b-45) anno dispari.
In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù
disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio
dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini».
Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che
non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Giusto, perfetto.
Meglio non parlarne.
Meglio fermarsi all’apparenza, meglio non approfondire.
Perché a grattare sotto la crosta si resta inorriditi.
Non si parla più di miracoli e di folle saziate, ma di croce e sangue da versare.
Non scherziamo, fermiamoci alla prima parte, cortesemente.
E che Dio si adegui, per favore.
Come possiamo anche solo immaginare che Dio scelga la parte degli sconfitti?
Meglio restare alla superficie di un buon cattolicesimo di facciata, che rispetti
le regole del gioco, che ci veda partecipare a qualche messa e a dichiararci più
o meno credenti; che accogliere la provocazione di Dio.
Meditare il mistero della croce, da sempre, suscita conversione.
Se abbiamo il coraggio di chiederci chi sia davvero l’uomo nudo che pende
dalla croce rischiamo la conversione.
Meglio non esagerare, per carità.
Io invece amici, ho esagerato e me lo sono chiesto, ed è qui che mi sono invischiato
nel Vangelo ed a  meditarlo, è stato bellissimo, fatelo anche voi, ne vale la pena,
e la preghiera vi può aiutare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

giovedì 26 settembre 2019

Il Vangelo del Venerdì 27 Settembre 2019


Della 25° settimana del Tempo Ordinario.
S. Vincenzo de Paoli, sacerdote.
1° Lettura dal libro del profeta Aggèo (1,15b-2,9)
L'anno secondo del re Dario, il ventuno del settimo mese, per mezzo del
profeta Aggèo fu rivolta questa parola del Signore: «Su, parla a Zorobabele,
figlio di Sealtièl, governatore della Giudea, a Giosuè, figlio di Iosadàk,
sommo sacerdote, e a tutto il resto del popolo, e chiedi: Chi rimane ancora
tra voi che abbia visto questa casa nel suo primitivo splendore?
Ma ora in quali condizioni voi la vedete?
In confronto a quella, non è forse ridotta a un nulla ai vostri occhi?
Ora, coraggio, Zorobabele–oracolo del Signore–, coraggio, Giosuè, figlio
di Iosadàk, sommo sacerdote; coraggio, popolo tutto del paese–oracolo del
Signore–e al lavoro, perché io sono con voi–oracolo del Signore degli eserciti–,
secondo la parola dell’alleanza che ho stipulato con voi quando siete usciti
dall’Egitto; il mio spirito sarà con voi, non temete.
Dice infatti il Signore degli eserciti: Ancora un po’ di tempo e io scuoterò
il cielo e la terra, il mare e la terraferma.
Scuoterò tutte le genti e affluiranno le ricchezze di tutte le genti e io riempirò
questa casa della mia gloria, dice il Signore degli eserciti.
L’argento è mio e mio è l’oro, oracolo del Signore degli eserciti.
La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta, dice il
Signore degli eserciti; in questo luogo porrò la pace».
Oracolo del Signore degli eserciti.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca (9,18-22) anno dispari.
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare.
I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi
dicono che io sia?».
Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi
profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?».
Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno.
«Il Figlio dell’uomo–disse–deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani,
dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
La gente aspettava un Messia ma un Messia trionfante, poderoso, possente
condottiero, un nuovo re Davide che avrebbe ridato lustro alla decaduta
monarchia di Israele.
Non certo un marginale falegname di Nazareth improvvisatosi rabbino!
Nulla faceva pensare che davvero Gesù potesse assomigliare alla figura del
Messia; solo i più attenti avevano letto fra le righe di Isaia l’annuncio di un
Servo sofferente disposto a morire per proclamare l’anno di liberazione di Dio.
Pietro giunge ad intuire questa verità assoluta che Gesù conferma, ribadendo
che il messianismo che Egli incarna non ha nulla a che vedere col trionfalismo.
Spiazza i discepoli questa affermazione e anche noi.
Non preferiremmo un Messia forte e muscoloso che ci risolvesse i problemi?
Lo vogliamo davvero un Dio che mantiene un basso profilo, che cammina con
gli uomini, che ne condivide sogni e speranze, dolori e aspettative?
Sicuramente, nessuno di noi lo vorrebbe, anzi.
Invece è proprio così amici, solo Lui rimane accanto a noi nei nostri momenti
di difficoltà, io ne ho fatto esperienza personale, ed è per questo che mi piace
questo Dio, sicuramente non è facile accettarlo, solo la preghiera ci può aiutare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.