lunedì 31 gennaio 2022

Il Vangelo del Martedì 1 Febbraio 2022

 

Della 4° settimana del Tempo Ordinario.

Santa Brigida d'Irlanda.

Prima Lettura

Figlio mio, Assalonne! Fossi morto io invece di te!

Dal secondo libro di Samuèle (18,9-10.14.24-25.30-19)

In quei giorni, Assalonne s'imbatté nei servi di Davide.

Assalonne cavalcava il mulo; il mulo entrò sotto il groviglio di una grande

quercia e la testa di Assalonne rimase impigliata nella quercia e così egli

restò sospeso fra cielo e terra, mentre il mulo che era sotto di lui passò oltre.

Un uomo lo vide e venne a riferire a Ioab: «Ho visto Assalonne appeso

a una quercia».

Allora Ioab prese in mano tre dardi e li ficcò nel cuore di Assalonne, che era

ancora vivo nel folto della quercia.

Poi Ioab disse all'Etìope: «Va' e riferisci al re quello che hai visto».

Davide stava seduto fra le due porte; la sentinella salì sul tetto della porta sopra

le mura, alzò gli occhi, guardò, ed ecco vide un uomo correre tutto solo.

La sentinella gridò e l'annunciò al re. Il re disse: «Se è solo, ha in bocca

una bella notizia».

Il re gli disse: «Mettiti là, da parte».

Quegli si mise da parte e aspettò.

Ed ecco arrivare l'Etìope che disse: «Si rallegri per la notizia il re, mio signore!

Il Signore ti ha liberato oggi da quanti erano insorti contro di te».

Il re disse all'Etìope: «Il giovane Assalonne sta bene?».

L'Etìope rispose: «Diventino come quel giovane i nemici del re, mio signore,

e quanti insorgono contro di te per farti del male!».

Allora il re fu scosso da un tremito, salì al piano di sopra della porta e pianse;

diceva andandosene: «Figlio mio Assalonne!

Figlio mio, figlio mio Assalonne!

Fossi morto io invece di te, Assalonne, figlio mio, figlio mio!».

Fu riferito a Ioab: «Ecco il re piange e fa lutto per Assalonne».

La vittoria in quel giorno si cambiò in lutto per tutto il popolo, perché il popolo

sentì dire in quel giorno: «Il re è desolato a causa del figlio».

Parola di Dio.

Vangelo

Fanciulla, io ti dico, àlzati!

Dal Vangelo secondo Marco (5,21-43) anno pari.

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si

radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare.

E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide,

gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo:

vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva».

Andò con lui.

Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto

sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun

vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la

folla e da dietro toccò il suo mantello.

Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata».

E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.

E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò

alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?».

I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e

dici: "Chi mi ha toccato?"».

Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo.

E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne,

gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità.

Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata.

Va' in pace e sii guarita dal tuo male».

Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero

a dire: «Tua figlia è morta.

Perché disturbi ancora il Maestro?».

Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere,

soltanto abbi fede!».

E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni,

fratello di Giacomo.

Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente

che piangeva e urlava forte.

Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete?

La bambina non è morta, ma dorme».

E lo deridevano.

Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina

e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina.

Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla,

io ti dico: àlzati!».

E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni.

Essi furono presi da grande stupore.

E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di

darle da mangiare.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Siamo reduci da molte riflessioni che hanno sottolineato l’aspetto salvifico

e redentivo del Maestro, la forza delle sue parole e il suo impegno portato

fino alla morte.

Insomma; la fede ha molto a che fare con l’aspetto serioso della vita.

Ma non si può raccontare un Vangelo, una buona notizia, senza essere

almeno di buon umore.

L’unica volta, nel nuovo Testamento, è in questo racconto ed il ridere di cui si

parla ha una accezione orribile; i famigliari che si sono radunati per piangere la

morte della figlia di Giairo si lasciano andare ad un riso sguaiato, sarcastico che

ne rivela la piccineria (come si può passare così rapidamente dalle lacrime al riso?).

Non così l’atteggiamento di Gesù che prende a cuore le sorti di Giairo

e dell’emorroissa.

Tutta la sua azione è un inno alla vita, una delicata tessitura di sguardi e sorrisi,

di intese e di complicità.

Non capiscono gli apostoli che contestano la pretesa di Gesù di sapere chi

l’abbia toccato.

