lunedì 30 novembre 2020

Il Vangelo del Martedì 1 Dicembre 2020

 

Della 1° Domenica di Avvento.

Prima lettura dal libro del profeta Isaia (11,1-10)

In quel giorno, un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà

dalle sue radici.

Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d'intelligenza, spirito

di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore.

Si compiacerà del timore del Signore.

Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma

giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra.

Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra

ucciderà l'empio.

La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi.

Il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto;

il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà.

La mucca e l'orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme.

Il leone si ciberà di paglia, come il bue.

Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano

nel covo del serpente velenoso.

Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte,

perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare.

In quel giorno avverrà che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli.

Le nazioni la cercheranno con ansia.

La sua dimora sarà gloriosa.

Parola di Dio.

Dal Vangelo secondo Luca (10,21-24) anno dispari.

In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode,

o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti

e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.

Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.

Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre,

né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete.

Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo

videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Per prepararci al Natale, per ravvivare la presenza di Cristo in noi, siamo chiamati

ad entrare nella logica del Padre.

Gesù stesso ne è affascinato e stupito; non sono i dotti e sapienti a fare esperienza

di Dio, ma le persone semplici, coloro che non si aspettano nulla dalla vita.

Non è complicato conoscere Dio, richiede un cuore trasparente e umile, un cuore

che sappia porsi con stupore dinanzi al mistero della vita.

Beati noi che abbiamo conosciuto il Signore Gesù!

Beati noi che abbiamo visto la presenza di Cristo nel manifestarsi dei giorni!

Beati noi che crediamo senza avere visto!

Proviamo a interrogarci con onestà; cosa saremmo se non avessimo conosciuto il Maestro?

Cosa sarebbe di noi?

L’Avvento è il tempo che ci fa prendere consapevolezza dell’immenso dono che abbiamo

ricevuto, della gioia che portiamo nel cuore, del bene che ci è stato donato.

Un bene ricevuto e che ancora possiamo ricevere, un dono che cresce anno per anno,

di luce in luce, di grazia in grazia.

Bene, cercatori di Dio come il sottoscritto, lodiamo il Signore per ciò che siamo

e spalanchiamo il nostro cuore per diventare ciò che il Signore vuole che

diventiamo, facendoci aiutare dalla preghiera!

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri

debitori, e non ci indurre in tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

domenica 29 novembre 2020

Il Vangelo del Lunedì 30 Novembre 2020

 

Della 1° settimana di Avvento.

Sant’Andrea apostolo.

Prima lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (10,9-18)

Fratello, se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo

cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo.

Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la

professione di fede per avere la salvezza.

Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso».

Poiché non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore

di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano.

Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».

Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto?

Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare?

Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci?

E come lo annunceranno, se non sono stati inviati?

Come sta scritto: «Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto

annuncio di bene!».

Ma non tutti hanno obbedito al Vangelo.

Lo dice Isaìa: «Signore, chi ha creduto dopo averci ascoltato?».

Dunque, la fede viene dall'ascolto e l'ascolto riguarda la parola di Cristo.

Ora io dico: forse non hanno udito?

Tutt'altro: «Per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino agli estremi

confini del mondo le loro parole».

Parola di Dio.

Dal Vangelo secondo Matteo (4,18-22) anno dispari.

In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli,

Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare;

erano infatti pescatori.

E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini».

Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.

Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni

suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro

reti, e li chiamò.

Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Concludiamo il mese con la festa del martirio di Andrea, fratello di Simon Pietro.

In questo ultimo giorno del mese di Novembre è un grande apostolo e un martire

ad accompagnarci nel periodo dell’avvento.

È il primo fra i chiamati a seguire Gesù.

Bel primato.

È di Betsaida, e questo è certo, e ha seguito suo fratello Pietro e sua cognata nella

popolosa Cafarnao per esercitare la sua professione.

Ma Giovanni ci svela che, oltre che ad essere pescatore, Andrea era anche discepolo

del Battista, ed è proprio lì che avrebbe conosciuto Gesù, su indicazione del predicatore.

E fu proprio lui a portare suo fratello Simone dal Signore.

