martedì 31 marzo 2020

Il Vangelo del Mercoledì 1 Aprile 2020


Della 5° settimana di Quaresima.
Prima lettura dal libro del profeta Daniele (3,14-20.46-50.91-92.95)
In quei giorni il re Nabucodònosor disse: «È vero, Sadrac, Mesac e Abdènego,
che voi non servite i miei dèi e non adorate la statua d'oro che io ho fatto erigere?
Ora se voi, quando udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpa,
del salterio, della zampogna e di ogni specie di strumenti musicali, sarete pronti
a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatto, bene; altrimenti, in quel medesimo
istante, sarete gettati in mezzo a una fornace di fuoco ardente.
Quale dio vi potrà liberare dalla mia mano?».
Ma Sadrac, Mesac e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: «Noi non abbiamo
bisogno di darti alcuna risposta in proposito; sappi però che il nostro Dio, che
serviamo, può liberarci dalla fornace di fuoco ardente e dalla tua mano, o re.
Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi
e non adoreremo la statua d'oro che tu hai eretto».
Allora Nabucodònosor fu pieno d'ira e il suo aspetto si alterò nei confronti di
Sadrac, Mesac e Abdènego, e ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace
sette volte più del solito.
Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadrac,
Mesac e Abdènego e gettarli nella fornace di fuoco ardente.
I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco
nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti.
La fiamma si alzava quarantanove cùbiti sopra la fornace e uscendo bruciò quei
Caldèi che si trovavano vicino alla fornace.
Ma l'angelo del Signore, che era sceso con Azarìa e con i suoi compagni nella
fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco della fornace e rese l'interno della
fornace come se vi soffiasse dentro un vento pieno di rugiada.
Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia.
Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi
ministri: «Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?».
«Certo, o re», risposero.
Egli soggiunse: «Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo
al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell'aspetto a un figlio di dèi».
Nabucodònosor prese a dire: «Benedetto il Dio di Sadrac, Mesac e Abdènego,
il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui;
hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire
e per non adorare alcun altro dio all'infuori del loro Dio».
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Giovanni (8,31-42) anno pari.
In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella
mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».
Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno.
Come puoi dire: “Diventerete liberi”?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato
è schiavo del peccato.
Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre.
Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.
So che siete discendenti di Abramo.
Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi.
Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che
avete ascoltato dal padre vostro».
Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo».
Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo.
Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio.
Questo, Abramo non l’ha fatto.
Voi fate le opere del padre vostro».
Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!».
Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito
e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
So già tutto, conosco tutto, sono un bravo credente o, perlomeno, non sono
delinquente come molti altri, che vuole ancora Dio da me?
Il ragionamento è quello che fanno i giudei che ascoltano Gesù i quali
pensano di salvarsi per il fatto di essere figli di Abramo.
No, replica Gesù, non si diventa credenti per abitudine, per nascita.
Si diventa discepoli per scelta, dopo un percorso che parte dalla Scrittura per
arrivare alla verità.
Una verità che si scopre, che riecheggia dentro di noi, nel profondo, più forte
di ogni dubbio.
Non c’è bisogno di convincersi della verità, si tratta di accoglierla, di scoprirla
in noi stessi.
Deposte tutte le obiezioni, riusciamo, nella retta interpretazione della Parola,
a sentire riecheggiare in noi la verità che ci ha creato.
Per noi la verità è il Signore Gesù.
E la verità ci rende liberi, dice Gesù.
Liberi, senza condizionamenti di nessun genere, liberi per vivere da figli,
liberi per essere discepoli del Dio che ama la libertà, liberi per amare.
Certo, a volte la parola amore ci fa paura, no amici, se vi fate aiutare dalla
preghiera, scoprirete che l’amore è immensa gioia. 
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