Non capiscono i famigliari di Giairo che hanno già indossato la maschera del lutto.

Chi non sa sorridere alla vita non può vedere il sorriso di Dio.

Perciò, quando parliamo del Signore, dobbiamo farlo sorridendo, solo così,

possiamo essere credibili, in quanto il parlare di Lui porta sempre gioia, per

riuscirci, aiutiamoci con la preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

domenica 30 gennaio 2022

Il Vangelo del Lunedì 31 Gennaio 2022

 

Della 4° settimana del Tempo Ordinario.

San Giovanni Bosco, Presbitero.

Prima Lettura

Fuggiamo dalle mani di Assalonne.

Lasciate che Simei maledica, poichè glielo ha ordinato il Signore.

Dal secondo libro di Samuele (15,13-14.30;16,5-13a)

In quei giorni, arrivò un informatore da Davide e disse: «Il cuore degli

Israeliti è con Assalonne».

Allora Davide disse a tutti i suoi servi che erano con lui a Gerusalemme:

«Alzatevi, fuggiamo; altrimenti nessuno di noi scamperà dalle mani di Assalonne.

Partite in fretta, perché non si affretti lui a raggiungerci e faccia cadere

su di noi la rovina e passi la città a fil di spada».

Davide saliva l'erta degli Ulivi, saliva piangendo e camminava con il capo

coperto e a piedi scalzi; tutta la gente che era con lui aveva il capo coperto

e, salendo, piangeva.

Quando poi il re Davide fu giunto a Bacurìm, ecco uscire di là un uomo

della famiglia della casa di Saul, chiamato Simei, figlio di Ghera.

Egli usciva imprecando e gettava sassi contro Davide e contro tutti i servi

del re Davide, mentre tutto il popolo e tutti i prodi stavano alla sua destra

e alla sua sinistra.

Così diceva Simei, maledicendo Davide: «Vattene, vattene, sanguinario, malvagio!

Il Signore ha fatto ricadere sul tuo capo tutto il sangue della casa di Saul,

al posto del quale regni; il Signore ha messo il regno nelle mani di Assalonne,

tuo figlio, ed eccoti nella tua rovina, perché sei un sanguinario».

Allora Abisài, figlio di Seruià, disse al re: «Perché questo cane morto dovrà

maledire il re, mio signore?

Lascia che io vada e gli tagli la testa!».

Ma il re rispose: «Che ho io in comune con voi, figli di Seruià?

Se maledice, è perché il Signore gli ha detto: "Maledici Davide!".

E chi potrà dire: "Perché fai così?"».

Poi Davide disse ad Abisài e a tutti i suoi servi: «Ecco, il figlio uscito dalle

mie viscere cerca di togliermi la vita: e allora, questo Beniaminita, lasciatelo

maledire, poiché glielo ha ordinato il Signore.

Forse il Signore guarderà la mia afflizione e mi renderà il bene in cambio

della maledizione di oggi».

Davide e la sua gente continuarono il cammino.

Parola di Dio.

Vangelo

Esci, spirito impuro, da quest'uomo!

Dal Vangelo secondo Marco (5,1-20) anno pari.

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all'altra riva del mare,

nel paese dei Gerasèni.

Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto

da uno spirito impuro.

Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato,

neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma

aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo.

Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si

percuoteva con pietre.

Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce,

disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo?

Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!».

Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest'uomo!».

E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione-gli

rispose-perché siamo in molti».

E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.

C'era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo.

E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi».

Glielo permise.

E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si

precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.

I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle

campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto.

Giunsero da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente,

lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura.

Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto

all'indemoniato e il fatto dei porci.

Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.

Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava

di poter restare con lui.

Non glielo permise, ma gli disse: «Va' nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro

ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te».

Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva

fatto per lui e tutti erano meravigliati.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Vive fra i sepolcri, l’indemoniato.

Nulla gli dà pace, nessuno riesce a tenerlo fermo; urla e grida, si percuote

con le pietre, si fa del male.

Come se Marco ci facesse capire che l’autolesionismo è di origine malvagia,

demoniaca, che l’accusarsi di ogni nefandezza non fa piacere a Dio e ci

sprofonda nell’abisso.

Quante ne conosco di persone così!

Sempre irrequiete e insoddisfatte di ciò che sono, della propria vita,

delle proprie scelte.

