domenica 30 giugno 2019

Il Vangelo del Lunedì 1 Luglio 2019


Della 13° settimana del Tempo Ordinario.
1° Lettura dal libro della Gènesi (18,16-33)
Quegli uomini [ospiti di Abramo] si alzarono e andarono a contemplare
Sòdoma dall’alto, mentre Abramo li accompagnava per congedarli.
Il Signore diceva: «Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare,
mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno
benedette tutte le nazioni della terra?
Infatti io l’ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di
lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il
Signore compia per Abramo quanto gli ha promesso».
Disse allora il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il
loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto
tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!».
Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo
stava ancora alla presenza del Signore.
Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio?
Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere?
E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano?
Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato
come l’empio; lontano da te!
Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?».
Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città,
per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo».
Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono
polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi
cinque distruggerai tutta la città?».
Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque».
Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta».
Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta».
Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta».
Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta».
Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore!
Forse là se ne troveranno venti».
Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti».
Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse
là se ne troveranno dieci».
Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci».
Come ebbe finito di parlare con Abramo, il Signore se ne andò e Abramo
ritornò alla sua abitazione.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (8,18-22) anno dispari.
In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva.
Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada».
Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi,
ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima
a seppellire mio padre».
Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Siamo chiamati a passare all’altra riva, dove, storicamente abitavano i pagani.
I discepoli sono tali solo affinchè annuncino il Vangelo a chi non crede,
a chi non sa, a chi ancora con conosce.
Siamo chiamati a passare all’altra riva, a non credere di avere capito, di
sapere, a non stare fermi sulle nostre posizioni, anche quelle sante, anche
quelle di fede.
Per farlo non dobbiamo immaginare che la fede sia un comodo rifugio,
un nido in cui nasconderci e proteggerci dal mondo sporco e cattivo.
Troppe volte nelle nostre comunità troviamo persone che si dicono cristiane
solo per avere delle certezze, per ripararsi dalle burrasche, convinte di dover
essere accolte ad ogni condizione (Gesù ha ordinato di voler loro bene).
Piccoli discepoli che temono il confronto, che fuggono quel mondo che
il Maestro, invece, percorre senza stancarsi.
Per passare all’altra riva dobbiamo anche lasciare il nostro clan, i fortissimi
legami famigliari che sono un bene solo se relativizzati a Dio.
Gesù vuole dei discepoli adulti, maturi, veri e liberi.
È vero amici, stavo bene nella mia Parrocchia a Sommacampagna, purtroppo
ho traslocato a Zevio, altra Parrocchia, ho dovuto ripartire da zero,
sinceramente ho avuto qualche timore, mi sono chiesto (mi accoglieranno?
Mi troverò bene?), tante perplessità.
Essendo Accolito, ho dovuto presentarmi in Parrocchia, don Gaetano mi
invita alla Domenica a Messa e mi presenta ai parrocchiani, ero
comprensibilmente teso; fatica sprecata: “Alla fine della Messa ero stupito”.
I parrocchiani sono venuti a darmi il benvenuto e a ringraziarmi per la mia
presenza in Parrocchia.
Sinceramente, avevo gli occhi lucidi, perché all’altra riva ho trovato un’altra
famiglia che mi ha accolto, per questo dobbiamo sempre pregare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.


