lunedì 31 dicembre 2018

Il Vangelo del Martedì 1 Gennaio 2019


Maria Santissima Madre di Dio.
1° Lettura dal libro dei Numeri (6, 22-27)
2° Lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati (4,4-7)
Dal Vangelo secondo Luca (2,16-21) anno dispari.
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria
e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia.
E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria,
da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che
avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione,
gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che
fosse concepito nel grembo.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Un neonato che, con gli occhi chiusi, cerca il seno acerbo della madre
adolescente; un bambino che riceve la visita notturna dei pastori, loschi
personaggi dediti al furto e alla menzogna, una grotta nella pianura della
splendida Betlemme, adibita a rifugio contro il freddo; un giovane e
promettente falegname, finalmente rasserenato dopo una notte tragica,
che cerca cibo e legna per la propria giovane sposa.
Immagini di Natale, amici, l’inaudito di Dio, il vero volto dell’Altissimo che,
per amore, mette da parte la sua divinità, la sua onnipotenza e diventa
accessibile, incontrabile.
Natale è Dio che si racconta, Dio evidente.
In questo clima ci prepariamo ad affrontare la solennità di san Capodanno martire.
Ops, pardon, di Santa Maria madre di Dio.
Un cambio d’anno, un evento banale, in fondo, e che pure la disperata speranza
degli uomini ha riempito di una ritualità laica, fatta di fuochi d’artificio e di
brindisi, con l’augurio che i giorni futuri ci preparino gioia e serenità.
Cristianamente, senza mandarvi di traverso il panettone, vi annuncio che, con
molta probabilità, il 2019 sarà molto simile al 2018, anzi, un pò peggio, pare.
Forse usciremo dalla crisi, forse, ma spiegatelo ai milioni di persone che
sono rimaste senza lavoro o senza casa.
Mi piace, però, questo bisogno che abbiamo di sperare, di aspettarci sempre
qualcosa di migliore.
Per i cristiani il tempo è sacro, da quando Dio lo abita.
Il tempo, la storia, la nostra storia, non è una serie di avvenimenti che si
susseguono senza senso ma, al contrario, lo spazio che ci è dato per realizzare
il progetto che Dio ha su di noi, un ritaglio di infinito in cui diventare uomini.
Certo, ci sono anni più belli, fatti di soddisfazioni lavorative, di gioie immense
come la nascita di un figlio, ed altri più difficili in cui sperimentiamo il
fallimento affettivo o il lutto di una persona cara.
Entrambi sono abitati dalla tenerezza di Dio.
L’augurio migliore che vi posso fare per il nuovo anno è quello formulato
dalla benedizione del libro dei Numeri che abbiamo letto, vi auguro che,
nel corso dei prossimi mesi, Dio faccia splendere il suo volto su di voi.
Far splendere il volto, splendido, che indica il sorriso di una persona.
Quando sorridiamo il nostro volto si illumina.
Questo vi auguro, cordialmente, amici, qualunque cosa accada in questi
mesi, che possiate cogliere il volto sorridente di Dio.
Dio sorride, ovvio.
Chi ama, anche nelle avversità, sorride.
Il volto di Dio sorridente ci viene svelato dal neonato Gesù.
Dio sorride, non è imbronciato, né impenetrabile, né scostante,
né innervosito, macchè.
Dio sorride, sempre.
Il problema, semmai, siamo noi.
Nei momenti di fatica e di dolore non guardiamo verso Dio, siamo travolti
dall’emozione, dalla rabbia e non riconosciamo in Dio nessun sorriso.
Non aspettatevi che Dio vi risolva i problemi, né che vi appiani la vita
o ve la semplifichi.
La vita è mistero e come tale va accolta e rispettata.
Ma se Dio ci sorride, sempre, significa che esiste un trucco che non vediamo,
una ragione che ignoriamo, e allora fidiamoci.
Qualunque cosa succeda nella nostra vita, quest’anno, che Dio ci sorrida.
Per accorgersi del sorriso di Dio occorre imitare l’adolescente Maria.
Maria, che festeggiamo con il titolo di “Madre di Dio”, è turbata dai troppi
eventi che hanno caratterizzato l’ultima settimana; il parto da sola, l’essere
lontana dalla sua casa, la sistemazione più che provvisorio, la visita
dei loschi pastori.
Cosa fa? Serba tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
Luca scrive che “prendeva i vari pezzi e cercava di ricomporli”.
Manca un centro nella nostra vita, siamo travolti dalla vita vissuta.
Come il bucato ammucchiato nella bacinella, ci serve un filo a cui appendere
tutte le cose ad asciugare.
Questo centro unificatore che è la fede ci è prezioso.
Perché non assumerci l’impegno in questo anno che inizia, di ripartire da Dio,
di mettere l’ascolto della Parola e la meditazione al centro della nostra giornata?
Solo così ci accorgeremo che Dio ci sorride.
Il primo Gennaio, infine, da molti anni è dedicato alla preghiera per la pace.
Noi pacifisti siamo quasi disillusi da tutto ciò che accade, violenza, guerre,
arroganza, un’economia che alimenta ingiustizia, l’uomo sembra non imparare
dalla propria storia, dai propri errori, forse non cambierà mai.
La lezione che ci viene dalla fede è semplice, solo un cuore pacificato può
diventare pacifista.
Il pacifismo cristiano non è una moda da cavalcare, un atteggiamento
istintivo, ma la scelta consapevole di chi ha incontrato la pace profonda
che solo l’amore di Dio può dare.
Sono pacifista perché Dio ha convertito la mia violenza e la mia rabbia e se,
talora, l’uomo vecchio emerge nelle mie azioni e in me, so che Dio solo è
all’origine dell’accoglienza e della tolleranza.
Per accorgermi di questo devo continuamente convertire il mio cuore,
troppa gente usa Dio per giustificare le proprie scelte di violenza.
Buon Anno, amici.
Dio fa nuove tutte le cose, ci vuole tra i suoi discepoli, vuole amarci.
Lasciamoci raggiungere, ve ne prego.
Buon san Capodanno, martire, per alcune persone, sappiate che non siete soli,
anch’io faccio parte di quelle, ma ho scoperto che il Signore mi sorride ed
allora sono più sereno.
Comunque, Buon Anno che sia pieno di serenità, a tutti voi amici, Fausto


