lunedì 31 ottobre 2022

Il Vangelo del Martedì 1 Novembre 2022

 

Della 31° settimana del Tempo Ordinario.

Tutti i Santi.

Prima Lettura

Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno

poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua.

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (7,2-4.9-14)

Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente.

E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la

terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo

impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».

E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila

segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele.

Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva

contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua.

Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti

candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani.

E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul

trono, e all’Agnello».

E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri

viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono

Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore,

potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen».

Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di

bianco, chi sono e da dove vengono?».

Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai».

E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato

le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».

Parola di Dio.

Seconda Lettura

Vedremo Dio così come egli è.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (3,1-3)

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati

figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché

non ha conosciuto lui.

Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato

ancora rivelato.

Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui,

perché lo vedremo così come egli è.

Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

Parola di Dio.

Vangelo

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

Dal Vangelo secondo Matteo (5,1-12a) anno pari.

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si

avvicinarono a lui i suoi discepoli.

Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché

di essi è il regno dei cieli.

Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.

Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno

ogni sorta di male contro di voi per causa mia.

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Triste paese, il nostro, in cui la memoria dolorosa dei defunti si sovrappone

e si sostituisce a una delle feste più gioiose dell’anno così che, paradossalmente,

il giorno dei Santi è diventato il giorno della visita ai cimiteri.

Pazienza, cerchiamo, almeno nella liturgia, di tenere ben distinti i due livelli;

abbiamo bisogno di meditare, e tanto, sulla gloria dei santi per affrontare il

ricordo dei nostri amati defunti.

Il nostro tempo è chiamato a compiere un’opera ciclopica; riappropriarsi

dei santi, tirandoli giù dalle nicchie e facendoli entrare nella nostra vita.

Rischiamo di vedere il santo come qualcuno di completamente estraneo alla

nostra vita; con il proposito corretto di esaltarne le qualità, si corre il rischio

di allontanare questi nostri fratelli dalla concretezza relegandoli nella sfera

del miracolistico e, perciò, dell’impossibile.

Cosa c’entrano i santi con me?

Con il mio lavoro, le mie preoccupazioni, i miei limiti?

È importante, credo, ridire che il santo è un cristiano riuscito bene, un cristiano che

ha lasciato germogliare il germe della fede, piantato nel suo cuore il giorno del

battesimo fino a farlo diventare l’albero frondoso alla cui ombra gli uomini riposano.

Ciascuno di noi è chiamato a diventare santo, cioè a realizzare in pieno il motivo

per cui esiste, a centrare il bersaglio, lasciandosi costruire da Dio.

Il santo, uomo completo, non è colui che fa delle cose straordinarie, ma che fa

le cose di tutti i giorni straordinariamente bene.

La Chiesa, madre dei santi, ci propone oggi come modelli santi più vicini alla

nostra sensibilità e che possono davvero essere presi ad esempio per la nostra

quotidianità; studenti come Piergiorgio Frassati o come il beato Carlo Acutis

ancora più vicino ai giorni nostri; madri di famiglia che accettano il sacrificio

nella quotidianità, come Gianna Beretta Molla; professionisti che vivono con

passione il proprio lavoro, come Giuseppe Moscati.

Se riusciamo a rimettere i santi accanto a noi, ci accorgeremo che la loro santità

non consiste nel fare cose fuori dal comune, o in atteggiamenti devozionistici

o pietistici, rassegnati o zuccherosi.

Conoscere i santi significa veramente percepire in essi una profonda umanità

innalzata dall’amore di Dio.

Uomini e donne di tutti i tempi che hanno cercato di lasciarsi fare dalla grazia

del Signore, senza intralciarlo, ma mettendo la propria sensibilità e intelligenza

a servizio del Vangelo.

Il più grosso miracolo che i santi compiono è quello di lasciare che Dio lavori

nella loro vita. E noi?

Se la santità è il modello della piena umanità, perché non porci questo obbiettivo?

Santo è chi lascia che il Signore riempia la sua vita fino a farla diventare

dono per gli altri.

Io credo che ci sia una sola tristezza nella vita, quella di non essere santi.

Festeggiare i santi significa celebrare una Storia alternativa.

La storia che studiamo sui testi scolatici, la storia che dolorosamente giunge

nelle nostre case e che ci propinano tutti i giorni i vari telegiornali, fatta di

violenza e prepotenza, non è la vera Storia.

Intessuta e mischiata alla storia dei potenti e degli approfittatori senza scrupoli;

esiste una Storia diversa che Dio ha inaugurato; il suo Regno.

Le beatitudini ci ricordano con forza qual è la logica di Dio.