sabato 29 giugno 2019

Il Vangelo di Domenica 30 Giugno 2019


Della 13° Domenica del Tempo Ordinario.
1° Lettura dal primo libro dei Re (19,16b.-19-21)
In quei giorni, il Signore disse a Elìa: «Ungerai Eliseo, figlio di Safat,
di Abel-Mecolà, come profeta al tuo posto».
Partito di lì, Elìa trovò Eliseo, figlio di Safat.
Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava
il dodicesimo. Elìa, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello.
Quello lasciò i buoi e corse dietro a Elìa, dicendogli: «Andrò a baciare mio
padre e mia madre, poi ti seguirò».
Elìa disse: «Va’ e torna, perché sai che cosa ho fatto per te».
Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con la legna del
giogo dei buoi fece cuocere la carne e la diede al popolo, perché la mangiasse.
Quindi si alzò e seguì Elìa, entrando al suo servizio.
Parola di Dio.
2° Lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati (5,1.13-18)
Fratelli, Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi
imporre di nuovo il giogo della schiavitù.
Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà.
Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante
l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri.
Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: «Amerai il
tuo prossimo come te stesso».
Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi
del tutto gli uni gli altri!
Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a
soddisfare il desiderio della carne.
La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri
contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non
fate quello che vorreste.
Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca (9,51-62) anno C.
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto,
Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme
e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per
preparargli l’ingresso.
Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme.
Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi
che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?».
Si voltò e li rimproverò.
E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada».
E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi,
ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi».
E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre».
Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’
e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da
quelli di casa mia».
Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge
indietro, è adatto per il regno di Dio».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Chi è Gesù per me?
Così, domenica scorsa, il Signore ci invitava e provocava.
Chi è il discepolo per Gesù?
Chi sono io, chi siamo noi per Lui?
Ora tocca a Lui parlare.
E a noi rispondere, se ce la sentiamo.
Diventare discepoli del Dio di Gesù è un impegno che dura tutta la vita,
che richiede molta energia e molta verità con noi stessi.
La posta in gioco è alta; il senso stesso della vita, scoprire la ragione del
nostro esistere e il disegno nascosto dietro gli eventi della Storia.
Gesù non è un rabbì bramoso di discepoli, né abbassa il tiro per raccogliere
la folla, né cede a compromessi per suscitare consensi; diversamente dai
guru di ieri e di oggi non desidera essere famoso, né di avere folle plaudenti.
Egli vuole solo annunciare il Regno, mostrare lo splendido e inatteso volto del Padre.
Contrariamente a quanto avveniva con i rabbini del suo tempo, Gesù non si fa
scegliere, ma sceglie i discepoli e pone loro condizioni tutt’altro che scontate.
Gesù è un Maestro risoluto.
Le condizioni per diventare discepoli di Gesù sono motivate dal livello della
sfida; Egli vuole discepoli disposti a mettersi in gioco totalmente, non soltanto
nel momento mistico della vita.
La pagina di oggi è introdotta dal fatto che Gesù risolutamente s’incammina
verso Gerusalemme, luogo dove l’annuncio del Vangelo verrà messo alla prova.
Gesù indurisce il volto, assume pienamente la sfida, si incammina senza indugio
verso la città che uccide i profeti, che massacra ogni opinione, che annienta
ogni novità creduta pericolosa.
Gesù è disposto a morire per raccontare il vero volto di Dio.
Dai suoi discepoli pretende la stessa convinzione.
Una convinzione che non può mai diventare violenza, anche solo verbale,