lunedì 30 marzo 2020

Il Vangelo del Martedì 31 Marzo 2020


Della 5° settimana di Quaresima.
Prima lettura dal libro dei Numeri (21,4-9)
In quei giorni, gli Israeliti si mossero dal monte Or per la via del Mar Rosso,
per aggirare il territorio di Edom.
Ma il popolo non sopportò il viaggio.
Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall'Egitto
per farci morire in questo deserto?
Perché qui non c'è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero».
Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente,
e un gran numero d'Israeliti morì.
Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro
il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti».
Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo
sopra un'asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita».
Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l'asta; quando un serpente
aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Giovanni (8,21-30) anno pari.
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete
nel vostro peccato.
Dove vado io, voi non potete venire».
Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: "Dove
vado io, voi non potete venire"?».
E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo,
io non sono di questo mondo.
Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono,
morirete nei vostri peccati».
Gli dissero allora: «Tu, chi sei?».
Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico.
Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato
è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo».
Non capirono che egli parlava loro del Padre.
Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora conoscerete
che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre
mi ha insegnato.
Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio
sempre le cose che gli sono gradite».
A queste sue parole, molti credettero in lui.
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
Gesù ricorda a tutti, noi compresi, la sua missione; Egli è venuto per annunciare
il vero volto di Dio, l’uomo da sempre cerca Dio, ma con fatica lo raggiunge.
Dio, allora, ha deciso di manifestarsi nell’esperienza di un popolo, Israele.
Ma anche l’alleanza con questo popolo è stata altalenante e insoddisfacente
e così, nella pienezza dei tempi, Dio si è donato in Cristo Gesù.
Non abbiamo più bisogno di cercare Dio altrove, eccolo.
Ora Gesù si fa pensieroso. Osa.
Quando sarò innalzato, appeso, crocefisso, verrete tutti a me.
È vero, ma Gesù, in quel momento, non lo sa.
Si gioca la sfida finale fra luce e tenebra.
Gesù già sceglie di andare fino in fondo, di non lasciare la partita.
La posta in gioco è altissima; Gesù rischia di essere uno dei tanti crocefissi
dimenticati dalla storia.
Dio farà la stessa fine?
La croce segnerà la definitiva fine della comprensione di Dio?
No amici, la croce è solo l’inizio della mia, della nostra conversione e, Lui ne è
il grande artefice, per questo, dobbiamo sempre ringraziarlo con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