Secondo Matteo, di cui abbiamo letto oggi il Vangelo, la chiamata sarebbe invece

avvenuta sul lago, dopo una giornata di pesca infruttuosa.

Possiamo incontrare Gesù perché altri ce lo hanno indicato, come fa il Battista,

o perché siamo accompagnati per mano da Lui, come Andrea fa con Pietro,

o mentre stiamo esercitando la nostra professione.

Di Andrea tradizioni antiche ci dicono che evangelizzò la Grecia e morì martire a Patrasso.

E che, e questa mi piace moltissimo!, fu lui a incoraggiare Giovanni a scrivere un Vangelo. Leggendo queste cose sentiamo tutta la vitalità del Vangelo fatto di sguardi e di incontri,

di persone e di passioni.

Lasciamo che sia questo spirito ad animare le nostre stanche comunità,

facendoci aiutare della preghiera!

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri

debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

sabato 28 novembre 2020

Il Vangelo di Domenica 29 Novembre 2020

 

Della 1° Domenica di Avvento.

Prima lettura dal libro del profeta Isaìa (63, 16-17.19; 64, 1-7)

Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore.

Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro

cuore, cosi che non ti tema?

Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità.

Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti.

Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo, tu scendesti e davanti

a te sussultarono i monti. Mai si udì parlare da tempi lontani, orecchio non

ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per

chi confida in lui.

Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie.

Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo

e siamo stati ribelli.

Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono

tutti i nostri atti di giustizia;

tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento.

Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché

tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balìa della nostra iniquità.

Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma,

tutti noi siamo opera delle tue mani.

Parola di Dio.

Seconda lettura dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (1,3-9)

Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!

Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio

che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti

i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza.

La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più

alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo.

Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo.

Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio

suo Gesù Cristo, Signore nostro!

Parola di Dio.

Dal Vangelo secondo Marco (13,33-37) Anno B

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché

non sapete quando è il momento.

È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere

ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.

Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla

sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che,

giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati.

Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Ricominciamo.

Prima domenica di Avvento, in compagnia di Marco, quest’anno.

Marco il ragazzo che ha seguito Gesù a Gerusalemme, e nella cui casa i discepoli

si sono radunati dopo la crocefissione.

Marco che ha seguito Paolo, piuttosto burbero, che lo ha rispedito a casa dopo l’eccessiva

nostalgia di casa dell’adolescente e che ritroviamo, poi, a fianco dell’apostolo Pietro.

Un vangelo, il suo, scritto per la comunità di Roma, probabilmente, con un

linguaggio asciutto e povero, ma denso di sfumature.

E oggi, in sua compagnia, iniziamo il tempo di preparazione al Natale.

Ancora una volta.

Quante volte?

Riflettevo, proprio ieri, passeggiando in campagna accompagnato dalla mia fidata

cagnolina, su quanti Natali ho preparato e vissuto in questa mia vita movimentata.

E sono ancora qui, non a far finta che Gesù nasca, egli è nato, è vissuto, è morto

ed è risorto, ma per lasciarlo ancora nascere nella mia vita.

Fra la sua venuta e il suo ritorno ci sono io, ci siamo noi, in questo tempo.

Ogni anno ripercorriamo la storia della salvezza, ogni volta ascoltiamo gli stessi

Vangeli, torniamo allo stesso punto ma, come una spirale, ad un livello più profondo

in questo anno particolare, colpiti da questa pandemia che non ci abbandona.

Speriamo.

Le ragioni per essere scoraggiati sono molte; la crisi economica, le difficoltà politiche,

il crescente clima di rissosità, la Chiesa che sembra faticare a rilanciare la fede, 

schiacciata all’angolo da troppe paure e da qualche incoerenza di troppo.

Fatichiamo, poche storie.

Abbiamo bisogno di un redentore.

Il popolo è da tempo in esilio a Babilonia.

Lo scoraggiamento è alle stelle; dove sono tutte le promesse rivolte ai padri?

Dov’è il Dio di cui parlavano con passione?

Nessuno sa più parlare di Dio e Isaia osa; non sono i padri della patria a salvare

il popolo, ma solo Dio, il redentore.