anche per una buona causa.
La sconfortante figuraccia di Giovanni il mistico ammonisce i fratelli che, nel
percorso di fede, hanno avuto la gioia di sperimentare la dolcezza della preghiera
e della meditazione, del silenzio e della contemplazione, raggiungendo vette
spirituali non abituali.
L’avere ricevuto enormi grazie non ci mette al riparo da clamorosi errori, tanto
peggiori quanto motivati da presunte rivelazioni interiori.
Il discepolo è un amante della pace, un pacifista pacificato, uno che sa che la
scelta del Vangelo è-appunto-una scelta, uno che sa valutare il fallimento del
proprio annuncio nella paziente logica del Vangelo.
Non basta una bella esperienza di fede per avere un cuore convertito, né un’intensa
vita di preghiera per non cadere nel rischio di fanatismo e di intolleranza.
Quante volte misuriamo la nostra pastorale dai risultati, convinti-in teoria-che ciò
che a noi è chiesto è solo di seminare, depressi, in realtà, se non vediamo dei frutti.
Animo, amici, se il nostro e vostro sforzo non è apprezzato e capito.
Coraggio, educatori e catechisti, se il vostro servizio umile e fedele non è valorizzato.
La logica del Regno ci fa credere che Dio solo suscita la fede.
Il discepolo dimora nella pace, perché sa che è il Maestro che annuncia
e conosce, e noi a corrergli dietro.
Il discepolo che segue colui che non ha dove posare il capo, non cerca Dio
per placare la propria insicurezza.
Tanti, troppi cristiani, hanno un rapporto con Dio intimista e rassicurante,
si rivolgono a Dio per avere certezze, fanno della propria fede una cuccia,
un nido, sono spaventati dal “mondo”, che vedono sempre come un luogo
pieno di pericoli, non escono dalla propria parrocchia, dal proprio movimento,
perché intimoriti da una logica anti-evangelica che non riescono ad accogliere
con serenità e criticità.
Il Maestro Gesù, invece, non ha dove posare il capo, non ha un comodo
nido in cui nascondere i propri discepoli.
Il discepolo che segue il Signore della vita, colui che è più di ogni affetto, più
di ogni relazione, più di ogni emozione, chiede di ridimensionare anche i
rapporti famigliari, nella logica del Vangelo, sapendo che anche l’amore più
assoluto, più intenso è sempre e solo penultimo rispetto alla totalità assoluta di Dio.
Perciò il discepolo di Gesù abbandona i sentimenti mortiferi, le relazioni
all’apparenza splendide ma che, a volte, nascondono ambiguità e schiavitù.
Il discepolo vive l’amore, ogni amore, i rapporti, ogni rapporto, come un
riflesso adulto e maturo dell’amore che Dio riversa nel proprio cuore, sapendo
che anche i rapporti famigliari rischiano di diventare mortiferi, se cadono nella
trappola del ruolo senza nutrirsi dell’autenticità e del rispetto.
Non basta avere generato un bambino per essere padre, non basta allattare
un neonato per essere madre.
Gesù sa che i rapporti di discepolato, talora, sono più intensi e veri degli
stanchi rapporti famigliari.
E ci invita a lasciare i morti seppellire i morti e a giocare la nostra vita nella
totalità del dono di sé.
Il discepolo che segue Gesù, sempre proteso al futuro, non resta inchiodato
al proprio passato, non resta tassellato alle proprie abitudini, non si nasconde
dietro il “si è sempre fatto così”, guarda avanti, punta la fine del campo,
è più attento a tenere in profondità l’aratro, che a verificare ciò che ha fatto,
voltandosi indietro.
Troppe volte le nostre comunità sono più preoccupate a conservare, che a
far vivere il Vangelo.
Troppe volte la logica soggiacente alle nostre scelte di Chiesa è quella della
tutela di un privilegio, del mantenimento disperato di uno status quo che,
però ci allontana dal Maestro.
Inquietante, vero?
Ogni volta che leggo questo Vangelo non so se abbandonare il cattolicesimo.
E mi interrogo, mi chiedo se-sul serio, per davvero-io voglio vivere con
questo Maestro.
Ma Gesù non ci dice queste cose per scoraggiarci, tutt’altro.
Vuole verità, autenticità, persone disposte a mettersi a nudo di fronte
all’assoluto di Dio.
È così esigente perché vuole uomini e donne autentici, non animali impauriti
da sacrestia o evangelizzatori fanatici.
Uomini e donne riempiti dalla gioia della ricerca, dal fascino del Rabbì,
che mettono le proprie energie a servizio del Regno.
Lo seguiremo?
Spero di si amici, io l’ho già fatto e ne sono contento, buona Domenica Fausto.