domenica 29 marzo 2020

Il Vangelo del Lunedì 30 Marzo 2020


Della 5° settimana di Quaresima.
Prima lettura dal libro del profeta Daniele (1,1-9.15-17.19-30.33-62)
In quei giorni, abitava a Babilonia un uomo chiamato Ioakìm, il quale aveva sposato
una donna chiamata Susanna, figlia di Chelkìa, di rara bellezza e timorata di Dio.
I suoi genitori, che erano giusti, avevano educato la figlia secondo la legge di Mosè.
Ioakìm era molto ricco e possedeva un giardino vicino a casa, ed essendo
stimato più di ogni altro, i Giudei andavano da lui.
In quell'anno erano stati eletti giudici del popolo due anziani; erano di quelli di
cui il Signore ha detto: «L'iniquità è uscita da Babilonia per opera di anziani e
di giudici, che solo in apparenza sono guide del popolo».
Questi frequentavano la casa di Ioakìm, e tutti quelli che avevano qualche
lite da risolvere si recavano da loro.
Quando il popolo, verso il mezzogiorno, se ne andava, Susanna era solita
recarsi a passeggiare nel giardino del marito.
I due anziani, che ogni giorno la vedevano andare a passeggiare, furono presi
da un'ardente passione per lei: persero il lume della ragione, distolsero gli occhi
per non vedere il Cielo e non ricordare i giusti giudizi.
Mentre aspettavano l'occasione favorevole, Susanna entrò, come al solito, con
due sole ancelle, nel giardino per fare il bagno, poiché faceva caldo.
Non c'era nessun altro al di fuori dei due anziani, nascosti a spiarla.
Susanna disse alle ancelle: «Portatemi l'unguento e i profumi, poi chiudete la
porta, perché voglio fare il bagno».
Appena partite le ancelle, i due anziani uscirono dal nascondiglio, corsero da lei
e le dissero: «Ecco, le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi
bruciamo di passione per te; acconsenti e concediti a noi.
In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò
hai fatto uscire le ancelle».
Susanna, piangendo, esclamò: «Sono in difficoltà da ogni parte.
Se cedo, è la morte per me; se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani.
Meglio però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!».
Susanna gridò a gran voce.
Anche i due anziani gridarono contro di lei e uno di loro corse alle porte del giardino e le aprì.
I servi di casa, all'udire tale rumore in giardino, si precipitarono dalla porta
laterale per vedere che cosa le stava accadendo.
Quando gli anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono molto
confusi, perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna.
Il giorno dopo, quando il popolo si radunò nella casa di Ioakìm, suo marito, andarono
là anche i due anziani, pieni di perverse intenzioni, per condannare a morte Susanna.
Rivolti al popolo dissero: «Si faccia venire Susanna, figlia di Chelkìa, moglie di Ioakìm».
Mandarono a chiamarla ed ella venne con i genitori, i figli e tutti i suoi parenti.
Tutti i suoi familiari e amici piangevano.
I due anziani si alzarono in mezzo al popolo e posero le mani sulla sua testa.
Ella piangendo alzò gli occhi al cielo, con il cuore pieno di fiducia nel Signore.
Gli anziani dissero: «Mentre noi stavamo passeggiando soli nel giardino, è venuta
con due ancelle, ha chiuso le porte del giardino e poi ha licenziato le ancelle.
Quindi è entrato da lei un giovane, che era nascosto, e si è unito a lei.
Noi, che eravamo in un angolo del giardino, vedendo quella iniquità ci siamo
precipitati su di loro.
Li abbiamo sorpresi insieme, ma non abbiamo potuto prendere il giovane perché,
più forte di noi, ha aperto la porta ed è fuggito.
Abbiamo preso lei e le abbiamo domandato chi era quel giovane, ma lei non
ce l'ha voluto dire.
Di questo noi siamo testimoni».
La moltitudine prestò loro fede, poiché erano anziani e giudici del popolo, e la
condannò a morte.
Allora Susanna ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci
le cose prima che accadano, tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me!
Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me».
E il Signore ascoltò la sua voce.
Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto,
chiamato Daniele, il quale si mise a gridare: «Io sono innocente del sangue di lei!».