E alcune, purtroppo, pensano di far piacere a Dio comportandosi in quel modo!

Confondono depressione con umiltà, poco consapevoli della propria concreta

situazione, preferiscono farsi travolgere dai sensi di colpa piuttosto che

guardare oggettivamente i propri pregi e difetti.

Il Signore ci libera da una visione piccina e meschina di noi stessi, non siamo

i giganti dei nostri sogni, né i nani delle nostre paure, ma uomini e donne che,

scoprendosi discepoli, in cammino, in crescita, vedono loro stessi alla luce

dello sguardo di Dio.

Il Signore ci libera nel profondo, ci aiuta e vedere la realtà dalla parte di Dio.

Certo; farlo richiede fatica, uscire da se stessi, lasciar andare (affogare) la

miriade di pensieri negativi che rischiano di schiacciarci, ma la preghiera

se lo vogliamo ci può aiutare.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

sabato 29 gennaio 2022

Il Vangelo di Domenica 30 Gennaio 2022


 Della 4° Domenica del Tempo Ordinario.

Santa Martina, Martire.

Prima Lettura

Ti ho stabilito profeta delle nazioni.

Dal libro del profeta Geremia (1,4-5.17-19)

Nei giorni del re Giosìa, mi fu rivolta questa parola del Signore: "Prima di

formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla

luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni.

Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi, àlzati e di' loro tutto ciò che ti ordinerò;

non spaventarti di fronte a loro, altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro.

Ed ecco, oggi io faccio di te come una città fortificata, una colonna di ferro

e un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi,

contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.

Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti".

Parola di Dio.

Seconda Lettura

Rimangono la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di tutte è la carità.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (12,31-13,13)

Fratelli, desiderate intensamente i carismi più grandi.

E allora, vi mostro la via più sublime.

Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità,

sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.

E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta

la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non

avessi la carità, non sarei nulla.

E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo, per

averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.

La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta,

non si gonfia d'orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse,

non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma

si rallegra della verità.

Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

La carità non avrà mai fine.

Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà.

Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo.

Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà.

Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino.

Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.

Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece

vedremo faccia a faccia.

Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente,

come anch'io sono conosciuto.

Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità.

Ma la più grande di tutte è la carità!

Parola di Dio.

Vangelo

Gesù come Elìa ed Eliseo è mandato non per i soli Giudei.

Dal Vangelo secondo Luca (4,21-30) anno C.

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: "Oggi si è compiuta

questa Scrittura che voi avete ascoltato".

Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia

che uscivano dalla sua bocca e dicevano: "Non è costui il figlio di Giuseppe?".

Ma egli rispose loro: "Certamente voi mi citerete questo proverbio: "Medico,

cura te stesso.

Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!".

Poi aggiunse: "In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria.

Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa,

quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia

in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova

a Sarèpta di Sidòne.

C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno

di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro".

All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno.

Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio

del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù.

Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Incontrare Dio è come innamorarsi, partecipare ad una splendida festa.

Per conoscerlo e diventare discepoli del Nazareno, però, dobbiamo fare come

Luca; prendere sul serio il Vangelo che non è una raccolta di pie esortazioni

o un manuale di morale.

Gesù non è smarrito nell’approssimazione della favola, è saldamente ancorato

alla storia.

E la fede ha a che fare con l’emozione, certo, ma si nutre di verità.

Domenica scorsa avevamo iniziato la settimana con la scena di Gesù che,

a casa sua, dopo la lettura del rotolo di Isaia, proclama solennemente l’inizio

del tempo di grazia.

La Parola si è compiuta, l’attesa è finita.

In questi fragili tempi è bello poter dire che Dio è il per sempre presente,

che ogni promessa si è realizzata.

Finale commovente.

Però.

La reazione dei suoi è feroce, rabbiosa.

Perché?

Ci sono molte interpretazioni.

Quella che più mi convince riguarda la scelta che Gesù fa nel leggere Isaia.

Tutti conoscevano quel rotolo, ogni sabato, a turno, si leggevano gli stessi passi.

Agli esperti di Scrittura non sfugge che Gesù tronca la frase di Isaia a metà.

Il periodo conclude così: “E a predicare un giorno di vendetta per il nostro Dio” (Is 61,2).

Gesù non lo legge, lo tronca.

Si ferma all’anno di grazia.