domenica 30 dicembre 2018

Il Vangelo del Lunedì 31 Dicembre 2018


7° giorno fra l’ottava di Natale.
S. Silvestro 1° papa.
1° Lettura dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (2,18-21)
Dal Vangelo secondo Giovanni (1,1-18) anno dispari.
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle
tenebre e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti
credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo
non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli
che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né
da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo
contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal
Padre, pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui
che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero
per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno
del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Il prologo di Giovanni ci dà la possibilità di puntare gli occhi della fede per
guardare direttamente nel mistero di Dio e della sua volontà di salvezza
per tutti i popoli.
Mosè è stato l’uomo più mite della terra, colui attraverso il quale Dio ha
trasformato Israele da insieme sparuto di persone a popolo, con una dignità
e una legge.
Ma egli fu soltanto il precursore di Colui che doveva venire e portare la grazia
divina nel cuore dell’uomo.
Il Natale che stiamo celebrando deve aiutarci a capire il grande dono che Dio
ci ha concesso; quello di partecipare alla sua stessa vita divina per mezzo
del suo Figlio.
Di fronte a Gesù Bambino, il Verbo incarnato, rinnoviamo la nostra adesione
di fede a questo mistero così grande, dal quale dipende la nostra salvezza,
facendoci aiutare dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