I legami del clan, in Israele, erano fortissimi.

Se un famigliare veniva ridotto in schiavitù, per pagare dei debiti o vittima della

guerra, qualcuno della famiglia era tenuto a riscattarlo, a pagarne la liberazione o,

in caso estremo, a sostituirsi a lui nella schiavitù. Era il redentore.

Dio promette di riscattarci, di sostituirsi a noi, di strapparci alle mille schiavitù in

cui siamo caduti.

L’asciutta parabola con cui iniziamo la conoscenza di Marco ci spalanca un mondo.

Gesù viene a visitarci nella notte, in maniera nascosta.

Possiamo fare esperienza di Lui, ma diversamente da come lo hanno conosciuto i discepoli.

La notte, allora, rappresenta la fatica della ricerca, la tensione ideale, la scoperta

del mondo della preghiera, del mondo interiore, della spiritualità.

I rabbini, nelle loro riflessioni, ci parlano di quattro notti; quella in cui Dio creò il

mondo, in cui chiamò Abramo, in cui liberò Israele dalla schiavitù d’Egitto.

L’ultima notte è quella del ritorno del Messia.

Anche noi possiamo incontrare nella notte il Signore.

Nello splendore della Creazione, nell’armonia del Cosmo.

La natura è in attesa di redenzione, come noi e va conosciuta e rispettata.

Gli eventi drammatici che si sono susseguiti in questi ultimi anni, ancora ci ricordano

quanto siamo fragili e quanto dobbiamo ben operare per rispettare i ritmi del Creato,

senza cedere alla tentazione di poter gestire a nostro piacimento il giardino che ci è affidato.

Possiamo incontrare il Signore, come Abramo, rientrando in noi stessi, mettendoci in

cammino per scoprire chi siamo.

Anche a noi il Dio misterioso dice, come ad Abramo, leck leckà, vai a te stesso.

Se dedichiamo del tempo a nutrire l’interiorità diventiamo capaci di intravvedere

la presenza di Dio nel quotidiano.

Possiamo incontrare il Maestro negli eventi di liberazione, quando, nella conversione,

ci scopriamo capaci di non essere vittime delle nostre paure, delle nostre

incoerenze, delle nostre fragilità.

Alcuni, dopo una forte esperienza interiore, spalancano il loro cuore alla bellezza

di Dio e si convertono, percependo un senso di liberazione dalla paura e dal dolore,

dal peccato e dalla tenebra.

È l’inizio di un cammino che, attraversando il deserto, ci porta al monte dell’Alleanza.

Siamo qui per darci un mese di sveglia interiore, per far nascere (ancora e ancora)

Dio in noi.

È già nato, ovvio, altrimenti non stareste leggendo queste Parole anarchiche di vangelo.

È già nato, ovvio, se avete deciso di ribellarvi ad una fede esteriore e tiepida.

È già nato, ovvio, se avete deciso di mettervi a cercare Dio.

Quello che possiamo fare è stare svegli, non lasciarci travolgere dalla follia quotidiana

della vita, ribellarci al pensiero dominante per vivere la nostra interiorità come

dei cercatori di Dio.

Iniziano il tempo della resistenza, dell’interiorità, della preghiera, della speranza.

Se Dio diventa uomo, ancora non si è stancato di noi.

Se Dio diventa uomo, allora l’uomo può imparare da Lui a diventare tutto uomo.

Se Dio diventa uomo, la vita merita Dio, e deve essere splendida, se solo la capissimo!

Dai, facciamolo bene questa volta, seguiamo sul serio la provocazione della Parola.

Aspettiamo Dio amici, ne vale la pena, credetemi,

Santa prima Domenica di Avvento Fausto.

 

venerdì 27 novembre 2020

Il Vangelo del Sabato 28 Novembre 2020

 

Della 34° settimana del Tempo Ordinario.

San Giacomo della Marca, Religioso e sacerdote.

Prima lettura dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo (22,1-7).

L'angelo del Signore mostrò a me, Giovanni, un fiume d'acqua viva, limpido

come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello.

