sabato 24 maggio 2025

Il Vangelo di Domenica 25 Maggio 2025

 

Della 6° Domenica di Pasqua.

San Beda il Venerabile,

sacerdote e dottore della Chiesa.

Prima Lettura.

È parso bene, allo Spirito Santo e a noi,

di non imporvi altro obbligo al di fuori

di queste cose necessarie. (At 15,1-2.22-29)

Dagli Atti degli Apostoli (15,1-2.22-29)

In quei giorni, alcuni, venuti dalla

Giudea, insegnavano ai fratelli: «Se

non vi fate circoncidere secondo l’usanza

di Mosè, non potete essere salvati».

Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e

discutevano animatamente contro costoro,

fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni

altri di loro salissero a Gerusalemme dagli

apostoli e dagli anziani per tale questione.

Agli apostoli e agli anziani, con tutta la

Chiesa, parve bene allora di scegliere

alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia

insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda,

chiamato Barsabba, e Sila, uomini di

grande autorità tra i fratelli.

E inviarono tramite loro questo scritto:

«Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli,

ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di

Cilìcia, che provengono dai pagani, salute!

Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali

non avevamo dato nessun incarico, sono

venuti a turbarvi con discorsi che hanno

sconvolto i vostri animi.

Ci è parso bene perciò, tutti d’accordo,

di scegliere alcune persone e inviarle a

voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba

e Paolo, uomini che hanno rischiato la

loro vita per il nome del nostro

Signore Gesù Cristo.

Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila,

che vi riferiranno anch’essi, a voce,

queste stesse cose.

È parso bene, infatti, allo Spirito Santo

e a noi, di non imporvi altro obbligo al

di fuori di queste cose necessarie: astenersi

dalle carni offerte agli idoli, dal sangue,

dagli animali soffocati e dalle

unioni illegittime.

Farete cosa buona a stare lontani da

queste cose. State bene!».

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 66 (67)

 

Ripetiamo. Ti lodino i popoli,

o Dio, ti lodino i popoli tutti.

 

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,

su di noi faccia splendere il suo volto;

perché si conosca sulla terra la tua via,

la tua salvezza fra tutte le genti. R.

 

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,

perché tu giudichi i popoli con rettitudine,

governi le nazioni sulla terra. R.

 

Ti lodino i popoli, o Dio,

ti lodino i popoli tutti.

Ci benedica Dio e lo temano

tutti i confini della terra. R.

 

Seconda Lettura

L'angelo mi mostrò la città

santa che scende dal cielo.

Dal libro dell'Apocalisse di san

Giovanni apostolo (21,10-14.22-23)

L’angelo mi trasportò in spirito su di un

monte grande e alto, e mi mostrò la città

santa, Gerusalemme, che scende dal cielo,

da Dio, risplendente della gloria di Dio.

Il suo splendore è simile a quello di una

gemma preziosissima, come pietra di

diaspro cristallino.

È cinta da grandi e alte mura con dodici

porte: sopra queste porte stanno dodici

angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici

tribù dei figli d’Israele.

A oriente tre porte, a settentrione tre

porte, a mezzogiorno tre porte e a

occidente tre porte.

Le mura della città poggiano su dodici

basamenti, sopra i quali sono i dodici

nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.

In essa non vidi alcun tempio: il Signore

Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono

il suo tempio.

La città non ha bisogno della luce del sole,

né della luce della luna: la gloria di Dio

la illumina e la sua lampada è l’Agnello.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Se uno mi ama, osserverà la mia parola,

dice il Signore, e il Padre mio lo amerà

e noi verremo a lui. (Gv 14,23)

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo

Lo Spirito Santo vi ricorderà

tutto ciò che io vi ho detto.

Dal Vangelo secondo

Giovanni (14,23-29 anno C.

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi

discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà

la mia parola e il Padre mio lo amerà

e noi verremo a lui e prenderemo

dimora presso di lui.

Chi non mi ama, non osserva le mie

parole; e la parola che voi ascoltate non

è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

Vi ho detto queste cose mentre sono

ancora presso di voi.

Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il

Padre manderà nel mio nome, lui vi

insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto

ciò che io vi ho detto.

Vi lascio la pace, vi do la mia pace.

Non come la dà il mondo, io la do a voi.

Non sia turbato il vostro cuore e non

abbia timore.

Avete udito che vi ho detto: “Vado

e tornerò da voi”.

Se mi amaste, vi rallegrereste che io

vado al Padre, perché il Padre è più

grande di me.

Ve l’ho detto ora, prima che avvenga,

perché, quando avverrà, voi crediate».

Parola del Signore.

Riflessione personale sul Vangelo di oggi.

Giuda e Pietro sono travolti dalle tenebre;

Giuda dal male, Pietro dal ‘bene’.

Gesù li salverà entrambi; egli è il Pastore

che cerca proprio la pecora perduta, che

non è venuto per i sani ma per i malati,

che manifesta la sua gloria proprio perché,

tradito, continua ad amare.