sabato 29 dicembre 2018

Il Vangelo di Domenica 30 Dicembre 2018


Ottava di Natale; Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe.
1° Lettura dal libro di Samuèle (1,20-22.24-28)
2° Lettura dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (31-2,21.21-24)
Dal Vangelo secondo Luca (2, 41-52) anno C.
I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua.
Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi
i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù
rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.
Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a
cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca
di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li
ascoltava e li interrogava.
E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza
e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai
fatto così?
Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo».
Ed egli rispose: «Perché mi cercavate?
Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».
Ma essi non compresero le sue parole.
Partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso.
Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.
E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Parola del Signore.
Festa della famiglia, recita la liturgia.
Festa della mia famiglia, aggiungo io.
Della famiglia concreta, oggettiva, reale da cui provengo o che ho formato
o che desidero formare.
E, di questi tempi, stride e fa riflettere questa festa, una quasi provocazione
che vola alto sopra le nostre beghe politiche e sociali, che infonde vigore ed
energia alla nostra quotidianità, che ridà spessore al nostro Natale.
Che ci piaccia o no la famiglia è e resta il cuore del nostro percorso di vita,
della nostra educazione, spesso è all’origine di molta sofferenza, di qualche
delusione e, grazie al cielo, di immensa gioia.
Fa sorridere che Dio abbia voluto sperimentare l’esperienza famigliare.
Fa riflettere che, per farlo, abbia scelto una famiglia così anomala e complicata.
Stupisce che la Chiesa si ostini a proporre questa famiglia come modello,
dove la coppia vive nell’astinenza, il figlio è la presenza del Verbo di Dio,
e i coniugi di ritrovano a scappare a causa della improvvida notorietà del neonato.
Ma non è nella diversità che vogliamo seguire Maria e Giuseppe, ma nella
loro concretezza di coppia che vede la propria vita ribaltata dall’azione di Dio
e dal delirio degli uomini, nella loro capacità di mettersi da parte, sul serio,
senza ricatti, senza patemi, per inserirsi in un progetto più grande, quello che
Dio ha sul mondo.
Maria stringe forte a sé il piccolo neonato che sente il calore e l’odore della sua pelle.
Giuseppe, ora, è sereno.
L’avventura di far nascere il proprio figlio primogenito lontano da casa l’ha
duramente provato ma ora, dopo quella tumultuosa notte piena di emozioni
e di segni, il giovane Giuseppe si sente pieno di fiducia per il futuro.
Gesù è stato affidato al Dio di Israele, come prescritto, e nel grandioso Tempio
di Gerusalemme un vecchio ha preso in braccio il bambino profetizzando.
Dopo la lunga e dolorosa permanenza in Egitto, Maria e Giuseppe tornano
a Nazareth, dove Gesù cresce.
Ed è un Gesù adolescente che scappa dai genitori, per discutere con i dottori
della Legge della Torah, al centro della riflessione del vangelo di oggi.
Che tenerezza trovare due genitori in difficoltà col figlio in piena crisi adolescenziale!
Dura realtà, potrei continuare così per tre pagine, nel maldestro tentativo di
ridare concretezza alla famiglia di Nazareth.
Siamo tutti talmente presi dalle emozioni del Natale (che spero sia stato un
buon Natale per ciascuno di voi!) da dimenticare il peso della concretezza che,
come ogni famiglia, Maria e Giuseppe hanno dovuto affrontare.