Nessuna vendetta, nessun riscatto spettacolare contro gli oppressori politici.

Nessun riscatto del nazionalismo ebraico.

Perdono e conversione.

Queste le due cifre dell’annuncio.

La Parola si è chiusa, il libro viene arrotolato.

Gesù si è permesso di correggere la Parola.

Questo è troppo.

Chi si crede di essere questo falegname?

Gesù interagisce, cita la Scrittura, spiega come sia difficile fare i profeti in casa

propria, che solo degli stranieri, come la vedova di Zarepta e Naaman il Siro,

hanno saputo riconoscere profeti grandi come Elia ed Eliseo.

E si scatena il putiferio.

All’iniziale sconcerto subentra l’offesa e la permalosità.

Ma come si permette?

Ma chi si crede di essere questo giovane presuntuoso?

Noi sapremmo riconoscere Elia o Eliseo!

Sapremmo accogliere il Messia, se Adonai lo inviasse!

Oggi parliamo di profeti inascoltati.

Oggi parliamo di come Dio sia venuto a parlare di sé e di come noi ci

rifiutiamo di ascoltarlo.

Le ragioni del rifiuto sono evidenti; Gesù è un Messia banale, poco spettacolare,

non corrisponde ai criteri minimi di serietà del profeta standard.

Peggio; non cavalca lo sdegno popolare, non invoca vendetta, stravolge la Scrittura.

Accade così anche al nostro mondo disincantato e cinico; siamo talmente impregnati

di ciò che pensiamo essere il cristianesimo da non riconoscere il vero volto di Dio.

Cosa c’entra la Chiesa con Dio?

E le tante questioni aperte in ambito etico col Vangelo?

E la mia parrocchia con Gesù?

Molti fratelli e sorelle sono scandalizzati dal fatto che la Parola grande di Dio

è consegnata alle fragili mani di discepoli spesso incoerenti.

Ci fermiamo al messaggero ignorando il messaggio.

Come vorrei gridare forte ai fratelli che non credono; andate al Gesù del Vangelo!

Non al Gesù dell’abitudine o degli stereotipi simil-cattolici!

Andate alla sorgente, non lasciatevi fermare dalla incoerenza!

Il tesoro è custodito in fragili vasi di creta, la fontana è arrugginita ma l’acqua

che vi sgorga è pura e fresca.

Dio (che mistero!) accetta il rischio di affidare alle nostre balbettanti parole la sua Parola.

Attenti, però, discepoli del Nazareno.

Questa pagina non è rivolta anzitutto a chi non crede, ai lontani, ai sé-dicenti atei.

È anzitutto rivolta a noi discepoli del Risorto, a noi che frequentiamo la sinagoga,

che ci sentiamo figli di Abramo.

Il mondo non è diviso in chi crede e in chi no, ma in chi ha il coraggio di accogliere

e chi è sclerotizzato sulle proprie convinzioni, anche su quelle belle e sante.

Se perdiamo il senso della Profezia, se non ci lasciamo scuotere dal Geremia di

turno, se non abbiamo il coraggio di ricordarci che, pur discepoli, siamo in

continua conversione, rischiamo di allontanare Gesù dalla nostra vita e dalla

Chiesa o, peggio, di buttarlo giù dal precipizio perché non la pensa come noi.

La Chiesa necessita di profezia e di profeti, di posizioni scomode e all’apparenza

irriguardose per mantenere vivo il carisma fecondo del Vangelo.

È bello che ancora oggi ci siano dei cristiani che, sentendo di appartenere alla

Chiesa, compiono scelte di pace e di giustizia a volte estreme che richiamano

tutti, cristiani in primis, alla coerenza.

Guai a spegnere lo spirito della profezia!

A volte è la Chiesa intera a dover essere segno profetico nel mondo, come quando,

finalmente!, assume un netto rifiuto di ogni forma di violenza e di guerra, fosse

anche motivata da nobili ragioni (che quasi mai si rivelano del tutto nobili).

Nello stesso tempo bisogna distinguere i profeti dai rompiscatole.

In ogni comunità c’è il polemico che si sente profeta, in ogni presbiterio il

prete che assume posizioni forti.

Gesù invita a mitigare la severità e la polemica mettendo al centro di ogni

relazione, sempre, il bene maggiore dell’amore.

