Della 4° Domenica di
Avvento.
1° Lettura dal libro
del profeta Michèa (5,1-4a)
2° Lettura dalla lettera agli Ebrei (10,5-10)
2° Lettura dalla lettera agli Ebrei (10,5-10)
Dal Vangelo secondo
Luca (1,39-45) anno C.
In quei giorni
Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa,
in una città di
Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta.
Appena Elisabetta
ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò
nel suo grembo.
Elisabetta fu
colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta
tu fra le donne e
benedetto il frutto del tuo grembo!
A che cosa devo che
la madre del mio Signore venga da me?
Ecco, appena il tuo
saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato
di gioia nel mio
grembo.
E beata colei che
ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Parola del Signore.
Riflessione personale
sul Vangelo di oggi.
Poche ore e celebreremo
l’inaudito di Dio.
No, non siamo qui a far finta che
poi Gesù nasce.
Dio è già nato, è morto ed è
risorto e vive glorioso.
A noi, in questo tempo che ci è
dato, in questa vita più o meno soddisfacente,
il compito di lasciar nascere Dio
nei nostri cuori.
Di lasciarlo nascere non come eravamo
un anno fa, non come stavamo
tre anni fa, ma ora; in questo
giorno.
L’idea (falsa), che coltiviamo è
quella di doverci preparare con devozione e
buone maniere alla festa della
venuta di Dio.
E così aggiungiamo dolore a
dolore; chi non è pronto perché distratto, chi non
c’è perché travolto e,
soprattutto i tanti (troppi) che vivono Natale come una
lama che uccide, non possono in
alcun modo prepararsi.
Penso a te, Marco, e a tua moglie
che se n’è andata e passerà Natale con i suoi
e le tue due bambine.
Penso a quanto è terribile vedere
piangere disperato un adulto, come hai fatto
Qualche giorno fa, chiedendomi
pure scusa. (Ma scusa di che?).
Penso a voi Cinzia e Franco e al
vostro matrimonio in bilico, alle scenate
e le cose brutte che vi siete
detti, al fatto che la nostra libertà ce la possiamo
giocare davvero tanto male.
Se avessimo il coraggio di vedere
davvero cosa sta per accadere!
Vedere che Dio si fa spazio in
mezzo al letame e sceglie di nascere nell’aria
acre di una piccola stalla.
Vedere che la gioia è una
tristezza superata, che Dio si schiera dalle parti degli
ultimi, davvero, per sempre.
Vedere che anche Dio, quest’anno,
non farà il Natale che vediamo raggiungerci
(terribilmente imbarazzante)
dagli schermi della insopportabile strategia di marketing.
La piccola Maria sente il grembo
crescere, in quella poesia e magia che solo le
donne, somiglianti a Dio, possono
vivere.
Il Verbo cresce dentro di lei e
con la Parola fatta carne crescono anche i tentennamenti.
Maria sale da Elisabetta; forse
lei saprà darle una risposta definitiva, forse lei
saprà dirle che sì, è tutto vero.
E accade, Elisabetta si asciuga
le mani nel grembiule e riconosce la piccola
Maria (ormai si è fatta donna) e
capisce.
La pagina di Luca è un
capolavoro; l’incontro fra le due donne nel Vangelo
è tutto un sussulto, un
complimento, Giovanni Battista che riconosce il Messia
dal grembo e scalcia; Elisabetta,
anziana donna che vede imprevedibilmente
realizzato il suo agognato sogno
di maternità fa i complimenti alla piccola Maria.
Maria, ancora scossa da quanto le
è successo, comincia a ballare e a fare i
complimenti a Dio che salva lei e
noi.
Nelle loro parole avvertiamo la
tensione, lo stupore, l’inaudito che si realizza.
È vero, allora, Dio ha scelto di
venire, Dio si rende presente, Dio-il Dio
d’Israele-è qui.
Non sono solo stanche promesse
ascoltate dalla bocca del vecchio rabbino
di Nazareth che sospirava, il
Sabato, seguendo con il dito la pergamena
consumata del rotolo di Isaia.
È vero, è tutto vero, Dio viene,
infine.
E le due donne urlano e cantano e
danzano e piangono nell’assolato cortile di
casa della vecchia Elisabetta.
Lo splendido pancione col bimbo
che scalcia è la presenza del profeta che
indica il Messia.
E tutto accade, accade, come il
più inatteso e improbabile dei sogni che si
realizza, come se la storia, la
vita e l’universo danzassero nel vedere queste
donne cantare l’assoluta follia
di Dio.
E questo scatena la gioia,
contagia e stupisce.
Ecco Dio
Ecco, questa sì che è una buona
notizia, possiamo essere felice anche se poveri
e sfortunati, possiamo realizzare
la nostra vita anche se abitiamo in un paese
arido e senza poesia, possiamo
essere ricolmi più di un re perché ascoltiamo
la Parola che Dio ci vuole dare.
Dio viene per colmare il nostro
cuore, questa è una buona notizia.
Se vi dicessi; hai una vita
riuscita, un lavoro che ti realizza e che ti dà
vagonate di soldi, una casa da
sogno, una splendida moglie, figli educati
e sensibili, il salone di casa
con l’alberone e le luci e il clima di festa giusto
perciò sii felice, cosa dico di
straordinario?
Che buona notizia è?
Un Dio che dona pace alle persone
già felici?
L’inaudito è proprio il contrario,
la felicità è altrove, è la salvezza di un Dio che
ci ama talmente da consegnarsi
come un neonato, è una felicità accessibile anche
al povero, anzi forse più ancora
al povero perché più disposto, più accogliente.
La buona notizia è che Dio è
accessibile, è semplice, è diverso.
Diverso dalle nostre paure,
diverso dai fantasmi che ci perseguitano. Diverso.
E Maria e Elisabetta ora lo sanno
e cantano, dicono e raccontano.
Raccontano dell’opera di Dio, la
leggono scolpita nella storia degli uomini, la
rintracciano nelle pieghe della
fedeltà di un popolo di salvati-Israele-cui noi
e l’umanità deve moltissimo.
La loro gioia dilaga perché ora
vedono chiaro, luminoso, evidente, mozzafiato
il pensiero di Dio disegnarsi
nella loro piccola storia, usarle e coinvolgerle.
La gioia è la dimensione
essenziale del Natale.
La gioia di sentirsi ed essere
veramente salvati da Dio.
Siamo veramente nel cuore e nel
desiderio di Dio!
Un suggerimento, amici, regaliamoci,
in questo Natale, dieci minuti di orologio
per fermarci e aprire lo sguardo-finalmente!-su
ciò che Dio sta compiendo
nella storia, nella nostra
storia.
Animo, amici, arrivano buone
notizie, aspettiamole pregando.
Santa 4° Domenica di
Avvento, aspettando Natale amici, da Fausto.
PS. I nomi delle
persone sopra citate sono di fantasia.
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