Tutti si voltarono verso di lui dicendo: «Che cosa vuoi dire con queste parole?».
Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: «Siete così stolti, o figli d'Israele?
Avete condannato a morte una figlia d'Israele senza indagare né appurare la verità!
Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei».
Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: «Vieni, siedi in mezzo
a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha concesso le prerogative dell'anzianità».
Daniele esclamò: «Separàteli bene l'uno dall'altro e io li giudicherò».
Separàti che furono, Daniele disse al primo: «O uomo invecchiato nel male!
Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, quando davi sentenze
ingiuste, opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore
ha detto: Non ucciderai il giusto e l'innocente.
Ora, dunque, se tu hai visto costei, di': sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?».
Rispose: «Sotto un lentisco».
Disse Daniele: «In verità, la tua menzogna ti ricadrà sulla testa.
Già l'angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti squarcerà in due».
Allontanato questi, fece venire l'altro e gli disse: «Stirpe di Canaan e non di Giuda,
la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore!
Così facevate con le donne d'Israele ed esse per paura si univano a voi.
Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità.
Dimmi dunque, sotto quale albero li hai sorpresi insieme?».
Rispose: «Sotto un léccio».
Disse Daniele: «In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa.
Ecco, l'angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano, per tagliarti in due
e così farti morire».
Allora tutta l'assemblea proruppe in grida di gioia e benedisse Dio, che salva
coloro che sperano in lui.
Poi, insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con
la loro bocca di avere deposto il falso, fece loro subire la medesima pena che
avevano tramato contro il prossimo e, applicando la legge di Mosè, li fece morire.
In quel giorno fu salvato il sangue innocente.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Giovanni (8,1-11) anno pari.
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi.
Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui.
Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero
in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.
Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa.
Tu che ne dici?».
Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra.
Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di
voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei».
E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra.
Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo.
Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono?
Nessuno ti ha condannata?».
Ed ella rispose: «Nessuno, Signore».
E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più».
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
Si fronteggiano due modi di vedere Dio e la vita; da una parte le regole,
la legge, l’odio sottile verso una donna (non ha nome!) colta in adulterio.
Dall’altra il volto di un Dio misericordioso.
Un Gesù pensieroso, triste, che rifiuta di incrociare lo sguardo carico d’odio
di chi gli sta accanto e scrive sul selciato del tempio.
Tace, il Signore, riflette, smorza la tensione.
Certo, questa donna ha peccato.
Ha tradito la fiducia di suo marito.
È colpevole, forse merita la morte.
Ma chi non ha mai peccato?
Se il metro di giudizio è la severità e l’intransigenza, chi potrà mai sopravvivere?
Dio ha dato una legge e va rispettata, ma se la trasgrediamo, Dio non ci
aspetta forse per perdonarci?
Ora tutti tacciono.
Già, messa così è tutta un’altra faccenda.
Ora se ne vanno, la donna resta sola con Dio. Grande Dio.
Pensiamo, se Dio condannasse a morte tutti quelli che hanno peccato, quanti
di noi rimarremmo su questa terra?
Io sarei il primo amici, che va all’inferno, perciò, amiamo, perdoniamo e preghiamo
per non cadere in tentazione.  
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