Oggi celebriamo la Santa Famiglia, così diversa dalle nostre famiglie (una
madre Vergine, un padre adottivo, un figlio che è Dio!) eppure così identica
alle nostre nelle dinamiche affettive.
Se, dicevamo, Natale ci obbliga a chiederci se davvero vogliamo un Dio così
inerme, la meditazione di questa famiglia e dei trent’anni vissuti a Nazareth,
se possibile, ci forniscono spunti ancora più incisivi.
Dio cresce, quindi.
Cresce nella quotidianità di una famiglia di povera gente, piena di fede
e donata al Mistero.
Una famiglia che ha qualcosa da dire alla mia famiglia.
La prima riflessione deriva proprio dal tran-tran quotidiano che Maria
e Giuseppe vivono.
Siamo abituati a considerare il tempo diviso in feriale e festivo.
Altro è lo scorrere ripetitivo e noioso dei giorni, altro è l’evento cui ci
prepariamo con gioia intensa, altra la fatica del lavoro altra l’ebbrezza
delle ferie estive.
Così nella fede; la domenica, se riusciamo, ritagliamo cinquanta minuti
di Messa e poi, in settimana, siamo travolti dagli impegni.
Nazareth ci insegna che Dio viene ad abitare in casa, che nella quotidianità
e nella ripetitività dei gesti possiamo realizzare il Regno, fare un’esperienza
mistica, crescere nella conoscenza di Dio.
Possiamo (sul serio!) elaborare una teologia del pannolino, un trattato mistico
dei compiti dei figli, una spiritualità del mutuo da pagare.
La straordinaria novità del cristianesimo è–appunto!–la sua assoluta ordinarietà.
Coppie che avete un figlio primogenito, la vostra fatica e le notti insonni, il
rapporto faticoso tra voi a causa della stanchezza e le preoccupazioni, sono
le stesse di Maria e Giuseppe.
Amici che vivete problemi al lavoro, anche Giuseppe ha passato notti agitate
prima di chiedere un mutuo, per poter allargare la bottega da falegname.
Donne che avete consacrato la vostra vita ai figli, anche Maria ha avuto un
velo di tristezza negli occhi quando ha visto il suo primo capello bianco.
Dio ha deciso di abitare la banalità, di colmare lo scorrere dei giorni.
La seconda riflessione deriva dalla risposta, apparentemente dura e scortese,
che Gesù rivolge ai propri genitori (da buon adolescente!) riguardo al suo
restare a Gerusalemme, Egli si deve occupare delle cose del Padre.
Gesù richiama i propri genitori, al primato di Dio nella vita di una famiglia.
Siamo insieme per aiutarci a trovare la felicità, il senso della vita, siamo
insieme per camminare incontro alla pienezza.
Dio non è una superflua appendice alle nostre scelte, magari da tirare fuori
quando ci sono le feste o qualche problema.
Se diventiamo cercatori di Dio realizziamo pienamente lo scopo del nostro
stare insieme.
Il Mistero per casa; Maria e Giuseppe vedono il Mistero di Dio che gattona
e bordeggia, che passa le notti piangiucchiando per la nascita di un dentino.
Mi sono chiesto cento volte quanta fede hanno dovuto avere questi genitori per
dirsi che quel bambino, identico a tutti i bambini, era davvero il Figlio di Dio.
Giuseppe spesso guardava, alla fine della giornata, la sua verginale sposa,
imbarazzato per l’immensità della sua fede, sentendosi un poco inadatto a
tanta meravigliosa tenacia.
Maria, quando portava il caffè a metà mattinata a Giuseppe con i capelli
ricci pieni di trucioli, benediceva in cuor suo il Signore per avergli dato
un compagno così semplice e vero.
La Santa Famiglia ci invita a guardare gli altri membri della famiglia con
uno sguardo di fede e di luce, scovando il Mistero nascosto nelle persone
che pensiamo statiche e immutabili.
Affidiamo a Dio le nostre famiglie concrete, quelle che abbiamo o che
avremmo voluto avere, con tutta la fatica e la gioia, le contraddizioni e le
povertà, le emozioni e il bene che ci sappiamo dare.
Dio ci abita.
Santa Domenica della Famiglia amici, e santa Domenica
delle famiglie, da Fausto.