venerdì 28 giugno 2019

Il Vangelo del Sabato 29 Giugno 2019


Della 12° settimana del Tempo Ordinario.
Santi Pietro e Paolo, apostoli.
1° Lettura dagli Atti degli Apostoli (12,1-11)
In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa.
Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni.
Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, fece arrestare anche Pietro.
Erano quelli i giorni degli Àzzimi.
Lo fece catturare e lo gettò in carcere, consegnandolo in custodia a quattro
picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti
al popolo dopo la Pasqua.
Mentre Pietro dunque era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente
a Dio una preghiera per lui. In quella notte, quando Erode stava per farlo comparire
davanti al popolo, Pietro, piantonato da due soldati e legato con due catene, stava
dormendo, mentre davanti alle porte le sentinelle custodivano il carcere.
Ed ecco, gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella.
Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: «Àlzati, in fretta!».
E le catene gli caddero dalle mani.
L'angelo gli disse: «Mettiti la cintura e légati i sandali».
E così fece. L'angelo disse: «Metti il mantello e seguimi!».
Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si rendeva conto che era realtà ciò che
stava succedendo per opera dell'angelo: credeva invece di avere una visione.
Essi oltrepassarono il primo posto di guardia e il secondo e arrivarono alla
 porta di ferro che conduce in città; la porta si aprì da sé davanti a loro.
Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l'angelo si allontanò da lui.
 Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora so veramente che il Signore ha
mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto
ciò che il popolo dei Giudei si attendeva».
Parola di Dio.
2° Lettura Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo (4,6-8.17-18)
Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento
che io lasci questa vita.
Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.
Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto,
mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che
hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare
a compimento l'annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così
fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo
regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (16,13-19) anno dispari.
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò
ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?».
Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa
o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?».
Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne
né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli.
E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le
potenze degli inferi non prevarranno su di essa.
A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà
legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Pietro e Paolo, così unici, così diversi e così simili.
Unici perché hanno sperimentato la vicinanza di Cristo, la sua compassione,
la sua misericordia.
Unici perché, consumati dall’amore, hanno vissuto la loro vita mettendo
il loro carattere, le loro convinzioni, il loro limite a servizio del Regno.
Affascinati e travolti da Cristo, ci hanno consegnato il suo Vangelo e ci hanno
indicato la via della salvezza.
Così diversi fra loro, a tratti anche contrapposti
Pietro, discepolo della prima ora, irruento e generoso, ha saputo superare il suo
fallimento mettendo da parte il proprio orgoglio ferito e lasciandosi plasmare.
Paolo, dotto e zelante, ha saputo cambiare radicalmente le sue convinzioni
mettendo tutti i suoi carismi a servizio del Regno.
Nelle scelte pratiche hanno litigato con vigore, ricordandoci che la Chiesa è
anche luogo di confronto, che ci si intende sull’essenziale ma si può dibattere
su come viverlo all’interno della comunità.
Così simili fra loro perché scelti da Cristo.
Così anche oggi, nella Chiesa, possiamo avere sensibilità diverse ma sempre
l’unica esperienza interiore di Dio ci unisce.
Ricordiamocelo, quando anche nella Chiesa preferiamo sottolineare le diversità.
Perciò, facciamoci illuminare da questi due grandi Santi, aiutandoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

giovedì 27 giugno 2019

Il Vangelo del Venerdì 28 Giugno 2019


Della 12° settimana del Tempo Ordinario.
Sacratissimo Cuore di Gesù.
1° Lettura dal libro del profeta Ezechièle (34,11-16)
Così dice il Signore Dio: «Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò
in rassegna.
Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle
sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e
le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.
Le farò uscire dai popoli e le radunerò da tutte le regioni.
Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele, nelle valli
e in tutti i luoghi abitati della regione.
Le condurrò in ottime pasture e il loro pascolo sarà sui monti alti d’Israele;
là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in abbondanza sui monti d’Israele.
Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo
del Signore Dio.
Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita,
fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della
forte; le pascerò con giustizia».
Parola di Dio.
2° Lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (5,5b-11)
Fratelli, l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello
Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi.
Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe
morire per una persona buona.
Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo
ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira
per mezzo di lui.
Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo
della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati
mediante la sua vita.
Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo,
grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca (15,3-7) anno dispari.
In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola: «Chi di voi,
se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va
in cerca di quella perduta, finché non la trova?
Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama
gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia
pecora, quella che si era perduta”.
Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte,
più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Molta folla seguiva Gesù.
Erano per lo più malati, gente sbandata e abbandonata in cerca di protezione,
di guarigione e di conforto.
Ovviamente per i responsabili religiosi di Israele, tutto ciò era scandaloso,
perché, perché, il Signore si metteva a tavola con i peccatori e i pubblicani,
che secondo loro, erano persone ambigue e impure.
Ma per Gesù, la familiarità con i pubblicani e i peccatori non era casuale,
bensì, una scelta ben precisa.
Voleva donare a loro la grande misericordia che Dio ha per tutti.
Perciò, il Vangelo oggi ci narra le prime due parabole della misericordia.
Nella prima, Dio è presentato come un pastore che ha perso una delle sue
cento pecore.
Bene, ma il pastore lascia le novantanove rimaste all’ovile e si mette alla
ricerca di quella smarrita.
Nella seconda, Dio è immaginato come una donna di casa che ha perso
una moneta e si mette a cercarla finchè non la trova.
Ambedue, il pastore e la donna, dopo aver trovato la pecora e la moneta
smarrite, chiamano i loro vicini per fare festa.
Dio non vuole la morte ma la nostra conversione, ossia, ci chiede di
cambiare vita e tornare a Lui.
È la festa più sentita da Dio.
Per questo Dio si mette a cercarci, anzi, viene a mendicare amore.
Ed in particolare lo fa con noi, perciò, lasciamoci trovare da Lui,
facendoci aiutare dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.