sabato 28 marzo 2020

Il Vangelo di Domenica 29 Marzo 2020


Della 5° Domenica di Quaresima.
Prima lettura dal libro del profeta Ezechièle (37,12-14)
Così dice il Signore Dio: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle
vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d'Israele.
Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò
uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio.
Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra.
Saprete che io sono il Signore.
L'ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio.
Parola di Dio.
Seconda lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (8,8-11)
Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio.
Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento
che lo Spirito di Dio abita in voi.
Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.
Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito
è vita per la giustizia.
E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui
che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali
per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Giovanni (11,1-45) anno A.
In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta
sua sorella, era malato.
Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con
i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato.
Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è
per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato».
Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro.
Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava.
Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!».
I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu
ci vai di nuovo?».
Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno?
Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo;
ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s'è addormentato;
ma io vado a svegliarlo».
Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà».
Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del
riposo del sonno.
Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per
voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!».
Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche
noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro.
Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano
venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello.
Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece
stava seduta in casa.
Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!
Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».
Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà».
Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno».
Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore,
vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno.
Credi questo?».
Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui
che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le
disse: «Il Maestro è qui e ti chiama».
Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio,
ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro.
Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in
fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi
dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!».
Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con
lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?».
Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!».
Gesù scoppiò in pianto.
Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!».
Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche
far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era
una grotta e contro di essa era posta una pietra.
Disse Gesù: «Togliete la pietra!».
Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì
da quattro giorni».
Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?».
Tolsero dunque la pietra.
Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato.
Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno,
perché credano che tu mi hai mandato».
Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!».
Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario.
Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva
compiuto, credettero in lui.
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
È splendido, Dio.
Disseta l’anima, ridona luce alla nostra cecità.
La Quaresima è il tempo in cui riscoprire l’essenziale della fede, entrando nel
deserto delle nostre giornate ingombre di cose da fare, ed ora, però, con l’incubo
del coronavirus e sigillati in casa.
Un tempo per lasciare che l’anima ci raggiunga e, quanto tempo abbiamo.
E oggi, alla fine di questo breve percorso, troviamo un Vangelo da brividi,
il racconto di un’amicizia travolta dalla morte e dalla disperazione.
È lì, a Betania, il piccolo villaggio che sorge sul monte degli ulivi, nel declivio
opposto a quello che sovrasta Gerusalemme, che Gesù volentieri si rifugia,
in casa di questi tre suoi coetanei, Lazzaro, Marta e Maria, per ritrovare un
pò del clima famigliare di casa.
Per fuggire dalla Gerusalemme che uccide i profeti.
Che bello pensare che anche Dio ha bisogno di una famiglia.
Che bello fare della nostra vita una piccola Betania, in particolar modo,
ora che siamo chiusi in casa!
E in questo contesto che avviene il dramma; Lazzaro si ammala e muore,
e Gesù non c’è.
Come succede anche a noi, a volte, e davanti alla malattia e alla morte di
una persona che amiamo, scopriamo che Gesù è distante.
La resurrezione di Lazzaro è posta poco prima della Passione di Gesù.
È l’ultimo e il più clamoroso dei segni, quello che determina la decisione,
da parte del Sinedrio, della pericolosità di Gesù e la necessità di un suo
immediato arresto, senza indugiare ulteriormente; come in questo momento
di crisi e di terrore, quante persone le sento incolpare il Signore per questo
virus; (poi noi diamo la colpa a Giuda, forse per pulirci la coscienza;
ma questa è un’altra cosa).
Come se Giovanni volesse dirci che la vita di Lazzaro determina la morte di Gesù.
Immagine di uno scambio che, da lì a poco, sarà per ogni uomo.
La vicenda di Lazzaro, allora, è la vicenda di ognuno di noi.
Gesù ci disseta.
Gesù ci dona luce.
Gesù dona la sua vita per me, per te e, per tutti noi.
Nello straordinario e complesso racconto giovanneo, esiste un passaggio
che voglio sottolineare.
Quando Marta e Maria, sorelle di Lazzaro, abituate ad accogliere il Signore
nella loro casa a Betania, sanno della presenza di Gesù, escono di casa,
disperate, si affidano all’amico e Maestro.
Il racconto è un crescendo di emozioni, di testimonianze di fede delle sorelle,
ma anche di umanissimo sconforto e pena.
Quando Gesù vede la disperazione delle sorelle e della folla, resta turbato,
e scoppia in pianto.
All’inizio del Vangelo a Giovanni e Andrea, discepoli del Battista, che, su
indicazione del profeta, lo avevano seguito e gli chiedevano dove abitasse,
Gesù aveva risposto “venite e vedrete” (Gv 1,39).
Ora è Gesù che si fa discepolo, che è invitato ad andare.
Come se, fino ad allora, non avesse visto fino in fondo quanto dolore provoca la morte.
Come se fino ad allora Dio non avesse ancora capito quanto male ci fa la morte,
quanto sconforto porta con sé il lutto.
Come se Dio non sapesse.
Come se Dio imparasse cos’è il dolore.
Dio piange, davvero.
E quel pianto ci lascia interdetti.
Quel pianto ci sconcerta, ci scuote, ci smuove.
Dio, ora, sa finalmente cos’è il dolore.
Fra poche ore andrà fino in fondo, portando su di sé tutto il dolore del mondo.
Dio e il dolore si incontrano.
Non è bastato che Dio diventasse uomo per condividere con noi la vita.
Ha voluto imparare a soffrire, per redimere ogni pena.
Ci basta? Veramente non lo so.
Davanti ad un Dio che condivide, non sempre il nostro cuore si convince, si converte.
Come coloro che vedono il pianto di Gesù.
Alcuni notano l’amore di Gesù per Lazzaro, la sua compassione.
Altri, cinicamente, obiettano, come facciamo noi; Lui, che ha aperto gli occhi al cieco,
non poteva anche far sì che costui non morisse? Ipocriti!
In queste parole abbiamo tutta la contraddizione dell’essere umano.
Preferiamo un Dio che condivide il nostro dolore o un Dio che ci evita il dolore?
Bella domanda amici, ma io preferisco un Dio che condivide il mio dolore,
perché, dal dolore, ho imparato cos’è l’amore e, soprattutto, riesco a capire
quanto stia soffrendo una persona che incontro e ho così, l’opportunità di
offrirgli la mia comprensione ed il mio aiuto, Santa Domenica di clausura, Fausto.