In mezzo alla piazza della città, e da una parte e dall'altra del fiume, si trova

un albero di vita che dà frutti dodici volte all'anno, portando frutto ogni mese;

le foglie dell'albero servono a guarire le nazioni.

E non vi sarà più maledizione.

Nella città vi sarà il trono di Dio e dell'Agnello: i suoi servi lo adoreranno;

vedranno il suo volto e porteranno il suo nome sulla fronte.

Non vi sarà più notte, e non avranno più bisogno di luce di lampada né di

luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà.

E regneranno nei secoli dei secoli.

E mi disse: «Queste parole sono certe e vere.

Il Signore, il Dio che ispira i profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare

ai suoi servi le cose che devono accadere tra breve.

Ecco, io vengo presto.

Beato chi custodisce le parole profetiche di questo libro».

Parola di Dio.

Dal Vangelo secondo Luca (21,34-36) anno pari.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i

vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della

vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio

infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.

Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto

ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Tornerà nella gloria il Signore Gesù.

Nel frattempo la Parola è affidata a noi e, alla sua Chiesa.

Il tempo fra le due venute di Cristo è il nostro tempo; siamo chiamati ad

annunciare il Vangelo e a rendere presente il Regno là dove viviamo.

Un’attesa operosa, come lo è quella delle amiche della sposa che attendono la

venuta dello sposo nel cuore della notte per accompagnarlo con le lampade accese.

Stiamo attenti, ci ammonisce il Signore, a non appesantire il nostro cuore. Come?

Con le dissipazioni, cioè lasciando che il cuore segua ogni emozione, ogni moda,

ogni corrente; con le ubriachezze, stordendoci con l’ansia della ricchezza o del

possesso; con gli affanni della vita che mette se stessa e la quotidianità al centro

di ogni decisione, lasciandosi travolgere.

Vegliamo, amici, nella gioia di appartenere alla Chiesa, il popolo di coloro che

annunciano e attendono il Signore, immersi nella preghiera.

Maranathà, vieni Signore Gesù!

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri

debitori, e non ci indurre in tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

giovedì 26 novembre 2020

Il Vangelo del Venerdì 27 Novembre 2020

 

Della 34° settimana del Tempo Ordinario.

Beata Vergine della Medaglia Miracolosa, Apparizione.

Prima lettura dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo (20,1-4.11-21,2)

Io, Giovanni, vidi un angelo che scendeva dal cielo con in mano la chiave

dell'Abisso e una grande catena.

Afferrò il drago, il serpente antico, che è diavolo e il Satana, e lo incatenò per

mille anni; lo gettò nell'Abisso, lo rinchiuse e pose il sigillo sopra di lui, perché

non seducesse più le nazioni, fino al compimento dei mille anni, dopo i quali

deve essere lasciato libero per un po' di tempo.

Poi vidi alcuni troni-a quelli che vi sedettero fu dato il potere di giudicare-e le

anime dei decapitati a causa della testimonianza di Gesù e della parola di Dio,

e quanti non avevano adorato la bestia e la sua statua e non avevano ricevuto

il marchio sulla fronte e sulla mano.

Essi ripresero vita e regnarono con Cristo per mille anni.

E vidi un grande trono bianco e Colui che vi sedeva.

Scomparvero dalla sua presenza la terra e il cielo senza lasciare traccia di sé.

E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono.

E i libri furono aperti.

Fu aperto anche un altro libro, quello della vita.

I morti vennero giudicati secondo le loro opere, in base a ciò che era scritto in quei libri.

Il mare restituì i morti che esso custodiva, la Morte e gli inferi resero i morti

da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere.

Poi la Morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco.

Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco.

E chi non risultò scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco.

E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano

scomparsi e il mare non c'era più.

E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio,

pronta come una sposa adorna per il suo sposo.

Parola di Dio.

Dal Vangelo secondo Luca (21,29-33) anno pari.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Osservate la pianta

di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli,

che ormai l'estate è vicina.

Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno

di Dio è vicino.

In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga.

Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Le parole del Signore non passano.