Logica in cui si percepisce chiaramente la diversa mentalità tra Dio e gli

uomini; i beati, quelli che vivono fin d’ora la felicità, sono i miti, i pacifici,

i puri, quelli che vivono con intensità e dono la propria vita, come i santi.

Questo regno che il Signore ha inaugurato e che ci ha lasciato in eredità,

sta a noi, nella quotidianità, renderlo presente e operante nel nostro tempo

Perciò amici, non facciamo confusione, oggi è la festa dei santi, è la festa della

gioia, anche se nella nostra vita ci sono dei momenti critici, perciò facciamo

festa con il Signore e con tutti i Santi, buona Festa Fausto.     

domenica 30 ottobre 2022

Il Vangelo del Lunedì 31 Ottobre 2022

 

Della 31° settimana del Tempo Ordinario.

Santa Lucilla di Roma, vergine e martire.

Prima Lettura

Rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (2,1-4)

Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto

della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore

e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con

la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi.

Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà,

consideri gli altri superiori a se stesso.

Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.

Parola di Dio.

Vangelo

Non invitare i tuoi amici, ma poveri, storpi, zoppi e ciechi.

Dal Vangelo secondo Luca (14,12-14) anno pari.

In quel tempo, Gesù disse poi al capo dei farisei che l’aveva invitato: «Quando

offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi

parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu

abbia il contraccambio.

Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi;

e sarai beato perché non hanno da ricambiarti.

Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

La gratuità è una virtù che purtroppo non viene spontanea a nessuno.

Tutti quanti aspettiamo sempre il contraccambio da coloro ai quali, in qualche

modo, crediamo di avere fatto del bene; tanto che, quando ciò non avviene,

ci pentiamo persino di averlo fatto e diciamo a noi stessi, che avremmo fatto

meglio a pensare alle nostre cose.

In realtà, l’atteggiamento di gratuità, è l’indizio più sicuro che ci dice che

siamo sulla strada giusta.

Infatti, la gratuità è l’atteggiamento proprio di Dio, il quale non pretende

nulla da noi.

Cosa potrebbe attendere in contraccambio da noi, visto che non abbiamo

nulla da dare che Lui non abbia già?

Proprio per questo, quanto più viviamo nella gratuità e in maniera

disinteressata nei confronti degli altri, tanto più siamo simili a Lui

Non è facile, amici, solo la preghiera ci può aiutare a donare agli altri.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

sabato 29 ottobre 2022

Il Vangelo di Domenica 30 Ottobre 2022

 

Della 31° Domenica del Tempo Ordinario.

San Germano di Capua, vescovo.

Prima Lettura

Hai compassione di tutti, perché ami tutte le cose che esistono.

Dal libro della Sapienza (11,22-12,2)

Signore, tutto il mondo, infatti, davanti a te è come polvere sulla bilancia,

come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra.

Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati

degli uomini, aspettando il loro pentimento.

Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle

cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata.

Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta?

Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza?

Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita.

Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose.

Per questo tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano e li ammonisci

ricordando loro in che cosa hanno peccato, perché, messa da parte ogni

malizia, credano in te, Signore.

Parola di Dio.

Seconda Lettura

Sia glorificato il nome di Cristo in voi, e voi in lui.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési (1,11-2,2)

Fratelli, preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni

della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di

bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro

Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.

Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con

lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente

e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare

come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente.

Parola di Dio.

Vangelo

Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.

Dal Vangelo secondo Luca (19,1-10) anno C.

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando,

quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava

di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era

piccolo di statura.

Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché

doveva passare di là.

Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi

subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».

Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia.

Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».

Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò

che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».

Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli

è figlio di Abramo.

Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Eccolo, Zaccheo.

Già il nome è un programma; significa il puro ma se è la contrazione di Zaccaria,

significa Dio ricorda; il Signore vede in lui un puro, un semplice.

Dio ci restituisce la nostra immagine ancestrale, la nostra idealità profonda,

Egli sa cosa siamo veramente.

Dietro la scorza indurita di un uomo che è diventato un aguzzino, Dio vede

l’innocenza nascosta. E la rianima.

La folla vede in lui un delinquente, Dio, che si ricorda di com’era Zaccheo

quando lo ha creato nel grembo della madre, vede in lui un santo.

Due sono le peculiarità che caratterizzano Zaccheo; è un capo dei pubblicani

ed è ricco.

Non sappiamo altro di lui; nulla sul suo carattere, sui suoi sogni, sulle sue

amicizie, sulla sua fede.

È il suo ruolo, non si scappa.

Per Gesù quell’uomo ha un nome, Zaccheo, non un ruolo.

Sono temuti, i pubblicani; alle spalle hanno l’aquila romana.

Ma i suoi concittadini, ora, si tolgono una piccola soddisfazione, diventano

un muro davanti alla strada, gli impediscono di vedere.