Siamo ormai nel cuore del tempo Pasquale;

all’orizzonte già vediamo la Pentecoste.

Oggi il Signore, durante il lungo discorso

che fa dopo l’ultima Cena nel Vangelo

di Giovanni, ci chiede di dimorare in Lui,

di custodire e vivere le sue parole, di

sperimentare la pace del cuore che

proviene dallo Spirito.

Domenica scorsa Giovanni sostituiva il

sacramento della Cena col sacramento

dell’amore nella comunità.

Siamo riconosciuti dall’amore che

abbiamo gli uni per gli altri, amore che

non è il frutto delle nostre simpatie ma

dell’accoglienza dell’amore di Cristo.

Possiamo amarci gli uni gli altri con

l’amore che Cristo ci ha donato.

Ma, cos’è l’amore?

Concetto vago, ambiguo, legato quasi

sempre e solo all’emotività, l’esperienza

ci dice che l’amore incarna molte

dimensioni; dalla volontà al sacrificio,

dall’attrazione fisica alle scelte fondamentali.

Gesù è molto concreto; l’amore verso

di Lui significa vivere le sue parole,

i suoi insegnamenti, la sua dottrina.

Quanta scollatura vedo tra la fede che

diciamo e la fede che viviamo!

Quanta abissale lontananza tra la nostra

appartenenza al cattolicesimo e la nostra

vita poco evangelica.

Osserviamo la sua Parola, meditiamola,

mettiamola al centro, nel cuore, diventi

essenziale nella nostra vita, sia la bussola

della nostra navigazione.

Senza interpretare la Parola riducendola

ad un vago moralismo, non piegandola

ad una asfittica visione socio-culturale

ma accogliendola con la forza sferzante,

con l’energia potente che emana

l’incontro con Cristo.

Lasciamo che il Vangelo contagi le

nostre scelte, le nostre città, le nostre

economie, il nostro invivibile mondo

del lavoro e non solo.

‘Vi do la mia pace, non come la dà il

mondo’: il confine del male e del bene

è nel nostro cuore, il nemico è dentro

di noi, non fuori, e la prima autentica

pacificazione deve avvenire nel nostro

intimo con noi stessi e la nostra violenza

e la nostra rabbia, la parte oscura che

i discepoli chiamano ‘peccato’.

Parliamo di pace, allora, quella che

veramente manca al mondo in questo

tempo martoriato e pieno di apprensioni.

I cristiani, spesso, quando parlano di

pace; pensano al cimitero!

Una scorretta e parziale visione di fede,

là dove il cristianesimo è fiacca e svogliata

appartenenza ad una serie di credenze e

di gesti rituali, parla di pace il primo

novembre, pensando ai nostri defunti

che riposano ‘in pace’ (e che devono

fare, ballare la samba?).

La pace, secondo la Parola di Gesù, è il

primo dono che egli fa, risorto, apparendo

agli impauriti discepoli.

Un cuore pacificato è un cuore saldo,

irremovibile, che ha colto il suo posto

nel mondo, che non si spaventa nelle

avversità, non si dispera nel dolore,

non si scoraggia nella fatica.

La scoperta di Dio, nella propria vita,

l’incontro gioioso con Lui, la percezione

della sua bellezza, la conversione al

Signore Gesù riconosciuto come Dio,

suscita nel cuore delle persone, ‘o dovrebbe’

una gioia profonda, sconosciuta, diversa

da ogni altra gioia.

È la gioia del sapersi conosciuti,

amati, preziosi.

E la scoperta dell’amore di Dio mi apre

a scenari nuovi, inattesi; il mondo ha un

destino di bene, un amorevole disegno

che, malgrado la fatica della storia e

dell’umanità, confluisce verso Dio.

E in questo progetto io, se voglio, ho un

ruolo determinante.

Sono una tessera di un mosaico immenso,

grandioso, luminoso, sono parte di un tutto

che realizzo amando e lasciandomi amare.

Scoprire il proprio destino, la propria

chiamata intima, la propria vocazione,

mi mette le ali, mi cambia l’umore.

Malgrado i miei limiti, le mie fragilità,

le mie paure, posso amare e, amando,

cambia il mondo intorno a me.

Ecco, questa è la pace; sapersi nel cuore

di una volontà benefica e salvifica,

scoprirsi dentro il mistero nascosto

del mondo.

Credere in questo, adesione alla fede

quasi sempre tormentata e sofferta,

non immediata e leggera, dona la

pace del cuore.

Io sono amato, voi, amici, siete amati.

Insieme a Dio, se vogliamo, possiamo

cambiare il mondo.

Questa pace è pace profonda, pace salda,

pace irremovibile, ben diversa dalla pace

del mondo, pace che viene venduta come

assenza di guerra o, peggio guerra che

viene ritenuta necessaria per imporre la

pace, come sta succedendo nella nostra

vecchia Europa, per colpa di burocrati

affaristi che pensano solo a riempirsi

le tasche di soldi.