venerdì 28 dicembre 2018

Il Vangelo del Sabato 29 Dicembre 2018


Del 5° giorno fra l’Ottava di Natale.
S. Tommaso Beckett, vescovo e martire.
1° Lettura dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (2,3-11)
Dal Vangelo secondo Luca (2,22-35) anno dispari.
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la
legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme
per presentarlo al Signore-come è scritto nella legge del Signore: «Ogni
maschio primogenito sarà sacro al Signore»-e per offrire in sacrificio una
coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio,
che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui.
Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza
prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il
bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli
lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore,
che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno
visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle
genti e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.
Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la
caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione-e
anche a te una spada trafiggerà l'anima-, affinché siano svelati i pensieri
di molti cuori».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
In questo brano vi sono due elementi che sembrano contraddirsi, ma che in
realtà si completano a vicenda.
Anzitutto, Giuseppe e Maria offrono delle tortore, che era l’offerta dei poveri.
Eppure, in questo contesto di estrema semplicità, Cristo luce del mondo porta
uno squarcio potente di chiarore nelle tenebre del mondo.
È proprio questo lo stile di Dio; Egli rivela le più grandi verità attraverso mezzi
ordinari e povero, affinchè si possa capire che è proprio la sua opera di salvezza
che tocca gli uomini e non le capacità umane.
Dunque, contempliamo questa scena nella quale Gesù viene presentato a noi
come luce che illumina le tenebre.
Non dobbiamo aver paura se abbiamo da offrirgli solo la nostra debolezza
e la nostra miseria.
È proprio quella che Lui cerca per trasformarla in grazia.
Ed assieme alla nostra miseria possiamo offrigli anche la nostra semplice preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

giovedì 27 dicembre 2018

Il Vangelo del Venerdì 28 Dicembre 2018


Ottava di Natale.
SS. Innocenti, martiri.
1° Lettura dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1,5 - 2,2)
Dal Vangelo secondo Matteo (2,13-18) anno dispari.
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno
a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi
in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il
bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto,
dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato
detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò
e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo
territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva
appreso con esatezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele
piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Purtroppo le antiche profezie si realizzano in tutta la loro tragica realtà;
la follia omicida del re Erode si abbatte su degli innocenti, che pagano
con la loro vita il delirio di potere di un pazzo.
Ma si deve notare un altro aspetto in questo brano; alla Sacra Famiglia non
viene risparmiato nulla, perché essa possa vivere nell’ordinarietà e nella normalità.
Dio ha voluto anche per questo momento difficile una soluzione normale,
esattamente come avrebbero fatto tante famiglie nella stessa situazione.
Egli non difende in maniera mirabolante suo Figlio, ma lo affida a due
deboli creature perché sia portato lontano dalla morte certa.
Eppure il padre e la madre di Gesù hanno tanta fede e anche se non
comprendono l’agire di Dio, obbediscono con amore.
Impariamo allora, da questi due genitori ad avere tanta fede anche nelle
difficoltà, facendoci aiutare dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.


mercoledì 26 dicembre 2018

Il Vangelo del Giovedì 27 Dicembre 2018


Ottava di natale.
S. Giovanni, apostolo ed evangelista.
1° Lettura dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1,1-4)
Dal Vangelo secondo Giovanni (20,2-8) anno dispari.
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da
Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno
portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro.
Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di
Pietro e giunse per primo al sepolcro.
Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro
e osservò i teli posati là, e il sudario-che era stato sul suo capo-non posato
là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro,
e vide e credette.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Il Vangelo ci presenta Giovanni al mattino presto del giorno di Pasqua
mentre corre con Pietro verso il sepolcro.
In realtà, quello che videro i due apostoli fu soltanto la tomba vuota.
Essi non avevano ancora visto il Signore, eppure il quarto evangelista ricorda
la sua personale esperienza; a loro bastò vedere quel sepolcro aperto e vuoto
per credere.
A quel punto fu come se tutti i pezzi del mosaico andassero a posto da soli;
le parole che il Maestro aveva detto loro più volte, improvvisamente
acquistavano senso.
Ci vuole tanta fede per vedere la presenza e la potenza di Dio in segni di morte;
eppure questa è l’esperienza di fede che siamo chiamati a fare anche noi.
Di fronte a tanti segni di disperazione e di morte, dobbiamo raccogliere la sfida
che ci fa il mondo e impegnarci a vedere anche in essi il passaggio del
Risorto e della sua luce.
Sicuramente per noi sarà difficile, solo la preghiera ci può aiutare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.