Piccola e innocente vendetta fra uomini, come ancora si usa oggi.

Zaccheo ha saputo del passaggio del profeta.

Non che la cosa lo riguardi più di tanto; i farisei e gli scribi, di solito,

insultano e tengono distanti i pubblicani, non scherziamo.

Zaccheo sa bene di essere un pubblico peccatore, non ha nessuna

possibilità di salvezza.

Se anche il Messia venisse, Zaccheo rimarrebbe fuori dalla porta della festa.

In compagnia dei pastori. Della samaritana. Della donna emorroissa.

Ma è curioso.

Cercava di vedere, annota Luca.

È la ricerca il cuore pulsante di questo incontro.

Zaccheo cerca Gesù che lo cerca. E si incontreranno.

Siamo ciò che desideriamo. Siamo ciò che cerchiamo.

Zaccheo vuole vedere chi è Gesù.

La sua curiosità ha un obiettivo specifico; il Nazareno.

Non è curiosità fine a sé stessa, lui non vuole soddisfare il suo quarto d’ora

di delirio mistico.

La ricerca di senso, la curiosità, va orientata e nutrita.

Zaccheo ha intuito che Gesù ha a che fare con la sua felicità. E osa.

Zaccheo vuole vedere Gesù, punto.

Se ne è degno, se è pronto, se capisce dove lo porterà questo incontro,

se è moralmente accettabile a Dio, proprio non gli importa.

Un muro di gente ci impedisce di vedere Gesù.

Schiene, non volti.

Persone che ci sono ostili, che dicono che è tutto falso, che non c’è né

desiderio, né soddisfazione, che l’uomo è drammaticamente incapace

di risposte, è mostruosa creatura irrisolta.

Persone che non hanno risposte e che negano la possibilità di fare domande.

Profeti del nulla, non vogliono che ci mettiamo in cammino per giustificare

il loro fallimento.

Zaccheo sembra non avere soluzioni.

Potrebbe girare i tacchi e tornarsene a casa.

Come molti, oggi, che gettano la spugna alla prima difficoltà.

Corre avanti, Zaccheo, trova una soluzione semplice davanti al muro di folla

che aspetta Gesù; salirà su un albero.

Su di un sicomoro, per la precisione.

La Bibbia ci dice che il sicomoro, albero sempre verde che non cresce in Europa,

fa parte della famiglia dei fichi.

I rabbini insegnavano o studiavano sotto il fico e alcuni paragonavano la

Torah al fico per via della dolcezza del suo frutto.

A nessuno sfugge che Natanaele, nel Vangelo di Giovanni, è chiamato da Gesù

mentre sta sotto un fico (Gv 1,28).

È in alto, libero, non ostacolato.

Che bello sarebbe se le nostre comunità diventassero tanti alberi su cui

chiunque (chiunque!) possa salire per vedere il Signore.

È ben nascosto, Zaccheo.

Il fogliame lo protegge; può vedere senza essere visto. O così pensa.

Appena giunto al luogo dell’appuntamento, all’albero, Gesù alza gli occhi e lo vede.

Zaccheo!

Lo chiama per nome, lo conosce, sa bene chi è.

Ha preso l’iniziativa, ha polverizzato con una frase ogni dubbio, resistenza, colpa.

Oggi deve andare da Zaccheo.

Oggi; ogni giorno, ogni oggi è il giorno in cui possiamo accogliere il Signore

in casa nostra.

Anche se non ne siamo degni, anche se tentenniamo, anche se non abbiamo

nulla di pronto da offrirgli.

Nessun giusto sarebbe mai entrato nella casa di un peccatore.

Eccetto Gesù.

Scende in fretta, Zaccheo, letteralmente si precipita, cade come un frutto maturo.

È accaduto l’inaudito; il Rabbì che tutti aspettavano, si è accorto di lui e ha

chiesto di andare a casa sua.

Non si è sbagliato, non lo ha confuso con un altro; lo ha chiamato per nome.

È tutto talmente esagerato che anche Zaccheo esagera e si rovina.

Leggete bene e fate due conti; il pubblicano regala la metà dei suoi soldi ai poveri.

E sia.

Poi restituisce quattro volte tanto a coloro ai quali ha rubato, cioè a tutti.

La metà di quello che ha non basterà certo a rimborsare il quadruplo di

ciò che ha rubato!

Pazienza; ora ha il tesoro.

Perderà tutto perché ha trovato il tesoro nascosto nel campo (Mt 13,44).

Che gli importa?

In questo incontro troviamo il cuore del Vangelo.

Dio precede e suscita la nostra conversione.

L’incontro con Dio ci cambia la vita.

Zaccheo contraddice il nostro modo di pensare; di solito parliamo di

contrizione e di pentimento per meritare il perdono di Dio.