Ma pace del sapersi amati che permette

di affrontare con serenità anche le paure.

Paura del futuro, della malattia, del

lavoro precario, del non sapersi

amati, paura.

La pace del cuore, dono e conquista,

fiamma da alimentare continuamente

alla fiamma del risorto, aiuta ad

affrontare la paura con fiducia,

a non avere il cuore turbato.

Alla fine di questi splendidi giorni di

Pasqua, invochiamo il Consolatore,

donato dal Padre, per affrontare la nostra

quotidianità con la certezza della presenza

del Signore, giorno dopo giorno,

passo dopo passo.

Santa Domenica della Pace, amici, Fausto.

venerdì 23 maggio 2025

Il Vangelo del Sabato 24 Maggio 2025

 

Della 5° settimana di Pasqua.

Santa Maria Ausiliatrice, l’aiuto dei Cristiani.

Prima Lettura.

Vieni in Macedònia e aiutaci!

Dagli Atti degli Apostoli (16,1-10)

In quei giorni, Paolo si recò a Derbe e a Listra.

Vi era qui un discepolo chiamato Timòteo,

figlio di una donna giudea credente e di

padre greco: era assai stimato dai fratelli

di Listra e di Icònio.

Paolo volle che partisse con lui, lo prese

e lo fece circoncidere a motivo dei Giudei

che si trovavano in quelle regioni: tutti

infatti sapevano che suo padre era greco.

Percorrendo le città, trasmettevano loro le

decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani

di Gerusalemme, perché le osservassero.

Le Chiese intanto andavano fortificandosi

nella fede e crescevano di numero ogni giorno.

Attraversarono quindi la Frìgia e la regione

della Galàzia, poiché lo Spirito Santo aveva

impedito loro di proclamare la Parola

nella provincia di Asia.

Giunti verso la Mìsia, cercavano di passare

in Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo

permise loro; così, lasciata da parte la

Mìsia, scesero a Tròade.

Durante la notte apparve a Paolo una

visione: era un Macèdone che lo

supplicava: «Vieni in Macedònia e aiutaci!».

Dopo che ebbe questa visione, subito

cercammo di partire per la Macedònia,

ritenendo che Dio ci avesse chiamati

ad annunciare loro il Vangelo.

Parola di Dio.

Vangelo.

Voi non siete del mondo,

ma vi ho scelti io dal mondo.

Dal Vangelo secondo

Giovanni (15,18-21) anno dispari.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi

discepoli: «Se il mondo vi odia,

sappiate che prima di voi ha odiato me.

Se foste del mondo, il mondo amerebbe

ciò che è suo; poiché invece non siete

del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo,

per questo il mondo vi odia.

Ricordatevi della parola che io vi ho

detto: "Un servo non è più grande

del suo padrone".

Se hanno perseguitato me, perseguiteranno

anche voi; se hanno osservato la mia parola,

osserveranno anche la vostra.

Ma faranno a voi tutto questo a causa

del mio nome, perché non conoscono

colui che mi ha mandato».

Parola del Signore.

Riflessione personale sul Vangelo di oggi.

Il mondo odia i cristiani, oggi più di allora;

soprattutto quando sono cristiani sul serio.

Non tutto il mondo, ovvio, non quel

mondo per cui Gesù è morto.

Ma il ‘mondo’ che è la parte oscura

dell’esistere, l’ombra che portiamo

nel nostro inconscio.

Nella storia della Chiesa troppe volte

i cristiani sono stati dalla parte del torto

e dei violenti, del potere e dell’arroganza.

Ma molte più volte sono stati oggetto di

persecuzione e di violenza, di odio

e di meschinità.

Tutti pensiamo, giustamente, ai martiri

dei primi tre secoli della Chiesa, che

sfidavano l’imperatore per potere

professare la propria fede nel Signore Gesù.

Ma, oggi, sono ancora numerosissimi

in particolare nel mondo islamico, coloro

che subiscono violenza a causa della

propria fede o della propria speranza.

Fratelli che muoiono perseguitati dal

fanatismo induista o islamico (ma

l’hanno mai letto il Corano?), fratelli

che subiscono violenza perché

difendono i diritti dei poveri, nelle

favelas dell’America Latina o nelle

periferie delle città di camorra, ma anche

nelle periferie delle nostre città attuali

si muore, per mano di personaggi ambigui;

fratelli e sorelle a cui va la nostra preghiera

e la nostra amicizia.

Ma, nel nostro piccolo, vivere con

coerenza (non intransigenza!) la nostra

fede può avere qualche conseguenza

sgradevole nell'ambito del lavoro.

Animo, amici, il ‘ondo’ ci odia perché

non ha conosciuto l’Amore!

Amiamoci con costanza, con trasparenza,

con verità con l’aiuto della preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato

il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta

la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

rimetti a noi i nostri debiti come anche

noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia,

il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e

benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per

noi peccatori, adesso e nell'ora della

nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e

allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e

sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.