giovedì 2 aprile 2015

Il Vangelo del Venerdì 3 Aprile 2015

Il Vangelo del Venerdì  Santo, Passione del Signore. 
1° Lettura dal libro del profeta Isaia (52,13-53.12)
2° Lettura dalla Lettera agli Ebrei (4,14-16;5,7-9)
Dal Vangelo secondo Giovanni (18,1-19,42) anno B.
In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli
al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino,
nel quale entrò con i suoi discepoli.
Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo,
perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli.
Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di
soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti
e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi.
Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva
accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?».
Gli risposero: «Gesù, il Nazareno».
Disse loro Gesù: «Sono io!».
Vi era con loro anche Giuda, il traditore.
Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e
caddero a terra.
Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?».
Risposero: «Gesù, il Nazareno».
Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io.!
Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne
vadano», perché si compisse la parola che egli
aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli
che mi hai dato».
Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse
fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò
l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco.
Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero:
il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».
Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei
Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero
prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che
era sommo sacerdote quell’anno.
Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È
conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».
Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un
altro discepolo.
QQQQQuesto discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote
ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote.
Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta.
Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote,
tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro.
E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu
uno dei discepoli di quest’uomo?».
Egli rispose: «Non lo sono».
Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco,
perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro
stava con loro e si scaldava.
Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo
ai suoi discepoli e al suo insegnamento.
Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente;
ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove
tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla
di nascosto. Perché interroghi me?
Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro;
ecco, essi sanno che cosa ho detto».
Appena detto questo, una delle guardie presenti
diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi
al sommo sacerdote?».
Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami
dov’è il male.
Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?».
Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa,
il sommo sacerdote.
Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi.
Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?».
Egli lo negò e disse: «Non lo sono».
Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di
quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse:
«Non ti ho forse visto con lui nel giardino?».
Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio.
Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio,
per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua.
Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che
accusa portate contro quest’uomo?».
Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore,
non te l’avremmo consegnato».
Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo
secondo la vostra Legge!».
Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito
mettere a morte nessuno».
Così si compivano le parole che Gesù aveva detto,
indicando di quale morte doveva morire.
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare
Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?».
Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno
parlato di me?».
Pilato disse: «Sono forse io Giudeo?
La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me.
Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non
è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo,
i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi
consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?».
Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re.
Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel
mondo: per dare testimonianza alla verità.
Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».
E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse
loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna.
Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua,
io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che
io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?».
Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!».
Barabba era un brigante.
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare.
E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela
posero sul capo e gli misero addosso un mantello
di porpora.
Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!».
E gli davano schiaffi.
Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve
lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo
in lui colpa alcuna».
Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il
mantello di porpora.
E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!».
Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie
gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!».
Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo;
io in lui non trovo colpa».
Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo
La Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».
All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura.
Entrò di nuovo nel
pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?».
Ma Gesù non gli diede risposta.
Gli disse allora Pilato: «Non mi parli?
Non sai che ho il potere di metterti in libertà
e il potere di metterti in croce?».
Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun
potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto.
Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».
Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà.
Ma i Giudei gridarono:
«Se liberi costui, non sei amico di Cesare!
Chiunque si fa re si mette contro Cesare».
Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù
e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto,
in ebraico Gabbatà.
Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno.
Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!».
Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!».
Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?».
Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro
re che Cesare».
Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò
verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota,
dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una
parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo.
Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla
croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei».
Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo
dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta
in ebraico, in latino e in greco.
I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato:
«Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui
ha detto: Io sono il re dei Giudei”».
Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero
le sue vesti, ne fecero quattro parti–una per ciascun
soldato–, e la tunica.
Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un
pezzo da cima a fondo.
Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo
a sorte a chi tocca».
Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra
loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte».
E i soldati fecero così.
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella
di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo
che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!».
Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!».
E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto,
affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete».
Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna,
imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono
alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!».
E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
(Qui ci si genuflette e si fa una breve pausa)
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non
rimanessero sulla croce durante il sabato–era infatti un
giorno solenne quel sabato–, chiesero a Pilato che fossero
spezzate loro le gambe e fossero portati via.
Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e
all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui.
Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli
spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia
gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza
è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.
Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura:
«Non gli sarà spezzato alcun osso».
E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno
lo sguardo a colui che hanno trafitto».
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo
di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese
a Pilato di prendere il corpo di Gesù.
Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.
Vi andò anche Nicodèmo–quello che in precedenza era
andato da lui di notte–e portò circa trenta chili di una
mistura di mirra e di áloe.
Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli,
insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per
preparare la sepoltura.
Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino
e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era
stato ancora posto.
Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei
e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.
Parola del Signore.
Il suo volto era sfigurato dal dolore; per questo
Gesù non sembrava nemmeno più un uomo.
Egli, in realtà attraverso la sofferenza inaudita
che ha subito si è fatto prossimo ad ogni uomo.
Non c’è sofferenza che Egli non abbia
provato e conosciuto.
Proprio a causa della sua sofferenza, noi siamo
guariti; le sue piaghe e le sue ferite ci hanno
guarito dalla piaga del peccato.
Non dobbiamo essere tristi in questo giorno;
gioiamo invece per l’amore che Gesù ha avuto
per tutti noi.
Egli visse una passione che durò tutta la vita;
fu una sofferenza fatta di lacrime e di forti grida
che Gesù elevò al Padre perché potesse essere
liberato da una morte terribile e, soprattutto,
da una sofferenza interiore senza limiti.
Attraverso questa sofferenza Gesù è diventato
il perfetto obbediente e, per questo motivo è
causa di salvezza per tutti quelli che credono.
E Giovanni, commentando la crocifissione e la
morte di Gesù fa riferimento a due profezie
tratte dall’Antico Testamento.
Volgere lo sguardo; non si tratta tanto di una
vista esteriore, quanto di una comprensione
profonda dell’evento che si guarda.
Solo con la croce chi ha il cuore aperto può
comprendere il grande gesto di perdono
universale che Dio ha concesso al mondo per
mezzo del suo Figlio.
Del resto, Gesù stesso aveva detto che sulla
croce avrebbe attirato tutti a sé.
In questo Santo giorno dobbiamo solo
contemplare e pregare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei
secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.


   


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