giovedì 24 marzo 2016

Venerdì Santo 25 Marzo 2015

1° Lettura dal libro del profeta Isaìa (52,13- 53,12)
2° Lettura dalla lettera agli Ebrei (4,14-16; 5,7-9)
Passione del Signore.
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo
Giovanni (18,1- 19,42) anno C.
Catturarono Gesù e lo legarono.
In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del
torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò
con i suoi discepoli.
Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché
Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli.
Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di
soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e
dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi.
Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli,
si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?».
Gli risposero: «Gesù, il Nazareno».
Disse loro Gesù: «Sono io!».
Vi era con loro anche Giuda, il traditore.
Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra.
Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?».
Risposero: «Gesù, il Nazareno».
Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io.
Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano»,
perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non
ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato».
Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori,
colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro.
Quel servo si chiamava Malco.
Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero:
il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».
Lo condussero prima da Anna
Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei,
catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna:
egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote
quell’anno.
Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente
che un solo uomo muoia per il popolo».
Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo.
Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed
entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote.
Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta.
Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote,
tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro.
E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu
uno dei discepoli di quest’uomo?».
Egli rispose: «Non lo sono».
Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché
faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con
loro e si scaldava.
Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai
suoi discepoli e al suo insegnamento.
Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente;
ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove
tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla
di nascosto.
Perché interroghi me?
Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro;
ecco, essi sanno che cosa ho detto».
Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno
schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?».
Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male.
Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?».
Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa,
il sommo sacerdote.
Non sei anche tu uno dei suoi discepoli? Non lo sono!
Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi.
Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?».
Egli lo negò e disse: «Non lo sono».
Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello
a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse
visto con lui nel giardino?».
Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio.
Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non
contaminarsi e poter mangiare la Pasqua.
Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa
portate contro quest’uomo?».
Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non
te l’avremmo consegnato».
Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo
secondo la vostra Legge!».
Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere
a morte nessuno».
Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando
di quale morte doveva morire.
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli
disse: «Sei tu il re dei Giudei?».
Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno
parlato di me?».
Pilato disse: «Sono forse io Giudeo?
La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me.
Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il
mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero
combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il
mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?».
Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re.
Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo:
per dare testimonianza alla verità.
Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».
E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro:
«Io non trovo in lui colpa alcuna.
Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta
uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà
per voi il re dei Giudei?».
Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!».
Barabba era un brigante.
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare.
E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero
sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora.
Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!».
E gli davano schiaffi.
Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco
fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna».
Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello
di porpora.
E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!».
Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono:
«Crocifiggilo! Crocifiggilo!».
Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui
non trovo colpa».
Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la
Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».
All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura.
Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?».
Ma Gesù non gli diede risposta.
Gli disse allora Pilato: «Non mi parli?
Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di
metterti in croce?».
Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me,
se ciò non ti fosse stato dato dall’alto.
Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».
Via! Via! Crocifiggilo!
Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà.
Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare!
Chiunque si fa re si mette contro Cesare».
Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette
in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà.
Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno.
Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!».
Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!».
Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?».
Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare».
Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
Lo crocifissero e con lui altri due.
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso
il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo
crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra,
e Gesù in mezzo.
Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce;
vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei».
Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove
Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico,
in latino e in greco.
I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non
scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono
il re dei Giudei”».
Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».
Si sono divisi tra loro le mie vesti.
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue
vesti, ne fecero quattro parti–una per ciascun soldato–, e la tunica.
Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un
pezzo da cima a fondo.
Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo
a sorte a chi tocca».
Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra
loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte».
E i soldati fecero così.
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di
sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo
che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!».
Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!».
E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto,
affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete».
Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna,
imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono
alla bocca.
Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!».
E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non
rimanessero sulla croce durante il sabato–era infatti un
giorno solenne quel sabato–, chiesero a Pilato che fossero
spezzate loro le gambe e fossero portati via.
Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno
e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui.
Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli
spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia
gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza
è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.
Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura:
«Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della
Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che
hanno trafitto».
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo
di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato
di prendere il corpo di Gesù.
Pilato lo concesse.
Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.
Vi andò anche Nicodèmo–quello che in precedenza era
andato da lui di notte–e portò circa trenta chili di una
mistura di mirra e di áloe.
Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli,
insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare
la sepoltura.
Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino
e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era
stato ancora posto.
Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei
e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.
Parola del Signore.
Riflessione personale sulla Passione di Gesù.
L’ora è giunta anche per Maria.
Quell’ora di cui Gesù aveva parlato a Cana di Galilea,
e che fu anticipata grazie all’intercessione materna della
Vergine, ora si profila sul Calvario in tutta la sua
drammaticità attuale.
Eppure, Maria ha il coraggio di restare sotto la croce,
fiduciosa nel fatto che Dio, in qualche modo, interverrà
per mantenere le promesse che Lui stesso le aveva fatto
tanti anni prima per mezzo di un angelo.
Intanto, Gesù fa all’umanità l’ultimo grande dono; sua madre.
Facciamo attenzione al testo; non è la Madonna che viene
affidata al discepolo amato, ma esattamente il contrario.
Questo significa che il Signore si è preoccupato di noi e del
nostro destino eterno fino al punto di affidarci a sua madre.
Con questo amore e gratitudine dobbiamo rispondere
a questo dono!
Per questo, con la nostra vita dobbiamo dimostrare di essere
degni di questo affidamento, per non deludere la nostra
Madre Celeste.
Ed allora, ringraziamo il Signore con la nostra preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei
secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata Fausto.

Nessun commento:

Posta un commento