Pecco, mi pento, Dio mi perdona, questa è la sequenza corretta.

Gesù scardina questa sequenza; pecco, Dio mi perdona, quindi mi pento.

Zaccheo sa benissimo di essere un delinquente, non ha bisogno che

qualcuno glielo ricordi.

Ha bisogno che qualcuno creda in lui.

Che creda nella possibilità di cambiare senza condizione, a prescindere.

L’amore scatena in noi energie inattese e nascoste.

Verissimo, amici, siamo tutti dei Zaccheo e abbiamo bisogno di essere creduti,

ed oggi è il giorno giusto, perciò, come Zaccheo, saliamo sull’albero

dell’amore che è la Chiesa, santa Domenica Fausto.

 

venerdì 28 ottobre 2022

Il Vangelo del Sabato 29 Ottobre 2022

 

Della 30° settimana del Tempo Ordinario.

Beata Chiara Luce Badano, giovane focolarina.

Prima Lettura

Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (1,18b-26)

Fratelli, purché in ogni maniera, per convenienza o per sincerità,

Cristo venga annunciato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene.

So infatti che questo servirà alla mia salvezza, grazie alla vostra preghiera

e all’aiuto dello Spirito di Gesù Cristo, secondo la mia ardente attesa e la

speranza che in nulla rimarrò deluso; anzi nella piena fiducia che, come

sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva

sia che io muoia.

Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno.

Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che

cosa scegliere.

Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita

per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario

che io rimanga nel corpo.

Persuaso di questo, so che rimarrò e continuerò a rimanere in mezzo a tutti voi

per il progresso e la gioia della vostra fede, affinché il vostro vanto nei miei

riguardi cresca sempre più in Cristo Gesù, con il mio ritorno fra voi.

Parola di Dio.

Vangelo

Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.

Dal Vangelo secondo Luca (14,1.7-11) anno pari.

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed

essi stavano a osservarlo.

Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti:

«Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto,

perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato

te e lui venga a dirti: “Cédigli il posto!”.

Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto.

Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando

viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”.

Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali.

Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

La tendenza a primeggiare sugli altri è una delle tentazioni più forti a cui

dobbiamo saper resistere, se vogliamo essere cristiani.

E questo è, senza dubbio, uno dei punti in cui il Vangelo si distanzia

maggiormente dalla cosiddetta logica del mondo.

Per quest’ultimo, infatti, più si è potenti e in vista e più si vale.

E la vita diventa una lotta continua, per cercare di occupare i posti migliori,

molto spesso schiacciando gli altri, visti come pericolosi avversari.

Per il Vangelo, invece, si vale nella misura in cui ci si fa piccoli, umili,

e ci si mette, come ha fatto Gesù, a servizio degli altri, visti stavolta

coma fratelli da amare.

Due logiche contrarie e inconciliabili.

E noi, da che parte stiamo?

Attenzione, amici, a non sbagliare parte, sarebbe un errore gravissimo,

che ci condurrà alla dannazione.

Perciò, per riuscire a stare dalla parte giusta, chiediamo aiuto alla preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

giovedì 27 ottobre 2022

Il Vangelo del Venerdì 28 Ottobre 2022

 

Della 30° settimana del Tempo Ordinario.

Santi Simone e Giuda, Apostoli.

Prima Lettura

Edificati sopra il fondamento degli apostoli.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni (2,19-22)

Fratelli, voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi

e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti,

avendo come pietra d'angolo lo stesso Cristo Gesù.

In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel

Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione

di Dio per mezzo dello Spirito.

Parola di Dio.

Vangelo

Ne scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli.

Dal Vangelo secondo Luca (6,12-19) anno pari.

In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte

pregando Dio.

Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede

anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro;

Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo,

Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio

di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.

Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante.

C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea,

da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo

ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti

impuri venivano guariti.

Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

La scelta delle persone a cui Gesù affiderà la riuscita della sua missione,

non viene fatta in modo affrettato.

Gesù passa tutta la notte precedente in preghiera, chiedendo a Dio la luce

necessaria per poter agire secondo la sua volontà e il suo progetto.

È un’indicazione molto importante anche per noi.

Quante volte ci capita, di fronte a scelte importanti da fare nella nostra vita,

di fermarci a pregare per chiedere a Dio cosa ne pensa?

Io amici, tantissime volte e magari ci litigo anche!

Spesso, però, decidiamo senza neanche ricordarci di Lui, per poi andarci a

lamentare quando le cose non vanno come noi avevamo progettato.

La vita cristiana è una vita consegnata, in Cristo, nelle mani di Dio e a Lui deve

fare costantemente riferimento, nella certezza che solo facendo la sua volontà

possiamo avere pace e gioia piena, per questo dobbiamo sempre pregare.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.