Il discepolo guarda al mondo con realismo ottimista; senza cedere alle lusinghe

di chi periodicamente trova delle soluzioni definitive, sa che nel cuore portiamo

un’ombra, il peccato originale e che tale ombra rode dall'interno ogni utopia,

ogni progetto, ogni rivoluzione.

Ma questo non significa che restiamo immobili senza far nulla, che ci rassegniamo

ma che aspettiamo cieli nuovi e terra nuova in cui avrà stabile dimora la giustizia.

Qui e ora costruiamo il Regno dove viviamo, con semplicità, con ostinazione, con gioia.

Qui e ora realizziamo il sogno di Dio di un mondo in cui ci si accoglie nel rispetto

delle diversità cercando insieme il senso ultimo della vita che Cristo ci ha rivelato.

E l’attesa è colma della presenza e delle parole di Cristo che non passano e che

diventano pane quotidiano, se imbottito con la preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri

debitori, e non ci indurre in tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

 

mercoledì 25 novembre 2020

Il Vangelo del Giovedì 26 Novembre 2020

 

Della 34° settimana del Tempo Ordinario.

San Leonardo da Porto Maurizio, Sacerdote.

Prima lettura dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo (18,1-2.21-23;19,1-3.9).

Io, Giovanni, vidi un altro angelo discendere dal cielo con grande potere,

e la terra fu illuminata dal suo splendore.

Gridò a gran voce: «È caduta, è caduta Babilonia la grande, ed è diventata covo

di demòni, rifugio di ogni spirito impuro, rifugio di ogni uccello impuro

e rifugio di ogni bestia impura e orrenda».

Un angelo possente prese allora una pietra, grande come una màcina, e la

gettò nel mare esclamando: «Con questa violenza sarà distrutta Babilonia,

la grande città, e nessuno più la troverà.

Il suono dei musicisti, dei suonatori di cetra, di flauto e di tromba, non si udrà

più in te; ogni artigiano di qualsiasi mestiere non si troverà più in te; il rumore

della macina non si udrà più in te; la luce della lampada non brillerà più in te;

la voce dello sposo e della sposa non si udrà più in te.

Perché i tuoi mercanti erano i grandi della terra e tutte le nazioni dalle tue

droghe furono sedotte».

Dopo questo, udii come una voce potente di folla immensa nel cielo che

diceva: «Alleluia!

Salvezza, gloria e potenza sono del nostro Dio, perché veri e giusti sono i suoi giudizi.

Egli ha condannato la grande prostituta che corrompeva la terra con la sua

prostituzione, vendicando su di lei il sangue dei suoi servi!».

E per la seconda volta dissero: «Alleluia!

Il suo fumo sale nei secoli dei secoli!».

Allora l'angelo mi disse: «Scrivi: Beati gli invitati al banchetto di nozze dell'Agnello!».

Parola di Dio.

Dal Vangelo secondo Luca (21,20-28) anno pari.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando vedrete Gerusalemme

circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina.

Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che

sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non

tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che

è stato scritto si compia.

In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché

vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo.

Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni;

Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.

Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli

in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la

paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra.

Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.

Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.

Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo,

perché la vostra liberazione è vicina».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

ll linguaggio apocalittico, che conosciamo perchè ampiamente usato

dall’evangelista Giovanni, era molto in voga al tempo di Gesù; attraverso

una serie di immagini iperboliche e fantasiose gli autori volevano richiamare

l’attenzione del lettore per aprirla ad una particolare visione della realtà.

Così Luca si serve di questo linguaggio per parlare degli ultimi tempi,

della pienezza che sta per arrivare.

È straordinaria la sua visione; davanti al caos di eventi catastrofici, di guerre,

di carestie, di instabilità politica, Luca invita i suoi fratelli ad alzare lo sguardo.

Il mondo non sta precipitando nel caos ma nelle braccia di un Padre ché tutti

vuole accogliere e salvare.

Con questa certezza viviamo operativamente e fattivamente in questo mondo

senza aspettare rassegnati, ma pregando e, senza farci prendere da inutili ansie.

Sappiamo bene come andranno a finire le cose!

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri

debitori, e non ci indurre in tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.