Anche i profeti, insomma, devono stare attenti a non porsi fuori dalla norma

assoluta del Vangelo come ci ricorda con forza san Paolo.

Amore che esige franchezza e richiamo, certo, ma pur sempre amore.

Amore serve, amici, senza il quale diventiamo dei mezzi uomini, degli

automi; invece se impregniamo le nostre vite di amore, le nostre vite,

le nostre famiglie e le nostre comunità rifioriranno,

Santa Domenica dell’Amore, Fausto.

 

venerdì 28 gennaio 2022

Il Vangelo del Sabato 29 Gennaio 2022

 

Della 3° settimana del Tempo Ordinario.

San Costanzo di Perugia, vescovo e martire.

Prima Lettura

Ho peccato contro il Signore.

Dal secondo libro di Samuele (12,1-7a.10-17)

In quei giorni, il Signore mandò il profeta Natan a Davide, e Natan andò da

lui e gli disse: «Due uomini erano nella stessa città, uno ricco e l'altro povero.

Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero, mentre il povero non

aveva nulla, se non una sola pecorella piccina, che egli aveva comprato.

Essa era vissuta e cresciuta insieme con lui e con i figli, mangiando del suo

pane, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno.

Era per lui come una figlia.

Un viandante arrivò dall'uomo ricco e questi, evitando di prendere dal suo bestiame

minuto e grosso quanto era da servire al viaggiatore che era venuto da lui, prese

la pecorella di quell'uomo povero e la servì all'uomo che era venuto da lui».

Davide si adirò contro quell'uomo e disse a Natan: «Per la vita del Signore,

chi ha fatto questo è degno di morte.

Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa

e non averla evitata».

Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell'uomo!

Così dice il Signore, Dio d'Israele: "La spada non si allontanerà mai dalla tua

casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Urìa l'Ittita".

Così dice il Signore: "Ecco, io sto per suscitare contro di te il male dalla tua

stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un altro, che

giacerà con loro alla luce di questo sole.

Poiché tu l'hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele

e alla luce del sole"».

Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!».

Natan rispose a Davide: «Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai.

Tuttavia, poiché con quest'azione tu hai insultato il Signore, il figlio che

ti è nato dovrà morire». Natan tornò a casa.

Il Signore dunque colpì il bambino che la moglie di Urìa aveva partorito

a Davide e il bambino si ammalò gravemente.

Davide allora fece suppliche a Dio per il bambino, si mise a digiunare e,

quando rientrava per passare la notte, dormiva per terra.

Gli anziani della sua casa insistevano presso di lui perché si alzasse da terra,

ma egli non volle e non prese cibo con loro.

Parola di Dio.

Vangelo

Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?

Dal Vangelo secondo Marco (4,35-41) anno pari.

In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Passiamo all'altra riva».

E, congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca.

C'erano anche altre barche con lui.

Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto

che ormai era piena.

Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva.

Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che siamo perduti?».

Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!».

Il vento cessò e ci fu grande bonaccia.

Poi disse loro: «Perché avete paura?

Non avete ancora fede?».

E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque

costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Prendiamo Gesù, così com’è, sulla nostra barca.

Prendiamolo senza volere necessariamente che faccia ciò che vogliamo,

senza porgli delle condizioni.

Prendiamolo così com’è, libero, anche dai nostri santi schemi.

Prendiamolo com’è, sempre rivolto al Padre, intenso e autentico, appassionato

e amorevole, virile e tenerissimo.

Prendiamolo nella nostra barca, sapendo che ovunque siamo diretti, Egli è con noi.

E anche nella tempesta più cupa, quando davvero sentiamo l’acqua che entra

nello scafo della nostra vita e ci raggiunge le caviglie, anche quando abbiamo

l’impressione che il fatto di essere dei credenti non cambi nulla, in fondo,

non sia poi così diverso dal non avere un ideale, anche quando Dio sembra

un astro lontano, la cui flebile luce non arriva a scaldare le nostre vite,

prendiamolo a bordo.

Con Lui o senza di Lui la nostra vita cambia radicalmente.

Con Lui o senza di Lui il modo di vedere le cose non è lo stesso!

Con Lui o senza di Lui il nostro modo di amare è diverso.

Sì, Signore, sali pure come sei, sulla nostra barca.

Saremo noi a cambiare, senza porti condizioni, accogliendoti e amandoti

per quello che sei, attraverso l’aiuto della preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.